San Pancrazio Vescovo di Taormina
martire nel II secolo
Tratto dal quotidiano Avvenire
Nacque
ad Antiochia, in Cilicia. Narra un'antica tradizione che Pancrazio era appena
adolescente quando suo padre infiammato dal desiderio di vedere Gesù, decise di
recarsi a Gerusalemme, portando con sé il figlio. Pancrazio ebbe così la
straordinaria occasione di vederlo con i suoi occhi. Fatto ritorno ad
Antiochia, ebbe poi modo di udire la predicazione di San Pietro, dal quale
venne battezzato, avviato al sacerdozio ed infine consacrato vescovo. Nell'anno
40 d.C. Pancrazio fu inviato da San Pietro in Sicilia quale primo vescovo di Taormina.
Nella città sicula riuscì a convertire parecchi pagani, tra i quali lo stesso
prefetto. I suoi nemici lo invitarono a un banchetto e tentarono di
costringerlo a baciare un idolo di legno, oggetto che il vescovo con un segno
di croce ridusse in frantumi. Ciò gli costò dunque la vita. Nel XV secolo i
taorminesi introdussero il suo culto anche a Canicattì, che ancora oggi lo
venera quale patrono.
TRATTO
da
http://fosilaron.tumblr.com/post/54941960179/il-santo-ieromartire-pancrazio-vescovo-di
Secondo la tradizione Pancrazio
nacque quando il nostro Signore Gesù Cristo era ancora in vita sulla terra.
I genitori di Pancrazio erano nativi
di Antiochia e sentendo la buona novella di Gesù Cristo, il padre di Pancrazio
prese il figliolo e andò a Gerusalemme per vedere il Signore. Essi video i
miracoli del Signore Gesù e ascoltarono l'insegnamento divino, e credettero che
Cristo era il Figlio di Dio. Pancrazio e suo padre stettero per lungo tempo con
i discepoli del Signore, e fu durante questo periodo che il giovane Pancrazio
ebbe modo di conoscere bene il santo apostolo Pietro.
Dopo l'Ascensione del Salvatore, uno
degli Apostoli venne ad Antiochia e battezzò i genitori di Pancrazio insieme
con tutta la loro famiglia. Quando i genitori di Pancrazio morirono, egli
lasciò i beni ereditati e si recò nella regione del Ponto, dove cominciò a
vivere in una grotta, trascorrendo i suoi giorni in preghiera e profonda
contemplazione. Il santo apostolo Pietro, passando da quelle parti, visitò
Pancrazio e lo portò con se, dapprima ad Antiochia, e poi in Sicilia,
dove si trovava già il santo apostolo Paolo. Si narra che i santi Apostoli
Pietro e Paolo consacrarono San Pancrazio vescovo di Taormina in Sicilia.
San Pancrazio faticò con zelo per
l'illuminazione cristiana del popolo: in un solo mese costruì una chiesa per
celebrare i santi misteri. Il numero dei fedeli crebbe rapidamente, e presto
quasi tutti gli abitanti di Taormina e le città circostanti si convertirono
alla fede cristiana.
I
Pagani presi da invidia si mobilitarono contro di lui per sopprimerlo.
Promotore dell'assassinio fu Artagato, adoratore degli dei. Egli, con un gruppo
di amici, tese a Pancrazio l'agguato in casa sua, dove, invitatolo per un
banchetto, tentò di costringerlo a baciare un idolo di legno, idolo che il
santo vescovo con un segno di croce ridusse in pezzi. Ciò gli costò la vita,
perché venne immediatamente aggredito con i bastoni, con i pugni, con i morsi,
con le pietre e con le spade. Il suo cadavere venne quindi occultato in un
profondo pozzo; ma, scoperto tramite un miracoloso segno di luce dai suoi
discepoli, ricevette degna sepoltura.
Traduzione a cura di Giovanni Fumusa.
