venerdì 17 gennaio 2014

18 gennaio feste santi e memorie






Sainte PRISQUE ou PRISCA, martyre à Rome (Ier ou IIIème siècle). la santa sarebbe stata battezzata all'età di tredici anni dallo stesso Principe degli apostoli e avrebbe coronato il suo amore a Cristo con la palma del martirio, stabilendo al tempo stesso un primato, suggerito anche dal nome romano, che significa "prima": ella sarebbe stata infatti la prima donna in Occidente a testimoniare col martirio la sua fede in Cristo. La protomartire romana sarebbe stata decapitata durante la persecuzione di Claudio, verso la metà del primo secolo. Il corpo della giovinetta venne sepolto, sempre secondo questa tradizione, nelle catacombe di Priscilla, le più antiche di Roma.
Nel secolo VIII si cominciò ad identificare la martire romana con Prisca, moglie di Aquila, di cui parla S. Paolo: "Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Gesù Cristo, i quali hanno esposto la loro testa per salvarmi la vita. Ad essi devo rendere grazie non solo io, ma anche tutte le chiese dei gentili" (Rm 16,3). 


Saints SUCCESSUS, VALENS, TELERIAN, PAUL, JULES, LUCIUS, VICTORIN, HONORE, SATURNINE, FLORIDE, et TREIZE autres, martyrs en Afrique.  Cartagine, nell odierna Tunisia, santi martiri Successo, Paolo e Lucio, vescovi, che parteciparono al Concilio tenutosi in questa città e subirono il martirio sotto l imperatore Decio

Saints ASTERE, FORTUNAT, ZENON, ZOSIME, MENELAPE, DEDALE et VALENS, martyrs à Ostie (vers 269).

Saintes ARCHELAS, THECLE et SUZANNE, vierges et martyres à Salerne sous Dioclétien (vers 293). 





Sainte THEODULIE et ses compagnons HELLADE, BOECE, EVAGRE et MACAIRE, martyrs en Cilicie sous Dioclétien et Maximien (vers 298).

Sainte martyre XENIE.





Saint ATHANASE, patriarche d'Alexandrie, persécuté pour son opposition à l'arianisme, héraut de l'Orthodoxie (375). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume dans le tome I des Ménées.) Atanasio, nato ad Alessandria d'Egitto nel 295, è la figura più drammatica e sconvolgente della ricca galleria dei Padri della Chiesa. Caparbio difensore della ortodossia durante la grande crisi ariana, immediatamente dopo il concilio di Nicea, pagò la sua eroica resistenza alla dilagante eresia con ben cinque esili inflittigli dagli imperatori Costantino, Costanzo, Giuliano e Valente. Ario, un sacerdote uscito dal seno stesso della Chiesa d'Alessandria, negando l'uguaglianza sostanziale tra il Padre e il Figlio, minacciava di colpire al cuore il cristianesimo. Infatti, se il Cristo non è il Figlio di Dio, e non è egli stesso Dio, a che cosa si riduce la redenzione dell'umanità?
In un mondo che si risvegliò improvvisamente ariano, secondo la celebre frase di S. Girolamo, restava ancora in piedi un grande lottatore, Atanasio, elevato trentatreenne alla prestigiosa sede episcopale di Alessandria. Aveva la tempra del lottatore e quando c'era da dar battaglia agli avversari era il primo a partire con la lancia in resta: "Io mi rallegro di dovermi difendere", scrisse nella sua Apologia per la fuga. Atanasio di coraggio ne aveva da vendere, ma sapendo con chi aveva a che fare (tra le tante accuse mossegli dai suoi denigratori ci fu quella di aver assassinato il vescovo Arsenio, che poi risultò vivo e vegeto!), non stava ad aspettare in casa che lo venissero ad ammanettare. Talvolta le sue fughe hanno del rocambolesco. Egli stesso ce ne parla con molto brio.
Trascorse i suoi due ultimi esili nel deserto, presso gli amici monaci, questi simpatici anarchici della vita cristiana, che pur rifuggendo dalle normali strutture dell'organizzazione sociale ed ecclesiastica, si trovavano bene in compagnia di un vescovo autoritario e intransigente come Atanasio. Per essi il battagliero vescovo di Alessandria scrisse una grande opera, la Storia degli ariani, dedicata ai monaci, di cui ci restano poche pagine, sufficienti tuttavia per rivelarci apertamente il temperamento di Atanasio: sa di parlare con uomini che non intendono metafore e allora dice pane al pane: sbeffeggia l'imperatore, chiamandolo con nomignoli irrispettosi e mette in burletta gli avversari; ma parla con calore e slancio delle verità che gli premono, per strappare i fedeli alle grinfie dei falsi pastori.
Durante le numerose involontarie peregrinazioni fu anche in Occidente, a Roma e a Treviri, dove fece conoscere il monachesimo egiziano, come stato di vita organizzato in maniera del tutto originale nel deserto, presentando il monaco ideale, nella suggestiva figura di un anacoreta, S. Antonio, di cui scrisse la celebre Vita, che si può considerare una specie di manifesto del monachesimo





