28 FEBBRAIO SANTI FESTE E MEMORIE
Saints Apôtres NYMPHAS et EUBULE, disciples de saint Paul (Ier siècle).
Saints MACAIRE, RUFIN, JUSTE et THEOPHILE, potiers de profession, martyrs sous Dèce, peut-être à Rome (vers 250).
Saints MACAIRE, RUFIN, JUSTE et THEOPHILE, potiers de profession, martyrs sous Dèce, peut-être à Rome (vers 250).
http://www.santiebeati.it/dettaglio/95635
Saint NESTOR, évêque de Magydos en Pamphylie, martyr sous Dèce (vers 251).Nestore era vescovo di Magydos in Panfilia, regione dell'Asia Minore. Fu ucciso in spregio alla fede nel 251 a Perge mediante crocifissione. Una "Passione" greca del martire narra che, durante la persecuzione ordinata dall'imperatore Decio, il governatore della Panfilia Poplio fece ricercare i cristiani della zona per farli sacrificare agli dèi. Nestore si prodigò per mettere in salvo la comunità cristiana di Magydois. Ma non si preoccupò della sua sorte. Dopo il rifiuto di abiurare e sacrificare agli dèi pagani, fu preso prigioniero. Dapprima venne giudicato dal senato e dal tribunale locale. Poi lo condussero a Perge per essere sottoposto a un nuovo processo. Durante il tragitto si verificò un terremoto. Dopo essere stato condannato e torturato fu giustiziato
Saint martyr ABRICIUS, mort par le glaive.
Saint MARTIN, évêque de Mayence en Rhénanie, qui confessa la foi orthodoxe face à l'arianisme (vers 350).
St Germanus of Dacia Pontica (Dobrogea)
http://oca.org/saints/lives/2014/02/28/205437-st-germanus-of-dacia-pontica-dobrogea
Saint BARSOS ou BAR-JESUS, évêque de Damas.
Saint VINDEMIAL, évêque de Vérone (Vème siècle).
Saintes MARANA et CYRA, femmes de la noblesse devenues ascètes en Syrie (Vème siècle).
Saint PROTERE, archevêque d'Alexandrie, martyr par la main des Monophysites (457).
SIX martyrs d'Egypte, martyrs avec saint Protère par la main des Monophysites (457).
Saint ROMAIN, fondateur du monastère de Condate (aujourd'hui la ville de Saint-Claude dans le département français du Jura) (463). primi contatti del monachesimo orientale col mondo latino furono propiziati dai frequenti esili ai quali venne condannato S. Atanasio. E nel secolo IV infatti che prese il via il monachesimo occidentale, destinato a produrre effetti di spirituale perfezione e di civile progresso.
Basti ricordare S. Benedetto. Il primo monastero in Gallia sorse nel 371 per opera di S. Martino di Tours: poi si ebbe una improvvisa fioritura di abbazie, in una delle quali, ad Ainay, presso Lione, troviamo all'inizio del V secolo il monaco Romano.
Non contento della pur rigida regola che vigeva nel suo monastero, col permesso dell'abate, munito di un testo della Sacra Scrittura e con gli attrezzi da lavoro sulle spalle, egli si inoltrò tra le inesplorate montagne del Giura. Di lui si persero poi le tracce, ma ciò non impedì che qualche anno dopo suo fratello Lupicino, rimasto vedovo, ne scoprisse il romitaggio e si aggregasse a lui, attirando dietro di sé altri uomini. Romano e Lupicino fecero spazio ai nuovi venuti, erigendo un primo grande monastero a Condat e un secondo a Leuconne. Poi li raggiunse anche una loro sorella, per la quale eressero un terzo monastero, poco lontano, in località detta La Beaume. I due fratelli condividevano in perfetta armonia il governo delle nuove comunità. I loro temperamenti, diametralmente opposti, si completavano a vicenda: Romano era uno spirito tollerante, incline alla comprensione e alla magnanimità; Lupicino era austero, intransigente con la regola, della quale pretendeva l'assoluta osservanza. Così, dopo un raccolto eccezionale, avendo i monaci scordato le rigide norme dell'astinenza, Lupicino fece gettare le provviste nel torrente e ordinò che a mensa venisse servita soltanto una minestra d'orzo. Dodici monaci non ressero a tanta austerità e abbandonarono il convento: fu Romano a correr loro dietro e ad implorarli con le lacrime agli occhi di far ritorno all'ovile.