Testo originale del Metropolita Hierotheos di Nafpaktos e Agios Vlasios
Tra i santi che la Chiesa celebra al giorno d’oggi, cari fratelli, vi è il Santo Ieromartire Pancrazio, Vescovo di Taormina. San Pancrazio visse durante l’epoca di Cristo e dei Santi Apostoli. Veniva da Antiochia e, quando si recò a Gerusalemme con i genitori, ricevette il Santo Battesimo. Successivamente, dopo la morte dei genitori, San Pancrazio di spostò nei pressi del Mar Nero, entrò in una grotta e lì “visse in solitudine e in silenzio”. Lì incontrò l’Apostolo Pietro, durante uno dei suoi viaggi, che lo portò con sé in alcune aree della Cilicia, dove presentò Pancrazio all’Apostolo Paolo che lo fece Vescovo di Taormina, in Sicilia. Lì San Pancrazio compì molti miracoli, curò molte malattie e demolì gli idoli adorati dalla gente. Molti credettero in Cristo, compreso lo stesso principe Bonifacio. Fu, però, ucciso da seguaci dell’eretico Montano.
L’innografia della Chiesa scritta per onorare San Pancrazio fa riferimento alla sua personalità. Uno degli inni lo definisce “pietra onorevole” in riferimento alla fondazione della Chiesa. Un altro inno narra di come San Pancrazio, per grazia del Tuttosanto Spirito, aprisse solchi nel cuore della gente e lì vi seminasse il seme e vi mettesse il coltivatore nei cieli, Cristo. Un altro inno parla del suo aver portato in Occidente, dove fu mandato come vescovo a guidare il suo gregge, l’Oriente, avendo portato con sé l’alba della divina sapienza di Colui che è oltre il pensiero umano, Cristo, e lì li unì con il suo atletismo e la elevò a luce senza fine, dove è vista la bellezza voluta di Cristo Giudice.
Nella vita di San Pancrazio possiamo notare lo stretto rapporto tra fede, battesimo, ascesi, la gerarchia ed il martirio. Ciò vuol dire che la vita cristiana è unita e non separa i Misteri (Sacramenti) dalla fede, l’ascetismo dal sacerdozio, e il martirio.
L’apolytikion del Santo, scritto per essere cantato per molti ieromartiri, rivela che tutti gli ieromartiri condividono una nuova tradizione e una nuova vita e cita San Pancrazio non solo come successore degli Apostoli, ma anche come “azionista”, socio della vita degli Apostoli. Enfatizza anche come il Santo fosse ispirato divinamente, poiché viveva la praxis, vale a dire la purificazione del cuore dalle passioni, presso cui stabilì la theoria, ossia l’esperienza esistenziale di Dio. E poiché condusse questa vita spirituale, per questo motive fu trovato degno del martirio, perché il martirio non è un atto o un’energia umani, ma frutto ed effetto dell’unione dell’uomo con Dio attraverso i Misteri e l’ascesi.
Siamo soliti onorare i santi e i martiri, ma dovremmo cercare di vedere cosa è stato a farne confessori, martiri e santi. Il fattore primario è la grazia di Dio, ricevuta attraverso i Misteri e che fiorisce con l’ascesi. La santificazione dell’uomo è il risultato di una sinergia, ossia delle energie di Dio e la reazione umana nei loro confronti. Dio gioca un ruolo principale nella salvezza dell’uomo, ma in risposta alla libertà dell’uomo nel ricevere l’amore di Dio. Se togliamo la libertà dell’uomo, cadiamo nel Monofisismo; se non vediamo le energie di Dio, cadiamo nel Nestorianesimo e nell’Umanesimo.
San Pancrazio può essere un modello per noi tutti, clero e popolo, uomini e donne. Egli ci mostra cosa è l’ascesi in Cristo, cosa è il sacerdozio e cosa è il martirio. Possa egli intercedere per noi.
"Con bagliori spirituali, rendesti l’occidente un oriente che fa levare
il sole della divina conoscenza di colui che per noi, oltre ogni
comprensione, dalla Vergine è sorto. E tramontando nella lotta del
martirio, o padre, sei sorto alla luce senza sera: là, tolto ogni
specchio, vedi la desiderata bellezza dell’arbitro della tua
lotta, o Pancrazio."
lotta, o Pancrazio."
Tratto
da
http://www.calendariobizantino.it/calendario-4.773704800.0.html
La
tradizione racconta che san Pancrazio fu il primo vescovo di Taormina, in
Sicilia, e che visse al tempo degli Apostoli. Nacque nelle vicinanze di
Antiochia e ricevette il battesimo a Gerusalemme dagli stessi Apostoli, perché
suo padre si era recato colà per conoscere Gesù. Alla morte dei suoi genitori
abbandonò i suoi beni e si ritirò in una grotta nella regione del Ponto in
Asia. Passando attraverso questa regione san Pietro lo condusse con sé ad
Antiochia, poi in Cicilia. Lì il santo incontrò anche san Paolo che lo ordinò
vescovo a Taormina, assieme a lui ordinò anche altri due vescovi, Crescente in
Galazia e Marziano a Siracusa. In occasione di un banchetto venne invitato a
baciare la statua di un idolo, ma egli si rifiutò, distruggendo la statuetta facendola
rovinare al suolo dopo che era stata segnata con il segno della croce. Questo
rifiuto provocò la rabbia dei presenti che lo uccisero in un agguato.
