venerdì 25 settembre 2015

Saint NIL de Rossano en Calabre, illustre figure du monachisme italo-grec, fondateur du monastère de Grotta-Ferrata près de Rome, ascète et prophète (1004 ou 1005). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX du Supplément aux Ménées.)



Saint NIL de Rossano en Calabre, illustre figure du monachisme italo-grec, fondateur du monastère de Grotta-Ferrata près de Rome, ascète et prophète (1004 ou 1005). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX du Supplément aux Ménées.)


This St. Nilus is named "the Younger" or "the New" to distinguish him from the 5th c. St. Nilus. He was a Calabrian Greek who married (or, by some accounts, lived unlawfully) and had a daughter. Urged to profound repentance by a grievous illness, he became a deeply pious monastic. He moved the sites of his monastic labours to the environs of Orthodox Rome to escape the depredations of the Hagarenes (Muslims). There, in 1004 A.D., at the place which now is called Grottaferrata, the Most Holy Mother of God appeared to him and bade him establish the famed Eastern rite monastery (which later fell into the hands of the separated Roman Church). St. Nilus was renowned for his ascetic life, his gifts in the realm of theology, and for founding or re-establishing monastic life in many different locations, working with Eastern and Western rite communities alike (in that respect, he resembles the equals-to-the-Apostles Cyril and Methodius). The Saint spent some time living at Monte Cassino at the Western rite monastery founded by St. Benedict. In 1005, on Sept. 26 (some say Dec. 27), at the holy monastery of St. Agatha in Tusculum, the holy monastic founder and father to many reposed in sanctity. O Holy Father Nilus, pray to God for us! 

L'Italia meridionale conosce i monaci d'Oriente con la loro liturgia al tempo del dominio bizantino. Con l'espansione araba la Calabria si popola di comunità guidate dalla regola di san Basilio, che attirano anche discepoli del posto. Come un calabrese di Rossano, Nicola, che diventerà monaco col nome di Nilo (910-1004). Vive prima in comunità, poi si fa eremita, con dedizione totale a preghiera e studio. Legge i Padri della Chiesa, compone inni, trascrive testi con grafia rapida ed elegante. È maestro di nuovi monaci a Rossano, con un metodo selettivo. Devono essere studiosi, eccellenti anche in calligrafia e canto. Quando si accorge di essere ormai un'autorità locale, fugge in territorio longobardo, verso il principato di Capua. Qui, per quindici anni, Nilo educa monaci di rito orientale, mantenendo amabili rapporti con i monaci benedettini di Montecassino. Trascorre dieci anni a Gaeta dove vede finire il primo millennio. E da qui parte, novantenne, per fondare l'abbazia di Grottaferrata vicino Roma. Si spegne nel vicino monastero greco di Sant'Agata.

