sabato 30 settembre 2017

30 settembre santi italici ed italo greci



Sinassario dei santi italici ed italo greci per il 30 settembre

Santo Antonino della Legione Tebana morto a Piacenza nel 288

il più antico documento che ci conosca, sulla vita del Santo  conservato nell'Archivio della basilica di S. Antonino in Piacenza, è il Gesta Sanctorum Antonini, Victoris, Opilii et Gregorii PP. X, che risale alla fine del IX o agli inizi del X sec., e che narra abbastanza sobriamente la storia della sua vita e delle sue reliquie. E' indubitata l'esistenza del santo, già ricordato da Vittricio di Rouen nel suo De laude Sanctorum della fine del sec. IV, e nel Martirologio Geronimiano. Incerte storicamente sono le circostanze della vita di Antonino: ignoto il paese di origine e secondo tradizione  la sua appartenenza alla legione tebea. Una tradizione locale pone il martirio di Antonino nei pressi di Travo (Piacenza), verso il 303. Il ritrovamento delle sue reliquie (sec. IV), ad opera di s. Savino vescovo di Piacenza, è tramandato sempre secondo venerabile tradizione . Ricognizioni delle reliquie furono compiute dai vescovi Sigifredo (ca. il 1000), Malabaila (1510), Bernardino Scotti (1562), Paolo Burali d'Arezzo (1569), Claudio Rangoni (1615) e, infine, va ricordata que]la accuratissima compiuta nel 1878-79 da , mons. Giovanni Battista Scalabrini.
Per molto tempo si è attribuita ad Antonino una relazione di un viaggio in Terra Santa, più volte pubblicata nel corso del Medioevo e del Rinascimento. Tuttavia J. Gildemeister nel 1889 ne ha potuto reperire la redazione originale in due manoscritti del sec. IX. Da questo esordio e dalle indicazioni storiche e archeologiche contenute nella relazione, tutte riferentisi a un periodo attorno al 570, appare chiaro che il viaggio ai Luoghi Santi fu compiuto da un gruppo di cittadini di Piacenza, che si erano posti sotto la protezione del santo della città. La relazione, quindi, è da ascriversi non ad Antonino ma ad un Anonimo Piacentino, certamente uno-dei pellegrini, che al ritorno volle fissare i suoi ricordi di viaggio.
Il culto antichissimo, attestato già nel secolo che segue la morte del santo, è sempre stato ed è tuttora assai vivo nella città e nella diocesi
di Piacenza, che lo ha scelto come patrono assieme a s. Giustina, consacrandogli la prima cattedrale, I'insigne basilica di S. Antonino, sorta nel sec. IV e dedicata a s. Vittore, e in seguito rifatta nei secc. IX e XI


Santi Casto e Desiderio martiri a Piacenza

Il capitolo di Sant'Antonino a Piacenza  trae le sue origini dai fondatori della Chiesa piacentina.
La Basilica di Sant'Antonino è la Chiesa Madre della Diocesi piacentina, e già nel IV sec. il Vescovo San Savino volle che un collegio d'ecclesiastici, cantasse le lodi al Signore e curasse lo splendore del culto nella pima Cattedrale.
Il Vescovo Seufredo II nell'anno 855 eresse la Chiesa di Santa Giustina, ed il successore Paolo, nell'877, vi portò la cattedra e parte dei Canonici di Sant'Antonino furono chiamati al servizio del nuovo tempio, finchè fu costituito ufficialmente il nuovo capitolo della Cattedrale.Il Capitolo Collegiale dell'Insigne Basilica di Sant'Antonino è una collegio di sacerdoti composto di sette membri, dei quali il Parroco dellla parrocchia è Prevosto Presidente.
  La nomina dei sei canonici Effettivi è fatta dal Vescovo Diocesano, udito il Capitolo (). Ad ogni Canonico è assegnato uno dei seguenti titoli:


Santo Leopardo martire  per decapitazione a Roma nel 362 durante la persecuzione di Giuliano l’Apostata del quale era o schiavo o servitore in casa

Santa Paola di Roma vedova fondatrice di un monastero in Palestina(verso il 404)

