Sinassario dei santi italici ed italo greci
per il 30 settembre
Santo
Antonino della Legione Tebana morto a Piacenza nel 288
il più
antico documento che ci conosca, sulla vita del Santo conservato nell'Archivio della basilica di S.
Antonino in Piacenza, è il Gesta Sanctorum Antonini, Victoris, Opilii et
Gregorii PP. X, che risale alla fine del IX o agli inizi del X sec., e che
narra abbastanza sobriamente la storia della sua vita e delle sue reliquie. E'
indubitata l'esistenza del santo, già ricordato da Vittricio di Rouen nel suo
De laude Sanctorum della fine del sec. IV, e nel Martirologio Geronimiano.
Incerte storicamente sono le circostanze della vita di Antonino: ignoto il
paese di origine e secondo tradizione la
sua appartenenza alla legione tebea. Una tradizione locale pone il martirio di
Antonino nei pressi di Travo (Piacenza), verso il 303. Il ritrovamento delle
sue reliquie (sec. IV), ad opera di s. Savino vescovo di Piacenza, è tramandato
sempre secondo venerabile tradizione . Ricognizioni delle reliquie furono
compiute dai vescovi Sigifredo (ca. il 1000), Malabaila (1510), Bernardino
Scotti (1562), Paolo Burali d'Arezzo (1569), Claudio Rangoni (1615) e, infine, va
ricordata que]la accuratissima compiuta nel 1878-79 da , mons. Giovanni
Battista Scalabrini.
Per molto tempo si è attribuita ad Antonino una relazione di un viaggio in Terra Santa, più volte pubblicata nel corso del Medioevo e del Rinascimento. Tuttavia J. Gildemeister nel 1889 ne ha potuto reperire la redazione originale in due manoscritti del sec. IX. Da questo esordio e dalle indicazioni storiche e archeologiche contenute nella relazione, tutte riferentisi a un periodo attorno al 570, appare chiaro che il viaggio ai Luoghi Santi fu compiuto da un gruppo di cittadini di Piacenza, che si erano posti sotto la protezione del santo della città. La relazione, quindi, è da ascriversi non ad Antonino ma ad un Anonimo Piacentino, certamente uno-dei pellegrini, che al ritorno volle fissare i suoi ricordi di viaggio.
Il culto antichissimo, attestato già nel secolo che segue la morte del santo, è sempre stato ed è tuttora assai vivo nella città e nella diocesi di Piacenza, che lo ha scelto come patrono assieme a s. Giustina, consacrandogli la prima cattedrale, I'insigne basilica di S. Antonino, sorta nel sec. IV e dedicata a s. Vittore, e in seguito rifatta nei secc. IX e XI
Per molto tempo si è attribuita ad Antonino una relazione di un viaggio in Terra Santa, più volte pubblicata nel corso del Medioevo e del Rinascimento. Tuttavia J. Gildemeister nel 1889 ne ha potuto reperire la redazione originale in due manoscritti del sec. IX. Da questo esordio e dalle indicazioni storiche e archeologiche contenute nella relazione, tutte riferentisi a un periodo attorno al 570, appare chiaro che il viaggio ai Luoghi Santi fu compiuto da un gruppo di cittadini di Piacenza, che si erano posti sotto la protezione del santo della città. La relazione, quindi, è da ascriversi non ad Antonino ma ad un Anonimo Piacentino, certamente uno-dei pellegrini, che al ritorno volle fissare i suoi ricordi di viaggio.
Il culto antichissimo, attestato già nel secolo che segue la morte del santo, è sempre stato ed è tuttora assai vivo nella città e nella diocesi di Piacenza, che lo ha scelto come patrono assieme a s. Giustina, consacrandogli la prima cattedrale, I'insigne basilica di S. Antonino, sorta nel sec. IV e dedicata a s. Vittore, e in seguito rifatta nei secc. IX e XI
Santi Casto
e Desiderio martiri a Piacenza
Il capitolo di Sant'Antonino a
Piacenza trae le sue origini dai
fondatori della Chiesa piacentina.
La Basilica di Sant'Antonino è la Chiesa Madre della Diocesi piacentina, e già nel IV sec. il Vescovo San Savino volle che un collegio d'ecclesiastici, cantasse le lodi al Signore e curasse lo splendore del culto nella pima Cattedrale.
Il Vescovo Seufredo II nell'anno 855 eresse la Chiesa di Santa Giustina, ed il successore Paolo, nell'877, vi portò la cattedra e parte dei Canonici di Sant'Antonino furono chiamati al servizio del nuovo tempio, finchè fu costituito ufficialmente il nuovo capitolo della Cattedrale.Il Capitolo Collegiale dell'Insigne Basilica di Sant'Antonino è una collegio di sacerdoti composto di sette membri, dei quali il Parroco dellla parrocchia è Prevosto Presidente.
La nomina dei sei canonici Effettivi è fatta dal Vescovo Diocesano, udito il Capitolo (). Ad ogni Canonico è assegnato uno dei seguenti titoli:
La Basilica di Sant'Antonino è la Chiesa Madre della Diocesi piacentina, e già nel IV sec. il Vescovo San Savino volle che un collegio d'ecclesiastici, cantasse le lodi al Signore e curasse lo splendore del culto nella pima Cattedrale.
Il Vescovo Seufredo II nell'anno 855 eresse la Chiesa di Santa Giustina, ed il successore Paolo, nell'877, vi portò la cattedra e parte dei Canonici di Sant'Antonino furono chiamati al servizio del nuovo tempio, finchè fu costituito ufficialmente il nuovo capitolo della Cattedrale.Il Capitolo Collegiale dell'Insigne Basilica di Sant'Antonino è una collegio di sacerdoti composto di sette membri, dei quali il Parroco dellla parrocchia è Prevosto Presidente.
La nomina dei sei canonici Effettivi è fatta dal Vescovo Diocesano, udito il Capitolo (). Ad ogni Canonico è assegnato uno dei seguenti titoli:
Santo
Leopardo martire per decapitazione a
Roma nel 362 durante la persecuzione di Giuliano l’Apostata del quale era o
schiavo o servitore in casa
Santa Paola
di Roma vedova fondatrice di un monastero in Palestina(verso il 404)
Di famiglia
di importante aristocrazia romana, Paola nsce durante il regno di Costantino
II. A quindici anni sposa Tossozio, un nobile del suo rango. Il suo è un
matrimonio felice da cui nascono quattro
figlie, Blesilla, Paolina, Eustochio e Ruffina, e un figlio, Tossozio. Ma a 32
anni Paola rimane vedova. Decide allora di aprire la casa accogliendo incontri,
riunioni di preghiera e di approfondimento della dottrina cristiana, iniziative
per i poveri. Nel 382 invita agli incontri Girolamo, giunto a Roma insieme a due
vescovi d'Oriente. Nel 384 e Girolamo riparte verso la Terrasanta per dedicarsi
all'opera di traduzione in latino delle scritture. L'anno successivo parte
verso l'Oriente anche Paola, accompagnata dalla figlia Eustochio, mentre
Paolina, a Roma, si occuperà di Ruffina e Tossozio. Spende le sue ricchezze per
creare una casa destinata ai pellegrini, e due monasteri, uno maschile e uno
femminile. Paola prende dimora in quello femminile, nel quale si costituisce
una comunità sotto la sua guida. Morirà qui a 59 anni