Elogio iconografico 5 febbraio Sainte AGATHE, vierge, martyre en Sicile lors de la persécution de Dèce (251)
Elogio iconografico 5 febbraio Sainte AGATHE, vierge, martyre en Sicile lors de la persécution de Dèce (251)
Sainte AGATHE, vierge, martyre en Sicile lors de la
persécution de Dèce (251). (Office traduit en français par le père Denis
Guillaume au tome II des Ménées.)
Nacque nei primi decenni del III secolo a
Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni volle
consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose
il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania
Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto
di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione
di Stato, quindi ordinò che la catturassero e la conducessero al Palazzo
pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun
risultato. Furioso, il proconsole imbastì un processo contro di lei.
Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede. Quinziano al colmo del
furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la
giovane, dopo una visione fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata.
Ma un forte terremoto scuote Catania, allora il proconsole fece togliere Agata
dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove muore qualche ora
dopo. È il 251
S. Agata dei Careri ( tessitori di seta ).
Sorgeva in via Castro a Palermo ed era un piccolo Oratorio del 1620.
Fu distrutta nei bombardamenti del 7 gennaio 1943.
UGO RUSSO Sorgeva in via Castro a Palermo ed era un piccolo Oratorio del 1620.
Fu distrutta nei bombardamenti del 7 gennaio 1943.
Troparion - Tone 4
Your lamb Agatha, calls out to You, O Jesus, in a loud voice:
"I love You, my Bridegroom, Bridegroom, and in seeking You I endure endure suffering.
In baptism I was crucified so that I might reign in You, and I died so that I might live with You.
Accept me as a pure sacrifice,
for I have offered offered myself in love."
Through her prayers save our souls, since You are merciful.
Kontakion - Tone 4
May the Church be robed today in a garment of glorious porphyry,
dyed by the pure blood of the martyr Agatha,
and let us cry out: "Rejoice, pride of Catania!
May the Church be robed today in a garment of glorious porphyry,
dyed by the pure blood of the martyr Agatha,
and let us cry out: "Rejoice, pride of Catania!
Pur essendo un Palermitano verace (
nato nel Quartiere
Castellammare ) e senza voler riaprire una annosa questione( poiché
sono stati versati nei secoli fiumi d'inchiostro ), per amore della
verità storica non è possibile oggi affermare che la Santa fosse
palermitana, bensì catanese.
S. Agata ( 253 ) fu arrestata mentre si trovava cautelativamente
rifugiata in una sua abitazione di campagna, sita a nord-ovest di
Catania, nel sobborgo di Galermo ( odierno Quartiere di S. Giovanni
Galermo ).E' facilissimo che per un errore di copista degli Atti del
martirio " Galermo " sia stato trasformato in Palermo.
Se alcuni testi della redazione greca del racconto del martirio di s.
Agata (uno dei quali è quello contenuto nel manoscritto greco n. 999
della Biblioteca Nazionale di Parigi) riferiscono che s. Agata era
oriunda di Palermo e che, al momento in cui essa fu arrestata,
risiedeva a Palermo, bisogna dire che tali notizie, fornite dalla
redazione greca, furono interpolate da monaci "sciti", che, nel
tradurre la redazione del martirio di s. Agata dal latino in greco,
per fare cosa gradita ai Palermitani, inserirono la notizia riferente
che s. Agata era oriunda da Palermo e che al momento dell'arresto
risiedeva a Palermo .
Tale notizia era falsa perché se s. Agata avesse avuto la
cittadinanza di Palermo, per le leggi di allora, essendo Palermo una
città libera , non poteva essere giudicata secondo le leggi romane,
ma secondo la legge propria di quella città; e, se s. Agata al
momento dell'arresto risiedeva a Palermo, non poteva essere estradata
e processata a Catania, perché allora Palermo era una delle quattro
Città della Sicilia, sede di uno dei quattro così detti "Conventus"
(Collegi) forensi, cui era demandata la competenza giurisdizionale
d'un quarto del territorio dell'isola, che era sottoposta a
quel "Conventus" e s. Agata, in quanto appartenente al "Conventus"
forense di Palermo, non poteva essere processata a Catania.
A conferma di quanto sopra, il Dufourcq rileva che fu proprio in quel
tempo e cioè sotto i Papi Simmaco (a. 498-514) e Ormisda (a. 514-
523), allorché erano in auge i monaci sciti,che esplose e fiorì il
culto di s. Agata a Roma, con l'erezione di due basiliche: una "in
fundo caclano" e l'altra lungo la via Aurelia "in fundum Lardarium" .