Di famiglia di importante aristocrazia romana, Paola nsce durante il regno di Costantino II. A quindici anni sposa Tossozio, un nobile del suo rango. Il suo è un matrimonio felice da cui nascono  quattro figlie, Blesilla, Paolina, Eustochio e Ruffina, e un figlio, Tossozio. Ma a 32 anni Paola rimane vedova. Decide allora di aprire la casa accogliendo incontri, riunioni di preghiera e di approfondimento della dottrina cristiana, iniziative per i poveri. Nel 382 invita agli incontri Girolamo, giunto a Roma insieme a due vescovi d'Oriente. Nel 384 e Girolamo riparte verso la Terrasanta per dedicarsi all'opera di traduzione in latino delle scritture. L'anno successivo parte verso l'Oriente anche Paola, accompagnata dalla figlia Eustochio, mentre Paolina, a Roma, si occuperà di Ruffina e Tossozio. Spende le sue ricchezze per creare una casa destinata ai pellegrini, e due monasteri, uno maschile e uno femminile. Paola prende dimora in quello femminile, nel quale si costituisce una comunità sotto la sua guida. Morirà qui a 59 anni

venerdì 29 settembre 2017

santi italici ed italo greci 29 settembre



 https://www.mondimedievali.net/Edifici/Puglia/Foggia/monte11.jpg
Chiesa di Santa Maria Maggiore a Monte Sant’Angelo
Affresco raffigurante San Michele Arcangelo


Consacrazione  della Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo sul Monte Gargano/Monte Sant’Angelo in Puglia (493)  

Il luogo è venerato a partire dal 490 , anno in cui secondo la tradizione avvenne la prima apparizione dell'arcangelo Michele sul Gargano a san Lorenzo Maiorano. Un primo santuario venne costruito nel 493 sulla grotta dove avvenne l'apparizione e a partire dal VII secolo VII  l'area territoriale nella quale sorgeva il santuario, entrò a far parte dei domini Longobardi nelle zone del Ducato di Benevento
A San Michele vennero con il tempo dedicati svariati edifici religiosi, in particolare nel territorio del Ducato beneventano, dove il primo epicentro del culto micaelico presso i Longobardi fu proprio il Santuario di San Michele Arcangelo e dal quale la venerazione  si diffuse in tutto il Regno Longobardo fino a essere presto considerato il santo patrono dell'intero popolo 



giovedì 28 settembre 2017

santi italici ed italo greci 28 settembre


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Santo Privato martire a Roma a colpi di verga  sotto Alessandro Severo (verso il 222 o 223 )

Santi  STACTEUS et TURTURINO , martyrs à Rome(non si sa altro)

San Giovanni martire a Camogli In Liguria
Iscrizione funeraria hic requiescit in pace b(onae) m(emoriae) Iohan = nes, qui vixit plus minus an= nos XXXIIIII, et transiit sub die IIII kal(endas) octobres Fausto iuniore U(iro) c(larissimo) consule
«Qui riposa in pace Giovanni, di buona memoria, che ha vissuto più o meno trentacinque anni e morì quattro giorni prima delle calende di ottobre [ = 28 settembre], durante il consolato di Fausto Giuniore, senatore chiarissimo».
L’epigrafe fu trovata a Ruta alta (frazione del comune di Camogli) in anno ignoto, nei pressi della chiesa romanica di San Michele; poco lontano dal punto di valico della strada romana detta “ di Bana”. Attualmente è conservata nella chiesa. E’ databile al 490, durante il consolato di Flavius Probus Faustus, detto iunior per distinguerlo dall’omonimo del 483. SANGUINETI, 1875, pp. 175 - 177; MENNELLA, COCCOLUTO, 1995, pp. 63 – 65.


Santa Eustochia  nata a Roma  figlia di Santa Paola, badessa  a Betlemme (verso il 419)
Appartenne  all'aristocrazia romana. Con sua madre, divenne figlia spirituale di San Girolamo. Quando il santo partì per la Terra Santa, esse lo seguirono. A Gerusalemme si dedicò al lavoro di scrivano per San Girolamo, aiutandolo nella traduzione della Vulgata.Si addormentò nel Signore a Betlemme


Santo Silvino vescovo di Brescia (verso il 444)

Il primo vescovo storicamente documentato è Ursicino  Ursicino, che partecipò al concilio di Sardica tra il  342 e il 344 342 ed il 344. Dalle omelie del vescovo Gaudenzio  tra IV e V secolo  si evince che in questo periodo il cristianesimo era ben radicato nella società bresciana, anche se persistevano resti di paganesimo.San Silvino nella cronotassi episcopale è collocato come dodicesimo vescovo

mercoledì 27 settembre 2017

27 settembre santi italo greci




Santo Caio discepolo dell’apostolo Barnaba e vescovo di Milano (primo secolo)per ventidue anni dal 63 all’85

