così scrive in modo concreto ed asciutto L'Archimandrita Antonio Scordino di venerata memoria
"Ottimo amico del santo patriarca di Costantinopoli Fozio, condannò severamente il Filioque e perciò nell’anno 882 fu avvelenato dagli opposti, i quali anche, a colpi di scure, fecero a pezzi il suo corpo."
lettre du Pape Jean VIII à Saint Photius
« Pour vous rassurer touchant cet article qui a causé des scandales dans les Eglises : non seulement nous n'admettons pas le mot en question, mais ceux qui ont eu l'audace de l'admettre les premiers, nous les regardons comme les transgresseurs de la parole de Dieu, des corrupteurs de la doctrine de Jésus-Christ, des apôtres et des Pères qui nous ont donné le symbole. Nous les mettons à côté de Judas, puisqu'ils ont déchiré les membres du Christ. Mais vous avez une trop haute sagesse pour ne pas comprendre qu'il est très difficile d'amener tous nos évêques à penser ainsi, et de changer en peu de temps un usage qui s'est introduit depuis tant d'années. Nous croyons donc qu'il ne faut obliger personne à renoncer à l'addition faite au symbole, mais les engager peu à peu et avec douceur à renoncer à ce blasphème. Ceux qui nous accusent de l'accepter se trompent ; mais ceux qui affirment qu'il y a parmi nous beaucoup de gens qui l'acceptent, disent la vérité. C'est à vous de travailler avec nous pour ramener par la douceur ceux qui se sont écartés de la sainte doctrine. »
Tropaire ton 4
Des apôtres partageant le genre de vie et sur leur trône devenu leur successeur, tu as trouvé dans la pratique des vertus la voie qui mène à la divine contemplation ; c'est pourquoi, dispensant fidèlement la parole de vérité, tu luttas jusqu'au sang pour la défense de la foi ; ô Jean, saint évêque de Rome, intercède auprès du Christ notre Dieu pour qu'Il sauve nos âmes.
Per amor della verità storica ed ecclesiale la glorificazione di San Giovanni VIII papa e patriarca di Roma Antica negli anni precedenti al 2006 era stata celebrata dalla Rocor ,la Chiesa Russa d'oltre frontiera (quando la stessa era ancora in posizione di scisma canonica e quindi non in comunione) e dopo che con il patto di unità ecclesiale e canonica del 2007 la Rocor era rientrata in comunione il suo sinassario era stato recepito dalla comunione congregazionale delle chiese ortodosse
Per amore di verità nel 2007 la congregazione ecclesiale della serissima Chiesa Ortodossa Tradizionale in Italia del Sinodo di Oropòs e Filì ( con la quale chiesa non si è in comunione )..aveva -per il proprio sinassario- celebrato la glorificazione di Giovanni Ottavo .
Pubblico una parte del testo della glorificazione suddetta (la parte di receptio storica documentata del ministero di Giovanni VIII rimandando al seguente link
la lettura del testo completo
2. LA FIGURA E L’OPERA DI GIOVANNI VIII.
Scrivono P. RANSON,M. TERESTCHENKO e L. MOTTE
nel loro saggio "Storia dello Scisma" :
< Dalla morte di Leone III all’anno 858, il
popolo ortodosso di Roma riuscì ad imporre un suo candidato , malgrado le
minacce dell’imperatore germanico. Già dal momento dell’elezione di Leone III
grandi furono l’ansietà ed anche il terrore per una rappresaglia franca.
L’elezione di Benedetto III fu interrotta dal partito germanico che impose per
un momento il proprio candidato Anastasio, ma la folla assediò le porte della
basilica costantiniana ove si teneva la Sinodo incaricata di eleggere il nuovo
papa. Alla morte di Benedetto fu eletto il primo papa germanofilo Nicola I.
