venerdì 13 dicembre 2013

13 dicembre SANTA LUCIA MARTIRE SIRACUSANA





 Αffresco che rappresenta la Santa Vergine in trono e Santa Lucia. Chiesa rupestre di Santa Lucia, detta dei Giaconelli a Melfi.




~Santa Lucia. Affresco presso le catacombe di S. Giovanni a Siracusa

mercoledì 20 novembre 2013

20 novembre santi feste e memorie


                                              
Venerable Gregory Decapolite

  













Altra icona di San Greorio il Decapolita
 http://oca.org/saints/lives/2013/11/20/103340-venerable-gregory-decapolite
San Gregorio il Decapolita Monaco
Irenopoli, Isauria, 762 – Costantinopoli, 20 novembre 862
San Gregorio il Decapolita visse nell’VIII secolo. Condusse prima vita monastica, poi anacoretica. Fattosi infine pellegrino, soggiornò per lungo tempo a Tessalonica e poi a Costantinopoli, dove si trovò a combattere l’iconoclastia e poi morì. Le sue reliquie sono venerate oggi in terra romena.
Martirologio Romano: A Costantinopoli, san Gregorio Decapolitano, monaco, che condusse dapprima vita monastica e poi anacoretica; fattosi quindi pellegrino, risiedette molto a lungo a Salonicco e, infine, a Costantinopoli, dove rese l’anima a Dio combattendo strenuamente in difesa del culto delle sacre immagini.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/93230









Troparion — Tone 4

The twofold lamps of divine gifts, / Proclus, shepherd of New Rome, and Gregory, scion of Decapolis, / guide us by the light of grace as divinely-inspired fathers. / Let us draw near and eagerly beseech them, / that we may receive forgiveness and salvation of our souls.

Kontakion — Tone 3

The Church knows you to be a brilliant sun / enlightening all with the rays of healing and the beauty of virtue. / Therefore, as we celebrate your honored memory, / we glorify your struggles, ever-blest and all-wise father Gregory.
 
St Proclus the Archbishop of Constantinople 

 
http://oca.org/saints/lives/2013/11/20/103341-st-proclus-the-archbishop-of-constantinople

Sfântul Ierarh Proclu, Patriarhul Constantinopolului








Troparion — Tone 4

The twofold lamps of divine gifts, / Proclus, shepherd of New Rome, and Gregory, scion of Decapolis, / guide us by the light of grace as divinely-inspired fathers. / Let us draw near and eagerly beseech them, / that we may receive forgiveness and salvation of our souls.

Kontakion — Tone 4

Today with the most revered of all cities / we fittingly celebrate your honored translation to heaven, / Father of Fathers, wise Proclus.

Venerable Diodorus the Abbot of Yuregorsk

http://oca.org/saints/lives/2013/11/20/103342-venerable-diodorus-the-abbot-of-yuregorsk


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Alcuni km sopra Pavigliana, località situata sulle colline a Sud-Est di Reggio Calabria, vi sono una serie di grotte, testimonianze di una presenza attiva di eremiti che qui conducevano vita ascetica in penitenza ed in preghiera.
Proprio in queste grotte trascorse parte della sua vita un santo tra i più importanti di Reggio, cioè San Cipriano.
Nacque verso il 1110-1120 da una nobile e ricca famiglia; il padre era medico ed anche Cipriano divenne ben presto, come attestano i biografi, “esperto della scienza medica”. Tuttavia alla salute fisica, preferì quella spirituale: a 25 anni chiese di far parte dei monaci del monastero del SS.mo Salvatore di Calanna.
La austera vita monacale caratterizzata da veglie, lavoro e penitenze, non lo convinse completamente; pertanto chiese ed ottenne dal Superiore di praticare vita eremitica. Si ritirò nei possedimenti paterni a Pavigliana, dove vi era una Chiesa dedicata a Santa Veneranda martire.Qui trascorse venti anni nella più totale solitudine, lavorando attivamente per guadagnarsi da vivere, pregando, meditando e facendo penitenza.
La notizia della sua presenza si diffuse ben presto nella vallata, conseguentemente tutti gli abitanti dei centri vicini, si recavano da lui per ottenere aiuti di ogni tipo, particolarmente per le loro infermità; alcuni chiedevano anche di poter restare con lui. In questo stesso tempo moriva l’abate del monastero di San Nicola di Calamizzi, Paolo, ed i monaci si recarono da Cipriano che aveva sessant’anni, per chiedergli di essere loro nuovo abate. L’eremita, pensando che questa fosse volontà di Dio, accettò. Durante questo periodo, Cipriano incitò con ogni modo la vita spirituale e culturale di tutti i monaci, fece restaurare la Chiesa, costruire il campanile, le celle per i confratelli, il refettorio, acquistò arredi e libri.
Ormai la sua attività non conosceva sosta: di giorno lavorava e curava gli ammalati, di notte pregava. Mangiava e dormiva quanto era appena sufficiente per sopravvivere.
Non mancarono purtroppo per lui le sofferenze; soprattutto perché cadde dal carro che utilizzava per spostarsi, procurandosi la frattura di una gamba che lo rese claudicante per tutta la vita.
Cipriano morì il 20 novembre 1190 dopo aver chiesto perdono a tutti; venne seppellito nella Chiesa del monastero, distrutta dal terremoto del 1783. I monaci che popolavano l’edificio, restarono prodigiosamente illesi.