Tratto
da
http://lettermagazine.it/varie/pancrazio-di-taormina/
Pancrazio nacque nel I secolo ad Antiochia da famiglia
nobile. Era ancora adolescente quando per seguire il suo più grande desiderio –
che era quello di conoscere Gesù – lasciò la sua città insieme al padre, anche
lui attratto dalla sua fama legata ai miracoli, per recarsi a Gerusalemme. Fu
esaudito e conobbe Gesù, infiammandosi di grande amore per Lui. Fu battezzato
da S. Pietro dopo l’Ascensione di Gesù al cielo e cominciò una vita di
apostolato, seguendo il cammino che porta in cima alla perfezione evangelica.
Affascinato dalle parole di Pietro, restò accanto a lui, come discepolo e
compagno, per diffondere la dottrina di Gesù Cristo. Fu Pietro che dopo averlo
avviato alla consacrazione sacerdotale, lo mise alla prova più volte – per
constatare la forza della sua fede, lo zelo, l’impegno nell’apostolato, la
capacità di gestire le situazioni difficili, di donarsi, l’amore per Dio e il
prossimo – e quando lo ritenne pronto, lo nominò vescovo e lo mandò in Sicilia
per annunciare il Vangelo di Cristo.
Era l’anno 40 e al comando di Roma c’era l’imperatore
Caligola.
Emozionato per quell’incarico che non si aspettava,
partì promettendo d’impegnarsi, spingendosi al massimo delle sue forze per
dedicare la sua vita alla salvezza delle anime, testimoniando sempre l’amore e
la dedizione, mostrandosi operaio degno della vigna di Dio.
Lasciò tutto, casa, genitori, amici e si diresse in
Sicilia, approdando al lido di Taormina. Si dice che giunse i primi di luglio.
La città gli apparve immediatamente meravigliosa, grazie alle numerose opere
greche ma si rese conto, al contempo, che quasi l’intera popolazione era
pagana, dedita alla superstizione e all’idolatria. Non era meno pagano il
prefetto, il cui nome pare fosse Bonifacio. Pancrazio, seppur molto giovane,
non si perse d’animo e si adoperò con grande zelo e pazienza per operare la
conversione. La sua dialettica, l’amore per il Signore che trapelava dalle sue
parole, la franchezza del suo messaggio, la forza che non gli veniva mai meno,
commosse la popolazione, anche gli animi più duri tanto che, in pochissimo
tempo, pendevano dalle sue labbra e rapiti, ascoltavano tutto quello che aveva
detto Gesù. Furono abbattuti tutti gli idoli, costruì numerose chiese. Battezzò
tutti quelli che lo desideravano ed erano molti.
Pietro era orgoglioso del suo discepolo. Dirigendosi a
Roma, passò a Taormina per salutare Pancrazio e constatò il gran numero di
convertiti.
Ma non andava a genio a tutti, instancabile nel
denunciare l’idolatria, la falsità, i cattivi costumi e fu preso di mira da
quelli che non sopportavano le parole di verità che quotidianamente donava alla
comunità ed erano intenzionati ad ucciderlo. Il gesuita Ottavio Gaetani
racconta nella sua storia dei santi che “promotore dell’assassinio fu Artagato,
adoratore degli dei”.
Egli,
con alcuni sicari, provvide ad accerchiarlo mentre pregava; cominciarono
all’inizio a prenderlo in giro, a deriderlo, ad insultarlo poi a batterlo con
verghe. Lo costrinsero a baciare un idolo di legno che Pancrazio ridusse in
mille pezzi facendosi il segno della croce. Non soddisfatti e decisi a porre
fine, per sempre, alla sua opera, lo trafissero a più riprese con le spade fino
a che non cadde a terra esangue. Nascosero il corpo che poi fu ritrovato dai
suoi discepoli, e gli fu data degna sepoltura. Si calcola che al tempo del
martirio, nel 98, avesse novant’anni.