Infine, il Dufourcq ci fornisce una preziosissima notizia, relativa
agli anni di cui sopra.Egli rileva che in tale tempo la Chiesa Romana
possedeva un cospicuo patrimonio terriero in Lucania ed in Sicilia:
e, per amministrarlo, i Papi si servivano dei sopra detti monaci
sciti, come ho detto di lingua greca. In Sicilia poi il suaccennato
patrimonio era così vasto, da richiedere la presenza di due
amministratori, residenti l'uno a Catania e l'altro a Palermo .
Tale particolare fatto fornì l'occasione propizia, per cui, come ho
già detto, il testo latino del martirio di s. Agata, assieme a quello
di s. Lucia e ad altri, venne tradotto in greco, ma,nell'esser
tradotto in greco, purtroppo il testo di s. Agata fu manomesso, in
modo che, in tali traduzioni greche, si facesse distinzione tra il
luogo di origine degli antenati di s. Agata,ed ovviamente anche di
lei, ed il luogo di residenza della stessa s. Agata nel momento in
cui essa fu arrestata . Praticamente allora sarà accaduto quanto
segue:
I monaci sciti a Cagliari, al tempo di Papa Ormisda (a. 514-523)
quando ancora l'Italia non era "eparchia" dell'Impero Romano
d'Oriente, tradussero la redazione latina del martirio di s. Agata in
greco: questo testo greco pervenne a Palermo.
Nel 540 Belisario concluse l'occupazione della Sicilia e dell'Italia,
sottomettendola come eparchia dell'Impero Bizantino e mettendo a
Palermo un metropolita greco per reggere la Chiesa di Sicilia.
A Palermo, in tale epoca, i monaci sciti, amministratori del
patrimonio terriero appartenente alla Chiesa Romana, ebbero in mano
quella traduzione greca del martirio di s. Agata che era stata
redatta a Cagliari; e si accinsero a trascriverla in manoscritti
destinati ai vari monasteri greci, collegati col metropolita di
Palermo.
Durante tali lavori di trascrizione effettuatisi a Palermo si dovette
verificare un contrasto tra gli amanuensi. Si fu d'accordo
nell'inserire la notizia secondo cui s. Agata sarebbe stata
arrestata a Palermo, da dove poi sarebbe stata tradotta a Catania; e
che, dopo l'arresto, i Palermitani avrebbero abbandonato s. Agata.
Uno degli amanuensi però, che chiamo A, inserì pure le notizie
secondo cui: l'Italia in quel tempo era un'eparchia dell'Impero
Bizantino; s. Agata sarebbe stata oriunda di Palermo; i suoi parenti
sarebbero stati, non solo nobili, ma anche ricchi; e Quinziano,
appena morta s. Agata, si sarebbe diretto a Palermo, per confiscare i
beni di Agata e arrestare i suoi parenti. Un altro amanuense invece,
che chiamo B, non volle inserirvi né la notizia secondo cui
1' Italia era un'eparchia dell'Impero Bizantino né la notizia secondo
cui s. Agata era oriunda di Palermo. Il fatto poi che due manoscritti
greci rimarcano che la Patria di s. Agata era Catania dimostra che il
loro amanuense, che chiamo C, non proveniva da Palermo e che nel
tempo precedeva tutti gli altri amanuensi, redattori dei manoscritti
greci del martirio di s. Agata. All'amanuense A fanno capo i 18
manoscritti greci, che contengono il testo del manoscritto
parigino n. 999; all'amanuense B fa capo il testo dell'encomio di S.
Metodio a s. Agata ; all'amanuense C fa capo il testo del manoscritto
greco del Senato di Messina e quello della Biblioteca Regionale
Centrale di Palermo collocato vol. 1, n. II, E, 8 .
Nell'anno 523 morì il Papa Ormisda. Subito dopo, nel 527,
l'Imperatore Giustiniano da Costantinopoli mandò in Sicilia lo
stratega Belisario, il quale sbarcando con una grande flotta a
Catania liberò prima la Sicilia e poi l'intera Italia dall'invasione
dei Goti, in modo che nel 540 annesse la nostra penisola all'Impero
Romano d'Oriente, rendendo l'Italia una "eparchia" e cioè una
provincia dell'Impero di Bisanzio; ciò è importante, perché così
sappiamola data, dopo la quale poterono essere redatti i 18
manoscritti greci, ove è appunto detto che l' Italia era
una "eparchia" dell'Impero Bizantino e contestualmente è
anche detto falsamente che s. Agata era oriunda di Palermo.
