domenica 16 dicembre 2018

memoria del santo sacromartire Giovanni VIII, papa dell’antica Roma (italiano e francese)





così scrive in modo concreto ed asciutto L'Archimandrita Antonio Scordino di venerata memoria




"Ottimo amico del santo patriarca di Costantinopoli Fozio, condannò severamente il Filioque e perciò nell’anno 882 fu avvelenato dagli opposti, i quali anche, a colpi di scure, fecero a pezzi il suo corpo."


lettre du Pape Jean VIII à Saint Photius

« Pour vous rassurer touchant cet article qui a causé des scandales dans les Eglises : non seulement nous n'admettons pas le mot en question, mais ceux qui ont eu l'audace de l'admettre les premiers, nous les regardons comme les transgresseurs de la parole de Dieu, des corrupteurs de la doctrine de Jésus-Christ, des apôtres et des Pères qui nous ont donné le symbole. Nous les mettons à côté de Judas, puisqu'ils ont déchiré les membres du Christ. Mais vous avez une trop haute sagesse pour ne pas comprendre qu'il est très difficile d'amener tous nos évêques à penser ainsi, et de changer en peu de temps un usage qui s'est introduit depuis tant d'années. Nous croyons donc qu'il ne faut obliger personne à renoncer à l'addition faite au symbole, mais les engager peu à peu et avec douceur à renoncer à ce blasphème. Ceux qui nous accusent de l'accepter se trompent ; mais ceux qui affirment qu'il y a parmi nous beaucoup de gens qui l'acceptent, disent la vérité. C'est à vous de travailler avec nous pour ramener par la douceur ceux qui se sont écartés de la sainte doctrine. »






Tropaire ton 4


Des apôtres partageant le genre de vie et sur leur trône devenu leur successeur, tu as trouvé dans la pratique des vertus la voie qui mène à la divine contemplation ; c'est pourquoi, dispensant fidèlement la parole de vérité, tu luttas jusqu'au sang pour la défense de la foi ; ô Jean, saint évêque de Rome, intercède auprès du Christ notre Dieu pour qu'Il sauve nos âmes.







 Per amor della verità storica ed ecclesiale la glorificazione di San Giovanni VIII papa e patriarca di Roma Antica  negli anni precedenti al 2006 era stata  celebrata  dalla Rocor ,la Chiesa Russa d'oltre frontiera (quando la stessa era ancora in posizione di scisma canonica e quindi non in comunione) e dopo che con il patto di unità ecclesiale e canonica del 2007 la Rocor era rientrata in comunione il suo sinassario  era  stato recepito  dalla comunione congregazionale  delle chiese ortodosse 


Per amore di verità nel 2007  la congregazione ecclesiale della  serissima  Chiesa Ortodossa Tradizionale in Italia del Sinodo di Oropòs e Filì ( con la quale chiesa  non si è in comunione )..aveva -per il proprio sinassario- celebrato  la glorificazione di Giovanni Ottavo .

Pubblico una parte del testo della glorificazione suddetta (la parte di receptio storica documentata del ministero di Giovanni VIII rimandando al seguente link
la lettura del testo completo


2. LA FIGURA E L’OPERA DI GIOVANNI VIII.


Scrivono P. RANSON,M. TERESTCHENKO e L. MOTTE nel loro saggio "Storia dello Scisma" :

< Dalla morte di Leone III all’anno 858, il popolo ortodosso di Roma riuscì ad imporre un suo candidato , malgrado le minacce dell’imperatore germanico. Già dal momento dell’elezione di Leone III grandi furono l’ansietà ed anche il terrore per una rappresaglia franca. L’elezione di Benedetto III fu interrotta dal partito germanico che impose per un momento il proprio candidato Anastasio, ma la folla assediò le porte della basilica costantiniana ove si teneva la Sinodo incaricata di eleggere il nuovo papa. Alla morte di Benedetto fu eletto il primo papa germanofilo Nicola I. L’imperatore germanico Ludovico accorse e fece svolgere l’elezione alla sua presenza. Prestissimo Nicola I volle imporre la sua autorità su tutta la chiesa e applicò alla sua tiara le tre corone e al suo regno la dottrina della predestinazione. Scrisse al patriarca della Nuova Roma, San Fozio il Grande, che “la Chiesa di Roma aveva meritato il diritto al potere assoluto ed aveva ricevuto il governo di tutte le pecorelle di Cristo”. Un po’ più tardi, furioso di non aver ottenuto il riconoscimento delle sua innovazioni da San Fozio, scrisse direttamente al popolo, al clero e all’Imperatore di Costantinopoli delle lettere piene di ostilità e di odio in cui il patriarca è chiamato “Signor Fozio” , “adultero”, “omicida” ed altre ingiurie. In Bulgaria benediceva la missione del vescovo Formoso, uno dei capi del partito filogermanico, ed autorizzava l’aggiunta del Filioque al Credo nonché altre riforme o pratiche tipiche delle chiese franche.

