3 APRILE feste santi e memorie
Saint PANCRACE, disciple de l'apôtre Pierre, évêque de Taormina en Sicile et martyr (Ier siècle). nacque
ad Antiochia, in Cilicia, regione in cui risuonava forte dalla
Palestina l’eco dei fatti prodigiosi narrati circa la vita di Gesù
Cristo. Narra un’antca tradizione che San Pancrazio era appena
adolescente, quando suo padre, attratto dalla fama dei miracoli e
infiammato dal desiderio di vedere Gesù, decise di recarsi a
Gerusalemme, portando con sé il figlio. Pancrazio ebbe così la
straordinaria occasione di vederlo con i suoi occhi. Fatto ritorno ad
Antiochia, ebbe poi modo “post Christi in
caelum Ascensum”, cioè dopo l’ascensione di Gesù al cielo, come si
legge nella “Vitae Sanctorum Siculorum”, di udire la predicazione di San
Pietro. E proprio dall’apostolo venne battezzato, avviato al sacerdozio
ed infine consacrato vescovo.
Nell’anno 40 d.C., nel tempo in cui era imperatore Caligola, San Pancrazio fu inviato da San Pietro in Sicilia quale primo vescovo di Taormina. Nella città sicula il protovescovo riuscì a convertire parecchi pagani, tra i quali lo stesso prefetto ed i suoi nemici si mobilitarono allora contro di lui per ucciderlo. Promotore dell’assassinio fu un pagano di nome Artagato, definito infatti “adoratore degli dei”. Egli, con un gruppo di amici, organizzo l’agguato: invitò San Pancrazio a casa sua per un banchetto e tentò di costringerlo a baciare un idolo di legno, oggetto che il vescovo con un segno di croce ridusse in frantumi. Ciò gli costò dunque la vita e venne immediatamente aggredito con bastoni, pugni, morsi, pietre e spade. Il suo cadavere fu infine occultato in un profondo pozzo, ma scoperto poi dai suoi discepoli ricevette finalmente degna sepoltura. La tradizione vuole che tale rinvenimento avvenne tramite un segno di luc: “Divinae lucis indicio repertum deinde corpus discipuli maximo cum luctu sepelivere». Quanto all’età di San Pancrazio si dice invece: “Vixit egregius Pastor ad summam senectutem, et Traiani principatus initia attigit”, cioè arrivò a tarda vecchiaia e visse sino agli inizi del regno di Traiano. Essendo questi asceso al trono romano nel 98 d.C., si presume che l’età di San Pancrazio al momento del martirio dovesse oscillare intorno ai novant’anni circa.
Quando la Sicilia passò sotto il dominio bizantino si intensificò ulteriormente nell’isola il culto di quei santi di origine orientale, fra cui appunto quello di San Pancrazio. Nel XV secoli i taorminesi introdussero il suo culto anche a Canicattì, che ancora oggi lo venera quale patrono.
Nell’anno 40 d.C., nel tempo in cui era imperatore Caligola, San Pancrazio fu inviato da San Pietro in Sicilia quale primo vescovo di Taormina. Nella città sicula il protovescovo riuscì a convertire parecchi pagani, tra i quali lo stesso prefetto ed i suoi nemici si mobilitarono allora contro di lui per ucciderlo. Promotore dell’assassinio fu un pagano di nome Artagato, definito infatti “adoratore degli dei”. Egli, con un gruppo di amici, organizzo l’agguato: invitò San Pancrazio a casa sua per un banchetto e tentò di costringerlo a baciare un idolo di legno, oggetto che il vescovo con un segno di croce ridusse in frantumi. Ciò gli costò dunque la vita e venne immediatamente aggredito con bastoni, pugni, morsi, pietre e spade. Il suo cadavere fu infine occultato in un profondo pozzo, ma scoperto poi dai suoi discepoli ricevette finalmente degna sepoltura. La tradizione vuole che tale rinvenimento avvenne tramite un segno di luc: “Divinae lucis indicio repertum deinde corpus discipuli maximo cum luctu sepelivere». Quanto all’età di San Pancrazio si dice invece: “Vixit egregius Pastor ad summam senectutem, et Traiani principatus initia attigit”, cioè arrivò a tarda vecchiaia e visse sino agli inizi del regno di Traiano. Essendo questi asceso al trono romano nel 98 d.C., si presume che l’età di San Pancrazio al momento del martirio dovesse oscillare intorno ai novant’anni circa.