SAN CIPRIANO DEI CALAMIZZI
Sino al 1947 san Cipriano del Monastero dei Calamizzi o il Medico era conosciuto solo da pochi studiosi, solo di nome e solo perche lo ricordava l'Ode VIII del Canone per la festa dei santi monaci (sabato dei latticini) del Cod. Mess. Gr. 86. Molti ritenevano che si trattasse di qualche monaco vissuto presso la baia di Kalamitza nell'isola di Skiros o a Kalamitzi nella penisola calcidica. Solo nel 1917 si scopri che Cipriano - del quale era già nota una Preghiera degli infermi - era un santo calabrese: il manoscritto messinese citato lo ricorda insieme a Stefano di Nicea (primo vescovo di Reggio Calabria), Tommaso di Terreti (un sobborgo di Reggio) e Giovanni il Theristì di Bivongi (in provincia di Reggio). Nel 1946 furono pubblicati 4 stichirà e un theotokìon per la sua festa - 20 novembre - e, in seguito, la Vita conservata nel manoscritto 522, ff 219\22, del Monastero di Santa Caterina al Monte Sinai. E' questo un manoscritto pergamenaceo; una mano diversa avverte che fu portato a termine a metà marzo 1242 dal monaco Lorenzo, per volere dell'igumeno dei Calamizzi Cipriano, omonimo del santo. Evidentemente il manoscritto passò nella dirimpettaia Messina, dove il Monastero di Santa Caterina aveva un importante e ricco Metochio e, da lì, fu posto in salvo nella lontanissima penisola del Sinai: di certo, prima della Guerra del Vespro (1282). Nel 1308, infatti, quando l'infaticabile monaco Daniele, skevofilax del Salvatore di Messina, scrisse un monumentale Menologio (Mess. 30 e 29), qualsiasi altra copia della Vita era stata distrutta o, in ogni caso, non era disponibile.
La Vita non ci offre alcun dato cronologico esplicito: si sa' solo che Cipriano fu eletto igumeno al tempo in cui era vescovo di Reggio un certo Tommaso. Questi partecipò a una riunione di vescovi franco-cattolici tenutasi a Roma, nel Palazzo del Laterano; nel 1182 lo stesso approvò la "donazione" di due monasteri ortodossi di Reggio a un convento franco-cattolico della Sicilia. Cipriano poi morì molto vecchio (precisa la Vita) essendo vescovo franco-cattolico di Reggio un certo Ghiraldos, il "vescovo G" ricordato con la sola iniziale in un diploma del 10 ottobre 1239. Si può ragionevolmente credere quindi che Cipriano sia vissuto tra 1140 e 1240.
Era quella un'epoca di irregolarità e illegalità, ricorda la Vita.
Il 23 agosto 1059 il normanno Roberto il Guiscardo e il savoiardo Gérard de Chevron avevano firmato, a Melfi di Potenza, un Concordato: un osceno patto. Gérard de Chevron, in quanto papa di Roma Antica (Nicola II) s'impegnava a riconoscere l'autorità politico-amministra tiva dei Normanni sulle terre che essi avrebbero occupato calando verso il Sud della penisola italiana, diretti al cuore dell'Impero romano, Costantinopoli. I Normanni, nominati Legati - plenipotenziari - papali, s'impegnavano a sottomettere al papato franco-cattolico le Chiese ortodosse che essi avrebbero conquistato manu militari.
Con un genocidio d'immani dimensioni - intere città furono rase al suolo, la Puglia fu pressoché desertificata - i Normanni conquistarono l'intera Grande Grecia e la Sicilia, la più grande isola del Mediterraneo; nel 1185 passarono a Durazzo, Corfù, Cefalonia, Zante e Tessalonica; il 13 aprile 1204 entrarono a Costantinopoli, Nuova Roma. La capitale dell'Impero romano, da sempre inespugnata - aveva resistito agli assalti di Persiani, Avari, Arabi, Bulgari; cadde in mano alle orde crociate. L'imperatore e il patriarca furono costretti alla fuga: l'altare di Santa Sofia - un blocco d'oro puro - fu fatto a pezzi; tutta la basilica fu trasformata in postribolo.
Cipriano vede il mondo crollare: l'Impero, tutto il mondo di Cipriano, è crollato: forse per questo la Vita descrive minuziosamente un solo miracolo: quello della restaurazione di un piccolo mondo ortodosso, il Monastero dei Calamizzi; nel volgere di pochi anni, gli ortodossi della Grande Grecia e della Sicilia diventeranno minoranza.

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Al mese di novembre, [giorno] 20,
memoria del venerando nostro padre Cipriano