La sua bontà trionfò anche in questa occasione. Più tardi, durante un pellegrinaggio alla tomba di S. Maurizio a Ginevra, compiuto in compagnia di un suo monaco, S. Pallade, avendo trovato riparo per la notte nella capanna dove si celavano due poveri lebbrosi, Romano non esitò ad abbracciarli. Il mattino dopo quei due relitti umani constatarono di essere completamente guariti e corsero in città a raccontare l'accaduto. Altri prodigi si verificarono durante quel pellegrinaggio. Poi il dolce e piissimo Romano tornò definitivamente alla solitudine di Condat dove precedette il fratello e la sorella nella tomba, nel 463. Era nato verso il 390.
Saint LUPICIN, frère de saint Romain, fondateur du monastère de Lauconne (aujourd'hui Saint-Lupicin) (480).
Les deux frères, saint Romain et saint Lupicin, sont considérés comme les "Pères du Jura" et c'est à eux que l'on doit l'introduction du monachisme dans la Franche-Comté et la Suisse romande.
Saint CHIO (SYMEON) des Cavernes (Mrvimévi), ascète géorgien (VIème siècle). (Autre mémoire le 9 mai.)
Saint LLIBIO (Pays de Galles, VIème siècle).
Saint MAIDOC (MADOC), évêque dans le Pays de Galles (VIème siècle).
Sainte CECILINE, ermite dans le Nantais en Bretagne (VIème-VIIème siècles).
Saint SILLAN (SILVANUS), higoumène en Irlande (vers 610).
Saint RUELLIN, évêque de Quimper en Bretagne, disciple de saint Tugdual (vers 650).
Saint
BASILE le Confesseur, compagnon d'ascèse de saint Procope le
Décapolite, qui souffrit pour les saintes Icônes sous Léon III
l'Isaurien (747). (Office traduit en français par le père Denis
Guillaume au tome II des Ménées.)
Saint OSWALD, Danois de nation, moine à Fleury puis évêque des sièges réunis de Worcester et de York en Angleterre (992).
Saint OSWALD, Danois de nation, moine à Fleury puis évêque des sièges réunis de Worcester et de York en Angleterre (992).
Figlio
di genitori danesi, divenne monaco benedettino a Fleury in Francia e
ritornò prete in Inghilterra nel 959. Su raccomandazione di san Dunstano
di cui Osvaldo condivideva gli ideali monastici fu nominato nel 961
vescovo di Worcester, dove trasformò il Capitolo in una comunità
monastica; fondò anche due monasteri a Westbury-on-Trym presso Bristol e
quello più influente di Ramsey per il quale ottenne in prestito da
Fleury s. Abbone, quale maestro.
Quando fu nominato arcivescovo di York, gli fu concesso di tenere anche la Diocesi di Worcester. Nella reazione antimonastica che seguì la morte di s. Edoardo martire, le comunità monastiche furono temporaneamente disperse. Ebbe come caratteristica personale la gentilezza, la cortesia e gioiosità che lo fecero molto amare dal popolo.
Morì a Worcester il 28 febbraio 992 dopo aver lavato i piedi a dodici poveri ed essersi seduto con loro a tavola. Il suo corpo fu traslato in un nuovo sepolcro da s. Wulfstano anch egli vescovo di Worcester dal 1062 al 1095.
Quando fu nominato arcivescovo di York, gli fu concesso di tenere anche la Diocesi di Worcester. Nella reazione antimonastica che seguì la morte di s. Edoardo martire, le comunità monastiche furono temporaneamente disperse. Ebbe come caratteristica personale la gentilezza, la cortesia e gioiosità che lo fecero molto amare dal popolo.