Quando la Sicilia passò sotto il dominio bizantino si intensificò ulteriormente nell’isola il culto di quei santi di origine orientale, fra cui appunto quello di San Pancrazio. Nel XV secoli i taorminesi introdussero il suo culto anche a Canicattì, che ancora oggi lo venera quale patrono.
The Hieromartyr Pancratius, Bishop of Taormina, was born when our Lord Jesus Christ yet lived upon the earth.
The parents of Pancratius were natives of Antioch. Hearing the good news of Jesus Christ, Pancratius' father took his young son with him and went to Jerusalem in order to see the great Teacher for himself. The miracles astonished him, and when he heard the divine teaching, he then believed in Christ as the Son of God. He became close with the disciples of the Lord, especially with the holy Apostle Peter. It was during this period that young Pancratius got to know the holy Apostle Peter.
After the Ascension of the Savior, one of the Apostles came to Antioch and baptized the parents of Pancratius together with all their household. When the parents of Pancratius died, he left behind his inherited possessions and went to Pontus and began to live in a cave, spendng his days in prayer and deep spiritual contemplation. The holy Apostle Peter, while passing through those parts, visited Pancratius at Pontus. He took him along to Antioch, and then to Sicily, where the holy Apostle Paul then was. There the holy Apostles Peter and Paul made St Pancratius Bishop of Taormina in Sicily.
St Pancratius toiled zealously for the Christian enlightenment of the people. In a single month he built a church where he celebrated divine services. The number of believers quickly grew, and soon almost all the people of Taormina and the surrounding cities accepted the Christian Faith.
St Pancratius governed his flock peacefully for many years. However, pagans plotted against the saint, and seizing an appropriate moment, they fell upon him and stoned him. Thus, St Pancratius ended his life as a martyr.
The parents of Pancratius were natives of Antioch. Hearing the good news of Jesus Christ, Pancratius' father took his young son with him and went to Jerusalem in order to see the great Teacher for himself. The miracles astonished him, and when he heard the divine teaching, he then believed in Christ as the Son of God. He became close with the disciples of the Lord, especially with the holy Apostle Peter. It was during this period that young Pancratius got to know the holy Apostle Peter.
After the Ascension of the Savior, one of the Apostles came to Antioch and baptized the parents of Pancratius together with all their household. When the parents of Pancratius died, he left behind his inherited possessions and went to Pontus and began to live in a cave, spendng his days in prayer and deep spiritual contemplation. The holy Apostle Peter, while passing through those parts, visited Pancratius at Pontus. He took him along to Antioch, and then to Sicily, where the holy Apostle Paul then was. There the holy Apostles Peter and Paul made St Pancratius Bishop of Taormina in Sicily.
St Pancratius toiled zealously for the Christian enlightenment of the people. In a single month he built a church where he celebrated divine services. The number of believers quickly grew, and soon almost all the people of Taormina and the surrounding cities accepted the Christian Faith.
St Pancratius governed his flock peacefully for many years. However, pagans plotted against the saint, and seizing an appropriate moment, they fell upon him and stoned him. Thus, St Pancratius ended his life as a martyr.
Saint SIXTE Ier, pape et patriarche de Rome (125).
Saint martyr ELPIDOPHORE, mort par le glaive.
Saints martyrs DIOS, qui accomplit son martyre en ayant la tête enfoncée dans un pot de terre cuite, BYTHONIOS, qui fut précipité dans la mer, et GALYCOS, qui périt sous les dents d'un fauve.
Saint URBICE, évêque de Clermont en Auvergne (312).
Virginmartyr Theodosia of Tyre
http://oca.org/saints/lives/2014/04/03/100976-virginmartyr-theodosia-of-tyre
Saint ILLYRIOS le Thaumaturge, ascète au mont Myrsinon.Saint IDUNET, IDUNED ou IRUNED (en français RICHARD), moine de Landévennec et fondateur de paroisses en Bretagne (VIème siècle).
Sainte BURGONDOFARE ou FARE, soeur de saint Faron de Meaux, fondatrice du monastère d'Eboriac, par la suite Faremoutiers (657). (N.B.: les farons étaient les nobles de l'ancien royaume des Burgondes, rattaché au royaume franc en 534, mais ayant conservé une forte identité. Le nom de la sainte veut simplement dire "noble Burgonde".)