L’imperatore germanico Ludovico accorse e fece svolgere l’elezione alla sua
presenza. Prestissimo Nicola I volle imporre la sua autorità su tutta la chiesa
e applicò alla sua tiara le tre corone e al suo regno la dottrina della
predestinazione. Scrisse al patriarca della Nuova Roma, San Fozio il Grande,
che “la Chiesa di Roma aveva meritato il diritto al potere assoluto ed aveva
ricevuto il governo di tutte le pecorelle di Cristo”. Un po’ più tardi, furioso
di non aver ottenuto il riconoscimento delle sua innovazioni da San Fozio,
scrisse direttamente al popolo, al clero e all’Imperatore di Costantinopoli
delle lettere piene di ostilità e di odio in cui il patriarca è chiamato
“Signor Fozio” , “adultero”, “omicida” ed altre ingiurie. In Bulgaria
benediceva la missione del vescovo Formoso, uno dei capi del partito
filogermanico, ed autorizzava l’aggiunta del Filioque al Credo nonché altre
riforme o pratiche tipiche delle chiese franche.
Quest'atteggiamento provocò la reazione della
Chiesa di Costantinopoli e San Fozio, d’accordo con la sua Sinodo, inviò
un’enciclica a tutte le Chiese nella quale denunciava la situazione creata in
Bulgaria e il dogma del Filioque. Un concilio si tenne a Costantinopoli
nell’867, alla presenza dei delegati dei patriarchi orientali, che anatematizzò
le dottrine denunciate da san Fozio, in particolare l’eresia del Filioque e la
sua aggiunta al Credo di Nicea-Costantinopoli in Bulgaria. Più di mille firme
testimoniarono contro il dogma franco che, come afferma San Fozio, scinde la
Santa Trinità in due, poiché instaura due sorgenti nella Divinità, finendo così
nel paganesimo. Dopo la partenza per l’esilio del patriarca Fozio, il papa
Nicola I fece organizzare a Costantinopoli nell’869 un “concilio” di 18 vescovi
nel quale la persona di San Fozio fu condannata, senza che nessuna eresia gli
potesse essere rimproverata. Bisogna dire che Nicola I in Roma non osò mai
imporre il Filioque per paura del popolo romano fedele alla Fede Ortodossa.
Nicola I d’altronde non cessava di trovare difficoltà con i romani dell’Italia
del Sud e anche con quelli delle Gallie che erano rimasti scossi dalla sua
concezione totalitaria dell’antica “etnarchia”. Quando morì, era ormai
sostenuto solo dai teologi franchi filioquisti che egli aveva mobilitato contro
il patriarca e l’imperatore di Costantinopoli, senza peraltro fare il nome di
San Fozio la cui scienza e santità erano note ai romani ortodossi della Gallia.
Dopo un papa di transizione, Adriano, il partito
romano ebbe nuovamente il sopravvento e l’arcidiacono Giovanni, divenuto
Giovanni VIII, salì al trono patriarcale di Roma. Giovanni VIII che la
storiografia occidentale ha lasciato per molto tempo da parte - e ciò in parte
a causa della falsificazione delle fonti, ormai ammessa dagli storici -, fu un
grande papa della Romanità , della statura dei Leone Magno e dei Gregorio
Magno. Gerarca attento e prudente, fino alla morte dell’imperatore Ludovico II
nell’875, seppe utilizzare il partito germanico, senza pur dare ad esso un
ruolo decisionale. Al momento però nel quale la minaccia germanica scomparve
con la morte dell’imperatore, depose, scomunicò e anatematizzò i vescovi
“nicolaiti” che avevano aggiunto il Filioque in Bulgaria ed in particolare il
vescovo Formoso. Scelse un candidato all’impero tra i carolingi, il re di
“Francia” Carlo il Calvo che era il più moderato e il più lontano dall’Italia e
gli impose una “donazione” che liberava le elezioni dei papi dalla presenza dei
legati imperiali. Così tentava di preservare Roma da un nuovo Nicola imposto
dal partito germanofilo. Dopo la disfatta e la morte di Carlo il Calvo, lasciò
in sospeso la successione che egli cercava di controllare, movendo i vari
candidati gli uni contro gli altri. Fallì alla fine perché il re Carlo il
Grosso invase Roma e fece avvelenare Giovanni VIII che fu poi finito a colpi di
scure. Questo periodo di tempo che Giovanni VIII riuscì a dare al trono
dell’antica Roma, se da un lato fece entrare la capitale in un periodo di
disordini e di incertezze, dall’altro doveva contribuire a cambiare l’aspetto
delle cose. Da una parte la disorganizzazione politica in Italia provocata
dalla vacanza del trono imperiale occidentale permise alle truppe di Basilio I
di avanzare in modo decisivo in Italia e di liberare momentaneamente i romani
della regione ; dall’altra parte i legati di Giovanni VIII poterono assistere e
riconoscere le decisioni del Concilio dell’879 presieduto da San Fozio, di
nuovo in possesso del suo trono patriarcale.