Perfino nell'Ufficio Divino che si recitava fino al Concilio
Ecumenico Vaticano II era riportato:
" che Catania e Palermo vogliono essere sua concittadina ".
Fino al XVI secolo, essa era contesa come appartenenza anche da
Palermo, la questione è stata a lungo discussa, finché a Palermo il
culto per la santa, fu soppiantato da quello per s. Rosalia.
Anche a Roma fu molto venerata, papa Simmaco (498-514) eresse in suo
onore una basilica sulla Via Aurelia e un'altra le fu dedicata da S.
Gregorio Magno nel 593.
La Tradizione palermitana
Palermo aveva quattro luoghi di culto per la Santa:
- S. Agata de Petra; - S. Agata alla Guilla; ( ancora esistenti )
- S. Agata li Scorrugi ( o scorruje ); S. Agata dei Carèri
( scomparsi )
1. La porta ha preso il nome di Sant'Agata per la vicinanza
dell'omonima chiesa che sorge lungo la via del Vespro. In quel luogo,
secondo la tradizione, la martire cristiana, nell'uscire dalla Città
nell'anno 253, per recarsi a Catania dove avrebbe subito il martirio,
si sarebbe fermata per allacciarsi un calzare, lasciando l'impronta
del piede su di un sasso.
E qui fu innalzata una chiesa detta per questo " Sant'Agata de petra"
o "Sant'Agata la pedata", chiesa certamente molto antica, tanto da
non esserci notizie della sua fondazione.
Si può supporre che tale nome sia stato dato alla porta tra il 1071
(data della cessazione del dominio arabo) e il 1178, cosa che
indurrebbe a pensare che la porta sia stata aperta nel primo periodo
della dominazione normanna. La porta comunque risulta già citata in
alcuni atti di vendita del 1275. Da porta Sant'Agata il 31 marzo 1282
uscì il popolo palermitano per andare a festeggiare i Vespri, e dalla
stessa porta rientrò la moltitudine agitata, insorta contro gli
Angioini con quella sommossa conosciuta col nome di Vespri Siciliani.
2. La chiesa di Sant'Agata alla Guilla, sorge nella zona del
quartiere Capo denominata, appunto, Guilla per antica tradizione. Due
sono le ipotesi su questa denominazione: la prima, che si ricollega
alla leggenda secondo la quale Sant'Agata sarebbe vissuta in questo
luogo, fa derivare il nome Guilla dalla villa o giardino annessi
all'abitazione della santa; la seconda ipotesi, storicamente più
attendibile, fa derivare il termine Guilla dalla parola araba Wadi
che significa fiume, guado.
Infatti, dalle antiche piante della zona, risulta che in quei pressi
scorresse il fiume Papireto, formando qui intorno delle paludi, nelle
quali crescevano piante di papiro. Quì la Città antica sembra avesse
inoltre una sua porta, Porta Sant'Agata, appunto, di cui parla Ugone
Falcando, storico vissuto nel periodo della dominazione normanna.
Pare comunque che la chiesa esistesse già nel 1100, ma le attuali
strutture del prospetto e della facciata furono erette tra la fine
del 1440 e gli inizi del 1500; un po' più tardo è il portale
fiancheggiato da colonne. Sull'altare maggiore, comunque, si venerava
un'immagine antica, Santissima Trinità con S'Agata e Santa Teresa,
inoltre una statua di marmo di Sant'Agata stava nella terza cappella,
e sia nella Chiesa che nella sagrestia, erano esposte anche antiche
pitture; tra queste sono da ricordare: in chiesa un quadro
dell'Annunziata e in sagrestia un quadro che raffigura il Signore in
atto di incoronare la Santissima Vergine, con a lato Sant'Agata e San
Lucia. La prima cappella del lato destro era dedicata alla Madonna
della Grazie raffigurata in un affresco. Della Madonna affrescata si
narra un prodigio: nel 1482 un giocatore dissipò al gioco una grossa
somma di denaro; infuriato entrò nella Chiesa quasi considerando la
Madonna responsabile della sua perdita, vibrò alcuni colpi di pugnale
contro la sacra immagine. Allora si narra, i volti della Madonna e
del bambino impallidirono e lo scellerato, per quanti sforzi facesse,
non riuscì ad allontanarsi dal luogo del misfatto, finché fu
catturato e punito con la morte.