Questo venerando nostro padre nacque [1140?] nella grande città di Reggio di Calabria, figlio di genitori nobili e ricchi, dai quali fu affidato, fanciullo, a diversi maestri. [Da costoro] fu condotto alle vette della Scrittura divina; dal padre naturale, medico, e, più ancora, dalla Grazia del Santo Spirito, apprese la scienza della medicina. Sin da giovane non si occupò affatto delle cose del mondo né amo gli svaghi dei giovani. Pensava soltanto a studiare e a conservarsi, anima e corpo, puro e gradito secondo il Signore, sempre proteso, con lo sguardo, la mente, lo spirito, alla vita monastica.
Con il permesso dei suoi genitori, dopo aver rinunciato alle ricchezze, al nome e alle proprietà a favore dei fratelli, seguì Cristo e si recò in un luogo santo, non lontano da quella città, detto "del Salvatore". Si presentò al suo kathigumeno e gli chiese di giudicarlo degno di accoglierlo e d'indossare l'abito monastico. Questi, sapendo da tempo chi fosse e da dove venisse, riconoscendo la pietà e la condizione del giovane, lo accolse ben volentieri. Dopo averlo guidato e istruito, gli tagliò i capelli e lo enumerò tra i fratelli. In seguito [Cipriano] ricevette tutti gli ordini sacri dal prezioso e divino vescovo. Avendo vissuto a lungo nella stessa fraternità, fu preso dall'irresistibile desiderio di tornare dalle sue parti per dedicarsi a Dio in solitudine e allontanarsi dagli scandali che si possono verificare in un cenobio. Presentatosi al proestos, gli manifestò la volonta di vivere in solitudine e lo trovò incline e d'accordo con le sue parole: in spirito vide che [Cipriano] si avviava al bello. Da lì si trasferì in una proprietà della sua famiglia, detta Pavliana, nella quale c'era una chiesa bellissima e famosa dedicata alla santa veneranda martire Paraskevì. Lì vivendo da solo, si dedicava con sollecitudine alle virtù utili all'anima e si guadagnava con il proprio lavoro il pane della giornata.
La sua fama si diffuse ovunque e molti afflitti da malattie fisiche e spirituali che si recavano da lui non restavano delusi nelle loro speranze, perché [Cipriano] - profondo conoscitore della scienza di entrambi [le malattie] - a tutti dispensava con abbondanza la cura senza farsi pagare. Non pochi, grazie ai suoi insegnamenti, abbandonarono la vita mondana e decisero di vivere con lui, facendosi tagliare i capelli dalle sue preziose mani. Bisognava vedere come quella località, prima del tutto desolata e priva di gente, [si popolò] con una moltitudine di uomini, monaci e laici, bene istruiti dal buono istruttore.
Intanto, che succede? Parte da questa vita il kathigumeno del Monastero del venerabile nostro padre Nicola dei Calamizzi, il santissimo Paolo. Si cerca chi prenda il suo posto e non si trova. Giunse allora la fama della virtù e delle conquiste [spirituali di Cipriano], per cui da tutta la fratellanza - per decisione e volontà del sacratissimo vescovo della Grande Chiesa, Tommaso - viene eletto e designato kathigumeno. Si recano da lui i fratelli del monastero: lo pregano, si inginocchiano, lo supplicano di accettare la loro richiesta. Ma egli non accetta l'elezione, non accoglie la richiesta, giustamente [ritenendosi] per umiltà indegno e incapace di quell'alto incarico. I monaci partirono senza nulla concludere e fecero sapere al vescovo, molto dispiaciuti e afflitti, come stava la faccenda. Che fa' il vescovo? [Dice:] Non preoccupatevi, figli. Se me lo chiedete con cuore puro e amore sincero, anche se non vuole, ve lo porterò e lo stabilirò come vostro pastore.
Il vescovo lo manda a chiamare, lo esorta, lo costringe, lo vede rifiutarsi, ma infine - contro la sua volontà - gli impone l'incarico. E poco dopo, per grazia del Santo Spirito, egli finisce pastore e maestro del gregge e della fratellanza.
Designato all'incarico non dagli uomini ma dall'alto, con premura e impegno insegnò in modo divino tutto ciò che era gradito a Dio e utile alla vita monastica, presentandosi a tutti come copia, modello e regola perfetta.
Cosa principale, ricostruì - dopo averla fatta abbattere sino alle fondamenta - la parte sinistra della chiesa, cioé l'ala vecchia di anni, facendola con belle immagini e stupendo decoro. Accanto al Santuario costruì la Custodia della suppellettile sacra, dei cimeli, dei libri e di ogni altra cosa preziosa e sacratissima della santa chiesa. Su questa [Custodia] innalzò una torre con la scala a chiocciola per far salire il fratello incaricato di battere il legno per riunire i fratelli alle ore stabilite per salmeggiare e ringraziare il Dio filantropo. Costruì anche tre palazzi a due piani per custodirvi ogni bene: grano, orzo, ogni specie di frutta e legumi necessari per il sostentamento e la nutrizione dei fratelli e di quelli che si recavano al monastero. Riflettendo, e vedendo, che le stanze dei fratelli erano vecchie, piccole, fatiscenti e rischiose da abitare, le abbatté sino alle fondamenta e le ricostruì più grandi e confortevoli. Anche il refettorio, dove tutti i fratelli mangiano insieme, come fu ricostruito dalle fondamenta e decorato con grande bellezza!
Questo avvenne dopo, ma non abbiamo sbagliato a ricordare sin dal principio che tutto fu rinnovato e ricostruito e reso molto decoroso.
E i metochia del monastero? Li trascurò o non se ne preoccupò? No, no: alcuni in parte, altri del tutto edificò e rinnovò, costruendovi chiese e cappelle, assegnandovi con abbondanza tutto l'occorrente: libri, vasi, sacre suppellettili. E non c'e bisogno di parlare dei campi, delle vigne, degli immobili, degli animali che egli aumentò nel Grande Monastero e nei metochia, in parte acquistati, in parte donati da uomini amanti di Cristo.
Perciò ovunque, in Sicilia e in Calabria, si diffuse la sua fama e un grandissimo numero di uomini e donne, di ricchi e poveri, di malati e sofferenti per malattie fisiche e spirituali, si recavano da lui per chiedere la guarigione. Con abilità e scienza, piuttosto: con la grazia del Santo Spirito egli rimandava sanati e contenti, guarendoli con i suoi insegnamenti, consigli, esortazioni, farmaci spirituali, e li congedava grati a Dio. A tutti elargiva le guarigioni spontaneamente e senza farsi pagare; molti, volendo elargire dalle loro sostanze elemosine ai bisognosi, le mandavano a lui pregandolo che le distribuisse ai poveri con le sue venerande mani. E lui tutto quello che riceveva lo distribuiva con divina equità e in modo gradito a Dio. Chi mai si presentò a lui afflitto, sofferente, bisognoso di pietà e se ne andò a mani vuote, sia pure una volta sola? Nessuno. Molti di quelli che erano stati guariti dai loro mali, tornavano per ringraziarlo ma egli non li riceveva e li mandava a venerare l'icona del venerando nostro padre Nicola, dicendo: "Innalzate il ringraziamento a Dio e al suo vescovo Nicola il Guaritore; io sono un uomo peccatore".
Mentre si impegnava bene in tutte queste cose, molto si logorava e soffriva per il suo gregge. La situazione irregolare e illegale di quel tempo, spingeva tutti, capi e gregari, a ridurre a male le cose del monasteri e far precipitare e abbattere l'uomo di Dio. E questo con la collaborazione del demonio. Ma lui non si stancava di ammonire, supplicare, esortare a temere Dio e a smettere di trattare ingiustamente la Chiesa [Ortodossa]. E loro, intimoriti dalla sua vecchiaia e venerandone la virtù, si placarono dal fare il male, Anzi, alcuni di loro si fecero familiari della Chiesa e fratelli del monastero e portavano ogni anno [parte] dei loro beni come conforto di tutta la fratellanza, chiedendo e supplicando di ottenere la sua preghiera. E non peccavano.
Dopo essere vissuto sempre bene e giunto a grande vecchiaia, [Cipriano] seppe per grazia del santissimo Spirito [il giorno de] la sua partenza verso Dio e, pur essendo senza forze per la vecchiaia e, soprattutto, pur avendo il piede destro paralizzato tanto che non poteva fare nemmeno un passo senza il bastone (il grande e diabolico odio lo aveva fatto precipitare da un carro e gli aveva maciullato il piede), prese due dei fratelli e, salito su una carrozza, si recò in tutti i metochia del monastero. In ciascuno si fermò un giorno [intero] per consigliare e istradare i fratelli che c'erano lì, dettando le ultime [volontà]. Infine, dando a tutti il perdono, chiedeva il loro perdono: quelli gli concedevano il perdono, abbracciando e baciandogli le mani e i piedi, senza capire che cosa volesse dire ciò. Dopo aver fatto tutto questo in tutti i metochia, ritorno nel monastero, si ammalò subito e si addormentò nel sonno dei giusti, insegnando a tutti, ammaestrando tutti, perdonando tutti: lontani e vicini.
Aveva detto ai suoi fratelli di seppellire il suo prezioso corpo vicino all'igumeno [Paolo] che l'aveva preceduto, fuori della chiesa, e questo come segno della grande umiltà che lo accompagnò sino alla morte. I fratelli, non convinti, ne parlarono al vescovo. Questi era Ghiraldhos, un monaco sacerdote, e lo trovarono convinto e d'accordo con il loro desiderio di seppellirlo dentro la chiesa. Per cui si riunirono tutti i sacerdoti della città e delle vicinanze, i monaci, i secolari e i laici, uomini, donne e bambini. Non mancò neppure il vescovo con i suoi chierici. Trattenendosi tre giorni con salmi e inni, ceri e incensi, seppelliscono come è giusto il giusto, [seppelliscono] sacralmente il sacro nel luogo sacro della chiesa, ai piedi della venerata icona della purissima vergine Madre-di-Dio, fonte inesauribile di guarigioni per i devoti, a gloria e lode della santa e vivificante Trinità, del Padre, del Figlio e del Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.