http://www.santiebeati.it/dettaglio/72100



Lo stesso giorno, memoria del nostro Padre Teoforo NILO di Calabria[1] .
San Nilo nacque nel 910, in seno ad una delle più illustri famiglie di Rossano, capitale di Calabria, una delle rare città che per la protezione della Madre di Dio, era sfuggita al pericolo saraceno. Poiché i genitori di Nilo non tardarono a morire, fu affidato alle cure di sua sorella, primogenita, e ricevette una educazione molto raffinata. Egli godeva a restar solo per consacrarsi alle letture delle Sante Scritture e della vita dei santi, e si teneva lontano dai costumi depravati del suo tempo. Ma non avendo guida spirituale, il giovane si lasciò prendere dal laccio del piacere e si innamorò di una ragazza della città, da cui ebbe ben presto una figlia. In seguito ad una malattia, da cui guarì rapidamente attraversando un fiume, Nilo comprese che Dio lo chiamava ad una vita più perfetta. Egli abbandonò subito tutto ciò che lo teneva legato al mondo e andò al monastero del Monte Mercurion per essere ricevuto come monaco. Ma, essendo stati minacciati i monaci di severe rappresaglie se accettavano il giovane aristocratico, Nilo fu costretto a proseguire il suo viaggio fino al monastero di San Nazario, dove ricevette il santo abito monastico dopo quaranta giorni. Poco tempo dopo poté tornare al Monte Mercurion per mettersi sotto la direzione spirituale dei venerabili asceti Zaccaria e Fantino[2] . L’obbedienza di Nilo fu severamente provata dai suoi padri spirituali ma mostrò un tale zelo per la rinuncia alla volontà propria ed un tale amore per la solitudine che non tardò ad essere autorizzato a ritirarsi in una grotta dei dintorni, per intrattenersi, senza sosta, avanti al Dio invisibile come se fosse visibile.
Durante il soggiorno in questa grotta, san Nilo iniziò con ardore a sottomettere la sua carne alle leggi dello spirito. Egli ignorava l’uso di vino o di ogni nutrimento cotto e restava sovente, due, tre o cinque giorni senza mangiare. Dal mattino alla terza ora, si dedicava al suo lavoro manuale, la calligrafia, che era l’occasione per lui di penetrare più profondamente le Sante Scritture e le opere dei Padri. Dalla terza alla sesta ora, si teneva avanti alla croce, recitando salmi e prostrazioni (metanie). Dalla sesta alla nona ora si sedeva per leggere e meditare le scritture e i Santi Padri, poi celebrava l’ufficio della Nona e i Vespri. Alla fine dell’ufficio usciva dalla grotta per fare una piccola passeggiata e offriva la loro parte ai suoi sensi, contemplando la bellezza della creazione e glorificando Dio nelle sue opere. Egli prendeva in seguito il suo magro pasto fatto di pane, di legumi secchi o di qualche frutto poi si concedeva tutto al più un’ora di sonno, prima di trascurare tutta la notte in preghiera facendo più di cinquecento metanie. Egli viveva nella più stretta povertà e indossava on ogni periodo una grossa tunica di peli di capra, che cambiava solo una volta l’anno, quando era coperta di vermi. Malgrado questi sforzi ascetici, il santo traeva ogni giorno vantaggio dall’umiltà, condannandosi da se stesso in tutto e considerando che viveva nella solitudine a causa della sua debolezza e che i cenobiti lo superavano nelle loro opere. Egli versava abbondanti lacrime e lottava senza sosta contro gli assalti dei demoni che volevano indurlo in tentazione con immagini o false visioni e cercavano di fargli lasciare la grotta. Quando la tentazione diventava troppo forte, il santo fingeva di acconsentirvi. Cominciava a partire; ma, sul cammino, sospendeva un vecchio vestimento ad un albero e si prostrava davanti come se si trattasse del suo padre spirituale che gli chiedeva la ragione della sua partenza. Confuso e non sapendo cosa rispondere, tornava allora nella grotta, incoraggiato dalla fiducia del sostegno delle preghiere del suo Anziano. Dopo più di dieci anni di lotte e soprattutto di umile offerta della sua debolezza al Signore, Dio gli accordò la vittoria sulle tentazioni della carne e la grazia dell’impossibilità. Egli divenne molto stimato nella regione e ammirato sia dai saraceni che dai cristiani.
Qualche tempo più tardi, il demone, costantemente tenuto in scacco nella guerra interiore che egli conduceva contro il Santo, passò all’assalto con prove esteriori. Gli inflisse delle malattie per impedirgli di compiere il suo programma quotidiano, ma Nilo resistette a tutti gli attacchi. Quando il demone lo rese afono per impedirgli di recitare i salmi, il santo contrattaccò immediatamente con la preghiera silenziosa. Una notte il Maligno gli apparve in maniera visibile, lo colpì e lo lasciò mezzo morto, ma il santo continuò a pregare. San Fantino finì per convincerlo a ritornare per un po’ al monastero, a causa della sua santità. Nilo obbedì, ma appena si ristabilì, ritornò nella sua grotta, malgrado il desiderio dei fratelli di farlo egumeno. Nilo accettò ben presto di prendere un novizio, Stefano, verso il quale si mostrò duro ed esigente, ma senza alcuna collera. Come un padre attento all’educazione di suo figlio, faceva crescere in Stefano l’uomo interiore, confermandolo nell’ascesi, la rinuncia e l’umiltà. Per aiutare il ragazzo a lottare contro il sonno, Nilo gli confezionò uno sgabello ad un solo piede e gli impedì di utilizzare qualunque altra sedia: di modo che quando cominciava ad essere preso dal sonno, Stefano cadeva a terra. Ma il suo amore per il discepolo era tale che, quando il monastero di Fantino fu preso dai saraceni, Nilo, pensando che il suo discepolo fosse stato catturato e inviato come schiavo, volle presentarsi ai barbari per non abbandonarlo.
Verso il 956, Nilo ed alcuni suoi discepoli furono costretti a lasciare la loro grotta a causa di una nuova invasione dei saraceni e andarono nei dintorni di Rossano, per installarsi nel piccolo oratorio di san Adriano. Dodici altri discepoli si aggiunsero ben presto ad essi. Nel monastero così costituito, i fratelli non cessavano di vivere nella stessa austerità e nella stessa povertà di Nilo nella sua grotta. Malgrado il suo amore per i fratelli, Nilo sopportava difficilmente la vita comune e ricordava con nostalgia la dolcezza della solitudine. La sua conoscenza infallibile dei misteri della Scrittura, la sua saggezza e il suo discernimento spirituale attirarono in lui un gran numero di visitatori, nonché i più grandi personaggi dell’impero. Egli ricevette tutti senza fare distinzioni di rango e insegnava loro ciò che gli dettava lo Spirito Santo, lasciandoli pieni d’ammirazione avanti alla sua scienza. Malgrado le resistenze della sua umiltà, venivano condotti a lui malati e posseduti perché egli li guarisse con la sua preghiera. Nilo accettava solo di ungerli con l’olio di una lampada prima benedetto da un prete. Essi venivano effettivamente guariti ma il santo attribuiva la causa alla preghiera della Chiesa. Da allora, guarì non solo un gran numero di malati ma andava anche in aiuto a coloro che soffrivano ingiustizie. Egli non esitava di uscire dalla sua grotta per andare in città o per percorrere a piedi grandi distanze al fine di far trionfare il diritto e la giustizia. Quando gli abitanti di Rossano di rivoltarono contro l’autorità, Nilo intervenne personalmente ed esortò il magistrato Niceforo al perdono. Egli acquisì così una tale reputazione che alla morte del vescovo, venne scelto come successore ma il santo fuggì dalle acclamazioni del popolo, infilandosi nella montagna.
Malgrado i rifiuti ripetuti di san Nilo, gli abitanti della regione non cessavano di fare donazioni al monastero, che si arricchì. Il santo stesso era onorato perfino alla corte di Costantinopoli, così decise di fuggire in Campania, n territorio latino, dove era sconosciuto, così da poter ritrovare la quiete e la austerità di vita, senza la quale non poteva trovare Dio. Ma la sua reputazione lo anticipò. Quando arrivò al monastero fondato da san Benedetto, al monte Cassino, i monaci latini lo ricevettero solennemente “come se Benedetto stesso fosse resuscitato dai morti”. Egli ottenne per lui ed i suoi discepoli, una dipendenza vicina al grande monastero dove potevano celebrare gli offici in greco: << affinché Dio sia tutto in tutti >>. Nilo redasse un officio a gloria di san Benedetto e andò al grande monastero per celebrare con i suoi monaci una veglia di tutta la notte secondo il rito bizantino. Alla fine della festa, i monaci benedettini ruppero la loro disciplina abituale per precipitarsi verso Nilo e assalirlo con domande spirituali. Malgrado la sua fermezza nella fede dei Santi Padri, san Nilo mostrò una grande apertura di spirito in merito alla differenza tra Greci e Latini. Sulla questione del digiuno del sabato praticato dai Latini, rispose; << Che noi mangiamo o che voi digiunate, è tutto a gloria di Dio che lo facciamo >>. Poiché il monastero di San Michele in Valleluce era a sua volta diventato ricco e la vita era più facile, Nilo l’abbandonò proponendo a coloro che volevano seguire la via stretta del Vangelo, di partire con lui. Egli andò nel Ducato di Gaeta e fondò il monastero di Serperi su una arida montagna, dove con i suoi compagni si consacrarono ad un aspro lavoro e alla salmodia perpetua. Il santo anziano era sempre più spesso assalito dalla malattia, ma non cessava di potenziare la sua ascesi. Egli cadeva sovente in estasi e non rispondeva alle domande che gli venivano poste se non con versi di salmi o parole della Santa Liturgia. Quando ritornava in sé e gli veniva chiesto dove si trovasse, si scusava dicendo che era vecchio e strampalato. Malgrado il suo ritiro, interveniva spesso presso i potenti per far regnare la giustizia e la mansuetudine. Così quando Filagetone il Calabrese, dopo aver tentato di impadronirsi del seggio papale, fu castigato dal Papa e dall’imperatore, Nilo andò di persona a Roma per intercedere il suo favore. L’imperatore Ottone III, vivamente colpito dal santo, gli rese visita nel suo monastero qualche tempo più tardi. Alla proposta del sovrano di venirgli in aiuto materialmente, Nilo rispose: << Io non ho bisogno del tuo regno, ma tu di salvare la tua anima >>. Dieci anni dopo la fondazione di Serperi, Nilo lasciò ancora una volta ciò che lo legava al mondo per andare nei dintorni di Roma, al monastero di Sant’Agata, che scelse per morire. Ben presto raggiunto dai suoi discepoli, designò uno di essi come successore, si preparò pacificamente alla morte e rese la sua anima a Dio, dopo essere rimasto due giorni continuamente in preghiera (26 settembre 1005). Il suo corpo fu ben presto trasferito a tre miglia da là, nell’attuale monastero di Grottaferrata (Crypto-Ferris), di cui è considerato come il fondatore e dove i suoi discepoli continuarono a vivere secondo la tradizione bizantina.