Quest'atteggiamento provocò la reazione della Chiesa di Costantinopoli e San Fozio, d’accordo con la sua Sinodo, inviò un’enciclica a tutte le Chiese nella quale denunciava la situazione creata in Bulgaria e il dogma del Filioque. Un concilio si tenne a Costantinopoli nell’867, alla presenza dei delegati dei patriarchi orientali, che anatematizzò le dottrine denunciate da san Fozio, in particolare l’eresia del Filioque e la sua aggiunta al Credo di Nicea-Costantinopoli in Bulgaria. Più di mille firme testimoniarono contro il dogma franco che, come afferma San Fozio, scinde la Santa Trinità in due, poiché instaura due sorgenti nella Divinità, finendo così nel paganesimo. Dopo la partenza per l’esilio del patriarca Fozio, il papa Nicola I fece organizzare a Costantinopoli nell’869 un “concilio” di 18 vescovi nel quale la persona di San Fozio fu condannata, senza che nessuna eresia gli potesse essere rimproverata. Bisogna dire che Nicola I in Roma non osò mai imporre il Filioque per paura del popolo romano fedele alla Fede Ortodossa. Nicola I d’altronde non cessava di trovare difficoltà con i romani dell’Italia del Sud e anche con quelli delle Gallie che erano rimasti scossi dalla sua concezione totalitaria dell’antica “etnarchia”. Quando morì, era ormai sostenuto solo dai teologi franchi filioquisti che egli aveva mobilitato contro il patriarca e l’imperatore di Costantinopoli, senza peraltro fare il nome di San Fozio la cui scienza e santità erano note ai romani ortodossi della Gallia.

Dopo un papa di transizione, Adriano, il partito romano ebbe nuovamente il sopravvento e l’arcidiacono Giovanni, divenuto Giovanni VIII, salì al trono patriarcale di Roma. Giovanni VIII che la storiografia occidentale ha lasciato per molto tempo da parte - e ciò in parte a causa della falsificazione delle fonti, ormai ammessa dagli storici -, fu un grande papa della Romanità , della statura dei Leone Magno e dei Gregorio Magno. Gerarca attento e prudente, fino alla morte dell’imperatore Ludovico II nell’875, seppe utilizzare il partito germanico, senza pur dare ad esso un ruolo decisionale. Al momento però nel quale la minaccia germanica scomparve con la morte dell’imperatore, depose, scomunicò e anatematizzò i vescovi “nicolaiti” che avevano aggiunto il Filioque in Bulgaria ed in particolare il vescovo Formoso. Scelse un candidato all’impero tra i carolingi, il re di “Francia” Carlo il Calvo che era il più moderato e il più lontano dall’Italia e gli impose una “donazione” che liberava le elezioni dei papi dalla presenza dei legati imperiali. Così tentava di preservare Roma da un nuovo Nicola imposto dal partito germanofilo. Dopo la disfatta e la morte di Carlo il Calvo, lasciò in sospeso la successione che egli cercava di controllare, movendo i vari candidati gli uni contro gli altri. Fallì alla fine perché il re Carlo il Grosso invase Roma e fece avvelenare Giovanni VIII che fu poi finito a colpi di scure. Questo periodo di tempo che Giovanni VIII riuscì a dare al trono dell’antica Roma, se da un lato fece entrare la capitale in un periodo di disordini e di incertezze, dall’altro doveva contribuire a cambiare l’aspetto delle cose. Da una parte la disorganizzazione politica in Italia provocata dalla vacanza del trono imperiale occidentale permise alle truppe di Basilio I di avanzare in modo decisivo in Italia e di liberare momentaneamente i romani della regione ; dall’altra parte i legati di Giovanni VIII poterono assistere e riconoscere le decisioni del Concilio dell’879 presieduto da San Fozio, di nuovo in possesso del suo trono patriarcale. 