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Stichirà


Tutti coloro che seguono Cristo * portando sulle spalle la croce * inneggino in coro il venerando Cipriano.
La vita angelica che hai rivelato * o tutto beato, * hai ornato in modo a Dio gradito * trascinando e tiepidi a te imitare.
Tutto in te è stupendo, o Cipriano: * la vita e i costumi, la bellezza e il tratto,* la parola e l'azione, o ispirato da Dio.
Guarda, proteggi e custodisci, * o Cipriano tutto beato, * sempre il gregge che con fede * a te da' gloria.
Meravigliosa Madre di Dio, come nutri colui che nutre il mondo e reggi sulle braccia colui che regge il mondo?
 
Vigile de l'Entrée au Temple de la Très Sainte-Mère de Dieu. (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.) 







Troparion — Tone 4

Today Anna bequeaths joy to all instead of sorrow by bringing forth her fruit, the only ever-Virgin. / In fulfillment of her vow, / today with joy she brings to the temple of the Lord / the true temple and pure Mother of God the Word.

Kontakion — Tone 4

Today the universe is filled with joy / at the glorious feast of the Mother of God, and cries out: / “She is the heavenly heavenly tabernacle.”
 


Saints AMPELE et CAÏUS, martyrs à Messine en Sicile. 


MYSTAGOGY





Saints OCTAVE, SOLUTEUR et ADVENTEUR, martyrs de la Légion thébaine (vers 286).

http://www.santiebe ati.it/dettaglio /35450

Saints EUSTATHE, THESPESSIOS et ANATOLE, frères selon la chair, natifs de Gangres en Galatie, martyrs à Nicée en Bithynie sous Maximien (vers 300).

Saint BASSOS, martyr avec QUARANTE-DEUX autres à Héraclée de Thrace.

Saint DASIOS, soldat, martyr à Durostorum (aujourd'hui Silistria sur la frontière roumano-bulgare) sous Maximien (vers 305).


Saint NIRSA, évêque, JOSEPH, son disciple, et leurs compagnons, martyrs morts par le glaive en Perse (343).

Les saints martyrs ISAAC, JEAN et CHAPOUR (SAPOR), morts lapidés en Perse.

Saints ONAM, PAPPIAS et ISAAC, martyrs en Perse.

Saint martyr GEÏTHAZET et ses compagnons SASSANIS, NOLIMARIS et ZAROUANTINIS, morts percés de lances.

Saintes vierges et martyres THECLE, BAOUTHA, DENACHIS, TENTOUS, MAMA, MALOCHIA, ANNA, NANA, ASTI et MALAKH, mortes par le glaive en Perse, lors de la même persécution.

Saint JEAN, ascète du désert de Nitrie en Egypte.

Saint APOTHEME (APOTHEMIUS, APOTEMIUS, HYPOTHEME), évêque d'Angers en Anjou (vers 389 ou 400).

Saint MAXIME, évêque de Mayence en Rhénanie, confesseur de la foi orthodoxe face à l'arianisme (fin du IVème siècle).

Saint ISAAC, catholicos d'Arménie (440). (Autre mémoire le 30 septembre.)

Saint PROCLUS, archevêque de Constantinople (434-446), confesseur de la foi orthodoxe face au nestorianisme (446). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.)
Saint BENIGNE, évêque de Milan en Lombardie (477). 
 
Saint ERMEAUX, ermite à Mur-de-Bretagne (VIème siècle).

Saint SYLVESTRE, évêque de Chalon-sur-Saô ne en Bourgogne (vers 532).

Saint SIMPLICE, évêque de Vérone en Vénétie (vers 535).

Saint AUTBOD (AUBEU), Irlandais, ermite près de Laon en Picardie (690).

Saint HIPPOLYTE, évêque de Belley dans le Bugey, puis ermite à Saint-Claude en Franche-Comté (vers 776).

Saint GREGOIRE le Décapolite, natif de l'Isaurie, ascète en divers lieux d'Anatolie, aux îles des Princes, à Enos en Thrace, Thessalonique en Macédoine, Reggio en Calabre, Syracuse en Sicile et au Mont Olympe de Bithynie, visionnaire et confesseur des saintes Icônes (842). Depuis 1490 environ, ses reliques sont conservées au monastère de Bistrita dans le département de Vâlcea en Olténie. (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées. Office complet traduit en français par le même avec l'aide de la soeur Elisabeta au tome XI du Supplément aux Ménées.)

Saint THEOCTISTE, eunuque et patrice de la cour impériale, confesseur des saintes Icônes et un des artisans du Triomphe de l'Orthodoxie en 843, plus tard assassiné sur ordre du césar Bardas qui s'était emparé du pouvoir (855). 







 Edmund2.jpg


Saint EDMOND, roi d'Est-Anglie, martyr par la main des Vikings païens (869).





http://www.santiebe ati.it/dettaglio /78500

Risultati immagini per icon di bernardo di Hildesheim


This past day (Nov. 20 [OS] / Dec. 3 [NS] )was also the Feast of St. Bernward of Hildesheim (+1022 AD).