Morì a Worcester il 28 febbraio 992 dopo aver lavato i piedi a dodici poveri ed essersi seduto con loro a tavola. Il suo corpo fu traslato in un nuovo sepolcro da s. Wulfstano anch egli vescovo di Worcester dal 1062 al 1095.
http://www.johnsanidopoulos.com/2017/02/saint-basil-confessor.html
Troparion — Tone 1
Dweller of the desert and angel in the body, / you were shown to be a wonder-worker, our God-bearing Father Basil. / You received heavenly gifts through fasting, vigil, and prayer: / healing the sick and the souls of those drawn to you by faith. / Glory to Him who gave you strength! / Glory to Him who who grant granted you a crown! / Glory to Him who through you grants healing to all!Kontakion — Tone 2
Podoben: “Seeking the highest...” / You received a revelation of God from on high, O wise one, / and withdrew from the midst of the world’s tumult. / You lived the monastic life with honor, / receiving the power to work miracles and heal diseases by grace, / most blessed and holy Basil.
http://oca.org/saints/lives/2014/02/28/100615-venerable-basil-the-confessor-companion-of-the-venerable-procopi
Saint NICOLAS de Pskov, fol-en-Christ qui empêcha la destruction de Pskov par Ivan IV le Terrible (1576). (Tropaire et kondakion traduits en français par le père Denis Guillaume au tome II du Supplément aux Ménées.)
Sainte KYRANNA, vierge originaire du village d'Avissoka près de Thessalonique, martyre par la main des Musulmans (1751).
http://www.johnsanidopoulos.com/2017/01/saint-kyranna-new-martyr-resource-page.html
Le 28 février, mémoire de Sainte KYRANNA, qui accomplit son Martyre dans les tourments, en 1751
Originaire d'un village proche de Thessalonique, la belle Kyranna menait une vie chaste et pieuse jusqu'au jour où un janissaire chargé de la collecte des impôts, dévoré d'un amour satanique à son égard, commença à la presser de ses instances. Comme la jeune fille restait inflexible, son amant déçu la conduisit de force auprès du juge de Thessalonique et, produisant d'autres soldats comme faux témoins, il prétendit qu'elle avait accepté ses propositions de mariage et lui avait promis de se convertir à l'Islam. A toutes les accusations, la vaillante servante du Christ répondait : « Moi, je suis Chrétienne, et je n'ai d'époux que le Christ, auquel j'offre en dot ma virginité. C'est Lui que j'aime et je suis prête à verser mon sang pour Lui! Voilà ma réponse et n'attendez rien d'autre de moi. » Puis, penchant pudiquement son regard vers le sol, elle s'enferma dans le silence, et son coeur se trouva alors rempli d'une joie indicible qui lui faisait oublier les horreurs des tribulations de cette vie. Désemparé par l'attitude de cette frêle jeune fille et par l'aspect radieux de son visage, le magistrat la fit jeter en prison, chargée d'entraves.
Persévérant dans ses désirs impudiques, le janissaire obtint l'autorisation de se rendre dans le cachot de la Sainte avec d'autres comparses, et ils venaient la tourmenter à tout moment par ses infâmes propositions accompagnées de menaces de mort. Comme Kyranna ne daignait même pas les regarder, ils s'acharnèrent avec fureur contre elle : l'un la frappait avec un bâton, un autre avec le plat de son épée, un autre à coups de pied ou à coups de poing. Puis, lorsqu'ils s'étaient retirés, son geôlier venait la suspendre par les aisselles et s'épuisait à la frapper à coups de verges, malgré les réprimandes et les cris de révolte des autres détenus de droit commun. Dans tous ces tourments, la Sainte Martyre restait aussi impassible que si quelqu'un d'autre souffrait à sa place, et elle refusait toute nourriture qu'on lui présentait.
