Santo
Vittorino vescovo di Amiterno e martire sotto Traiano. E’ ricordato nel Martirologio Geronimiano il 24 luglio-Il Martirologio
Romano invece lo commemora il 5 settembre
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69350
Il Geronimiano attesta l’esistenza del martire Vittorino di
Amiterno, confermata anche dai monumenti archeologici. Infatti, gli scavi
eseguiti dalla Commissione di Archeologia Sacra nel cimitero di S.Vittorino, hanno
rimesso in luce, nella cripta in cui era il sepolcro del martire, dei reperti
che permettono di seguire i successivi lavori di abbellimento della cripta
stessa, dal sec. IV al VII, fino alla costruzione della basilica ad corpus. Tra
questi monumenti spicca per il suo valore storico una mensa di altare con la
seguente iscrizione databile al sec. V: “Iubente Deo Christo nostro-sancto
martyri Victorino- Quodvultdeus epis (copus) de suo fecit”.
Da Amiterno il culto di V. si diffuse nell’Italia centrale e nel sec. X le sue reliquie furono portate anche a Metz e depose nella chiesa del monastero di S.Vincenzo.
Da Amiterno il culto di V. si diffuse nell’Italia centrale e nel sec. X le sue reliquie furono portate anche a Metz e depose nella chiesa del monastero di S.Vincenzo.
Martirologio
Romano : 5 settembre - A Roma, nel suburbio, il beato Vittorino, Vescovo e
Martire, il quale, anche per santità e per miracoli, fu fatto Vescovo della
città di Amiterno per elezione di tutto il popolo. Poi, sotto Nerva Traiano,
relegato con altri servi di Dio a Contigliano, dove scaturiscono acque
puzzolenti e sulfuree, dal Giudice Aureliano fu fatto impiccare col capo
all’ingiù; ed avendo ciò sopportato tre giorni per il nome di Cristo, in fine,
gloriosamente coronato, vittorioso passò al Signore. Il suo corpo fu preso dai
Cristiani, ed onorevolmente sepolto ad Amiterno, nell'Abruzzo.
Santi
Martiri Aconzio Nonno Ercolano e Taurino a Porto
Romano nel Lazio nel
territorio dell’odierna Fiumicino
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69210
Il più antico documento
che li ricordi è la Depositio Martyrum, che al 5 settembre reca: «Aconti in
Porto, et Nonni, et Herculani et Taurini». Nel Martirologio Geronimiano,
invece, sono divisi in due gruppi e riferiti in giorni diversi, probabilmente
per influsso delle fonti agiografiche. Infatti al 25 luglio sono ricordati i
soli Aconzio e Nonno: «Romae Portu natale Canti (corruzione evidente di Aconti)
et Nonni»; curiosa anche la variante Acinti introdotta da Floro, onde si ebbe
la falsa interpretazione Jacinti, il martire venerato insieme con Proto. Al 5
settembre, poi, sono ricordati solamente Taurino ed Ercolano. Finalmente nel
Martirologio Romano a quest'ultima data è commemorato il solo Ercolano.
Purtroppo di questi martiri non si hanno altre notizie degne di fede: essi sono ricordati, però, nelle leggende di sant' Aurea e di san Censorino. Di Aconzio, tuttavia, si ricorda una chiesa (« titulus sancti Aconti») in un documento del sec. X, precisamente nel Libellus in defensionem sacrae ordinationis papae Formosi; Taurino ed Ercolano appaiono col titolo di martiri in un'iscrizione di Porto. Papa Formoso (891-896), che era stato vescovo di Porto, trasportò nella chiesa di San Giovanni Caibita nell'isola Tiberina, che apparteneva alla diocesi di Porto, le reliquie dei martiri Nonno, Taurino ed Ercolano, e le ripose sotto l'altare maggiore; di Aconzio non si fa menzione: evidentemente doveva riposare in altro luogo, come si può desumere dal testo della Depositio.