Saint MARCIEN de Cyr en Syrie, moine (vers 388).
San Marciano, eremita del IV secolo, visse in un deserto dell'Asia Minore. Egli ha avuto la fortuna di essere stato ricordato da uno scrittore d'eccezione, Teodoreto, Vescovo di Ciro, il quale compose, nel 423, una "Storia dei Monaci", dando larga parte a Marciano, nato a Ciro, quindi gloria di quella città.
Naturalmente anche Teodoreto parla della cella nel deserto, dove non c'era posto che per una sola persona; elogia lo spirito di penitenza di Marciano; esalta le sue doti soprannaturali e le sue mistiche elevazioni; descrive la vita ascetica dell'eremita, e ricorda l'ammirazione di cui era contornato nel deserto. Ha inoltre il pregio, non comune a tutti i biografi di simili personaggi, di riportare i detti dei monaco saggio e solitario.
Una volta, per esempio, si recarono a visitarlo cinque Vescovi, per interrogarlo, o come oggi si direbbe, per intervistarlo. Gli si posero intorno, seduti, in attesa della sua prima risposta, che però non veniva. Silenzioso e immobile, in mezzo a quei Vescovi, il vecchio Marciano sembrava un tronco d'albero, scuro e rugoso.
1 suoi intervistatori non erano però giunti da lui perché spinti dalla curiosità o eccitati dalla novità. Gli fecero capire che il suo silenzio poteva essere segno di umiltà, ma anche mancanza di carità. Marciano allora parlò:
" il Signore dell'universo - disse - ci parla continuamente per mezzo del creato; ci istruisce per mezzo delle Sacre Scritture; ci insegna quel che dobbiamo fare, spaventandoci con la minaccia dei castighi e spronandoci con la promessa dei premi divini. Che cosa potrebbe aggiungere Marciano a tutto ciò? Marciano che, come gli altri, non ascolta il suo Dio né segue i suoi santi consigli? ".
Un altro giorno, fu visitato da un eremita che viveva nello stesso deserto. Marciano gli offri qualcosa per sfamarsi. L'altro se ne scandalizzò. E il Santo allora parlò, per ristabilire quel la che noi diremmo la gerarchia dei valori.
"Non si deve - disse - stimare il digiuno più del nutrimento. Dobbiamo invece stimare soprattutto la carità. La carità ci è comandata dal Signore ed è a Lui gradita. Il digiuno invece dipende da una nostra scelta. Non c'è dubbio, dobbiamo avere in onore più il comandamento di Dio che la nostra austerità ". Nonostante ciò, egli era austero. Digiunava volontariamente e volentieri; si disciplinava e si mortificava, ma non faceva di queste cose lo scopo della sua vita. L'unico scopo dell'uomo è infatti la carità, anche se abita nel deserto, lontano dagli uomini e dal mondo.
Senza la carità, dice San Paolo, non siamo altro che cembali sonanti; tutti, anche se anacoreti o eremiti nel deserto!