 Nel primo settore un personaggio regale è circondato da sette donne; al di sopra di esso è inscritto il nome bonitas; anche al di sopra delle altre figure sono indicati nomi che corrispondono ai sette nomi divini: justitia, virtus, ratio, veritas, essentia, vita, sapientia. Il tema non è nuovo: le sette arti liberali, la Sapientia e le sue sette figlie si incontrano spesso.
Nel secondo riquadro un mostro è posto all’interno di un medaglione circondato da queste parole: materia informis; esso simboleggia la terra « informe e vuota » della Genesi. Alla sua sinistra una donna regge una banderuola sulla quale è scritta la parola locus; alla sua destra un vegliardo porta l’iscrizione tempus. Così, in questo secondo riquadro, sono rappresentati il tempo e lo spazio.
Il terzo riquadro è occupato da un insieme di quattro miniature che raffigurano la creazione. La prima rappresenta gli angeli, la seconda gli uccelli, la terza i pesci e la quarta le piante, gli animali e la coppia umana.
Nell’ultimo riquadro si trova il volto aureolato di Cristo che sostiene tutto il cosmo e lo attira a sé per mezzo di un insieme di legami simbolici.













 


Saint SOZOMENE, ermite sur l'île de Chypre (XIIème siècle). 


Saint DIODORE, moine à Yiouregiorsk (Russie 1633).

Saints MACAIRE, évêque d'Ekatérinoslav, ALEXIS, ALEXANDRE et VLADIMIR, prêtres, et HILARION, moine, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937).

Sainte TATIENNE, moniale, martyre par la main des Communistes (après 1937).

martedì 19 novembre 2013

19 novembre feste santi e memorie



http://www.johnsanidopoulos.com/2014/11/holy-prophet-obadiah-as-model-for-our.html


Sant' Abdia Profeta
Quarto dei profeti minori visse probabilmente dopo la conquista di Gerusalemme avvenuta intorno al 587-586 a. C. Nel libro più breve dell Antico Testamento, di cui è l autore, cerca di consolare Gerusalemme con la speranza di una rapida restaurazione. Come i profeti d  Israele anche lui conferma l esistenza di un solo Dio buono e giusto, che punisce i peccatori e vendica le ingiustizie fatte al suo popolo. Per la sua visione assai positiva nei confronti d  Israele, gli esegeti lo considerano  nnunciatore del Messia.
I ventun versetti del suo libro contengono anzitutto una dura minaccia contro gli Edomiti. Gli antichi rancori, mai sopiti dall'epoca della ingegnosa frode di Giacobbe ai danni del fratello Esaù, erano esplosi durante e dopo la distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 587 a.C. per opera del babilonese Nabucodonosor. In quella tristissima ora per il popolo della Giudea, gli Edomiti diedero man forte agli invasori, partecipando attivamente al saccheggio della città e alla spietata caccia ai fuggiaschi. Mentre a consolare i deportati in Mesopotamia, costretti al lavoro coatto nel grande canale tra Babel e Nippur, c'era il grande profeta Ezechiele, tra i rimasti ci fu il giovane Abdia, che proferì una dura minaccia contro gli Edomiti insieme all'annuncio consolatorio della restaurazione di Gerusalemme, destinata ad accogliere il Messia.
File:Obadiah.jpg



Abdia sviluppa questi due temi con un canto lirico stupendo. Così si rivolge al confinante popolo idumeo: 'Ecco, io t'ho fatto piccolo fra le nazioni, tu sei molto spregevole. La superbia del tuo cuore ti ha ingannato... Per le uccisioni, per le ingiustizie commesse contro il tuo fratello Giacobbe, tu sarai coperto di confusione e perirai per sempre... La casa di Giacobbe sarà di fuoco e la casa di Esaù sarà di paglia, verrà bruciata e divorata'. Il profeta segue una linea religiosa tradizionale, il cui tema costante è l'affermazione della unicità di Dio Javhè, padrone assoluto di tutte le cose e giudice supremo, che punisce i peccatori e vendica le offese fatte al suo popolo. In questa conclusione ottimistica della 'visione' di Abdia gli esegeti vedono il preannunzio di Cristo e della Chiesa.

Martyr Barlaam of Caesarea, in Cappadocia




 

http://www.oca. org/FSlives. asp
 http://www.johnsanidopoulos.com/2016/08/saint-joasaph-king-of-indians.html


Venerable Hilarion the Monk and Wonderworker of Thessalonica, Georgian


 

 https://doxologia.ro/sfantul-ierarh-filaret-mitropolitul-moscovei-kolomnei



















Le 19 novembre, Saint Martyr  AGAPIOS
CALENDARIO ECCLESIALE DEL 19 NOVEMBRE  
Saint prophète ABDIAS (vers le IXème siècle avant NSJC). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.) 

Ponziano, dell'antica e nobile famiglia dei Calpurni, venne eletto papa nel 230, durante l'impero del mite e saggio Alessandro Severo, la cui tolleranza in fatto di religione permise alla Chiesa di riorganizzarsi. Ma proprio in questa parentesi di pace avvenne nella Chiesa di Roma la prima funesta scissione che contrappose al legittimo pontefice un antipapa, nella persona di quell'Ippolito, restituito da un provvidenziale martirio all'unità e alla santità. Ippolito, sacerdote, colto e austero, poco incline all'indulgenza e timoroso che in ogni riforma si celasse l'errore, era giunto ad accusare di eresia lo stesso pontefice S. Zefirino e il diacono Callisto, e quando quest'ultimo fu eletto papa nel 217, si ribellò, accettando di essere lui stesso invalidamente eletto dai suoi partigiani.
Si mantenne nello scisma anche durante il pontificato di S. Urbano I e di S. Ponziano. Intanto l'imperatore Alessandro Severo veniva ucciso in Germania dai suoi legionari e gli subentrava il trace Massimino, che rispolverò gli antichi editti persecutori nei confronti dei cristiani. Trovandosi di fronte a una Chiesa con due capi, senza pensarci su spedì entrambi ai lavori forzati in una miniera della Sardegna. Ponziano è il primo papa deportato. Era un fatto nuovo che si verificava nella Chiesa e Ponziano seppe risolverlo con saggezza e umiltà: perché i cristiani non fossero privati del loro pastore rinunciò al pontificato, e anche questa spontanea rinuncia è un fatto nuovo.
A succedergli fu il greco Antero, che governò la Chiesa per quaranta giorni soltanto. Il gesto generoso di Ponziano deve aver commosso l'intransigente Ippolito che morì infatti riconciliato con la Chiesa nel 235. Secondo un'epigrafe dettata da papa Damaso, Ippolito, pur essendosi ostinato nello scisma per un malinteso zelo, nell'ora della prova "al tempo in cui la spada dilaniava le viscere della madre Chiesa, mentre fedele a Cristo camminava verso il regno dei santi", ai seguaci che gli domandavano quale pastore seguire indicò il legittimo papa come unica guida e "per questa professione di fede meritò d'essere nostro martire".