Note:
1) San Nilo non è menzionato nei sinassari bizantini. Qui è aggiunto per segnalare l’importanza della presenza monastica bizantina nell’Italia del Sud, regione che con la Sicilia, restò legata alla Chiesa Ortodossa fino al 15°-16° secolo.
2) San Fantino è commemorato il 30 agosto. Termina la sua vita a Salonicco e fu uno dei personaggi che con la loro esistenza unirono regioni ben distinte del mondo cristiano.

http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3789:26-09-memoria-del-nostro-padre-teoforo-nilo-di-calabria&catid=191:settembre&lang=it


Oggi ricorre la mememoria del nostro Santo Nilo, detto il Giovane. Figura
eccelsa, ma non unica, del monachesimo italo-greco.
Egli fu fondatore di vari monasteri tra cui, in primi quello di S. Adriano e
Natalia, quindi dopo lungo peregrinare ( caratteristi peculiare del monachesimo
italo-greco non è stato la " stabilitas loci" del monachesimo occidentale , ma
il viaggiare per luoghi desolati ed inaccessibili alla ricerrca costante
dell'esichia. Quindi una tendenza innata all'eremitismo. Del resto i cenobi
greci furono relativamente tardi, mentre caratteristiche furono le Laure.......
L'icona edita da padre Giovanni, raffigura S. Nilo con un cariglio in cui
paragona il monaco ad un angelo.
Questo si rifà ad un episodio della vita di NIlo.
Quesi, cono i suoi compagni, dopo aver abbandonato la calabria e il mercurion, a
causa delle continue incursioni arabe si reca a Montecassino, e riceve
dall'abate Aligerno, un methochion del Monastero benedettino in località
Valleluce, dove potersi stabilire.
Arrivata la festività liturgica di San Benedetto, i monaci greci sono invitati a
celebrare la Liturgia prorpio in quel giorno nel cenobio benedettino, e li NIlo
ed i compagni cantano il canone a San Benedetto, composto proprio da NIlo.
Al termine della S. Liturgia,, durante un'agape tra monaci, i benedettini
chiesero a Nilochi fosse un monaco. Egli rispose che il monaco è un angelo che
opera azione di grazia e misericordia.........
Dopo la morte dell'abate benedittino ne fu eletto un'altro ( Mansone ???? non
ricordo bene)..... corrotto e mondano.
I calabresi partirono da Valleluce e si recarono a Serperi, dove il Principe
longobardo di Capua aveva donaoto loro un esicastirion ( dall'aspetto di una
topaia).Da Li ormai vecchissimo, il gheron Nilon arrivò a Tuscolo e nel
monastero di Santa Agata rese lo spirito.

Gabriele Cassata 



leggere anche
 

L'avventurosa vita di San Nilo da Rossano

 http://www.oresteparise.it/Articoli12/mezzo2012_32bis.html

 

La Vita di san Nilo da Rossano tra genere letterario e biografia storica

 http://www.academia.edu/1010043/La_Vita_di_san_Nilo_da_Rossano_tra_genere_letterario_e_biografia_storica

 

 e con annessa bibliografia

http://www.treccani.it/enciclopedia/nilo-il-giovane-santo_%28Dizionario-Biografico%29/








https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1987805227982977&set=a.1001927373237439&type=3&theater


 

giovedì 24 settembre 2015

Saint SERGE de Radonège, ascète, fondateur du monastère de la Trinité-Saint-Serge et thaumaturge (Russie 1392). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)








Victor Vasnetsov, S. Sergio di Radonez (1882).
Icona per la chiesa di Abramtsevo.




Saint SERGE de Radonège, ascète, fondateur du monastère de la Trinité-Saint-Serge et thaumaturge (Russie 1392). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)




con diverse altre icone del santo



Tropaire de saint Serge de Radonège ton 4


En pur champion de la vertu


Et vrai soldat du Christ Dieu,


Tu fus tenu à de grands exploits en cette vie qui passe

En cantiques, vigiles et jeûnes tu fus un exemple pour tes disciples

C'est pourquoi le Très Saint-Esprit demeura en toi

Et tu irradia Sa puissance et beauté.


