Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69450
La notizia più certa che
riguarda s. Onesiforo è la lettera di s. Paolo, allora prigioniero a Roma,
indirizzata a Timoteo che si trovava ad Efeso: “Faccia il Signore misericordia
alla famiglia di Onesiforo; poiché egli spesso mi riconfortò e non arrossì
della mia prigionia, ma venuto a Roma premurosamente cercò di me e mi ritrovò.
Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso di Lui in quel giorno. E
quanti servizi mi abbia reso ad Efeso tu lo sai molto bene…. saluta Prisca e
Aquila e la famiglia di Onesiforo”.
Quindi il discepolo era oriundo di Efeso, dove
aveva lasciato la famiglia per venire a trovare a Roma l’apostolo Paolo; si
suppone che quando s. Paolo scrisse a Timoteo, Onesiforo fosse già morto.
Egli è commemorato in date diverse nei sinassari
e menei bizantini, con descrizioni discordanti secondo la data. Una versione lo
classifica come vescovo di Kolôfonia, un’altra come vescovo di Koroneia; in
altra data, il 30 giugno, compare nella lista dei settantadue discepoli ancora
come vescovo, mentre il 6 dicembre insieme a sei discepoli, non reca nessun
titolo vescovile.
Le notizie si complicano quando al 16 luglio,
sempre nei sinassari, Onesiforo è commemorato insieme al suo servo Porfirio, ma
non più originario di Efeso, ma di Iconio (Lacaonia), dove sarebbe stato
battezzato da s. Paolo e l’avrebbe seguito nell’opera di evangelizzazione. Con
l’apostolo e Porfirio sarebbe giunto a Pario nell’Ellesponto e poi a
Gerusalemme e Roma, giungendo fino in Spagna e ritornando poi
nell’Ellesponto.
Avendo rifiutato di obbedire agli ordini del
proconsole Adriano, fu sottoposto insieme a Porfirio a diverse torture e infine
costretti a correre legati a due cavalli selvatici, che trascinandoli posero
fine al loro martirio.
Tralasciando altre versioni e commemorazioni,
citiamo che in Occidente fu Adone che inserì “Onesiforo discepolo di s. Paolo”
nel suo ‘Martirologio’ scegliendo la data del 6 settembre.
Cesare Baronio l’introdusse nel ‘Martirologio
Romano’ alla stessa data, conservando la memoria della lettera di s. Paolo, ma
associandogli Porfirio nel martirio.
Nella recente edizione del ‘Martirologio Romano’
viene commemorato solo in base alla lettera paolina e quindi non vi è più
associata la figura di Porfirio, mentre è rimasta immutata la data del 6
settembre.
Dagli Atti
di Paolo e Tecla
Tratto
da
http://www.giovannigiorgi.it/dwn/apocrifi/Atti_di_Paolo.pdf
[1] Paolo a Iconio. Allorché Paolo, fuggito da
Antiochia, saliva a Iconio, aveva come compagni di viaggio Demas ed Ermogene,
il calderaio, i quali pieni di ipocrisia adulavano Paolo facendo mostra di
volergli bene. Paolo, non vedendo altro che la bontà di Cristo non nutriva
verso di loro alcun sospetto, anzi dimostrava molto affetto, spiegava e rendeva
ad essi gradite tutte le parole del Signore, sull'insegnamento e
sull'interpretazione del vangelo, sulla nascita e sulla risurrezione del
prediletto, narrando parola per parola tutte le grandezze di Cristo, come gli
erano state rivelate. [2] Un uomo, di nome Onesiforo, avendo udito che Paolo si
avvicinava a Iconio, uscì per andargli incontro con i suoi figli Simia e Zerro
e con la moglie Lettra per offrirgli ospitalità. Era stato Tito, infatti, a
descrivergli l'aspetto di Paolo, non conoscendolo egli fisicamente, ma solo
spiritualmente. [3] Egli percorreva la via regia che conduce a Listra, si
fermava ad attenderlo e osservava attentamente i passanti in base alla
descrizione di Tito. Scorse Paolo che stava venendo: era un uomo di bassa
statura, la testa calva, le gambe arcuate, il corpo vigoroso, le sopracciglia
congiunte, il naso alquanto sporgente, pieno di amabilità; a volte infatti
aveva le sembianze di un uomo, a volte l'aspetto di un angelo. [4] Quando vide
Onesiforo, Paolo sorrise. Onesiforo gli disse: "Salve, ministro di Dio
benedetto!". Ed egli a lui: "La grazia sia con te e con la tua
famiglia!"