A questo fondamentale concilio tutti patriarchi
vennero rappresentati e San Fozio fu riconosciuto da tutto il mondo quale
Patriarca della Nuova Roma. Così colava a picco tutta l’opera di Nicola I.
L’inalterabilità del Simbolo della fede e la condanna di ogni aggiunta furono
proclamate ufficialmente benché Giovanni VIII avesse domandato che i franchi
non venissero nominati e ciò per prudenza. I legati della Chiesa di Roma
chiamarono l’aggiunta del Filioque un “inqualificabile insulto ai Padri”,
Giovanni VIII scrisse una lettera a San Fozio nella quale condannava in termini
velati, ma fermi, i germano-franchi e l’aggiunta del Filioque; a proposito
degli autori dell’eretica addizione afferma testualmente : “Noi li mettiamo
dalla parte di Giuda, poiché essi hanno lacerato le membra del Cristo” . Questo
concilio dell’879 che riconobbe l’ecumenicità del VII Concilio ebbe tutti i
caratteri di un Concilio Ecumenico e la chiesa Ortodossa lo riconosce ormai
(almeno da parte di alcuni:) come l’VIII Ecumenico.>
Le vicende narrate in questo lucido saggio
dimostrano che Giovanni VIII lottò, campione ormai solitario in un Occidente
che s'imbarbariva, perché la fede Ortodossa fosse salvaguardata. Due erano i
nemici dell'Ortodossia in questo periodo oscuro per la sede romana: la
alterazione del Simbolo e la pretesa di primato giurisdizionale che papa Nicola
aveva avanzato. Ebbene risulta chiaro che Giovanni VIII resistette all'una ed
all'altra: condannò vigorosamente l'aggiunta. Il testo della splendida lettera
citata c'è conservato ed è reperibile nel MANSI - Conciliorum…, è veramente uno
degli ultimi insegnamenti da vero Padre della Chiesa che provengono dalla
cattedra di Roma antica. Per quanto riguarda il primato ebbe di esso la
concezione ortodossa della conciliarità e delle precedenze della pentarchia di
Calcedonia come dimostra la sua partecipazione all'VIII Sinodo ed il suo
rispetto per la giurisdizione patriarcale di Costantinopoli.
Il pontificato di Giovanni VIII segna dunque un
momento decisivo e mal conosciuto della storia dello “scisma”, perché
rappresenta l’ultima grande resistenza dei romani dell’antica Roma e
dell’Occidente nei confronti della spinta germano-franca contro il trono
ortodosso di Roma
Analoghe asserzione si possono trovare nel libro
di GIOVANNI S. ROMANIDES - FRANCHI, ROMANI Feudalesimo e Dottrina - Un percorso
storico e teologico alle radici della separazione dell’Occidente dall’Oriente.
Va inoltre citato il libro di LAMPRILLOS - La mistificazione fatale, che è più
volte citato nel commentario al Simbolo della fede scritto dal Vescovo di Luni
.
3 – IL TESTIMONE NELL’EPOCA DELLA CRISI
Quest’aspetto della figura e dell’opera del
santo pontefice assume per noi un particolare rilievo in quanto avvicina la sua
lotta alla lotta degli ortodossi di oggi per la verità della fede e contro le
adulterazioni che i novelli barbari portatori del relativismo della nostra
epoca intendono apportare alla fede immacolata.
Il già citato p.Patric Ranson aveva in
lavorazione un libro sintetico e, probabilmente, esauriente, su Giovanni VIII.