Saint ATTALE, higoumène à Taormina en Sicile (vers 800).
Saint NICETAS, higoumème du monastère du Médikion à l'Olympe de Bithynie, confesseur des saintes Icônes sous Léon V l'Arménien (824). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IV des Ménées.)
Niceta
nacque a Cesarea di Bitinia verso il 760 e dopo soli otto giorni dalla
nascita, rimasto orfano di madre, fu offerto dal padre a Dio quale
novello Samuele ed affidato alle premurose cure della nonna. In gioventù
fu attratto dalla vita solitaria ed il suo anziano padre spirituale lo
iniziò all’ascetismo. Soddisfatto per gli ottimi risultati raggiunti, il
suo maestro lo mandà al monastero di Medikion
per completare la sua formazione. San Niceforo aveva appena fondato
tale nuovo complesso religioso presso Triglia, sulla costa meridionale
della Propontide che si affaccia sul Mar Nero, ed il numero ancora
infimo di monaci gli permise di seguire al meglio Niceta per prepararlo
alla vita religiosa. Lieto delle sue naturali inclinazioni e della sua
docilità alle particolari esigenze della vita monastica, nel 790 gli
fece conferire l’ordinazione presbiterale dal patriarca Tarasio e lo
associò a sè nel governo della comunità.
Nel 813, alla morte del fondatore, Niceta gli succedette a pieno titolo alla guida della comunità e con l’aiuto del monaco Atanasio, esperto economo della casa, riuscì ad incrementare l’importanza del monastero sino a contare un centinaio di membri, che lo spinsero contro la sua innata umiltà ad acettare la dignità di egumeno. Nell’815 l’imperatore bizantino Leone V l’Armeno scatenò la persecuzione iconoclasta e Niceta fu una delle prime vittime: gettato in prigione, fu poi rinchiuso nel forte di Masalaeon in Asia Minore. L’imperatore lo richiamò poi a Costantinopoli per indurlo a cedere e riuscendo infine a fargli abbracciare le sue teorie eretiche. Niceta fu poi aiutato dagli amici, in particolare San Teodoro Studita, ad aprire gli occhi e tornare all’ortodossia, ma il sovrano si vendicò del tradimento esiliandolo nell’isoletta di Santa Gliceria, ove fu sottoposto a non poche torture per mano dell’eunuco Antimio, grande nemico dei minaci fedeli al culto delle sacre icone. Nella notte di Natale dell’820 Leone V fu assassinato e Niceta tornò così in libertà, preferendo però non tornare a Medikion ma ritirandosi a vita austera in una dipendenza del monastero presso Costantinopoli. Qui morì il 3 aprile 824.
Le spoglie del santo furono riportate al monastero di Medikion, ove furono ricevute trionfalmente. San Teodoro Studita, che a suo tempo aveva deplorato la sua defezione, pronunziò il suo elogio e lo proclamò insigne difensore delle immagini. La sua “Vita” fu scritta da uno dei suoi monaci, Teostericto, che con lui era vissuto, e perciò assume particolare valore.
http://oca.org/saints/lives/2014/04/03/100975-venerable-nicetas-the-confessor-the-abbot-of-medikion
Nel 813, alla morte del fondatore, Niceta gli succedette a pieno titolo alla guida della comunità e con l’aiuto del monaco Atanasio, esperto economo della casa, riuscì ad incrementare l’importanza del monastero sino a contare un centinaio di membri, che lo spinsero contro la sua innata umiltà ad acettare la dignità di egumeno. Nell’815 l’imperatore bizantino Leone V l’Armeno scatenò la persecuzione iconoclasta e Niceta fu una delle prime vittime: gettato in prigione, fu poi rinchiuso nel forte di Masalaeon in Asia Minore. L’imperatore lo richiamò poi a Costantinopoli per indurlo a cedere e riuscendo infine a fargli abbracciare le sue teorie eretiche. Niceta fu poi aiutato dagli amici, in particolare San Teodoro Studita, ad aprire gli occhi e tornare all’ortodossia, ma il sovrano si vendicò del tradimento esiliandolo nell’isoletta di Santa Gliceria, ove fu sottoposto a non poche torture per mano dell’eunuco Antimio, grande nemico dei minaci fedeli al culto delle sacre icone. Nella notte di Natale dell’820 Leone V fu assassinato e Niceta tornò così in libertà, preferendo però non tornare a Medikion ma ritirandosi a vita austera in una dipendenza del monastero presso Costantinopoli. Qui morì il 3 aprile 824.