Puisque tu peux approcher de la Sainte Trinité,

Souviens-toi du troupeau que tu as rassemblé,


Et n'oublie pas ta promesse d'être avec nous, tes enfants,

Vénérable Serge, notre père.





Kondak de saint Serge de Radonège ton 8


Tu fus blessé de l'Amour du Christ, O juste père.

Tu Le suivis d'un désir fervent et sans limites.


Tu méprisa les douceurs de la chair,

Brilllant au contraire comme le pur et lumineux soleil.


C'est pourquoi le Christ T'accorda la grâce d'accomplir des miracles.





Souviens-toi de nous qui célébrons ta mémoire et te chantons :



Réjouis-toi, O Serge, brillant homme de Dieu!



antique icone de saint Serge de Radonezh





http://www.santiebeati.it/immagini/?mode=album&album=71950&dispsize=Original


Troparion — Tone 4

A zealot of good deeds / and a true warrior of Christ our God, / you struggled greatly against the passions in this passing life; / in songs and vigils and fasting you were an image and example to your disciples, / thus the most Holy Spirit lived within you, / and you were made beautiful by His working. / Since you have great boldness before the Holy Trinity, / remember the flock which you have wisely gathered, / and do not forget to visit your children as you promised, venerable Sergius our father!

Kontakion — Tone 8

Bound by the love of Christ, O venerable one, and following Him with unwavering desire, / you despised all carnal pleasures and you shone like the sun in your land. / Therefore, Christ has enriched you with the gift of miracles. / Remember us who venerate your most holy memory, / and who call out to you: “Rejoice, Sergius, made wise by God!

reliquaire de saint Serge, couvercle




Saint Serge de Radonège




sabato 5 settembre 2015

6 settembre feste santi e memorie



 


 
L'icône de la Mère de Dieu d'Arabie.

 

http://oca.org/saints/lives/2015/09/06/148985-icon-of-the-mother-of-god-arapet-arabian


Saint ROMULUS, préfet du palais impérial, martyr sous Trajan à qui il avait reproché sa cruauté à l'égard des chrétiens (entre 98 et 117). (En Occident, mémoire le 5 septembre.) 



Mémoire du miracle accompli par l'Archange Michel à Colosses en Phrygie (vers la fin du IIème siècle). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)


Ben prima dell´incarnazione di Cristo, l´Arcangelo Michele dimostrò nella pratica il suo interesse e la benevolenza per il genere umano, e dopo la venuta nel mondo del Salvatore, i segni del suo amore per i cristiani, si fecero ancora più grandi. L´Apostolo Giovanni, essendosi trovato in Frigia ad annunciare il Vangelo, profetizzò una nuova visita del principe degli Arcangeli Michele, in un luogo chiamato Chérétope. Difatti, nei giorni seguenti, zampillò miracolosamente dal terreno una sorgente che guariva tutte le malattie. Un fedele, la cui figlia era stata guarita dall´acqua della sorgente, fece costruire in quel luogo, in segno di riconoscenza, una piccola chiesa dedicata all´Arcangelo Michele. Novant´anni dopo, venne a stabilirsi un giovane di nome Archippo, nativo di Ierapoli, affinché potesse praticare l´ascesi e servire in qualità di sacrestano. Lo zelo e l´amore di Dio erano in lui così grandi che presto acquisì il potere dei miracoli. Alla vista di tali prodigi di tali grazie che abbondavano in virtù della sorgente miracolosa, il diavolo, furioso, satenò l´invidia dei pagani. Dopo aver ripetutamente insultato e colpito il giovane Archippo, una notte cercarono di otturare la sorgente ma invano perché il santo Arcangelo Michele era invisibilmente presente per impedire che ciò avvenisse. Tuttavia, i pagani non si scoraggiarono e tentarono di deviare il corso dell´acqua perché inondasse la chiesa e i fedeli che vi pregavano; ma l´impresa fallì. Ancora una volta deviarono il corso di due piccoli torrenti che scorrevano al di sopra della chiesa: per questo costruirono una diga e si prepararono a romperla per far travolgere la chiesa dalle acque. Ma l´Arcangelo Michele apparve ad Archippo, lo rassicurò, e come una colonna di fuoco, si pose davanti alle acque furiose che discendevano dalla collina. Nel momento in cui le acque giunsero in prossimità dell´Arcangelo, questo colpì con lo scettro una pietra e, nella roccia, si aprì una voragine che, come una gola naturale, lasciò passare l´acqua, salvando così la chiesa. Questo luogo fu, per questo motivo, chiamato "cratere", per la gloria di Dio e in onore del nostro protettore il Santo Arcangelo Michele.

Troparion (Tone 4)Michael Prince of the armies of heaven, thou didst over-shadow the Church like a cloud raining waters of immortality. Thou didst preserve it as another ark and turn rivers aside with thy spear, to the glory of the Faith and the rejoicing of the faithful
http://www.johnsanidopoulos.com/2009/09/miracle-at-chonai-by-archangle-michael.html
 

There was a miraculous spring near Hierapolis in Phrygia. It had come forth after a prophecy at that place by St. John the Theologian and St. Philip the Apostle that a healing spring would be there and that Archangel Michael would appear there. Soon after the spring gushed forth. many came to be healed. A wealthy pagan in Laodicea had a mute daughter. Michael urged him in a dream to take his daughter to this spring. When he arrived there, he found a large gathering of Christian people. He asked how she should be healed. They told him: "In the Name of the Father, and of the Son, and of the Holy Spirit, you must beg the Archangel Michael." He did this and dipped his daughter in the water and she was healed. They were both baptized and discipled in the Faith, along with his whole household. He had St. Michael's Church built over the spring. Later, Archippus settled there, as a young man. The pagans in the region did not like such power from a Christian holy place and the pilgrims it attracted. They constructed a dike to alter the course of a river to flood the church and the spring. But Archippus prayed. The Archangel Michael appeared and opened a fissure in the rock a the end of the church. The river plunged through that rock and the church & spring were saved. That is how the place got its name; Chonae means plunging. St. Archippus lived peacably in asceticism there until the age of 70 and reposed in the Lord.