Saint PONTIEN, pape et patriarche de Rome (230-235), confesseur sous Maximin (235).
Saint MAXIME, prêtre, martyr à Rome sous Valérien (entre 253 et 260). 

Saint HELIODORE, martyr mort par le glaive à Magido en Pamphilie sous Aurélien (vers 272).

Saints SEVERIN, EXUPERE et FELICIEN, martyrs à Brennier près de Vienne en Dauphiné (IIIème-IVème siècles).

Saint BARLAAM d'Antioche, martyr, probablement sous Dioclétien et Maximien. (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.) 


http://www.santiebeati.it/dettaglio/78280



Saint AZES le Thaumaturge, Isaurien de nation, soldat devenu ermite, martyr sous Dioclétien.

CENT CINQUANTE soldats qui furent conduits à la foi par saint Azès et qui moururent par le glaive.

La sainte EPOUSE du préfet Acylinus et sa FILLE, mortes par le glaive. (Elles se seraient prénommées saintes MANNA et THYGATERA.)

DOUZE soldats martyrs.

Saint AGAPIOS, martyr mort déchiré par les fauves à Gaza en Palestine sous Dioclétien (304).

Saint HOUARDON (OUARDON, WARDON, HOARZON, HUARDO), évêque de Saint-Pol-de- Léon en Bretagne (577).




Saint PATROCLE, natif d'Auvergne, reclus en Berry (vers 577).

Saint CITROINE (CISTRON), confesseur en Poitou (vers 580).

Saint THEODEMIR (THEODOMIRE) , abbé de Saint-Mesmin en Orléanais (585).

Saint NIZON, ermite à Lauvignec en Bretagne (VIème-VIIème siècles).





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 Egbert, Archbishop of York

Sainte ERMENBURGE (ERMENBURGA) , abbesse dans le Kent (vers 689).

Saint EUDES, natif d'Orange, premier higoumène de Saint-Chaffre près du Puy-en-Velay (vers 720).

Saint TUTO (TOTTO), abbé d'Ottenbeuern en Allemagne (815).

Saint JACQUES PETROPOULOS de Sasseau (Saxiacum), Grec de nation, ermite à La Chapelle d'Angillon en Berry (865).

Saint HILARION d'Ibérie, ascète et thaumaturge à Garédja en Géorgie, à la Laure de Saint-Sabbas en Palestine, au Mont Olympe de Bithynie, à Rome et à Thessalonique (875 ou 882).

Saint BARLAAM, higoumène de la Laure des Grottes de Kiev (1065).

Translation des reliques de saint Adrien de Pochenskhoïé (Russie 1625).

L'icône de la Mère de Dieu "CONSOLATION DANS LES AFFLICTIONS ET LES CHAGRINS" ("V SKORBIEKH I PIETCHALIEKH OUTIECHENIE" ) (Russie 1863).




L'icône de la Mère de Dieu "CONSOLATION DANS LES AFFLICTIONS ET LES CHAGRINS" ("V SKORBIEKH I PIETCHALIEKH OUTIECHENIE" ) (Russie 1863).



  https://doxologia.ro/cinstirea-icoanei-maicii-domnului-mangaierea-celor-necajiti-intristati
 http://www.johnsanidopoulos.com/2015/11/the-17th-century-icon-of-theotokos.html

Saint PHILARETE (Drozdov), métropolite de Moscou (1821-1867), prédicateur renommé (1867).

Saints PORPHYRE, évêque de Simféropol, SERGE, MICHEL, ALEXANDRE, JEAN, CONSTANTIN, ALEXANDRE, IGNACE, SIMEON, JEAN, JEAN, DEMETRE et JACQUES, prêtres, JOASAPH, PIERRE, GREGOIRE, BENJAMIN, GERASIME et MICHEL, moines, et VALENTIN, laïc, martyrs par la main des Communistes (Ukraine 1937).

lunedì 18 novembre 2013

18 novembre feste santi e memorie


Risultati immagini per immagini di Cristo Imperatore del Mondo del Mosaico di S. Pudenziana (V sec.) Christus Imperator Orbis Terrae. Particolare del Mosaico Absidale di S. Pudenziana, commissionato da Papa Innocenzo I (410-417 ca.) dopo che fu creato il Titulus Pudentianae durante il Papato di Damaso (380 ca.)



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Cristo Imperatore del Mondo del Mosaico di S. Pudenziana (V sec.) Christus Imperator Orbis Terrae. Particolare del Mosaico Absidale di S. Pudenziana, commissionato da Papa Innocenzo I (410-417 ca.) dopo che fu creato il Titulus Pudentianae durante il Papato di Damaso (380 ca.).







Saint PLATON, frère selon la chair de saint Antiochus (cf. le 16 juillet), martyr à Ancyre en Galatie sous Maximien (entre 284 et 305). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.)


KONDAKION DI SAN PLATONE. TONO 3



LA TUA SANTA MEMORIA* RALLEGRA TUTTA LA TERRA,* INVITANDO TUTTI* NEL TUO AUGUSTISSIMO TEMPIO;* E ORA, QUI RIUNITI IN LETIZIA,* CELEBRIAMO CON CANTI, O PLATONE,* LE TUE AZIONI EROICHE,* E CON FEDE ESCLAMIAMO:* LIBERA DAI BARBARI LA TUA CITTA' , O SANTO.



 

EXAPOSTILARION . ( udite, donne)

IL TIRANNO,* VEDENDOTI INVINCIBILE, * O GLORIOSO MEGALOMARTIRE, * CONTINUAVA A SOTTOPORTI* A ULTERIORI TORMENTI;* MA TU, DISDEGNANDOLO, * CON LA GRAZIA HAI LOTTATO PER CRISTO FINO ALLA MORTE,* O SAPIENTISSIMO. * PER QUESTO ORA, INCORONATO,* REGNI COL CREATORE.






https://doxologia.ro/sfantul-mucenic-platon
http://oca.org/saints/lives/2013/11/18/103321-martyr-platon-of-ancyra


Saint ROMAIN, diacre et exorciste à Césarée de Palestine, martyr à Antioche lors de la persécution de Dioclétien (303). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.) 


