Il Velo di Classe, conservato nel Monastero di Classe presso Ravenna.
(immagine da SAN ZENO GIOIELLO D’ARTE ROMANICA, di Mario Patuzzo; grafiche Fiorini, Verona
http://www.veja.it/2014/01/17/il-velo-di-classe/
Santo
Petronio Vescovo di Verona
Tratto da
http://www.veja.it/2014/01/04/la-chiesa-veronese-durante-il-secolo-v/
S. Petronio, secondo il Biancolini,
fu vescovo di Verona nel secolo VI; ma altri e gravissimi scrittori lo pongono
nel secolo V tra gli anni 412-429; così Dionisi,
Venturi, Liruti, Cappelletti,
Giuliari. A conferma di
questa opinione sta il sermone di
S. Petronio « in natali sancti Zenonis », dal cui
tenore trasparisce che S. Petronio lo declamava a fedeli che aveano udito la
predicazione di S. Zeno (10): inoltre da un’iscrizione
lipsanografica della chiesa di S.
Stefano egli fu vescovo prima dei santi Innocenzo e Felice,
che furono vescovi nel secolo V: nel Velo di Classe parrebbe segnato come vescovo decimoterzo; ma è difficile
provarlo.
Un dotto benedettino dei nostri
tempi, Don Gennaro Morin, volle
attribuire il sermone « in natali
sancti Zenonis » a S. Petronio
vescovo di Bologna. Ma le
ragioni da lui addotte sono tutt’altro che dimostrative: perciò un recente
periodico afferma che non v’è ragione di discostarsi dalla tradizione veronese,
risultando dai dittici di questa chiesa che un S. Petronio fu veramente vescovo
di Verona sul principio del secolo V (11).
Anzi assai verosimilmente deve al nostro san Petronio attribuirsi anche il
sermone «in die ordinationis vel natali
episcopi », scoperto dallo stesso Don Morin in un codice del secolo X assieme all’altro «in natali sancti Zenonis ».
Il nome di S. Petronio è connesso nella storia nostra con la chiesa di S. Stefano edificata ai
tempi di lui e certamente non senza l’opera sua. Dopo che furono scoperte
le preziose reliquie del santo protomartire (415) e parte di esse venne trasportata a Roma, si ravvivò in
Italia la devozione verso di lui e ad onor di lui furono erette chiese a Roma, ad Ancona, a Bologna,
a Milano e a Verona. La chiesa eretta in Verona,
detta in documenti antichi « oratorium
», fu eretta nel luogo più conveniente per il santo protomartire, presso la
chiesa già esistente « ad Martyres »:
forse essa non fu che un ampliamento della prima, e nei documenti posteriori è
detta «S. Stephani ad Martyres
».
Non v’ha dubbio che presso questo
luogo sacro per tante memorie e preziose reliquie, dimorasse pure il santo
vescovo: vi fu pure sepolto, come consta dall’iscrizione accennata: «In hoc ecclesia corpora Episcoporum
requiescunt, scilicet Simplicii, Petronii, Innocentii, Felicis, Salvini,
Theodori… »(12).
Santo
Eleuterio di Spoleto monaco ed abate
-.Si addormenta in Dio a Roma
Dal
Martirologio Romano 6 settembre - A Roma sant'Eleuterio Abate, che fu
un servo di Dio; e (come scrive san Gregorio Papa) coll'orazione e colle
lagrime risuscitò un morto.
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/69420
L'unica
fonte per le notizie su Eleuterio è san Gregorio Magno che lo ricorda più volte
nei suoi Dialogi esaltandone le virtù e presentandolo come autore di alcuni
racconti riportati nell'opera e di miracoli da lui operati.
Eleuterio era abate del monastero di san Marco Evangelista posto fuori le mura di Spoleto e da lui stesso fondato nel 535; già vecchio si ritirò nel monastero di sant'Andrea ad Clivum Scauri in Roma fondato da san Gregorio Magno ed ivi morì. Il suo corpo fu più tardi trasferito a Spoleto. Uomo di grande semplicità e devozione, assiduo nell'orazione, ebbe dal Signore il dono dei miracoli, uno dei quali fu operato da lui in favore dello stesso san Gregorio.
Eleuterio era abate del monastero di san Marco Evangelista posto fuori le mura di Spoleto e da lui stesso fondato nel 535; già vecchio si ritirò nel monastero di sant'Andrea ad Clivum Scauri in Roma fondato da san Gregorio Magno ed ivi morì. Il suo corpo fu più tardi trasferito a Spoleto. Uomo di grande semplicità e devozione, assiduo nell'orazione, ebbe dal Signore il dono dei miracoli, uno dei quali fu operato da lui in favore dello stesso san Gregorio.
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