Saint VENERAND, évêque de Clermont en Auvergne (vers 423).


Saint CYRILLE, patriarche d'Alexandrie, confesseur de la foi orthodoxe contre Nestorius (444). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume dans le tome I des Ménées.) 


Cirillo, nato nel 370, dal 412 al 444, anno della morte, tenne fermamente in mano le redini della Chiesa d'Egitto, impegnandosi al tempo stesso in una delle epoche più difficili nella storia della Chiesa d'Oriente, nella lotta per l'ortodossia, in nome del papa S. Celestino. In questa fermezza al servizio della dottrina e nel coraggio dimostrato nella difesa della verità DELLA CHIESA UNA ED INDIVISA  sta la santità del battagliero vescovo di Alessandria, anche se tardivamente riconosciuta, almeno in Occidente. Infatti, soltanto sotto il pontificato di Leone XIII il suo culto venne esteso a tutta la Chiesa  di Roma Antica , ed egli ebbe il titolo di "dottore".


Per la difesa dell'ortodossia, contro l'errore di Nestorio, vescovo di Costantinopoli, egli rischiò di essere mandato in esilio e per qualche mese sperimentò l'umiliazione del carcere: "Noi, - scrisse - per la fede di Cristo, siamo pronti a subire tutto: le catene, il carcere, tutti gli incomodi della vita e la stessa morte". Al concilio di Efeso, di cui Cirillo fu un protagonista, venne sconfitto il suo avversario Nestorio, che aveva sollevato una vera tempesta in seno alla Chiesa, mettendo in discussione la divina maternità di Maria.
Titolo di gloria per il vescovo di Alessandria fu di avere elaborato in questa occasione una autentica e limpida teologia dell'Incarnazione. "L'Emmanuele consta con certezza di due nature: di quella divina e di quella umana. Tuttavia il Signore Gesù è uno, unico vero figlio naturale di Dio, insieme Dio e uomo; non un uomo deificato, simile a quelli che per grazia sono resi partecipi della divina natura, ma Dio vero che per la nostra salvezza apparve nella forma umana". Di particolare interesse è la quarta delle sette omelie pronunciate durante il concilio di Efeso, il celebre  Sermo in laudem Deiparae . In questo importante esempio di predicazione mariana, che dà l'avvio a una ricca fioritura di letteratura in lode della Vergine, Cirillo celebra le grandezze divine della missione della Deipara  che è veramente Madre di Dio, per la parte che Ella ha avuto nella concezione e nel parto dell'umanità del Verbo fatto carne.
Controversista di classe, Cirillo riversò i fiumi della sua faconda oratoria. Teologo dallo sguardo acuto, egli fu al tempo stesso un vigile pastore d'anime. Infatti accanto alle trattazioni esclusivamente dottrinali abbiamo di lui 156 Omelie su S. Luca a carattere pastorale e pratico e le più note Lettere pastorali, espresse in 29 omelie pasquali.




Saintes FAUSTINE (vers 580) et sa soeur sainte LIBERATE (581), fondatrices d'un monastère à Côme en Italie du Nord. Le due sorelle Liberata e Faustina, vengono celebrate nel nuovo Martyrologium Romanum , al 19 gennaio. Secondo la più antica notizia su queste due sante, inserita nel  ˜Liber Notitiae Sanctorum Mediolani del XIII secolo, Liberata e Faustina sarebbero state due sorelle di nobili origini, nate nei pressi di Piacenza, a Rocca Algisio, nei primi decenni del secolo VI.
Attratte da deale ascetico, lasciarono la loro famiglia e si ritirarono in un romitorio presso Como, dove poi fondarono un monastero in onore di S. Margherita, dove vissero con umiltà e dedite alla preghiera e nel quale morirono verso il 580 in fama di grande santità.
Non ci è dato sapere con precisione la data della loro morte, ma certamente non morirono insieme, forse a distanza di uno o due anni, l una dall  altra; una notizia del Commento al Martirologio Romano  ™ dice che s. Liberata veniva ricordata il 19 gennaio, mentre s. Faustina al 16 gennaio, indicando anche alcune chiese di Milano e dintorni, in cui le due sante venivano venerate.