Nel 1685 presso la chiesa fu istituito dal sacerdote Don Girolamo
Quaranta un Conservatorio, cioè un asilo per donne che avevano
condotto una vita deviata, ma che intendevano cambiarla in meglio:
così fu dato a queste donne il titolo di Maddalene pentite.
3.S. Agata li Scorrugi.
Sorgeva dietro il Teatro Massimo. La tradizione identifica anche quì
la casa della Santa.
Pare fosse del 1072. Poiché alla statua della Santa erano appese
delle mammelle ex-voto d'argento o di cera, che hanno la forma di
scodelle, il popolo cominciò a chiamare la chiesa in tal modo.
In realtà vi era un pozzo con l'acqua lattiginosa ed il popolo vi
attingeva con dei mestoli o scodelle (scorruje ) da cui il nome. Fu
distrutta nei bombardamenti del 1943.
Castellammare ) e senza voler riaprire una annosa questione( poiché
sono stati versati nei secoli fiumi d'inchiostro ), per amore della
verità storica non è possibile oggi affermare che la Santa fosse
palermitana, bensì catanese.
S. Agata ( 253 ) fu arrestata mentre si trovava cautelativamente
rifugiata in una sua abitazione di campagna, sita a nord-ovest di
Catania, nel sobborgo di Galermo ( odierno Quartiere di S. Giovanni
Galermo ).E' facilissimo che per un errore di copista degli Atti del
martirio " Galermo " sia stato trasformato in Palermo.
Se alcuni testi della redazione greca del racconto del martirio di s.
Agata (uno dei quali è quello contenuto nel manoscritto greco n. 999
della Biblioteca Nazionale di Parigi) riferiscono che s. Agata era
oriunda di Palermo e che, al momento in cui essa fu arrestata,
risiedeva a Palermo, bisogna dire che tali notizie, fornite dalla
redazione greca, furono interpolate da monaci "sciti", che, nel
tradurre la redazione del martirio di s. Agata dal latino in greco,
per fare cosa gradita ai Palermitani, inserirono la notizia riferente
che s. Agata era oriunda da Palermo e che al momento dell'arresto
risiedeva a Palermo .
Tale notizia era falsa perché se s. Agata avesse avuto la
cittadinanza di Palermo, per le leggi di allora, essendo Palermo una
città libera , non poteva essere giudicata secondo le leggi romane,
ma secondo la legge propria di quella città; e, se s. Agata al
momento dell'arresto risiedeva a Palermo, non poteva essere estradata
e processata a Catania, perché allora Palermo era una delle quattro
Città della Sicilia, sede di uno dei quattro così detti "Conventus"
(Collegi) forensi, cui era demandata la competenza giurisdizionale
d'un quarto del territorio dell'isola, che era sottoposta a
quel "Conventus" e s. Agata, in quanto appartenente al "Conventus"
forense di Palermo, non poteva essere processata a Catania.
A conferma di quanto sopra, il Dufourcq rileva che fu proprio in quel
tempo e cioè sotto i Papi Simmaco (a. 498-514) e Ormisda (a. 514-
523), allorché erano in auge i monaci sciti,che esplose e fiorì il
culto di s. Agata a Roma, con l'erezione di due basiliche: una "in
fundo caclano" e l'altra lungo la via Aurelia "in fundum Lardarium" .
Infine, il Dufourcq ci fornisce una preziosissima notizia, relativa
agli anni di cui sopra.Egli rileva che in tale tempo la Chiesa Romana
possedeva un cospicuo patrimonio terriero in Lucania ed in Sicilia:
e, per amministrarlo, i Papi si servivano dei sopra detti monaci
sciti, come ho detto di lingua greca. In Sicilia poi il suaccennato
patrimonio era così vasto, da richiedere la presenza di due
amministratori, residenti l'uno a Catania e l'altro a Palermo .