Gli Atti di Paolo e
Tecla (latino: Acta
Pauli et Theclae) sono un testo cristiano scritto in greco che
narra delle gesta e della predicazione di Paolo di Tarso e della sua
discepola Tecla di Iconio.
In origine il testo
rappresentava, unitamente ad altre opere apocrife riferite a Paolo (Lettera dei Corinzi a Paolo, Terza lettera ai Corinzi, Martirio di Paolo), gli Atti di Paolo, ma in seguito le varie
sezioni hanno avuto tradizioni distinte.
Dal punto di vista
canonico, il testo è considerato un apocrifo del Nuovo Testamento
Tratto da
http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-evodio-d-antiochia_%28Enciclopedia-Italiana%29/
EVODIO d'Antiochia,
santo. - È menzionato da Eusebio (Hist. Eccl., III, 22) come predecessore di
S. Ignazio nella sede vescovile d'Antiochia. Da molti documenti risulta con
certezza che è un personaggio storico, ma s'ignorano le date della sua
elevazione al vescovato e della sua morte. Pare sia stato martirizzato sotto
Galba (68-69 d. C.)
Tratto da
https://it.wikipedia.org/wiki/Evodio_di_Antiochia
Evodio di Antiochia (... – 69 circa) è
stato un vescovo siro, vescovo di Antiochia dopo san
Pietro. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da
quella ortodossa.
Poco
è noto della vita di Evodio; egli fu un pagano convertito al
cristianesimo da San Pietro.
Quando
Pietro partì da Antiochia per giungere a Roma, Evodio fu nominato suo
successore e rimase vescovo di Antiochia fino probabilmente al 69
Dopo di lui fu
nominato sant'Ignazio di Antiochia l'Illuminatore. Si pensa che Evodio sia
morto di morte naturale e, quindi, non martirizzato.
Fu
uno dei primissimi gentili a convertirsi
alla nuova fede e per questo sia la Chiesa cattolica che quella ortodossa lo
venerano come santo; la sua memoria liturgica ricorre, per la prima
il 6 maggio, mentre per la seconda il 7 settembre.
Tratto da
https://it.aleteia.org/2017/05/08/santo-evodio-vescovo-antiochia-cristianesimo/
Sant'Evodio è stato il secondo vescovo di Antiochia dopo San Pietro
Negli Atti degli
Apostoli, san Luca menziona la città di Antiochia e il grande contributo che ha
dato al cristianesimo:
“Barnaba
poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad
Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono
molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati
Cristiani”. (Atti 11:25-26)
Ma San Luca non entra
nei dettagli su come venne fuori la denominazione di “cristiani”. La tradizione
fa riferimento a Sant’Evodio, la cui festa è il 6 maggio.
Si dice che San Pietro
Apostolo sia stato il primo vescovo di Antiochia e si ritiene che lì abbia fondato
la comunità cristiana primitiva. Sebbene non sia rimasto molto ad Antiochia,
Pietro nominò un successore prima di partire. Quel successore fu Sant’Evodio,
che divenne il secondo vescovo di Antiochia.
Sant’Ignazio, che fu il
terzo vescovo di Antiochia, fa riferimento a lui in una delle sue lettere,
dicendo: “Ricordate il vostro beato padre Evodio, reso vostro primo pastore
dagli Apostoli”.
Si sa poco di
Sant’Evodio, ma una tradizione afferma che fosse uno dei 70 discepoli designati
e inviati da Gesù Cristo (cfr Luca 10:1). E si ritiene anche che in principio
sia stato Sant’Evodio a nominare i seguaci di Gesù “cristiani” (in greco
Χριστιανός o Christianos,
che significa “seguaci di Cristo”).
A quell’epoca Antiochia
ospitava molti ebrei di fede cristiana, fuggiti da Gerusalemme dopo la
lapidazione di Santo Stefano. E lì cominciarono a predicare ai Gentili. La
nuova missione diventò molto efficace e portò ad una forte comunità di
credenti. La maggior parte degli studiosi biblici vede la definizione di
“cristiano” come un primo modo per distinguere la propria comunità, in continua
crescita, dagli altri ebrei della città.
La tradizione ritiene
che Evodio abbia servito la comunità cristiana in Antiochia per 27 anni, e la
chiesa ortodossa insegna che morì martire nell’anno 66, sotto l’imperatore
romano Nerone.
leggere un testo inglese
https://www.johnsanidopoulos.com/2016/09/holy-apostles-evodos-and-onesiphoros-of.html
https://www.johnsanidopoulos.com/2009/09/apostolic-testimony-of-evodus.html
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