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92656
Il santo nacque ad Antiochia, in Cilicia, regione in cui risuonava forte dalla Palestina l’eco dei fatti prodigiosi narrati circa la vita di Gesù Cristo. Narra un’antca tradizione che San Pancrazio era appena adolescente, quando suo padre, attratto dalla fama dei miracoli e infiammato dal desiderio di vedere Gesù, decise di recarsi a Gerusalemme, portando con sé il figlio. Pancrazio ebbe così la straordinaria occasione di vederlo con i suoi occhi. Fatto ritorno ad Antiochia, ebbe poi modo “post Christi in caelum Ascensum”, cioè dopo l’ascensione di Gesù al cielo, come si legge nella “Vitae Sanctorum Siculorum”, di udire la predicazione di San Pietro. E proprio dall’apostolo venne battezzato, avviato al sacerdozio ed infine consacrato vescovo.
Nell’anno 40 d.C., nel tempo in cui era imperatore Caligola, San Pancrazio fu inviato da San Pietro in Sicilia quale primo vescovo di Taormina. Nella città sicula il protovescovo riuscì a convertire parecchi pagani, tra i quali lo stesso prefetto ed i suoi nemici si mobilitarono allora contro di lui per ucciderlo. Promotore dell’assassinio fu un pagano di nome Artagato, definito infatti “adoratore degli dei”. Egli, con un gruppo di amici, organizzo l’agguato: invitò San Pancrazio a casa sua per un banchetto e tentò di costringerlo a baciare un idolo di legno, oggetto che il vescovo con un segno di croce ridusse in frantumi. Ciò gli costò dunque la vita e venne immediatamente aggredito con bastoni, pugni, morsi, pietre e spade. Il suo cadavere fu infine occultato in un profondo pozzo, ma scoperto poi dai suoi discepoli ricevette finalmente degna sepoltura. La tradizione vuole che tale rinvenimento avvenne tramite un segno di luc: “Divinae lucis indicio repertum deinde corpus discipuli maximo cum luctu sepelivere». Quanto all’età di San Pancrazio si dice invece: “Vixit egregius Pastor ad summam senectutem, et Traiani principatus initia attigit”, cioè arrivò a tarda vecchiaia e visse sino agli inizi del regno di Traiano. Essendo questi asceso al trono romano nel 98 d.C., si presume che l’età di San Pancrazio al momento del martirio dovesse oscillare intorno ai novant’anni circa.
Quando la Sicilia passò sotto il dominio bizantino si intensificò ulteriormente nell’isola il culto di quei santi di origine orientale, fra cui appunto quello di San Pancrazio. Nel XV secoli i taorminesi introdussero il suo culto anche a Canicattì, che ancora oggi lo venera quale patrono.
Il cardinale Baronio nel compilare il martirologio romano iscrisse San Pancrazio di Taormina al 3 aprile, nonostante tutti i calendari orientali lo avessero da sempre commemorato al 9 luglio, ritenuto l’anniversario della morte.
Tratto
da
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/7/8/SAN-PANCRAZIO-Santo-del-giorno-l-8-luglio-si-celebra-il-patrono-di-Taormina/772525/
San Pancrazio
nasce ad Antiochia nel primo secolo dopo Cristo. Il padre del futuro
santo ha
sentito molto parlare di Gesù e, attratto dai miracoli del Figlio di Dio, vuole
assolutamente vederlo. L'uomo quindi si reca nella città di Gerusalemme,
portando con sè
il proprio bambino e ha perciò l'opportunità di incontrare il
Cristo. Dopo la morte di Gesù, i
il futuro santo assiste alle prediche
dell'Apostolo Pietro e rimane colpito da quest'uomo e
si fa battezzare da
costui. Successivamente, san Pancrazio
si fa sacerdote e dopo alcuni
anni diventa vescovo Pietro allora manda il
futuro santo a Taormina, con il compito di
diventare vescovo di questa
cittadina siciliana. Il nuovo vescovo riesce a far convertire
parecchi pagani
al Cristianesimo e a causa di questo fatto, alcuni pagani, con a capo un
certo
Artagato, incominciano a cospirare nei confronti di san Pancrazio.
Quest'ultimo
quindi viene invitato a cenare a casa di Artagato. Durante il
banchetto, il vescovo viene
invitato dai presenti a baciare un idolo pagano in
legno, ma san Pancrazio
distrugge l'idolo
e viene picchiato con pietre, spade e bastoni. Il suo corpo
viene nascosto in un pozzo, ma
successivamente i seguaci del vescovo gli danno
una degna sepoltura.