Saint LEOBARD ou LIBERD, reclus au monastère de Marmoutier près de Tours (vers 583). A Tours nel territorio della Neustria, in Francia, san Leobardo, che visse recluso in una piccola cella accanto al monastero di Marmoutier, rifulgendo per spirito di penitenza e umiltà.


Saint LEOBARD ou LEUVART, disicple de saint Colomban, fondateur du premier monastère d'Alsace (618).

Saint DESLE ou DEICOLE, Irlandais de nation, moine de Luxeuil, puis fondateur de l'abbaye de Lure en Franche-Comté (vers 625). San Deicolo era originario dell Irlanda, verde isola che ha donato alla Chiesa non pochi fiori di santità. Insieme con il celebre San Colombano partì per la Gallia, ove fondò la grande abbazia di Luxeuil nei Vosgi. Quando nel 610 Colombano fu esiliato in Italia, Deicolo fondò l abbazia di Lure, nel territorio della diocesi di Besancon, divenendone il primo abate e trascorrendovi gli ultimi anni di vita, sino alla morte avvenuta verso l anno 625. Deicolo era noto per essere sempre di buon umore e per i numerosi miracoli compiuti in vita ed in morte, attribuitigli da una biografia risalente al X secolo, scritta da un monaco di Lure. E '  particolarmente invocato contro le convulsioni


Saint EPHREM le Jeune ou le Philosophe (Géorgie 1101). Today little is known about the life of venerable Ephraim the Lesser, the great 11th-century writer, translator, philosopher, and defender of the Georgian Church. His workReminiscences and other sources, however, provide us with the means to speculate about the major periods of his life and labors.

In 1027, when King Bagrat IV (1027 “1072) ascended the Georgian throne, many noblemen of the Tao region in southern Georgia relocated to Greece. Among them was the honorable Vache, son of Karichi, whom scholars believe was Ephraim s father.

After receiving a Greek education in Constantinople, Ephraim settled in the Black Mountains near Antioch and began his labors there. His achievements in Georgian theological and philosophical writing are immeasurable. The number of his works is almost one hundred, and the subjects cover nearly every branch of theological inquiry. Ephraim even developed his own theory of translation, which later formed the foundation for written composition in the Georgian language. His theory consists of three essential points:

1. A composition must be translated from the original, that is, from the language in which it was first written. 2. The translation must carry the same literal meaning as the original, but accuracy in this regard must not violate the nature of the language into which the text is being translated. 3. A section of commentary that examines all relevant historical, grammatical, and literary issues should be included with the translated text.

Ephraim translated five of the works of St. Dionysius the Areopagite, The Ascetic Rules of St. Basil the Great, the writings of St. Ephraim the Syrian, commentaries on the Epistles and Psalms, and many other important patristic writings.

Among Ephraim the Lesser s original works, his most significant is An Explanation of the Reasons for the Conversion of Georgia, a compilation of existing essays and his own commentaries on the nation s conversion.

In the second half of the 11th century, the monks of Antioch and the Black Mountains began to deny the independence of the Georgian Church. Among other claims, they argued that none of the Apostles had preached the Christian Faith in Georgia. It became necessary to prove that the Georgian Church was indeed autocephalous, and members of the nation s elite accordingly called upon Ephraim to settle this issue. Ephraim studied many patristic writings in the original Greek, gathered the ancient sources, and succeeded in fully securing the independent existence of the Georgian Church.

St. Ephraim wrote the following about the Apostles  preaching:  Know that from the time the Apostles were preaching, according to the Prophet David: Their voice was heard through all the earth, and their words resounded in every village (c.f. Ps. 18:4). In Georgia, Andrew the First-called preached the Gospel in Avazgia (now Abkhazeti), and from there he journeyed to Ossetia (now Shida Kartli). Bartholomew also preached in Georgia, in the Kartli region.