Per la venerabile tradizione milanese del sec. XI, contenuta nella Datiana historia, Caio sarebbe stato discepolo di san Barnaba e vescovo di Milano per ventidue anni, dal 63 all'85 succedendo al primo vescovo Sant’Anatalone
Avrebbe operato numerose conversioni, tra le quali quelle di san Vitale, di sua moglie Valeria e dei figli Gervasio e Protasio, martirizzati durante la persecuzione di Nerone. Nel quinto anno del suo episcopato Caio si sarebbe recato a Roma per rendere visita di omaggio agli apostoli Pietro e Paolo, ma, durante il viaggio, per interiore teofania , seppe che essi erano stati uccisi. Alla sua morte Caio sarebbe stato sepolto nel giardino di un certo Filippo, facoltoso signore milanese da lui convertito al cristianesimo, nel quale era stato aperto un cimitero per i cristiani poveri.. Gli antichi cataloghi milanesi, inoltre, lo dicono morto il 26 settembre e sepolto o presso la basilica di San Babila, ad Concilia Sanctorum, o nella basilica di San Nabore, poi demolita, nei pressi della basilica di Sant'Ambrogio. Il Liber notitiae sanctorum Mediolani (sec. XIV, posteriore ai cataloghi citati.), invece, ricorda la morte di Caio al 27 settembre, Nel 1571 san Carlo Borromeo curò la ricognizione delle reliquie di Caio, che riposano ora in S. Ambrogio.
Secondo altre documentazioni , Caio appartenne alla gens Valeria, cospicua famiglia di Milano, una delle prime convertitasi al cristianesimo; la stessa fonte  sostiene anche la storicità della trasformazione dell'hortus Philippi in cimitero cristiano: è infatti nelle vicinanze di Sant'Ambrogio, ove sembra si debba collocare l'hortus, che si trova il più antico cimitero cristiano di Milano.



Santo Aderito   vescovo di Ravenna   confessore della fede nel III secolo, successore di Sant’Apollinare primo vescovo di Ravenna

'L’ origine della Diocesi di Ravenna è  molto antica. Una tradizione risalente al VII Secolo attribuisce l'erezione della sede di Ravenna a San Pietro stesso . il primo Vescovo Sant'Apollinare sarebbe stato  martire sotto Nerone. I riscontri archeologici di alcune iscrizioni cimiteriali forniscono evidenza della comunità cristiana ravennate nel II secolo, epoca alla quale si data anche l'episcopato di Apollinare, martire probabilmente sotto Settimio Severo. I nomi dei primi Vescovi di Ravenna provengono da una cronotassi redatta dall'arcivescovo Agnello nel IX secolo, sulla base di un elenco del Vescovo Mariano  del VI secolo
Santa Epicharide di nascita patrizia da famiglia senatoriale e martire a Roma sotto Diocleziano verso il 284 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2015/09/saint-epicharis-martyr.html

Santi Fidenzio e Terenzio martiri a Todi sotto Diocleziano

Secondo la  tradizione  della passio  Fidenzio e Terenzio sarebbero venuti a Roma ex Calcedona Syriae, per desiderio di testimoniare Cristo anche fino al  martirio, durante l'impero di Diocleziano e Massimiano. Arrestati e sottoposti a tormenti e al supplizio del fuoco, ne uscirono illesi. Mentre venivano condotti fuori Roma per esser decapitati in luogo a tutti ignoto, alcuni orsi sbranarono i soldati ed essi furono da un angelo nascosti in una cripta, donde poi furono guidati verso l'Umbria. Ripresi presso Todi in civitate Martana furono decapitati un 27 settembre.. Sul loro sepolcro fu eretta una chiesa che ancora si vede presso Massa Martana. Infatti I loro corpi erano stati sepolti segretamente nel luogo dove ora sorge la chiesa. Probabilmente, però, molto prima di questa venne eretto, sul loro sepolcro, un oratorio, come suggerisce una pietra della cripta con l’iscrizione “Beatus Fidentius et Terentius hic requiescunt“, i cui caratteri sembrano ascrivibili ai secoli VII, VIII.

Santo Diodato/Deusdedit confessore della fede ed abate di Montecassino(verso 834) e venerato  nel territorio di Sora tra Lazio e Campania 

Diodato fu monaco benedettino. Si dedicò alla preghiera e allo studio fino all’anno 828, quando fu eletto abate di Montecassino, il quindicesimo della serie. Per la difesa dei diritti del monastero, insidiati da alcuni nobili, subì molte vessazioni. Come quella inflittagli da Sicario, principe di Benevento, che lo imprigionò. Morì poco dopo, sfinito dalla fame e dalle tribolazioni  nell’834. Il corpo fu nascosto alle incursioni dei saraceni dall’abate Bertario, che lo fece traslare sotto il campanile della chiesa di San Giovanni Val Roveto (L’Aquila). Fu riscoperto nel 1618 dal vescovo di Sora, Gerolamo Giovannelli.









martedì 26 settembre 2017

26 settembre santi italici ed italo greci


http://www.ilsantorosario.com/Bottoni/San%20Nilo%20Grottaferrata.gif


Sinassario  dei Santi italici ed italo greci per il 26 settembre

Il Martyrologium Romanum commemora in data odierna San Senatore, martire vissuto in epoca incerta, venerato presso Albano Laziale.