Purtroppo di questi martiri non si hanno altre notizie degne di fede: essi sono ricordati, però, nelle leggende di sant' Aurea e di san Censorino. Di Aconzio, tuttavia, si ricorda una chiesa (« titulus sancti Aconti») in un documento del sec. X, precisamente nel Libellus in defensionem sacrae ordinationis papae Formosi; Taurino ed Ercolano appaiono col titolo di martiri in un'iscrizione di Porto. Papa Formoso (891-896), che era stato vescovo di Porto, trasportò nella chiesa di San Giovanni Caibita nell'isola Tiberina, che apparteneva alla diocesi di Porto, le reliquie dei martiri Nonno, Taurino ed Ercolano, e le ripose sotto l'altare maggiore; di Aconzio non si fa menzione: evidentemente doveva riposare in altro luogo, come si può desumere dal testo della Depositio.
Tratto
da
http://www.enrosadira.it/santi/e/ercolano-taurino.htm
Ercolano
e Taurino, santi, martiri di
Porto, loro reliquie sono dal 1931 nella nuova urna posta sotto l’altare
maggiore di S. Giovanni Calibita. Sono ricordati nella Depositio Martyrum al 5
settembre: "Aconti in Porto, et Nonni, et Harculani et Taurini". Di
Aconzio sappiamo solamente che ebbe un "titulus Sanctii Acontii"
sulle rive del Tevere, Nonno fu realmente un martire di Porto. I loro resti
pervennero alla chiesa dell’Isola Tiberina per ordine del futuro papa Formoso
(891-896) che qui li fece portare con le spoglie di Nonno. Allo stesso
pontefice si deve la traslazione, in questa chiesa, di Ippolito e di Giovanni
Calibita. Le spoglie di tutti questi santi, con l’esclusione di quelle di Nonno
e di Aconzio, furono rinvenute nel 1640 durante la ricostruzione del tempio. Il
4 marzo del 1742, in occasione della consacrazione dell’altare maggiore operata
dal cardinale vicario Giovanni Antonio Guadagni mediante le reliquie non
insigni dei martiri Zosimo e Faustina, furono ricollocati i corpi di Mario,
Marta, Audiface, Abaco e quelli di Ippolito e Ercolano. Si ebbero varie
ricognizioni delle loro spoglie nel 1699, 1737, 1851 e 1931. Alcune reliquie di
Ercolano e Taurino furono traslate a S. Lorenzo in Damaso nella confessione
voluta, nel 1737, dal cardinale Pietro Ottoboni.
Memoria di Sant’Ursicino vescovo di Ravenna (verso tra il 537 e il 538)
Sant’Ursicino vescovo di Ravenna (verso tra il 537 e il 538)
Ursicino era rappresentante giuridico della Basilica di
Sant’Apollinare in Classe Ciò è testimoniato da un'iscrizione
in latino nel nartece della Basilica B. Apolenaris Sacerdotis
Basilica mandante Ursicino Episcopo a fundamentis Iulianus
Argentarius aedificavit ornavit atque dedicavit consecrante
Maximiano Episcopo.
Suo predecessore nella carica episcopale di Ravenna fu
Ecclesio (vescovo dal 522 al 533) cui Ursicino successe
probabilmente dopo un periodo di vacanza della sede.
La sua tomba si trova nella Cappella dei Santi Nazario e
Celso della Basilica di San Vitale a Ravenna
Nell' abside di Sant’Apollinare in Classe Sant'Ursicino è
raffigurato con i vescovi Severo, Orso ed Ecclesio. Sopra i
vescovi pende un diadema fra drappeggi a vela. Ursicino i
ndossa una dalmatica bianca, una pianeta ed un pallio che
attestano la sua dignità episcopale. Ai piedi porta speciali
calzari, come quelli portati solo dagli appartenenti alle classi
più elevate. Nella mano sinistra porta l’Evangeliario i
ntarsiasto da preziose decorazioni., ma egli non tocca
direttamente il libro ma lo sostiene con la mano coperta
dalla pianeta.
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