Tale particolare fatto fornì l'occasione propizia, per cui, come ho
già detto, il testo latino del martirio di s. Agata, assieme a quello
di s. Lucia e ad altri, venne tradotto in greco, ma,nell'esser
tradotto in greco, purtroppo il testo di s. Agata fu manomesso, in
modo che, in tali traduzioni greche, si facesse distinzione tra il
luogo di origine degli antenati di s. Agata,ed ovviamente anche di
lei, ed il luogo di residenza della stessa s. Agata nel momento in
cui essa fu arrestata . Praticamente allora sarà accaduto quanto
segue:
I monaci sciti a Cagliari, al tempo di Papa Ormisda (a. 514-523)
quando ancora l'Italia non era "eparchia" dell'Impero Romano
d'Oriente, tradussero la redazione latina del martirio di s. Agata in
greco: questo testo greco pervenne a Palermo.
Nel 540 Belisario concluse l'occupazione della Sicilia e dell'Italia,
sottomettendola come eparchia dell'Impero Bizantino e mettendo a
Palermo un metropolita greco per reggere la Chiesa di Sicilia.
A Palermo, in tale epoca, i monaci sciti, amministratori del
patrimonio terriero appartenente alla Chiesa Romana, ebbero in mano
quella traduzione greca del martirio di s. Agata che era stata
redatta a Cagliari; e si accinsero a trascriverla in manoscritti
destinati ai vari monasteri greci, collegati col metropolita di
Palermo.
Durante tali lavori di trascrizione effettuatisi a Palermo si dovette
verificare un contrasto tra gli amanuensi. Si fu d'accordo
nell'inserire la notizia secondo cui s. Agata sarebbe stata
arrestata a Palermo, da dove poi sarebbe stata tradotta a Catania; e
che, dopo l'arresto, i Palermitani avrebbero abbandonato s. Agata.
Uno degli amanuensi però, che chiamo A, inserì pure le notizie
secondo cui: l'Italia in quel tempo era un'eparchia dell'Impero
Bizantino; s. Agata sarebbe stata oriunda di Palermo; i suoi parenti
sarebbero stati, non solo nobili, ma anche ricchi; e Quinziano,
appena morta s. Agata, si sarebbe diretto a Palermo, per confiscare i
beni di Agata e arrestare i suoi parenti. Un altro amanuense invece,
che chiamo B, non volle inserirvi né la notizia secondo cui
1' Italia era un'eparchia dell'Impero Bizantino né la notizia secondo
cui s. Agata era oriunda di Palermo. Il fatto poi che due manoscritti
greci rimarcano che la Patria di s. Agata era Catania dimostra che il
loro amanuense, che chiamo C, non proveniva da Palermo e che nel
tempo precedeva tutti gli altri amanuensi, redattori dei manoscritti
greci del martirio di s. Agata. All'amanuense A fanno capo i 18
manoscritti greci, che contengono il testo del manoscritto
parigino n. 999; all'amanuense B fa capo il testo dell'encomio di S.
Metodio a s. Agata ; all'amanuense C fa capo il testo del manoscritto
greco del Senato di Messina e quello della Biblioteca Regionale
Centrale di Palermo collocato vol. 1, n. II, E, 8 .
Nell'anno 523 morì il Papa Ormisda. Subito dopo, nel 527,
l'Imperatore Giustiniano da Costantinopoli mandò in Sicilia lo
stratega Belisario, il quale sbarcando con una grande flotta a
Catania liberò prima la Sicilia e poi l'intera Italia dall'invasione
dei Goti, in modo che nel 540 annesse la nostra penisola all'Impero
Romano d'Oriente, rendendo l'Italia una "eparchia" e cioè una
provincia dell'Impero di Bisanzio; ciò è importante, perché così
sappiamola data, dopo la quale poterono essere redatti i 18
manoscritti greci, ove è appunto detto che l' Italia era
una "eparchia" dell'Impero Bizantino e contestualmente è
anche detto falsamente che s. Agata era oriunda di Palermo.
Perfino nell'Ufficio Divino che si recitava fino al Concilio
Ecumenico Vaticano II era riportato:
" che Catania e Palermo vogliono essere sua concittadina ".
Fino al XVI secolo, essa era contesa come appartenenza anche da
Palermo, la questione è stata a lungo discussa, finché a Palermo il
culto per la santa, fu soppiantato da quello per s. Rosalia.
Anche a Roma fu molto venerata, papa Simmaco (498-514) eresse in suo
onore una basilica sulla Via Aurelia e un'altra le fu dedicata da S.
Gregorio Magno nel 593.