In un libretto compilato circa tredici secoli fa, agli inizi del VII secolo, una sorta di guida turista del tempo, destinata all’utilizzo da parte dei numerosi pellegrini, desiderosi di visitare i luoghi sacri alla mEmoria dei martiri esistenti nei pressi di Roma, si legge: “Percorrendo questa stessa strada (cioè la via Appia) si giunge alla città di Albano, e da questa stessa città alla chiesa di San Senatore, dove si trova il corpo di Perpetua con innumerevoli santi. Vi si compiono grandi prodigi”.
San Senatore cui è dedicata la Chiesa   è probabilmente  nato, vissuto e morto  martire ad Albano al tempo delle prime grandi persecuzioni contro i cristiani
Un santo martire, dunque, la cui esistenza terrena si collocherebbe nei primissimi secoli dell’era cristiana, sul conto del quale  nulla di più può essere detto 


Santi  Migenio,Nabore e Faustino martiri in Sardegna


Santo Eusebio di nazionalità greca e medico di professione,papa e patriarca di Roma (e morto in Sicilia verso il 310)

La storia del suo pontificato a Roma è  narrata dall’epitaffio di Papa Damaso I per la sua tomba 
 «DAMASO VESCOVO FECE – Eraclio non volle che i Lapsi facessero penitenza dei loro peccati. Eusebio insegnò ai miseri a piangere le loro colpe. Si dividono in parte i fedeli col crescere della passione. Ribellioni, uccisioni, guerre, discordia, liti. D'improvviso son tutti e due espulsi dal ferocissimo tiranno [Massenzio], sebbene il papa serbasse interi i vincoli della pace. Lieto soffrì l'esilio per giudizio del Signore, e sui lidi di Sicilia lasciò il mondo e la vita. AD EUSEBIO VESCOVO E MARTIRE»

Il suo corpo fu riportato in seguito a Roma, probabilmente il 26 settembre del 311  (secondo il Depositio Episcoporum contenuto nella "Cronografia" del  354), e deposto in un cubicolo nelle Catacombe di Callisto, vicino al sepolcro di Papa Caio .Il suo corpo oggi probabilmente si trova nella Basilica di San Sebastiano fuori le mura,mentre forse alcune reliquie nella Chiesa di San Lorenzo in Panisperna


Santo Eusebio vescovo di Bologna confessore della fede della Chiesa Una ed Indivisa  insieme con il Grande Ambrogio contro l’arianesimo(verso il 400)


Santo Vigilio vescovo di Brescia (verso il 506)

Vigilio è il quattordicesimo vescovo di Brescia.
Negli elenchi diocesani, il suo episcopato è posto tra S. Ottaziano e S. Tiziano. Si presume abbia governato la chiesa bresciana nella seconda metà del secolo V.
“Il Vescovo Vigilio – come riferisce Antonio Fappani -è ricordato in ben cinque libri manoscritti dei secoli XIII e XV e in quattro ordini litanici primitivi. Tra questi vengono segnalate in particolar modo le litanie monastiche bresciane del codice Regio Vaticano risalente al X secolo e quelle dei “Frafmenta Liturgica”, riportate in una pergamena del XIV secolo e passate ai Canonici Lateranensi di Bologna”.
E’  antica tradizione che il Santo sia andato ad Iseo con il probabile proposito di evangelizzare la riviera Sebina, fino a spingersi in valle Camonica.
Fu sepolto nella chiesa da lui fondata ad Iseo, secondo l’uso ecclesiale del tempo  In tale luogo le sue reliquie furono oggetto della massima venerazione della popolazione fin dai tempi antichi.