A questo fondamentale concilio tutti patriarchi vennero rappresentati e San Fozio fu riconosciuto da tutto il mondo quale Patriarca della Nuova Roma. Così colava a picco tutta l’opera di Nicola I. L’inalterabilità del Simbolo della fede e la condanna di ogni aggiunta furono proclamate ufficialmente benché Giovanni VIII avesse domandato che i franchi non venissero nominati e ciò per prudenza. I legati della Chiesa di Roma chiamarono l’aggiunta del Filioque un “inqualificabile insulto ai Padri”, Giovanni VIII scrisse una lettera a San Fozio nella quale condannava in termini velati, ma fermi, i germano-franchi e l’aggiunta del Filioque; a proposito degli autori dell’eretica addizione afferma testualmente : “Noi li mettiamo dalla parte di Giuda, poiché essi hanno lacerato le membra del Cristo” . Questo concilio dell’879 che riconobbe l’ecumenicità del VII Concilio ebbe tutti i caratteri di un Concilio Ecumenico e la chiesa Ortodossa lo riconosce ormai (almeno da parte di alcuni:) come l’VIII Ecumenico.>



Le vicende narrate in questo lucido saggio dimostrano che Giovanni VIII lottò, campione ormai solitario in un Occidente che s'imbarbariva, perché la fede Ortodossa fosse salvaguardata. Due erano i nemici dell'Ortodossia in questo periodo oscuro per la sede romana: la alterazione del Simbolo e la pretesa di primato giurisdizionale che papa Nicola aveva avanzato. Ebbene risulta chiaro che Giovanni VIII resistette all'una ed all'altra: condannò vigorosamente l'aggiunta. Il testo della splendida lettera citata c'è conservato ed è reperibile nel MANSI - Conciliorum…, è veramente uno degli ultimi insegnamenti da vero Padre della Chiesa che provengono dalla cattedra di Roma antica. Per quanto riguarda il primato ebbe di esso la concezione ortodossa della conciliarità e delle precedenze della pentarchia di Calcedonia come dimostra la sua partecipazione all'VIII Sinodo ed il suo rispetto per la giurisdizione patriarcale di Costantinopoli.

Il pontificato di Giovanni VIII segna dunque un momento decisivo e mal conosciuto della storia dello “scisma”, perché rappresenta l’ultima grande resistenza dei romani dell’antica Roma e dell’Occidente nei confronti della spinta germano-franca contro il trono ortodosso di Roma

Analoghe asserzione si possono trovare nel libro di GIOVANNI S. ROMANIDES - FRANCHI, ROMANI Feudalesimo e Dottrina - Un percorso storico e teologico alle radici della separazione dell’Occidente dall’Oriente. Va inoltre citato il libro di LAMPRILLOS - La mistificazione fatale, che è più volte citato nel commentario al Simbolo della fede scritto dal Vescovo di Luni .



3 – IL TESTIMONE NELL’EPOCA DELLA CRISI



Quest’aspetto della figura e dell’opera del santo pontefice assume per noi un particolare rilievo in quanto avvicina la sua lotta alla lotta degli ortodossi di oggi per la verità della fede e contro le adulterazioni che i novelli barbari portatori del relativismo della nostra epoca intendono apportare alla fede immacolata.