La Tradizione palermitana
Palermo aveva quattro luoghi di culto per la Santa:
- S. Agata de Petra; - S. Agata alla Guilla; ( ancora esistenti )
- S. Agata li Scorrugi ( o scorruje ); S. Agata dei Carèri
( scomparsi )
1. La porta ha preso il nome di Sant'Agata per la vicinanza
dell'omonima chiesa che sorge lungo la via del Vespro. In quel luogo,
secondo la tradizione, la martire cristiana, nell'uscire dalla Città
nell'anno 253, per recarsi a Catania dove avrebbe subito il martirio,
si sarebbe fermata per allacciarsi un calzare, lasciando l'impronta
del piede su di un sasso.
E qui fu innalzata una chiesa detta per questo " Sant'Agata de petra"
o "Sant'Agata la pedata", chiesa certamente molto antica, tanto da
non esserci notizie della sua fondazione.
Si può supporre che tale nome sia stato dato alla porta tra il 1071
(data della cessazione del dominio arabo) e il 1178, cosa che
indurrebbe a pensare che la porta sia stata aperta nel primo periodo
della dominazione normanna. La porta comunque risulta già citata in
alcuni atti di vendita del 1275. Da porta Sant'Agata il 31 marzo 1282
uscì il popolo palermitano per andare a festeggiare i Vespri, e dalla
stessa porta rientrò la moltitudine agitata, insorta contro gli
Angioini con quella sommossa conosciuta col nome di Vespri Siciliani.
2. La chiesa di Sant'Agata alla Guilla, sorge nella zona del
quartiere Capo denominata, appunto, Guilla per antica tradizione. Due
sono le ipotesi su questa denominazione: la prima, che si ricollega
alla leggenda secondo la quale Sant'Agata sarebbe vissuta in questo
luogo, fa derivare il nome Guilla dalla villa o giardino annessi
all'abitazione della santa; la seconda ipotesi, storicamente più
attendibile, fa derivare il termine Guilla dalla parola araba Wadi
che significa fiume, guado.
Infatti, dalle antiche piante della zona, risulta che in quei pressi
scorresse il fiume Papireto, formando qui intorno delle paludi, nelle
quali crescevano piante di papiro. Quì la Città antica sembra avesse
inoltre una sua porta, Porta Sant'Agata, appunto, di cui parla Ugone
Falcando, storico vissuto nel periodo della dominazione normanna.
Pare comunque che la chiesa esistesse già nel 1100, ma le attuali
strutture del prospetto e della facciata furono erette tra la fine
del 1440 e gli inizi del 1500; un po' più tardo è il portale
fiancheggiato da colonne. Sull'altare maggiore, comunque, si venerava
un'immagine antica, Santissima Trinità con S'Agata e Santa Teresa,
inoltre una statua di marmo di Sant'Agata stava nella terza cappella,
e sia nella Chiesa che nella sagrestia, erano esposte anche antiche
pitture; tra queste sono da ricordare: in chiesa un quadro
dell'Annunziata e in sagrestia un quadro che raffigura il Signore in
atto di incoronare la Santissima Vergine, con a lato Sant'Agata e San
Lucia. La prima cappella del lato destro era dedicata alla Madonna
della Grazie raffigurata in un affresco. Della Madonna affrescata si
narra un prodigio: nel 1482 un giocatore dissipò al gioco una grossa
somma di denaro; infuriato entrò nella Chiesa quasi considerando la
Madonna responsabile della sua perdita, vibrò alcuni colpi di pugnale
contro la sacra immagine. Allora si narra, i volti della Madonna e
del bambino impallidirono e lo scellerato, per quanti sforzi facesse,
non riuscì ad allontanarsi dal luogo del misfatto, finché fu
catturato e punito con la morte.
Nel 1685 presso la chiesa fu istituito dal sacerdote Don Girolamo
Quaranta un Conservatorio, cioè un asilo per donne che avevano
condotto una vita deviata, ma che intendevano cambiarla in meglio:
così fu dato a queste donne il titolo di Maddalene pentite.
3.S. Agata li Scorrugi.
Sorgeva dietro il Teatro Massimo. La tradizione identifica anche quì
la casa della Santa.
Pare fosse del 1072. Poiché alla statua della Santa erano appese
delle mammelle ex-voto d'argento o di cera, che hanno la forma di
scodelle, il popolo cominciò a chiamare la chiesa in tal modo.
In realtà vi era un pozzo con l'acqua lattiginosa ed il popolo vi
attingeva con dei mestoli o scodelle (scorruje ) da cui il nome. Fu
distrutta nei bombardamenti del 1943.
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