http://www.johnsanidopoulos.com/2014/11/archangels-michael-and-gabriel-resource_8.html


https://doxologia.ro/pomenirea-minunii-sfantului-arhanghel-mihail-colose

Troparion — Tone 4

Michael, commander of the heavenly hosts, / we who are unworthy beseech you, / by your prayers encompass us beneath the wings of your immaterial glory, / and faithfully preserve us who fall down and cry out to you: / “Deliver us from all harm, for you are the commander of the powers on high!”

Kontakion — Tone 2

Michael, commander of God’s armies / and minister of the divine glory, / prince of the bodiless angels / and guide of mankind, / ask for what is good for us, and for great mercy, / as supreme commander of the Bodiless Hosts.

Divina fonte di grandi miracoli sei diventato nel tuo santuario in Chone dove non solo hai annientato con la tua forza il drago grande e terribile che lì dimorava, ma dove si è formato un corso d’acqua guaritrice di ogni malattia del corpo, perché tutti con fede al Sovrano degli Angeli che ti ha glorificato dicano: Alliluia!
Così recita un kondakion dell’inno akatistos a san Michele Arcangelo. Il kondakion fa riferimento al Miracolo dell'arcangelo Michele a Cone (Τὸ ἐν Χωναῖς/Χῶναις Θαῦμα τοῦ Ἀρχαγγέλου Μιχαήλ) di cui il sinassario fissa la memoria al 6 settembre.
A Cone, l'antica Colossi in Frigia, sorgeva sopra una sorgente miracolosa un santuario dedicato all'Archistratega. Il santuario era stato costruito da un abitante della città di Laodicea che aveva ricevuto la grazia della guarigione della figlia muta. 
Per 60 anni servì come custode di questo santo luogo il pio Archippo, che con la predicazione e il suo esempio convertì molti pagani.   
La tradizione narra che alcuni pagani adirati per l'attività di Archippo deviarono il corso dei fiumi Lykokaperos e Kufos contro il santuario di san Michele per distruggerlo. Archippo pregò con fervore l'Arcangelo Michele che apparve e con un fulmine spaccò la roccia dando un nuovo letto al corso d'acqua, mettendo in salvo la chiesa e santificando per sempre l'acqua che sgorgava dalla roccia.
Nell’arte bizantina e russa, il tema del Miracolo dell'arcangelo Michele a Cone riveste notevole importanza.
Il Monastero di Čudov al Cremlino, in cui erano battezzati gli zar, è dedicato al Miracolo di Cone.

Sainte BEYA (BEGA, BEGH, BEE), Irlandaise de nation, fondatrice et première abbesse du monastère de Copeland en Cumbrie; éponyme de St Bee's Head en Cumbrie (aujourd'hui Cumberland) et de Kilbees en Ecosse (vers 650). 

Saint MAGNE (MAUG, MANG, MAGNUS, MAGNOALD), disciple de saint Gall, moine à Luxeuil, apôtre en Italie, en Suisse et en Souabe, ermite à Kempten-sur-le-Lech en Bavière et fondateur du monastère de Füssen en Bavière (666). 
Saint GONDULPHE, évêque de Metz en Lorraine, enseveli à Gorze (823). 
L'icône de la Mère de Dieu "BRATSKAÏA" de Kiev (Ukraine 1654). 

http://oca.org/saints/lives/2015/09/06/102530-icon-of-the-mother-of-god-of-kiev-bratsk




 

Saints FAUSTUS, prêtre, BIBOS, hiérodiacre, DENYS, lecteur, CYRIAQUE, disciple de saint Faustus, ANDRONIC (ANDRE), soldat, THEOCTISTE, marin, MACAIRE, citoyen, ANDRE, coiffeur, SARAPABON, conseiller municipal, CYRIAQUE, homme du peuple, ANDROPELAGIA et THECLE (THEOTHECLE), vierges et soeurs par la chair, et CALODOTIE, femme chypriote enceinte, martyrs à Alexandrie d'Egypte sous Dèce (vers 250).
 http://www.johnsanidopoulos.com/2016/09/13-holy-martyrs-beheaded-in-alexandria.html


 
Saints SANCTIEN et AUGUSTIN, Espagnols de nation, martyrs à Sens en Bourgogne lors de la persécution d'Aurélien (273).

Sainte BEATE, vierge, soeur de saint Sanctien, martyre à Sens (273).

Sainte EVE, martyre à Dreux en Beauce (IVème siècle).


 
Saints EUDOXE, ZENON, MACAIRE et leurs MILLE CENT TRENTE-QUATRE compagnons, martyrs à Mélitène en Arménie sous Dioclétien (entre 303 et 305). (Office à saint Eudoxe de Mélitène traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX du Supplément aux Ménées.)

Saint PETRONE, évêque de Vérone en Vénétie (vers 450).

Saints DONATIEN, PRESIDE, MANSUET, GERMAIN et FUSCULUS, évêques d'Afrique, qui confessèrent la foi orthodoxe face à l'arianisme et furent exilés sous Hunéric (484).

Saint LETUS, évêque en Afrique, martyr par la main des Ariens sous Hunéric (484).

Saint THEGONNEC, Gallois de nation, évêque-abbé itinérant, apôtre en Bretagne (VIème siècle).

Saint ELEUTHERE, abbé à Rome, thaumaturge (vers 585).

Saint ODMAËL, évêque d'Aleth en Bretagne (VIIème siècle).