Santo Vescovo Fiorenzo di Città di Castello e Santo Amanzio presbitero della stessa eparchia(verso il 600)
San Florido nacque a Città di Castello nel 520 (allora denominato Tiferno Tiberino). I suoi genitori morirono quando lui era ancora in giovane età, studiò lettere e teologia. Verso l'anno 542 il vescovo lo nominò diacono.
Qualche tempo dopo Florido insieme ai suoi compagni Amanzio e Donnino, fuggirono a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano dopo averlo conosciuto e apprezzato le sue doti lo ordinò sacerdote. Nel 544 a Pantalla, un villaggio nelle vicinanze di Todi, con la preghiera S. Florido guarì un indemoniato, fu questo il suo primo miracolo.
Dopo sette anni di assedio Perugia, cedette per la fame, il vescovo Ercolano fu ucciso .Florido fece ritornò a Città di Castello che trovò distrutta. Insieme ai concittadini superstiti edificò, una fortezza sopra le rovine della città. Furono ricostruite le case e le chiese; la città iniziò una nuova vita. Nel frattempo era morto anche il vescovo, il Papa Pelagio accolse la preghiera dei cittadini e Florido fu eletto vescovo. Fu impegnato sempre nel predicare la Parola di Dio. Amministrò con giustizia e carità. Tra i suoi amici si annovera S. Gregorio Magno.Morì a Pieve de' Saddi il 13 novembre 599 assistito da tre vescovi, uno dei quali Lorenzo, vescovo di Arezzo.
Santo Amanzio è ricordato per il dono dei miracoli. Tra i miracoli di Sant’Amanzio, i più curiosi, e anche i più numerosi, sono quelli che riguardano i serpenti, particolarmente numerosi e insidiosi in quel tempo, a quanto sembra, nella sua non piccola diocesi. Amanzio è santo che può essere detto ofioctono e cioè uccisore di serpenti. Li uccideva, quasi infallibilmente, con un semplice segno della croce tracciato per aria, o anche imponendo le mani al di sopra del loro covo o tana a qualsiasi profondità si trovasse. Ma quelle stesse mani che fulminavano i serpenti, erano anche capaci di curare gli ammalati. San Gregorio Magno, nei suoi Dialoghi, narra come Sant’Amanzio vivesse per qualche tempo in ospedale, operandovi prodigiose guarigioni, come quella, in due fasi, di un povero epilettico . Il miracolo dimostra non soltanto l’efficacia della preghiera, ma anche quella della casa della preghiera, cioè della chiesa. Il malato, infatti, migliorato quando Sant’Amanzio impose su di lui le mani, nella corsi dell'ospedale, venne completamente risanato soltanto dopo essere stato trasportato nell’oratorio dell’istituto, dove il santo poté pregare con maggiore abbondanza e più intensa concentrazione.


Santo Nilo da Rossano in Calabria illustre figura del monachesimo italo greco,fondatore del monastero di Grottaferrata nel territorio di Roma,asceta e profeta(verso il 1004 o il 1005) 

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3789:26-09-memoria-del-nostro-padre-teoforo-nilo-di-calabria&catid=191:settembre&lang=it

Il 26 settembre  del 1964 la Chiesa di Roma Antica restituisce alla Chiesa Ortodossa in Grecia a Patrasso il santo capo dell’apostolo Andrea il primo chiamato per decisione fraterna del Vescovo di Roma e Papa il beato Paolo VI

lunedì 25 settembre 2017

25 settembre santi italici ed italo greci










Risultati immagini per icone di San Cassiodoro


Saint MAGNUS AURELIUS CASSIODORE, fondateur de monastère à Viviers en Vivarais (565 ou 575). 

 http://www.santiebeati.it/dettaglio/94162




Boezio e Cassiodoro
http://www.reginamundi.info/padridellachiesa/BoezioCassiodoro.as
Sante Aurelia e Neomisia nate in Asia Minore e addormentatesi in Dio ad Anagni in Lazio

Secondo la tradizione  riportata nell'Ufficio proprio della Chiesa anagnina il 25 settembre, le sorelle Aurelia e Neomisia, nate nell'Asia Minore e dedite fin dalla fanciullezza alla pietà, cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitarono i luoghi sacri della Palestina e si recarono in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell'Occidente. Partite da Roma e, mentre percorrevano la via Latina, sorprese dagli Agareni, che, dopo aver devastato Calabria e Lucania, avevano posto assedio a Capua, furono battute con verghe e ridotte in fin di vita. Ma un furioso temporale disperse i persecutori, e le due sorelle, libere, poterono proseguire il loro viaggio. Giunte nei pressi di Anagni, si stabilirono in una borgata, detta Macerata, ai piedi del colle e qui morirono in pace un 25 settembre. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, sepolti prima in un oratorio della borgata, furono poi trasportati nel cenobio di S. Reparata, presso le mura della città. In seguito il vescovo Rumaldo, mentre si trovava ad Anagni papa Leone IX, li collocò nella cattedrale, e quando questa fu ricostruita dal vescovo Pietro, essi furono onorevolmente riposti nella cripta di S. Magno, presso le spoglie di s. Secondina sotto l'altare ad esse dedicato.
L'unico testo a noi noto degli Atti delle due sante è contenuto nel cod. Chigiano C. VIII. 235, scritto all'inizio del sec. XIV..
Parte considerevole delle reliquie di Aurelia e Neomisia si conserva in due urne, fatte eseguire nel 1903 dal vescovo Antonio Sardi, che si espongono sull'altare maggiore della cattedrale il 25 settembre, giorno in cui le sante sono festeggiate.