St. Ephraim never left the Black Mountains. In 1091 he was enthroned as the abbot of Kastana Monastery (The precise location of Kastana is unknown, but according to modern archaeologists, it was probably in the Black Mountains. For a full discussion of the subject see: Wachtang Z. Djobadze, Materials for the study of Georgian monasteries in the Western environs of Antioch on the Orontes(Louvain: Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, 1976), pp. 1013)

Our holy father Ephraim reposed in the Lord around the year 1101. He is included in a list of the departed compiled by the Council of Ruisi-Urbnisi in 1103, and the year of his death has been approximated from the information given in this source.

Ephraim was canonized by the Orthodox Church of Georgia because of his God-pleasing life and the many commendable works he performed on behalf of the Church and his nation.


Saint CYRILLE, moine du Grand-Habit, et sainte MARIE, moniale du Grand-Habit, père et mère de saint Serge de Radonège (1337). Saint Cyril and his wife Maria were the parents of St Sergius of Radonezh (September 25). They belonged to the nobility, but more importantly, they were devout and faithful Christians who were adorned with every virtue.

When the child in Maria's womb cried out three times in church during Liturgy, people were astonished. Although frightened at first, Maria came to see this event as a sign from God that her child would become a chosen vessel of divine grace. She and her husband agreed that if the child was a boy, they would bring him to church and dedicate him to God. This child, the second of their three sons, was born around 1314. He was named Bartholomew at his baptism.

Because of civil strife, St Cyril moved his family from Rostov to Radonezh when Bartholomew was still a boy.

Later, when their son expressed a desire to enter the monastic life, Sts Cyril and Maria asked him to wait and take care of them until they passed away, because his brothers Stephen and Peter were both married and had their own family responsibilities. The young Bartholomew obeyed his parents, and did everything he could to please them. They later decided to retire to separate monasteries, and departed to the Lord after a few years. It is believed that Sts Cyril and Maria both reposed in 1337.

Forty days after burying his parents, Bartholomew settled their estate, giving his share to his brother Peter. He then went to the monastery when he was twenty-three years old, and was tonsured on October 7 with the name Sergius (in honor of the martyr St Sergius who is commemorated on that day). As everyone knows, St Sergius of Radonezh became one of Russia's greatest and most revered saints.

St Cyril was glorified by the Orthodox Church of Russia in 1992. He is also commemorated on September 28, and on July 6 (Synaxis of the Saints of Radonezh).

Saint Cyril was glorified by the Orthodox Church of Russia in 1992. He is also commemorated on September 28, and on July 6 (Synaxis of the Saints of Radonezh).


Saint MAXIME, fils du despote de Serbie saint Etienne l'Aveugle et de sainte Angéline, métropolite de l'Oungro-Valachie (1546). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XIII des Suppléments au Ménée.)

 

Saint ATHANASE, fondateur du monastère de Syademsk (Russie 1550). Saint Athanasius of Synadem and Vologda was a disciple of St Alexander of Svir (August 30). After the death of his mentor, he established the Dormition hermitage in the forests of Karelia, not far from the city of Olonets, on an island of Lake Synadem.

The slander and pettiness of the local inhabitants compelled St Athanasius to move back to the Svir monastery, where they chose him as igumen. Later returning to the Dormition hermitage, St Athanasius died in about the year 1550 in great old age, and was buried on one of the promontories of Roschinsk island. Afterwards, a church was built over his grave, named for Sts Athanasius and Cyril of Alexandria. The incorrupt relics of St Athanasius were placed in this church in 1720.


Saint ATHANASE de Novolotsk, moine (Russie, XVIème-XVIIème siècles).

Saint MICHEL, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1919). 



Saint ALEXIS (Chouchania), hiéromoine (Géorgie, 1923).
Saints VLADIMIR et NICOLAS, prêtres, martyrs par la main des Communistes (Russie 1938).
 






Le 18 janvier, nous célébrons la mémoire de nos Saints Pères ATHANASE et CYRILLE, Patriarches d'ALEXANDRIE




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