Le spoglie del santo furono riportate al monastero di Medikion, ove furono ricevute trionfalmente. San Teodoro Studita, che a suo tempo aveva deplorato la sua defezione, pronunziò il suo elogio e lo proclamò insigne difensore delle immagini. La sua “Vita” fu scritta da uno dei suoi monaci, Teostericto, che con lui era vissuto, e perciò assume particolare valore.
http://oca.org/saints/lives/2014/04/03/100975-venerable-nicetas-the-confessor-the-abbot-of-medikion
Troparion — Tone 4
You were a firm pillar and an undaunted guardian of sacred tradition, O Nicetas; / you were adorned with holy dispassion and became an illustrious confessor of the Faith. / Accept the prayers of those who cry to you, / interceding for them with Christ our God.Kontakion — Tone 2
You acquired a heavenly mind and life, / shining as brightly as the sun in the splendor of your deeds! / Father Nicetas, you enlighten those in the darkness of life guiding them all to God. / Pray without ceasing for us all!Saint JOSEPH l'Hymnographe, Sicilien de nation, moine à Thessalonique, confesseur des saintes Icônes sous Théophile (886). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IV du Supplément aux Ménées, à la date du 4 avril.) La ‘Vita’ di s. Giuseppe l’Innografo fu scritta dal suo discepolo e successore Teofano; nacque in Sicilia nell’816 e al tempo dell’invasione araba dell’827, con la sua famiglia si rifugiò nel Peloponneso (Grecia Meridionale).
A quindici anni nell’831 si recò a Tessalonica (odierna Salonicco) nella Macedonia, prendendo l’abito religioso nel monastero di Latomia. Consacrato sacerdote, ebbe come maestro spirituale San Gregorio il Decapolita, che verso l’840 lo condusse con sé a Costantinopoli, dove insieme ad altri discepoli vissero nella chiesa di S. Antipa.
L’anno successivo Giuseppe fu inviato a Roma dal papa Gregorio IV, per chiedere il suo aiuto nella lotta ingaggiata dal suo maestro e i discepoli, contro l’eresia iconoclasta, iniziata dall’imperatore Leone III l’Isaurico nel 726.
La nave su cui era imbarcato, cadde però nelle mani dei pirati arabi che lo condussero a Creta; venne riscattato e liberato da persone caritatevoli e nell’843 tornò a Costantinopoli dove trovò il suo maestro Gregorio il Decapolita morto o moribondo.
Restò come eremita nella stessa chiesa di S. Antipa, poi per cinque anni fu nella chiesa di S. Giovanni Crisostomo, dove nell’850 fondò un monastero, diventando egumeno (abate), deponendovi anche le reliquie di Gregorio, del suo discepolo Giovanni e quelle di s. Bartolomeo, ottenute a Tessalonica.
Venne coinvolto nella vicenda della deposizione del patriarca Ignazio, avvenuta il 23 novembre 858 e perché amico e sostenitore del patriarca, fu esiliato dal potente cesare Bardas a Cherson in Crimea, dove rimase probabilmente fino al reintegro di Ignazio nell’867.
L’imperatore Basilio I il Macedone (812-886) gli affidò la custodia di S. Sofia a Costantinopoli, in questa funzione ricevé gli inviati del papa Adriano II al Concilio di Costantinopoli, il 25 settembre 869.
Dopo una interruzione, ricoprì la carica di nuovo fino all’886, anno in cui morì il 3 aprile, giorno della sua attuale celebrazione liturgica. Sono celebri i suoi inni sacri, accolti nella liturgia greca, da cui è derivato il nome ‘Innografo’
Saint NECTAIRE de Bejetsk, fondateur du monastère de l'Entrée au Temple de la Très Sainte Mère de Dieu, dans la province de Tver (1492).
Saint PAUL le Russe, martyr par la main des Musulmans à Constantinople (1683).
L'icône de la Mère de Dieu "DE L'IMMARCESCIBLE FLEUR" ("NIEOUVIADAEMYI TSVIET"). (Acathiste traduit en français par le père Denis Guillaume au tome IV du Supplément aux Ménées.)
http://oca.org/saints/lives/2014/04/03/100983-icon-of-the-mother-of-god-ldquothe-unfading-bloomrdquo
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