Memoria di San Lussorio Martire
25 Settembre


tratto da 
 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5740:25-09-memoria-di-san-lussorio-martire&catid=191:settembre&lang=it

San Lussorio visse nella seconda metà del III secolo e ricopriva un incarico di pubblico ufficiale (apparitor) per il governatore della Sardegna, Delfio.
Entrò in contatto con le Scritture durante lo svolgimento del proprio lavoro e, colpitone, decise di approfondire la conoscenza del cristianesimo fino alla conversione. Proseguì nello studio delle Scritture e rinnegò gli idoli, venendo per questo denunciato e portato davanti al governatore Delfio. Fu accusato di blasfemia nel confronto degli dei e di disobbedire agli ordini imperiali. Delfio, probabilmente offeso dal “tradimento” di uno dei suoi più stretti collaboratori, offrì a Lussorio la scelta tra sacrificare gli dei (e, quindi, di avere salva la vita) o morire; il santo, rifiutatosi fermamente di compiere sacrifici agli idoli, fu gettato in carcere.
Ripresentato davanti al tribunale presieduto da Delfio qualche giorno dopo, fu nuovamente confrontato con le stesse accuse, ma Lussorio difese la sua posizione; vista l’impossibilità di battere Lussorio in tribunale e avendo capito che nemmeno le peggiori torture gli avrebbero fatto cambiare idea, Delfio lo condannò a morte per decapitazione. San Lussorio fu martirizzato nei pressi della città di Forum Traiani (l’odierna Fordongianus) attorno all’anno 304.



domenica 24 settembre 2017

Saint SERGE de Radonège, ascète, fondateur du monastère de la Trinité-Saint-Serge et thaumaturge (Russie 1392). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)
















6. Cuv Avraam din Galici (Ciuhloma) (1375) 8.1 
 
https://sfintisiicoane.wordpress.com/tag/lavra-sfantului-serghie-de-radonej/



Victor Vasnetsov, S. Sergio di Radonez (1882).
Icona per la chiesa di Abramtsevo.




Saint SERGE de Radonège, ascète, fondateur du monastère de la Trinité-Saint-Serge et thaumaturge (Russie 1392). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IX des Ménées.)

https://doxologia.ro/sfantul-cuvios-serghie-de-la-radonej


Tropaire de saint Serge de Radonège ton 4


En pur champion de la vertu



Et vrai soldat du Christ Dieu,


Tu fus tenu à de grands exploits en cette vie qui passe

En cantiques, vigiles et jeûnes tu fus un exemple pour tes disciples

C'est pourquoi le Très Saint-Esprit demeura en toi

Et tu irradia Sa puissance et beauté.


Puisque tu peux approcher de la Sainte Trinité,

Souviens-toi du troupeau que tu as rassemblé,


Et n'oublie pas ta promesse d'être avec nous, tes enfants,

Vénérable Serge, notre père.





Kondak de saint Serge de Radonège ton 8


Tu fus blessé de l'Amour du Christ, O juste père.

Tu Le suivis d'un désir fervent et sans limites.


Tu méprisa les douceurs de la chair,

Brilllant au contraire comme le pur et lumineux soleil.


C'est pourquoi le Christ T'accorda la grâce d'accomplir des miracles.






Souviens-toi de nous qui célébrons ta mémoire et te chantons :




Réjouis-toi, O Serge, brillant homme de Dieu!



antique icone de saint Serge de Radonezh




Troparion — Tone 4

A zealot of good deeds / and a true warrior of Christ our God, / you struggled greatly against the passions in this passing life; / in songs and vigils and fasting you were an image and example to your disciples, / thus the most Holy Spirit lived within you, / and you were made beautiful by His working. / Since you have great boldness before the Holy Trinity, / remember the flock which you have wisely gathered, / and do not forget to visit your children as you promised, venerable Sergius our father!