Saints FELIX, hiéromoine, et ANGEBERT (AUBERT), hiérodiacre, Anglo-Saxons de nation, esclaves libérés par saint Grégoire Dialogue, martyrs près de Langres en Bourgogne sur le chemin d'une mission en Angleterre (VIIème siècle).

Saint FAUSTE, abbé du monastère Sainte-Lucie de Syracuse en Sicile (vers 607).

Saint CAGNOALD (CANDALD, CAGNOU, CHAGNOALD, CAGNON), frère de sainte Burgondofare, disciple de saint Colomban, évêque de Laon en Picardie (vers 633). 

 


Saint MAXIME SANDOVITCH, prêtre, martyr par la main des Catholiques-Romains sous François-Joseph Ier (Ruthénie subcarpathique 1914).
Il naquit en Ruthénie, entre la Pologne et la Slovaquie, dans cette région alors rattachée à l'empire austro-hongrois. Gréco-catholique par sa famille, il entra dans un monastère de sa région natale, mais déçu par la vie de ces moines, il se tourna vers l'Orthodoxie et entra au monastère de Potchaev en Ukraine occidentale. Le métropolite de Kiev le remarqua et l'ordonna prêtre pour desservir les communautés orthodoxes issues du catholicisme. Il fut arrêté et emprisonné à Lvov pour avoir célébré dans une Eglise interdite par la loi, accusé de collaborer avec les Russes ennemis des Autrichiens. Après deux ans d'un dur emprisonnement, il fut libéré, mais lorsqu'éclata la première guerre mondiale, il fut à nouveau arrêté et fusillé sur le  champ.
St. Maxim was born in the village of Zhdynia, Galicia. It was under the Austro-Hungarian Empire, but it had been part of the Ukraine. The Austro-Hungarians did all they could to root out any sympathy for Russia. They further latinized the uniate liturgy and they viewed all Orthodox as Russian conspirators. Maxim's parents, Timko & Christina, were devout people. They saw to it that Maxim received a good education, but they could not afford much. His father arranged for him to stay in the Russian Dormitory provided for poor students at the high school in Nowy Sacz. There Maxim learned Russian history and the history of the Church. But he realized that this school was still too expensive for his family, so after his first year, he transfered to the uniate school run by Basilian monks. He found their teachings and their way of life repugnant. He left after a few weeks. He found his way across the border to Russia and entered the Lavra at Pochaev. From there, Archbishop Anthony Khrapovitsky sent him to the Orthodox seminary at Zhitomir in 1905. He graduated in 1910. When he visited his home for Pascha and Bright Week, the people of the area were excited to have an Orthodox seminary graduate in their midst. Some who had grown up in the unia, had traveled to America and had made their confessions to Orthodox priests there. They urged Maxim to seek ordination and return to Hrab and start an Orthodox Church. He promised them he would. The following year he was married and ordained. When he and his wife arrived in town, his appearance caused an uproar. The uniate clergy mocked him for his beard, long hair and riassa, saying, "Look! St. Nicholas has come to the Carpathians!" The church grew and flourished to the point that crowds stood around the windows outside to catch a glimpse and to join in the services. He was repeatedly arrested and harrassed on false charges. The uniate clergy had him and several parishioners arrested for burning candles in church. He was arrested in 1912 for capital espionage along with a priest in a neighboring town when he went there to make his confession. They were held for two years. They were finally brought to trial and found innocent. He was released on June 6, 1914, and he returned to Hrab. He was only able to minister a short time, when he was arrested again; this time, with his pregnant wife and his father, on August 4, (three days after Austria-Hungary had declared war on Russia).They were all kept in one cell until 5am on the 6th when Timko and Mrs. Sandovich were moved to a cell with a window facing the street. They then took Maxim out, blindfolded. Placed him with his back against the wall. He knew this was the end and he said: "Lord bless." Just before the order to shoot was given, he shouted: "Long live Orthodox Rus!" Two men shot him from six paces away. His body did not fall over as it was leaning against the wall so one of the soldiers went over to him and shot him three times in the head with his revolver. St. Maxim's son, Maxim, later returned and pastored a thriving Orthodox community there


Troparion — Tone 4

By the Providence of God you were sent to the Mountain of Pochaev / for the knowledge of the truth of the Orthodox faith, / and receiving true teaching in the city of Zhitomir, / as a soldier of Christ you came to our land. / For Orthodoxy and your own people you accepted a martyr's crown. / Therefore you confirmed your native land in Orthodoxy. / O Priest-Martyr Maksym, entreat Christ God that our souls may be saved!

Kontakion — Tone 2

Your Martyrdom, O Father Maxsym, / enlightened and roused up our people to the Orthodox Faith. / giving up your own life to Christ God, / you endured torments and the suffering of imprisonment. / Pray for us and for your land before Christ God!
 


Saint DEMETRE, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1918).

Saints CONSTANTIN, JEAN et VSEVOLOD, prêtres, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937).

venerdì 4 settembre 2015

5 settembre feste santi e memorie






Saint et glorieux prophète ZACHARIE, père de saint Jean Baptiste et Précurseur, martyr sur ordre d'Hérode (vers 4 avant NSJC). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)


http://www.santiebeati.it/dettaglio/76200

 https://doxologia.ro/sfantul-proroc-zaharia-tatal-sfantului-ioan-botezatorul

 http://www.johnsanidopoulos.com/2016/09/holy-prophet-zechariah-father-of-john.html


Sainte ELISABETH, épouse de saint Zacharie et mère de saint Jean-Baptiste (Ier siècle). (Office à saints Zacharie et Elisabeth traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX du Supplément aux Ménées.)
http://www.santiebeati.it/dettaglio/76150

 https://doxologia.ro/sfanta-cuvioasa-elisabeta
I santi Zaccaria ed Elisabetta genitori del Battista Giovanni
mosaïque du monastère "Saint Jean le Précurseur", Maldon, Wessex, Grande-Bretagne,
Tropaire de saint Zacharie, père de saint Jean le Baptiste, ton 4 





Revêtu des vêtements de la prêtrise,
Selon la Loi de Dieu tu offris les offrandes consumées de sainte manière, sage Zacharie.
Tu devins un luminaire et révélateur des Mystères,
Portant en toi les signes de la grâce, toi le tout sage.
Frappé par l'épée dans le temple de Dieu, O prophète du Christ,
Intercède ensemble avec le Précurseur
Afin que nos âmes soient sauvées.
Kondak de saint Zacharie, père de saint Jean le Baptiste, ton 3
Aujourd'hui le prophète Zacharie, prêtre du Très Haut et père du Précurseur,
A préparé un banquet à sa mémoire pour nourrir le fidèle,
Mélangeant la coupe de la justice.
C'est pourquoi nous le louons comme un divinement initié de la grâce de Dieu.