Ne avemmo da lui alcuni appunti prima della sua prematura scomparsa a questo
mondo e vogliamo riportarne una parte tradotta in quanto ci sembra di non saper
esprimere meglio di lui la ideale vicinanza a noi di papa Giovanni :< Ci
sembra che è obbedire al comandamento della pietà ortodossa scrivere la storia
di colui che il grande San Fozio chiamò “nostro amico” e lodò per il suo
coraggio e per la sua ortodossia , il papa dell’antica Roma Giovanni VIII,
grazie al quale il papato ortodosso ha condannato una volta per tutte il papato
eretico . Giovanni VIII ha avuto parte, col suo amico Fozio, all’odio e alle
critiche dei Germano-franchi dell’epoca Carolingia che hanno trasmesso ai loro
discendenti il loro astio tale da far sì che per lungo tempo si siano
falsificati i documenti storici e si siano usate false leggende contro i due
Confessori. Ma IL PAPA GIOVANNI VIII CHE I SUOI NEMICI ARRIVARONO AD AVVELENARE
ED A FINIRE A COLPI DI SCURE, DEVE ESSERE OGGI RICONOSCIUTO COME CONFESSORE E
MARTIRE. Se questo oggi non è ancora accaduto è in gran parte da ricercarsi
nella falsificazione delle fonti.> E ancora: <La conoscenza più esatta
dei testi che la nostra epoca ha acquisito ci consente ora di dimostrare il
carattere fallace di tutte le accuse che furono fatte ed in particolar modo la
voluta falsificazione delle fonti a proposito di una seconda condanna che papa
Giovanni VIII avrebbe pronunciato contro San Fozio dopo quella di Nicola I.
Oggi nessuno oserebbe più affermare, sulla scia del Cardinal Baronio , che
Fozio è un mostro uscito dall’inferno « funestum aliquid ab imis infernis
proditum » oppure, come il cardinale Herengôther , ispirato da Fleury che egli
fu « un perfetto ipocrita che agiva da scellerato e parlava da santo ». Tanto
la storiografia deve, nell’opera della ricostruzione delle fonti, ad uno
storico di nazionalità ceca, Dvornik , che, una volta per sempre ha mostrato in
modo inequivocabile la falsità della leggenda della scomunica di Giovanni VIII
contro Fozio.> E dobbiamo ancora dare la parola a P.Patric, che afferma:
< Stando così le cose,se il papa san Gregorio il Grande è giustamente
considerato il simbolo della resistenza della romanità ai barbari, il suo
successore non è affatto Nicola I, ma Giovanni VIII. Ancora diacono, Giovanni
scrisse una biografia di Gregorio il Grande , il quale, nel contesto delle
vicende della Roma del tempo, assume il valore di un simbolo. In questo modo
egli evidenziò di porsi non dalla parte dei germano-franchi ma dalla parte dei
romano-ortodossi. L’opera di Giovanni VIII assume così una grande importanza,
forse anche ancor di più di quella di Gregorio il Grande : come lui lottò
contro i barbari e come lui, dovette fare i conti con la malizia degli
avversari ; come lui, affermò l'universalità della Chiesa e l’eguaglianza delle
sedi patriarcali, rigettando fermamente l’idea che una sola sede possa detenere
una autorità assoluta; come Gregorio il Grande che benedisse le missioni
cristiane in Bretagna, Giovanni VIII promosse l’opera missionaria aiutando
Cirillo e Metodio nel loro lavoro, avversato senza posa dai Franchi.
Aggiungiamo che egli confessò l’ortodossia in un concilio generale e, per mezzo
dei suoi legati, fece condannare l’aggiunta eretica del Filioque.
Disgraziatamente, si trovò ad agire in un clima ancor più difficile di quello
in cui agì san Gregorio e la sua opera è stata a tal punto nascosta e segreta
che alcuni storici si basano sui presupposti della scienza occidentale
ereditata dai Franchi così da non esser più capaci di restituire agli eventi il
loro significato originale. Se noi rigettiamo questi presupposti e se noi
vediamo in Giovanni VIII un grande papa romano ortodosso ostaggio dei barbari e
sotto il continuo rischio di perdere la sua vita professando in segreto la sua
fede per necessità, nel nascondimento, ma sempre e solo per necessità, nella
politica, l’”amico di san Fozio” diviene l’amico di tutti coloro che nel tempo
travagliato dell’ecumenismo, dove i falsi fratelli sono dentro la stessa
Chiesa, si sforzano di confessare quella fede verace che sostiene l’intero
universo.>