Kontakion — Tone 8

Bound by the love of Christ, O venerable one, and following Him with unwavering desire, / you despised all carnal pleasures and you shone like the sun in your land. / Therefore, Christ has enriched you with the gift of miracles. / Remember us who venerate your most holy memory, / and who call out to you: “Rejoice, Sergius, made wise by God!
https://doxologia.ro/sites/default/files/styles/media-articol/public/imagine/2014/09/sf_serghie_de_radonej9.jpg?itok=dbt1iXtU


reliquaire de saint Serge, couvercle




Saint Serge de Radonège


https://doxologia.ro/sites/default/files/styles/media-articol-colorbox/public/imagine/2014/09/sf_serghie_de_radonej14.jpg?itok=bO88UY6P



24 settembre santi italici ed italo greci



Saint TERENCE, martyr à Pesaro.
Sulla figura e sulle vicende biografiche di San Terenzio  esiste una tradizione antichissima, la cui fonte è una passio, che narra la vita e il martirio del Santo, giunta a noi attraverso un antico codice, ora perduto, proveniente dal monastero di Bellaguardia nei pressi di Fossombrone.Purtroppo la marcata frammentarietà delle testimonianze documentali, dovuta anche alla sistematica opera di distruzione degli archivi pesaresi nei secoli XV e XVI, non contribuisce a fare luce completa su alcuni punti problematici, per i quali perciò è possibile soltanto avanzare ipotesi interpretative.
Secondo l'opinione più comune Terenzio, il cui nome probabilmente deriva dalla latina "gens Terentia" alla quale apparteneva, era originario della Pannonia (attuale Ungheria), conquistata dai Romani fin dall'anno 7 d.C..
Di lì, a causa delle feroci persecuzioni anticristiane scatenate dall'Imperatore Decio, sarebbe stato costretto a spostarsi in diversi luoghi fino a raggiungere l'Italia, dove, divenuto Vescovo di Pesaro, avrebbe dedicato la sua attività al servizio della fede, offrendo la vita stessa per il Signore e morendo martire il 24 settembre del 247 circa.



sabato 23 settembre 2017

23 settembre santi italici ed italo greci

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Santo Lino papa e patriarca di Roma (verso il  79)

Toscano d’origine, nato a Volterra: così dicono vari studiosi e  Cesare Baronio, lo storico cinquecentesco della Chiesa
Sappiamo poco di Lino. Ignoti gli anni di nascita e di morte, la gioventù e gli studi. Uno dei Padri della Chiesa, Ireneo di Lione (II secolo), dice che Pietro e Paolo affidarono a Lino responsabilità importanti, e che Paolo ha citato proprio lui nella seconda lettera a Timoteo: "Ti salutano Eubulo, Pudente, Lino, Claudia e tutti i fratelli...".
Sappiamo però che Lino vive tempi terribili con i cristiani di Roma. Nell’estate del ’64 un incendio distrugge i tre quarti dell’Urbe, e se ne incolpa l’imperatore Nerone. Forse è una calunnia dei suoi molti nemici: ma lui reagisce col diversivo della persecuzione generale contro i cristiani. E a essi giunge l’incoraggiamento di san Pietro nella sua prima lettera: "Non vi sembri strana la prova del fuoco sorta contro di voi... anzi, rallegratevi per la parte che voi venite a prendere alle sofferenze di Cristo".
Anche san Pietro muore in questa persecuzione (forse nel ’67)  e con Lino siamo
in tempo di delitto e di tragedia. Nerone muore nel ’68 (si fa trafiggere da un servo) e nello stesso anno c’è una strage di successori: Galba, sgozzato nel Foro; Ottone suicida; Vitellio linciato dai romani. Solo con Vespasiano, nel ’69, arrivano ordine e pace in Roma. Ma è scoppiata in Palestina la rivolta contro il dominio romano: la “guerra giudaica”, che finisce nel settembre ’70 con Gerusalemme occupata dalle truppe di Tito (figlio di Vespasiano) e col tempio profanato e distrutto: vicende laceranti per gli ebrei e anche per i cristiani e, per certuni, segnali di calamità universali imminenti, di una ben vicina fine del mondo.
Lino è chiamato in questi suoi anni di pontificato (nove, si ritiene) a rianimare i fedeli, a orientarli nella confusione dottrinaria provocata dall’opera di gruppi settari. E’ lui quello che deve tenere unita la Chiesa sotto l’uragano: e comincia a delinearne la forma organizzata, la “struttura”: sappiamo per esempio che ha nominato vescovi e preti, e ha dato regole alla pratica comune della fede. (Si attribuisce a lui l’obbligo per le donne di partecipare alla celebrazione eucaristica col capo coperto). Sarà anche venerato come martire, a causa delle sofferenze durante la persecuzione neroniana; ma non è certo che sia stato ucciso, perché nel tempo della sua morte la Chiesa viveva in pace sotto il governo di Vespasiano.