LA CHIESA, O ROMANO DEGNO DI OGNI LODE,* AVENDOTI VERAMENTE COME SOMMO LUMINARE,* E ' ILLUMINATA DALLE TUE LOTTE,* MENTRE GLORIFICA LA TUA LUMINOSA MEMORIA
http://www.santiebeati.it/dettaglio/78160

Saint BARUL, enfant à qui le préfet d'Antioche demande quel Dieu il convient d'adorer et qui se prononça pour le Christ. Il mourut par le glaive un peu avant saint Romain (303). 
http://www.santiebeati.it/dettaglio/94542



Saints ZACHEE, diacre à Gadara en Palestine, et ALPHEE, lecteur et exorciste à Césarée de Palestine, martyrs mort par le glaive lors de la persécution de Dioclétien (303). 



Saint MANDEZ (MANDE, MANDETUS), Irlandais de nation, abbé ou ermite en Bretagne, patron de Lanmodez près de Tréguier et de Saint-Mandé aux portes de Paris (VIème siècle).

Saint KEVERNE (Cornouailles, VIème siècle).

Sainte AUDE (ODETTE), moniale à Paris (VIème siècle). (Office à sainte Aude et saint Odon composé en français par le père Denis Guillaume et publié au tome XI du Supplément aux Ménées.)

Saint TANGUY, abbé du Relecq en Bretagne (VIème-IXème siècles).

Saint MOMBLE (MOMMULUS, MUMBOLUS, MUMBOLENUS), Irlandais de nation, quatrième higoumène de Lagny en Île-de-France (vers 680).

Saint AMAND, abbé de Lérins en Provence (vers 700).

Saint CONSTANT, prêtre, ermite à Lough Erne en Irlande, considéré martyr (777). 




Saint ODON (ODO, EUDES), abbé de Cluny en Bourgogne (942 ou 943). (Office à sainte Aude et saint Odon composé en français par le père Denis Guillaume et publié au tome XI du Supplément aux Ménées.)

Né vers 880, Odon est le fils d'Abbon, aristocrate lettré manceau ou plus probablement limousin. Son disciple et biographe Jean de Salerne rapporte que son père et sa mère, Hildegarde, consacrèrent Odon à un prestigieux saint Martin de Tours. Odon est envoyé à la Cour du duc d'Aquitaine s'initier au métier des armes. Mais une maladie l'oblige à abandonner cette carrière. Il entre alors dans la communauté canoniale de Saint-Martin de Tours. Il y commence ses études qu'il complète à Paris sous la férule de Rémi d’Auxerre. De retour à Tours, il a la bonne fortune de recevoir du comte Foulque une prébende de chanoine à Saint-Martin. Il s'adonne alors à une vie d'ascèse et d'étude, composant un abrégé des Moralia in Job, de Grégoire le Grand, le pape-moine dont la pensée marque profondément l'œuvre d'Odon.
À la suite de l'incendie de Saint-Martin et de son bourg monastique en 903 par les Normands, Odon est amené à quitter Tours. Désireux de mener une vie plus austère que celle de chanoine, il gagne l'abbaye de Baume, alors dirigée par Bernon. C'était une des rares communautés, dit Jean de Salerne, où la vie régulière dans l'esprit de Benoît d’Aniane était scrupuleusement observée. Bernon, qui distingue rapidement Odon, lui confie d'abord la charge de l'école claustrale de Baume, avant de l'envoyer diriger le monastère de Cluny. Aussi est-ce Odon qui est considéré comme le véritable fondateur de Cluny. C'est lui, en effet qui dans ses écrits met en forme les idéaux du premier esprit clunisien.
Cet ancien chanoine de Saint-Martin de Tours est venu à Cluny, dit son biographe, avec une centaine d'ouvrages. C'est le point de départ de la bibliothèque de Cluny, monastère de ha culture, très marqué dès ses premières décennies par les derniers maîtres de la renaissance carolingienne, en particulier par ceux de l'école d’Auxerre, Haymon, Héric et Rémi, dont Odon a été l'élève à Paris. Les écrits d'Odon, on l'a dit, représentent la première mise en forme de l’ « esprit clunisien ».
C'est également Odon qui donne à Cluny sa tradition de centre réformateur. De ce point de vue, le soutien pontifical a été déterminant. En 931, le pape Jean XI accorde, dans un privilège, à Cluny un droit de réforme permettant à son abbé de prendre en charge tout monastère à la demande d'un abbé laïc et d'accueillir tout moine dont le monastère refuse d'être réformé. C'est le premier d'une longue série de privilèges pontificaux jalonnant l'histoire du monastère.
Odon rédige, à la demande de Turpion, évêque de Limoges, les Collationes, sorte de collection d'enseignements monastiques. Ses deux écrits majeurs sont l'Occupatio, vaste fresque de l'histoire du salut depuis la Pentecôte, et la Vie de saint Géraud, dans laquelle il énonce l'image du guerrier chrétien et de l'homme de pouvoir idéal.
Le testament de Bernon lui confie, en 927la direction de Cluny, de Morsay et de Déols. Mais on retrouve aussi Odon abbé à titre personnel d'autres monastères, entre autres de Saint-Benoît-sur-Loire, où il est appelé à restaurer la discipline monastique, de Saint-Julien de Tours, de Saint-Pierre-le-Vif à Sens, et d'autres monastères à Aurillac, Sauxillanges, Tulle et Limoges.
Odon meurt le 18 novembre 942. Sa biographie, rédigée peu de temps après sa mort par son disciple Jean de Salerne, est la première expression de la sainteté abbatiale clunisienne, reprise et prolongée autour de l'an mille en l'honneur saint Maïeul.


http://www.santiebeati.it/dettaglio/78200


 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2016/12/holy-martyr-kosmas-protos-1280-and.html


 



Saint ANASTASE de l'Epire, martyr par la main des Musulmans (1750) et saint DANIEL (MOUSSA), Musulman converti par son exemple et devenu moine à Corfou où il fonda une église dédiée à saint Anastase.

 http://www.johnsanidopoulos.com/2015/11/holy-new-martyrs-anastasios-of.html



Saint NICOLAS, prêtre, confesseur en Union soviétique (1948).

sabato 16 novembre 2013

17 novembre feste santi e memorie


 
Saint GREGOIRE le Thaumaturge, évêque de Néo-Césarée dans le Pont (vers 275). On l'invoque contre les inondations. (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI des Ménées.)
http://oca.org/saints/lives/2013/11/17/103315-st-gregory-the-wonderworker-of-neocaesarea

 






Troparion — Tone 8

You became worthy of your name through your way of life: / through your vigilance in prayer and your constant constant works of mercy. / Therefore, O Father Gregory, beseech Christ God to enlighten our minds, / that we may not sleep in sin, which leads to death!