Per
chi volesse approfondire l'argomento, vedere "Ombre della storia" di
Antonio Monaco, Asterios Editore 2005 da pagina 28 a pagina 37
Troparion - Tone 8
As a flaming arrow You were sent from on high
To the throne of Taormina to wound godless impiety
And to illumine the hearts of the faithful,
Confirming them in the faith through the word of God.
And having completed your course You did suffer unto bloodshed.
O Hieromartyr Pancratius, pray for all who praise your memory.
Troparion - Tone 4
By sharing in the ways of the Apostles,
you became you became a successor to their throne.
Through the practice of virtue, you found the way to divine contemplation, O inspired
one of God;
by teaching the word of truth with
out error, you defended the Faith, even to the shedding of your blood.
Hieromartyr Pancrátius entreat Christ God to save our souls.
As a flaming arrow You were sent from on high
To the throne of Taormina to wound godless impiety
And to illumine the hearts of the faithful,
Confirming them in the faith through the word of God.
And having completed your course You did suffer unto bloodshed.
O Hieromartyr Pancratius, pray for all who praise your memory.
Troparion - Tone 4
By sharing in the ways of the Apostles,
you became you became a successor to their throne.
Through the practice of virtue, you found the way to divine contemplation, O inspired
one of God;
by teaching the word of truth with
out error, you defended the Faith, even to the shedding of your blood.
Hieromartyr Pancrátius entreat Christ God to save our souls.
Kontakion - Tone 8
You were a brilliant star in Taormina, O blessed Pancratius,
And You became a hieromartyr for Christ.
Standing before Him now, pray for those who honor you.
Kontakion - Tone 4
Pancrátius, you were revealed as a brilliant star for the people of Taormina;
you were also shown to be a sufferer for Christ.
Since you now stand before Him, O blessed one, pray for those who honor you.
DAGLI ATTI DEL MARTIRIO DI SAN PANCRAZIO
IL TRIONFO DELLA CROCE
Il discepolo non è da più del Maestro... Vi Mando come agnelli in mezzo ai lupi ... Vi consegneremo ai sinedri e vi flagelleranno”.
Parole vissute nella sua viva carne da Cristo, profezia e realtà nella vita del discepolo, di tutti i discepoli, di tutti i tempi.
Sembrava che i successi pastorali e più la santità di vita e più ancora lo strepito dei miracoli, dovessero garantire a Pancrazio, ammirazione, gratitudine e onori. Ma il bene ha un suo prezzo e il sommo bene ha il prezzo del dono supremo: la vita. Così il Maestro, così i discepoli: Paolo parla del mistero della croce, sapienza di Dio, stoltezza per i pagani.
La schiera dei credenti, ormai imponente, aveva disertato i templi e la classe sacerdotale che ci campava, ne era indignata e presa da preoccupazione. La classe dirigente pagana che incentrava nell’imperatore il duplice potere di Cesare e di Pontefice, e i tanti che la nuova religione non aveva potuto aggregare, tutti costoro tramarono e decretarono la fine del caporione della “setta” cristiana.
Se la forza con la ragion contrasta vince la forza e la ragion non basta.
Vessazioni e minacce, calunnie e lusinghe a nulla valsero per smuovere la roccia. Un killer, Artagale, un nobilotto esaltato e prezzolato - e che non osa la perfida fame del denaro? - si presta a un insidioso tranello su mandato di una masnada di fanatici.
Il prefetto Bonifacio, fervido cristiano e tutore della legalità e protettore di Pancrazio, è purtroppo assente. Simulando amicizia e ospitalità, Artagale invita Pancrazio ad un pranzo.
L’uomo di Dio accetta, quando si scatena una oscena sarabanda di balli e di riti orgiastici. Gli si offre a baciare l’idolo Scamandro, ma Pancrazio lo fulmina col segno di croce e lo sbriciola in mille schegge.
Allora gli piombano addosso come cani, con pugni, calci e morsi e trascinandolo lo calano dentro una fossa: un mortale colpo di spada spegne l’ultimo gemito di preghiera: “Nelle tue mani, Signore, rimetto il mio spirito”.
https://doxologia.ro/sfantul-sfintit-mucenic-pangratie-episcopul-taorminei
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