Santo Proietto Vescovo di Imola (verso il 450)

Nacque a Forum Cornelii (oggi Imola) ) Fu discepolo di Cornelio insieme a Donato e Pietro, suoi compagni di studi.
Proietto fu il successore di Pietro nella carica di arcidiacono della cattedrale di Imola : gli subentrò quando quest'ultimo fu eletto vescovo di Ravenna  Proietto affiancò il vescovo Cornelio fino alla sua morte, avvenuta nel 446 . Successivamente gli succedette come vescovo di Imola . La nomina fu approvata da Pietro, che lo volle consacrare personalmente a Ravenna
Il suo episcopato si svolse in tempi difficili, segnati dalle invasioni barbariche e dalle eresie
Morì intorno al 483  Dopo la sua morte, Proietto fu sepolto nella vecchia cattedrale   dedicata a San Cassiano  Nel 1208 le sue reliquie furono traslate nel Duomo  attuale



San Costanzo sacrestano della Chiesa di Santo Stefano ad Ancona  taumaturgo e guaritore (VI secolo)

Di lui fornisce alcune notizie s. Gregorio Magno nei suoi Dialogi, mettendone in evidenza la profonda umiltà e la virtù taumaturgica.
Secondo la narrazione, basata sulla testimonianza cuiusdam coepiscopi mei (probabilmente il vescovo stesso della città) e di altre persone del luogo, Costanzo, in abito monacale, esercitava l'ufficio di mansionario, o di sacrista, nella chiesa di S. Stefano, prima cattedrale di Ancona e famoso santuario, in cui, al dire di s. Agostino, si venerava una reliquia del protomartire.  S. Gregorio fa soprattutto rilevare come all'aspetto dimesso e quasi spregevole del semplice e piccolo sacrista corrispondesse un grande spirito di perfezione, che rifulgeva attraverso il dono dei miracoli.
Tra i fatti prodigiosi si ricorda che, per la virtù taumaturgica dell'umile sacrista, le lampade della chiesa ardevano pur essendo piene di acqua anziché di olio. Poiché si era diffusa la fama della santità e delle opere straordinarie del piccolo monaco molti accorrevano a lui per vederlo e per chiedergli favori spirituali. Un giorno capitò nel tempio un rude contadino che, vedendo l'esile sacrista su di una scala intento ad allestire le lampade, si rifiutò di credere alla sua santità e prese a deriderlo con parole offensive, trattandolo da bugiardo e presuntuoso. Costanzo, che aveva udito le ingiurie, corse ad abbracciarlo e a baciarlo, ringraziandolo di tale trattamento e dando così prova, come conclude s. Gregorio, che se era grande nei miracoli, era più grande per l'umiltà del cuore. Altro non si conosce.
Il suo corpo venne più tardi trasferito a Venezia e deposto prima nella chiesa di S. Basilio, poi in quella dei SS. Gervasio e Protasio, ove si venera attualmente e se ne celebra la festività il 23 settembre, come nella diocesi di Ancona. Oggi la chiesa cattedrale, come unico ricordo di Costanzo, possiede un frammento osseo che è stato donato, con autentica del patriarca di Venezia, nel 1760.

Santi Andrea,Andrea,Giovanni,Pietro ed Antonio  siculo greci di Siracusa morti martiri per mano dei musulmani in Africa del Nord(verso il 900)


Il Baronio inserì nel Martirologio Romano questi martiri, sulla fede di antichi manoscritti che, pur non essendo indicati, sono da identificarsi con la passio reperibile nei sinassari greci al 23 settembre. Il 21 marzo 878, regnando in Oriente Basilio I (867-86), Abrachen Agareno, espugnata Siracusa, deportò in Africa i suoi abitanti e tra essi Andrea, Giovanni e i suoi figli Pietro e Antonio, ancora in tenera età. Educati nella cultura agarena, gli adolescenti, superando in intelligenza molti coetanei, ottennero a corte vari uffici; ma, poiché non rinunziavano alla fede cristiana, Abrachen li fece martirizzare, ordinando che fossero flagellati. Antonio ricevette più di trecento colpi e, persistendo nella fede, fu legato su un asino e portato in giro per la città e poi trucidato. Pietro, svestito e battuto sulle spalle e sul ventre, fu gettato in carcere dove i carnefici prima gli spezzarono braccia e gambe e quindi lo percossero a morte. Venne poi la volta di Giovanni che fu sgozzato con una spada sui corpi dei figli. I martiri, posti su un rogo, furono infine cremati. Andrea, invece, rimasto per molti anni in carcere, in età avanzata, già sfinito dai patimenti, fu trafitto nel petto da una lancia e poi decapitato.