mercoledì 5 settembre 2018

5 settembre Santi italici ed italo greci


Santo Vittorino vescovo di Amiterno e martire sotto Traiano. E’ ricordato nel Martirologio Geronimiano il 24 luglio-Il Martirologio Romano invece lo commemora il 5 settembre

Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69350

Il  Geronimiano  attesta l’esistenza del martire Vittorino di Amiterno, confermata anche dai monumenti archeologici. Infatti, gli scavi eseguiti dalla Commissione di Archeologia Sacra nel cimitero di S.Vittorino, hanno rimesso in luce, nella cripta in cui era il sepolcro del martire, dei reperti che permettono di seguire i successivi lavori di abbellimento della cripta stessa, dal sec. IV al VII, fino alla costruzione della basilica ad corpus. Tra questi monumenti spicca per il suo valore storico una mensa di altare con la seguente iscrizione databile al sec. V: “Iubente Deo Christo nostro-sancto martyri Victorino- Quodvultdeus epis (copus) de suo fecit”. 
Da Amiterno il culto di V. si diffuse nell’Italia centrale e nel sec. X le sue reliquie furono portate anche a Metz e depose nella chiesa del monastero di S.Vincenzo.

Martirologio Romano : 5 settembre - A Roma, nel suburbio, il beato Vittorino, Vescovo e Martire, il quale, anche per santità e per miracoli, fu fatto Vescovo della città di Amiterno per elezione di tutto il popolo. Poi, sotto Nerva Traiano, relegato con altri servi di Dio a Contigliano, dove scaturiscono acque puzzolenti e sulfuree, dal Giudice Aureliano fu fatto impiccare col capo all’ingiù; ed avendo ciò sopportato tre giorni per il nome di Cristo, in fine, gloriosamente coronato, vittorioso passò al Signore. Il suo corpo fu preso dai Cristiani, ed onorevolmente sepolto ad Amiterno, nell'Abruzzo.



Santi Martiri Aconzio Nonno Ercolano e Taurino a Porto 
Romano nel Lazio nel territorio dell’odierna Fiumicino

Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69210

Il più antico documento che li ricordi è la Depositio Martyrum, che al 5 settembre reca: «Aconti in Porto, et Nonni, et Herculani et Taurini». Nel Martirologio Geronimiano, invece, sono divisi in due gruppi e riferiti in giorni diversi, probabilmente per influsso delle fonti agiografiche. Infatti al 25 luglio sono ricordati i soli Aconzio e Nonno: «Romae Portu natale Canti (corruzione evidente di Aconti) et Nonni»; curiosa anche la variante Acinti introdotta da Floro, onde si ebbe la falsa interpretazione Jacinti, il martire venerato insieme con Proto. Al 5 settembre, poi, sono ricordati solamente Taurino ed Ercolano. Finalmente nel Martirologio Romano a quest'ultima data è commemorato il solo Ercolano.
Purtroppo di questi martiri non si hanno altre notizie degne di fede: essi sono ricordati, però, nelle leggende di sant' Aurea e di san Censorino. Di Aconzio, tuttavia, si ricorda una chiesa (« titulus sancti Aconti») in un documento del sec. X, precisamente nel Libellus in defensionem sacrae ordinationis papae Formosi; Taurino ed Ercolano appaiono col titolo di martiri in un'iscrizione di Porto. Papa Formoso (891-896), che era stato vescovo di Porto, trasportò nella chiesa di San Giovanni Caibita nell'isola Tiberina, che apparteneva alla diocesi di Porto, le reliquie dei martiri Nonno, Taurino ed Ercolano, e le ripose sotto l'altare maggiore; di Aconzio non si fa menzione: evidentemente doveva riposare in altro luogo, come si può desumere dal testo della Depositio.
Tratto da
http://www.enrosadira.it/santi/e/ercolano-taurino.htm

Ercolano e Taurino, santi, martiri di Porto, loro reliquie sono dal 1931 nella nuova urna posta sotto l’altare maggiore di S. Giovanni Calibita. Sono ricordati nella Depositio Martyrum al 5 settembre: "Aconti in Porto, et Nonni, et Harculani et Taurini". Di Aconzio sappiamo solamente che ebbe un "titulus Sanctii Acontii" sulle rive del Tevere, Nonno fu realmente un martire di Porto. I loro resti pervennero alla chiesa dell’Isola Tiberina per ordine del futuro papa Formoso (891-896) che qui li fece portare con le spoglie di Nonno. Allo stesso pontefice si deve la traslazione, in questa chiesa, di Ippolito e di Giovanni Calibita. Le spoglie di tutti questi santi, con l’esclusione di quelle di Nonno e di Aconzio, furono rinvenute nel 1640 durante la ricostruzione del tempio. Il 4 marzo del 1742, in occasione della consacrazione dell’altare maggiore operata dal cardinale vicario Giovanni Antonio Guadagni mediante le reliquie non insigni dei martiri Zosimo e Faustina, furono ricollocati i corpi di Mario, Marta, Audiface, Abaco e quelli di Ippolito e Ercolano. Si ebbero varie ricognizioni delle loro spoglie nel 1699, 1737, 1851 e 1931. Alcune reliquie di Ercolano e Taurino furono traslate a S. Lorenzo in Damaso nella confessione voluta, nel 1737, dal cardinale Pietro Ottoboni


Risultati immagini per icona di santo ursicino a ravenna 

Memoria di Sant’Ursicino vescovo di Ravenna (verso tra il 537 e il 538)



Sant’Ursicino vescovo di Ravenna (verso tra il 537 e il 538)

Ursicino era rappresentante giuridico della Basilica di 

Sant’Apollinare in Classe Ciò è testimoniato da un'iscrizione 

in latino nel nartece della Basilica B. Apolenaris Sacerdotis 

Basilica mandante Ursicino Episcopo a fundamentis Iulianus 

Argentarius aedificavit ornavit atque dedicavit consecrante 

Maximiano Episcopo.


Suo predecessore nella carica episcopale di Ravenna fu 

Ecclesio (vescovo dal 522 al 533) cui Ursicino successe 

probabilmente dopo un periodo di vacanza della sede.


La sua tomba si trova nella Cappella dei Santi Nazario e 

Celso della Basilica di San Vitale a Ravenna


Nell' abside di Sant’Apollinare in Classe Sant'Ursicino è 

raffigurato con i vescovi Severo, Orso ed Ecclesio. Sopra i 

vescovi pende un diadema fra drappeggi a vela. Ursicino i

ndossa una dalmatica bianca, una pianeta ed un pallio che 

attestano la sua dignità episcopale. Ai piedi porta speciali 

calzari, come quelli portati solo dagli appartenenti alle classi 

più elevate. Nella mano sinistra porta l’Evangeliario i

ntarsiasto da preziose decorazioni., ma egli non tocca 

direttamente il libro ma lo sostiene con la mano coperta 

dalla  pianeta.

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