venerdì 22 settembre 2017

22 settembre santi italici ed italo greci


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Gaetano Donnini, acquerello su carta, 1845, Museo Diocesano di Jesi



Sante Digna ed Emerita vergini martiri a Roma sotto Valeriano(verso il 259)

Le loro reliquie sono in S. Marcello al Corso; nei secoli passati erano in una cappellina nel quadriportico della chiesa, oggi si trovano nell’urna di porfido all’altare della cappella Muti Bussi. Emerita o Merita fu sepolta nel Cimitero di Commodilla e vi rimase fino alla traslazione, voluta da papa S. Leone IV. Il Bosio fu testimone di come, nel 1598, durante un’inondazione del Tevere, il loro altare rimase miracolosamente asciutto. Quello nuovo, contenente i loro corpi, fu consacrato il 12 ottobre del 1726. La martire Digna è anche conosciuta come Deodata

San Settimio vescovo di Jesi ed ieromartire  (IV secolo )

S. Settimio è venerato come protovescovo della diocesi di Jesi e considerato il costruttore della prima cattedrale, che benché dedicata al S.mo Salvatore conservò il nome di Settimio come nome del fondatore (come era uso per i ‘Titoli’ romani). 
Antichissimi documenti jesini, portano come data della morte del santo vescovo e martire il 461; la tradizione racconta che
nato in Germania, Settimio si dedicò agli studi liberali e alla vita militare. In contrasto con la famiglia, si convertì al cristianesimo trasferendosi in Italia.
Messosi a predicare a Milano, venne costretto alla fuga in seguito alla persecuzione di Diocleziano, nel 303.
Recatosi a Roma, operò numerosi prodigi e conversioni al punto che S. Marcello I (308-309) lo consacrò vescovo di Jesi, dove si scontrò con il giudice Florenzio. Quest’ultimo gli impose di compiere un sacrificio agli dei entro cinque giorni, secondo l’editto imperiale.
Settimio continuò ad operare conversioni e miracoli, per cui, allo scadere del termine fissato dal giudice, venne decapitato. Il corpo venne ritrovato nel 1469 e quindi traslato in cattedrale. E’ patrono di Jesi 


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