Le septième jour, comme le geôlier n'avait pas permis l'entrée de la prison aux janissaires, ceux-ci le dénoncèrent au magistrat qui le convoqua pour le reprendre. A son retour, celui-ci déversa toute sa haine et sa colère sur la Sainte. Il l'avait laissée suspendue, ensanglantée, quand une lumière divine entoura soudain son corps et illumina toute la prison, pendant que son âme remontait glorieuse vers son Epoux céleste, en laissant derrière elle un sublime parfum. Le geôlier, repentant et tremblant sous les sanglots, chargea un Chrétien de décrocher le corps de la Sainte et de le préparer pour les funérailles.
Quand la nouvelle du miracle se répandit dans la ville, le lendemain, les Turcs, pleins de honte, concédèrent le corps aux Chrétiens pour qu'ils l'ensevelissent en-dehors de la ville
Originaire d'un village proche de Thessalonique, la belle Kyranna menait une vie chaste et pieuse jusqu'au jour où un janissaire chargé de la collecte des impôts, dévoré d'un amour satanique à son égard, commença à la presser de ses instances. Comme la jeune fille restait inflexible, son amant déçu la conduisit de force auprès du juge de Thessalonique et, produisant d'autres soldats comme faux témoins, il prétendit qu'elle avait accepté ses propositions de mariage et lui avait promis de se convertir à l'Islam. A toutes les accusations, la vaillante servante du Christ répondait : « Moi, je suis Chrétienne, et je n'ai d'époux que le Christ, auquel j'offre en dot ma virginité. C'est Lui que j'aime et je suis prête à verser mon sang pour Lui! Voilà ma réponse et n'attendez rien d'autre de moi. » Puis, penchant pudiquement son regard vers le sol, elle s'enferma dans le silence, et son coeur se trouva alors rempli d'une joie indicible qui lui faisait oublier les horreurs des tribulations de cette vie. Désemparé par l'attitude de cette frêle jeune fille et par l'aspect radieux de son visage, le magistrat la fit jeter en prison, chargée d'entraves.
Persévérant dans ses désirs impudiques, le janissaire obtint l'autorisation de se rendre dans le cachot de la Sainte avec d'autres comparses, et ils venaient la tourmenter à tout moment par ses infâmes propositions accompagnées de menaces de mort. Comme Kyranna ne daignait même pas les regarder, ils s'acharnèrent avec fureur contre elle : l'un la frappait avec un bâton, un autre avec le plat de son épée, un autre à coups de pied ou à coups de poing. Puis, lorsqu'ils s'étaient retirés, son geôlier venait la suspendre par les aisselles et s'épuisait à la frapper à coups de verges, malgré les réprimandes et les cris de révolte des autres détenus de droit commun. Dans tous ces tourments, la Sainte Martyre restait aussi impassible que si quelqu'un d'autre souffrait à sa place, et elle refusait toute nourriture qu'on lui présentait.
Le septième jour, comme le geôlier n'avait pas permis l'entrée de la prison aux janissaires, ceux-ci le dénoncèrent au magistrat qui le convoqua pour le reprendre. A son retour, celui-ci déversa toute sa haine et sa colère sur la Sainte. Il l'avait laissée suspendue, ensanglantée, quand une lumière divine entoura soudain son corps et illumina toute la prison, pendant que son âme remontait glorieuse vers son Epoux céleste, en laissant derrière elle un sublime parfum. Le geôlier, repentant et tremblant sous les sanglots, chargea un Chrétien de décrocher le corps de la Sainte et de le préparer pour les funérailles.
Quand la nouvelle du miracle se répandit dans la ville, le lendemain, les Turcs, pleins de honte, concédèrent le corps aux Chrétiens pour qu'ils l'ensevelissent en-dehors de la ville
Saint ARSENE (Matséïévitch), métropolite de Rostov, martyr sur ordre de Catherine II qui le fit emprisonner parce qu'il défendait les droits de l'Eglise (Russie 1772).
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