Εὐλογητὸς κύριος ὁ θεὸς τοῦ Ἰσραήλ,
ὅτι ἐπεσκέψατο καὶ ἐποίησεν λύτρωσιν τῷ λαῷ αὐτοῦ,
καὶ ἤγειρεν κέρας σωτηρίας ἡμῖν
ἐν οἴκῳ Δαυὶδ παιδὸς αὐτοῦ,
καθὼς ἐλάλησεν διὰ στόματος τῶν ἁγίων ἀπ' αἰῶνος προφητῶν αὐτοῦ,
σωτηρίαν ἐξ ἐχθρῶν ἡμῶν καὶ ἐκ χειρὸς πάντων τῶν μισούντων ἡμᾶς·
ποιῆσαι ἔλεος μετὰ τῶν πατέρων ἡμῶν
καὶ μνησθῆναι διαθήκης ἁγίας αὐτοῦ,
ὅρκον ὃν ὤμοσεν πρὸς Ἀβραὰμ τὸν πατέρα ἡμῶν,
τοῦ δοῦναι ἡμῖν ἀφόβως ἐκ χειρὸς ἐχθρῶν ῥυσθέντας
λατρεύειν αὐτῷ ἐν ὁσιότητι καὶ δικαιοσύνῃ
ἐνώπιον αὐτοῦ πάσαις ταῖς ἡμέραις ἡμῶν.
Καὶ σὺ δέ, παιδίον, προφήτης ὑψίστου κληθήσῃ,
προπορεύσῃ γὰρ ἐνώπιον κυρίου ἑτοιμάσαι ὁδοὺς αὐτοῦ,
τοῦ δοῦναι γνῶσιν σωτηρίας τῷ λαῷ αὐτοῦ
ἐν ἀφέσει ἁμαρτιῶν αὐτῶν,
διὰ σπλάγχνα ἐλέους θεοῦ ἡμῶν,
ἐν οἷς ἐπισκέψεται ἡμᾶς ἀνατολὴ ἐξ ὕψους,
ἐπιφᾶναι τοῖς ἐν σκότει καὶ σκιᾷ θανάτου καθημένοις,
τοῦ κατευθῦναι τοὺς πόδας ἡμῶν εἰς ὁδὸν εἰρήνης.


Benedictus Dominus, Deus Israel,*
quia visitavit et fecit redemptionem plebis suae
et erexit cornu salutis nobis*
in domo David pueri sui,
sicut locutus est per os sanctorum,*
qui a saeculo sunt, prophetarum eius,
salutem ex inimicis nostris*
et de manu omnium, qui oderunt nos;
ad faciendam misericordiam cum patribus nostris*
et memorari testamenti sui sancti,
iusiurandum, quod iuravit ad Abraham patrem nostrum, daturum se nobis,*
ut sine timore, de manu inimicorum nostrorum liberati, serviamus illi
in sanctitate et iustitia coram ipso*
omnibus diebus nostris.
Et tu, puer, propheta Altissimi vocaberis:*
praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius,
ad dandam scientiam salutis plebi eius*
in remissionem peccatorum eorum,
per viscera misericordiae Dei nostri,*
in quibus visitabit nos Oriens ex alto,
illuminare his, qui in tenebris et in umbra mortis sedent,*
ad dirigendos pedes nostros in viam pacis.

Luca 1:67-79


67 E Zaccaria, suo padre, fu ripieno dello Spirito Santo, e profetizzò, dicendo: 68 BENEDETTO sia il Signore Iddio d'Israele; Perciocchè egli ha visitato, e riscattato il suo popolo; 69 E ci ha rizzato il corno della salvazione Nella casa di Davide, suo servitore, 70 Secondo ch'egli ci avea promesso Per la bocca de' suoi santi profeti, che sono stati d'ogni secolo; 71 Salvazione da' nostri nemici, E di man di tutti coloro che ci odiano; 72 Per usar misericordia inverso i nostri padri, E ricordarsi del suo santo patto: 73 Secondo il giuramento fatto ad Abrahamo, nostro padre. 74 Di concederci che, liberati di man de' nostri nemici, Gli servissimo senza paura; 75 In santità, ed in giustizia, nel suo cospetto, Tutti i giorni della nostra vita. 76 E tu, o piccol fanciullo, sarai chiamato Profeta dell'Altissimo; Perciocchè tu andrai davanti alla faccia del Signore, Per preparar le sue vie; 77 Per dare al suo popolo conoscenza della salute, In remission de' lor peccati, 78 Per le viscere della misericordia dell'Iddio nostro, Per le quali l'Oriente da alto, ci ha visitati, 79 Per rilucere a coloro che giacevano nelle tenebre, E nell'ombra della morte; Per indirizzare i nostri piedi nella via della pace


Tropaire des saints Zacharie et Elisabeth, parents de saint Jean le Baptiste, ton 2
 


Faisant mémoire en ce jour de Tes prophètes Zacharie et Elisabeth, O Seigneur,
Par leurs prières, nous Te supplions,
O Christ Dieu, sauve nos âmes!