Kontakion — Tone 2

https://doxologia.ro/sfantul-ierarh-grigorie-taumaturgul-episcopul-neocezareei-pontului

 
 
 
 
You received the power to perform miracles, / frightening the devils and healing the sick through your wonderworking. / All-wise Father Gregory, / your deeds truly entitle you to be called “Wonderworker”!


Saints ACISCLUS et VICTOIRE, sa soeur, martyrs à Cordoue en Andalousie, probablement sous Dioclétien en 304.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/78000

Saint LONGIN, ascète en Egypte (IVème-Vème siècles).

Saints ZACHARIE et JEAN.

Saint JUSTIN, mort dans la paix.

Saint SAK le Perse.

Saint EUGENE, disciple de saint Ambroise de Milan, diacre à Florence en Toscane (422). 
http://www.santiebeati.it/dettaglio/77950


Saint AIGNAN (AGNAN, ANIANUS), évêque d'Orléans, qui, aux côtés du roi des Alains Sangiban, organisa la défense de sa ville face à Attila (453).
http://www.santiebeati.it/dettaglio/92783



Saint GENNADE Ier, archevêque de Constantinople (458-471), qui confessa la foi orthodoxe face au monophysitisme (471). 


http://www.johnsanidopoulos.com/2013/11/saint-gennadius-of-constantinople-as.html
San Gennadio era prete della Chiesa di Costantinopoli e nel 458, alla morte del patriarca Anatolio, fu scelto per sedere sul trono patriarcale a causa della sua pietà e dell’integrità dei suoi modi. Egli si dimostrò guardiano molto fedele delle tradizioni apostoliche e condusse la truppa spirituale con grande saggezza pastorale. Egli riportò l’ordine nel clero pervertito dalla simonia, impose il riposo obbligatorio della domenica, e preservò l’armonia delle relazioni della Chiesa con il potere civile. Difese con ardore la fede ortodossa e usò la sua influenza presso l’imperatore per far condannare il patriarca eretico di Antiochia, Pietro il Follatore . Brillò inoltre per numerosi miracoli che Dio gli faceva compiere per l’affermazione della Chiesa tanto che un giorno paralizzò con la sua preghiera la mano di un iconografo che aveva rappresentato il Cristo sotto forma del Dio pagano Zeus.
Si racconta che alla fine della sua vita, non volendo continuare a dirigere una Chiesa sottomessa ad un imperatore eretico (Leone I), san Gennadio diede le dimissioni e partì verso i Luoghi Santi, vestito da semplice monaco. Al ritorno si fermò nell’isola di Cipro per venerare i luoghi santificati da san Ilarione (cf. 21 ottobre) ma in cammino si perse ed arrivò in una borgata di nome Kisapetra. Sorpreso da una tempesta di neve, andò a bussare alla porta di una vedova ma questa non aprì spaventandosi di ricevere uno straniero e all’indomani si trovò il santo Patriarca morto di freddo sulla porta.

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3487:17-11-memoria-dei-santi-patriarchi-di-costantinopoli-gennadio-e-massimo&catid=193:novembre&lang=it

Saint NAMATIUS (NAMACE), archevêque de Vienne en Dauphiné (559).


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Saint GREGOIRE, évêque de Tours, auteur de L'Histoire des Francs et de La Vie des Pères (594).



 File:Hilda of Whitby.jpg
Sainte HILDA, abbesse de Whitby en Northumbrie (680).

Troparion (Tone 1)
Though thou wast of royal birth and lineage, O Hilda, thou didst spurn earthly riches and the allurements of the flesh. And cleaving with all thy heart unto Christ, thou didst take up the struggle of the monastic life. Wherefore, God endowed thee with such wisdom and prudence that all the people hastened unto thee for counsel and succour. O venerable one, entreat Him unceasingly, that He grant us great mercy.
St. Hilda was born in 614 in Northumbria, England. King Edwin was her great-uncle. She was baptized at the age of thirteen along with her great-uncle. She determined to became a nun after the example of her sister, Hereswith. Her sister sought the monastic life abroad. St. Hilda was to follow her, but St. Aidanpersuaded her to stay in England and gave her land to start a monastery, thus making her the first nun in England. He appointed her as abbess in Hartepool and she led with great success. St Hilda eventually undertook the building of a monastery in Whitby. There she started a monastery for women, then one for men. Under her leadership, Whitby became a great missionary center, training and sending monastics to disciple Northern Europe. She taught the monks and nuns in the Sacred Scriptures and importance of prayer.  It is reported that five bishops came out of Whitby due to her fine tutelage. Seven years before her death in 680, St. Hilda became ill with a fever that never left her. Despite her illness, she never neglected any of her duties.  


HILDA OF WHITBY  ABBESS AND PEACEMAKER (18 NOV 680):



Saint RAVEREIN (RAVENGER, RAVERENE), évêque de Sées en Normandie (vers 682).



http://www.johnsanidopoulos.com/2015/02/the-banquet-of-empress-theodora-on.html



Saint LAZARE, moine iconographe, par deux fois légat du Patriarcat oecuménique à Rome (867).

http://www.johnsanidopoulos.com/2015/02/the-banquet-of-empress-theodora-on.html

http://www.santiebeati.it/dettaglio/42550


Saint JEAN le Dermokaïte, ascète au Mont Olympe de Bithynie (Xème siècle).


 
 
Saint GOBRON (MICHEL) et ses CENT CINQUANTE compagnons, martyrs en Géorgie (914). 

http://oca.org/saints/lives/2013/11/17/103319-martyred-133-soldiers-with-the-great-martyr-michael-gobron-of-ge

http://www.johnsanidopoulos.com/2010/11/holy-martyr-gobron-and-133-soldiers-of.html




Saint GENNADE du monastère de Vatopédi au Mont Athos.
http://oca.org/saints/lives/2013/11/17/103320-venerable-gennadius-of-vatopedi-mt-athos

Saint NIKON l'Obéissant, moine de Radonège (Russie 1426). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XI du Supplément aux Ménées.) 
http://oca.org/saints/lives/2013/11/17/103316-venerable-nikon-the-abbot-of-radonezh-the-disciple-of-the-venera


Saint MAXIME III, patriarche oecuménique de Constantinople (1476-1481 ou 1482)

http://www.johnsanidopoulos.com/2009/11/50-philosophers-who-converted-to.html