Il già citato p.Patric Ranson aveva in lavorazione un libro sintetico e, probabilmente, esauriente, su Giovanni VIII. Ne avemmo da lui alcuni appunti prima della sua prematura scomparsa a questo mondo e vogliamo riportarne una parte tradotta in quanto ci sembra di non saper esprimere meglio di lui la ideale vicinanza a noi di papa Giovanni :< Ci sembra che è obbedire al comandamento della pietà ortodossa scrivere la storia di colui che il grande San Fozio chiamò “nostro amico” e lodò per il suo coraggio e per la sua ortodossia , il papa dell’antica Roma Giovanni VIII, grazie al quale il papato ortodosso ha condannato una volta per tutte il papato eretico . Giovanni VIII ha avuto parte, col suo amico Fozio, all’odio e alle critiche dei Germano-franchi dell’epoca Carolingia che hanno trasmesso ai loro discendenti il loro astio tale da far sì che per lungo tempo si siano falsificati i documenti storici e si siano usate false leggende contro i due Confessori. Ma IL PAPA GIOVANNI VIII CHE I SUOI NEMICI ARRIVARONO AD AVVELENARE ED A FINIRE A COLPI DI SCURE, DEVE ESSERE OGGI RICONOSCIUTO COME CONFESSORE E MARTIRE. Se questo oggi non è ancora accaduto è in gran parte da ricercarsi nella falsificazione delle fonti.> E ancora: <La conoscenza più esatta dei testi che la nostra epoca ha acquisito ci consente ora di dimostrare il carattere fallace di tutte le accuse che furono fatte ed in particolar modo la voluta falsificazione delle fonti a proposito di una seconda condanna che papa Giovanni VIII avrebbe pronunciato contro San Fozio dopo quella di Nicola I. Oggi nessuno oserebbe più affermare, sulla scia del Cardinal Baronio , che Fozio è un mostro uscito dall’inferno « funestum aliquid ab imis infernis proditum » oppure, come il cardinale Herengôther , ispirato da Fleury che egli fu « un perfetto ipocrita che agiva da scellerato e parlava da santo ». Tanto la storiografia deve, nell’opera della ricostruzione delle fonti, ad uno storico di nazionalità ceca, Dvornik , che, una volta per sempre ha mostrato in modo inequivocabile la falsità della leggenda della scomunica di Giovanni VIII contro Fozio.> E dobbiamo ancora dare la parola a P.Patric, che afferma: < Stando così le cose,se il papa san Gregorio il Grande è giustamente considerato il simbolo della resistenza della romanità ai barbari, il suo successore non è affatto Nicola I, ma Giovanni VIII. Ancora diacono, Giovanni scrisse una biografia di Gregorio il Grande , il quale, nel contesto delle vicende della Roma del tempo, assume il valore di un simbolo. In questo modo egli evidenziò di porsi non dalla parte dei germano-franchi ma dalla parte dei romano-ortodossi. L’opera di Giovanni VIII assume così una grande importanza, forse anche ancor di più di quella di Gregorio il Grande : come lui lottò contro i barbari e come lui, dovette fare i conti con la malizia degli avversari ; come lui, affermò l'universalità della Chiesa e l’eguaglianza delle sedi patriarcali, rigettando fermamente l’idea che una sola sede possa detenere una autorità assoluta; come Gregorio il Grande che benedisse le missioni cristiane in Bretagna, Giovanni VIII promosse l’opera missionaria aiutando Cirillo e Metodio nel loro lavoro, avversato senza posa dai Franchi. Aggiungiamo che egli confessò l’ortodossia in un concilio generale e, per mezzo dei suoi legati, fece condannare l’aggiunta eretica del Filioque. Disgraziatamente, si trovò ad agire in un clima ancor più difficile di quello in cui agì san Gregorio e la sua opera è stata a tal punto nascosta e segreta che alcuni storici si basano sui presupposti della scienza occidentale ereditata dai Franchi così da non esser più capaci di restituire agli eventi il loro significato originale. Se noi rigettiamo questi presupposti e se noi vediamo in Giovanni VIII un grande papa romano ortodosso ostaggio dei barbari e sotto il continuo rischio di perdere la sua vita professando in segreto la sua fede per necessità, nel nascondimento, ma sempre e solo per necessità, nella politica, l’”amico di san Fozio” diviene l’amico di tutti coloro che nel tempo travagliato dell’ecumenismo, dove i falsi fratelli sono dentro la stessa Chiesa, si sforzano di confessare quella fede verace che sostiene l’intero universo.>







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