Sainte Elisabeth, mère de saint Jean le Baptiste (1er siècle)


Kondakion de Sainte Elisabeth, mère de saint Jean le Baptiste, ton 4
 


De même que la lune brillament reflète la lumière du soleil,
Tu réfléchis la gloire du Messie, la Lumière de la Sagesse!
Avec Zacharie tu marcha dans les Commandements du Seigneur, Elizabeth, aimée de Dieu.
C'est pourquoi alors que nous te bénissons par des chants appropriés,
Nous louons le Seigneur, la généreuse Lumière, Qui nous illumine tous.


Saints THATHUIL, ancien prêtre des idoles, et BEBAIA sa soeur, martyrs à Edesse en Osrrohène (aujourd'hui Urfa en Turquie) sous Trajan ou Adrien (entre 98 et 138). 

Saint VICTORIN, évêque d'Amiterne (Latium), martyr sous Trajan (entre 98 et 117). 
 

Saint ROMULUS, préfet du palais impérial, martyr sous Trajan pour avoir blâmé la conduite de l'empereur à l'égard des chrétiens.

Saint HERCULAN, martyr à Porto Romano dans le Latium sous Marc-Aurèle (vers 172).

Saint ADEODAT, diacre, compagnon de saint Clair, évêque de Nantes en Bretagne (IIIème siècle).

Saints CENSURIN, préfet du prétoire, QUIRIACE, évêque, ARCHELAÜS, diacre, AUREE, sainte femme, FELIX, MAXIME, TAURIN, HERCULANUS, VENERE, STOROCIN, MENNAS, COMMODE, HERMES, MAUR, EUSEBE, RUSTIQUE, MONACHE, AMANDIN, OLIPE, CYPRE, soldats, et THEODORE, tribun, martyrs à Ostie dans le Latium (252).

Saints QUINCE, ARCONCE et DONAT, martyrs vénérés à Capoue en Campanie.

Saint TAURIN, premier évêque d'Eauze en Gascogne, martyr (entre 303 et 305).

Saints MEDIMNOS, URBAIN, THEODORE et leurs QUATRE-VINGT compagnons, prêtres et diacres de Nicomédie en Bithynie, martyrs sur un bateau auquel les Ariens mirent le feu (364).

Saint AMAN (AIGNAN), évêque de Besançon en Franche-Comté (vers 374).

Saints FELIX et MODERAT, martyrs en Bourgogne (vers 385).

Saint RUFINIEN, évêque de Bayeux en Normandie (Vème siècle).

Sainte OBDULICE, vierge vénérée à Tolède en Castille.




 


Saint ABDA, évêque d'Hormizd en Perse, martyr par la main des Zoroastriens sous Yezdgerd Ier (vers 420).

Saint ARATEUR, évêque de Verdun en Lorraine (vers 454).

Saint AELVOLD, moine à Redon en Bretagne (VIème siècle).

Sainte PREUVE (PROVA), vierge, massacrée par des impies près de Guise en Picardie (VIème siècle). 




Mémoire de l'apparition du saint Apôtre Pierre au saint empereur Justinien Ier le Grand à Athira près de Constantinople. 



 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2014/09/commemoration-of-appearance-of-apostle.html


 https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a8/Saint_Ursicinus_of_Ravenna_mosaic_%28crop%29_-_Sant%27Apollinare_in_Classe_-_Ravenna_2016.jpg/250px-Saint_Ursicinus_of_Ravenna_mosaic_%28crop%29_-_Sant%27Apollinare_in_Classe_-_Ravenna_2016.jpg

Saint URSICIN, évêque de Ravenne en Emilie-Romagne (537 ou 538). 



 
Ursicino era rappresentante giuridico della Basilica di Sant’Apollinare in Classe Ciò è testimoniato da un'iscrizione in latino nel nartece della Basilica
B. Apolenaris Sacerdotis Basilica mandante Ursicino Episcopo a fundamentis Iulianus Argentarius aedificavit ornavit atque dedicavit consecrante Maximiano Episcopo.[2]
Suo predecessore nella carica episcopale di Ravenna  fu Ecclesio (vescovo dal  522 al 533)  cui Ursicino successe probabilmente dopo un periodo di vacanza della sede.
La sua tomba si trova nella Cappella dei Santi Nazario e Celso della Basilica di San Vitale a Ravenna
Nell' abside di Sant’Apollinare in Classe   Sant'Ursicino è raffigurato con i vescovi Severo, Orso  ed Ecclesio. Sopra i vescovi pende un diadema  fra drappeggi a vela. Ursicino indossa una dalmatica  bianca, una pianeta  ed un pallio  che attestano la sua dignità episcopale. Ai piedi porta speciali calzari, come quelli portati solo dagli appartenenti alle classi più elevate. Nella mano sinistra porta l’Evangeliario  intarsiasto da  preziose decorazioni.,  ma egli non tocca direttamente il libro ma lo sostiene con la mano coperta dalla pianeta.


 


Saint GENEBAUD (GENEBOLD, GWENBOLD, GUENEGAUD), premier évêque de Laon en Picardie (550).
Virginmartyr Rhais of Alexandria


Saint VICTORIN, évêque de Côme en Lombardie, confesseur de la foi orthodoxe face à l'arianisme (644).

Saint BERTIN, natif de Coutances en Normandie, missionnaire en Flandre, premier abbé de Sithieu près de Thérouanne en Artois, thaumaturge (698 ou 709). On l'invoque pour la guérison des fractures, quand on tombe d'une falaise, et pour être délivré des pique-assiettes.

Invention des reliques de saint Taurin d'Evreux (vers 912). 

Commémoration du martyr de saint Gleb, appelé David au saint Baptême (Volyhnie 1015). 


 

Saint ATHANASE, higoumène du monastère Saint-Syméon-Stylite à Brest-Litovsk en Biélorussie, martyr par la main des Polonais catholiques-romains pour avoir refusé la fausse union avec la Papauté (1648). (Office et acathiste traduits en français par le père Denis Guillaume au tome XVI du Supplément aux Ménées.)

Saint EUTHYME, martyr par la main des Communistes (Russie 1937).