martedì 31 ottobre 2017

1 NOVEMBRE SANTI MARTIRI DAL XVI al XXI secolo



http://www.johnsanidopoulos.com/2010/11/holy-virgin-martyr-helen-of-sinope.html



Sainte HELENE de Sinope dans l'Hellénopont, jeune fille martyre par la main des Musulmans (XVIIIème siècle). (Pour ceux que sa vie intéresse, il existe une brochure à la couverture illustrée d'une belle icône, écrite par le métropolite vieux-calendariste Cyprien de Phyli et d'Oropos: I aghia Parthenomartys Eleni i ek Sinopis tou Pondou, Phyli 2002, 32 pages.)

Saint nouveau-martyr BASILE LOUZGUINE, prêtre, martyr par la main des Communistes (1918).

Saints ALEXANDRE et THEODORE, prêtres, martyrs par la main des Communistes (Russie 1918).

Saint SERGE, archevêque d'Eletsk, ALEXANDRE et DEMETRE, prêtres, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937

31 ottobre santi italici ed italo greci



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Santi  Nemesio  tribuno militare e probabilmente anche diacono e Lucilla sua figlia martiri a Roma sotto Valeriano (256)


Ai tempi della persecuzione di Valeriano nel 257 il tribuno Nemesio  chiese e ottenne  dal Papa  il battesimo per sé e per la figlia Lucilla. Questa, cieca dalla nascita  poco dopo la celebrazione recupeò immediatamente la vista.
La nuova fede e il miracolo ottenuto dalla figlia rese il tribuno romano sordo alle esortazioni dell'imperatore che esigeva il suo ritorno sollecito alla vecchia religione. Per il reiterato rifiuto, padre e figlia furono condannati a morte e martirizzati l'uno tra la via Appia e la via Latina e l'altra sulla via Appia nei pressi del tempio di Marte.




Santo Antonino Vescovo di Milano (verso il 671 ) che si adoperò molto per far cessare  tra i Longobardi l’eresia ariana.

Vescovo dal 669 al 671 Antonino cercò di favorire la fusione tra gli  ambrosiani  e i  longobardi, e persuase re Ariberto, nipote di Teodolinda, a convertire sé e i suoi alla retta fede in Cristo . Non ne venne la pace: alla sua morte il figlio Bertarido da Milano ingaggiò guerra contro il fratello, Gotefredo, che si era stabilito a Pavia, ma furono ambedue travolti da Grimoaldo, duca di Benevento, il quale, per accontentare tutti, costruì a Pavia una chiesa dedicata ad Ambrogio. 



lunedì 30 ottobre 2017

30 0ttobre santi italici ed italo greci

 





30 ottobre • Memoria del santo ieromartire MARCIANO, primo vescovo di Siracusa.


San Marciano era discepolo dell’Apostolo Pietro e ricevette da lui l’ordinazione venendo inviato come vescovo nella regione di Siracusa in Sicilia. Egli stupì tutti i pagani che li si trovavano con i suoi miracoli e gettò giù gli altari degli idoli con la sola sua preghiera. Fu così che gli abitanti del luogo divennero rapidamente figli della luce grazie alla predicazione del santo e la nuova nascita nel Santo Battesimo. Ma i giudei che abitavano la città furono presi da una furiosa gelosia allo spettacolo dei successi di Marciano e gli diedero la morte, offrendogli così la ricompensa dei suoi lavori attraverso la corona del martirio.
Il Braccio reliquiario di San Marciano, primo vescovo e martire di Siracusa è in argento, parzialmente dorato, lavorato a sbalzo ed inciso, in modo da formare rombi e gigli, simbolo della purezza e della verginità dei Santi. Dalla manica, di forma conica, attraverso un delicato merletto, fuoriesce la mano benedicente alla maniera greca. Le tre dita simboleggiano la Trinità mentre le altre due unite rappresentano l’unione della natura umana e divina del Cristo. Un’iscrizione in lettere onciali, riferisce che il reliquiario, contenente un frammento dell’osso del braccio di San Marciano, fu commissionato da Richard Palmer, Vescovo di Siracusa. Il reliquiario fu trasferito a Messina dallo stesso prelato, divenuto Arcivescovo della città nel 1182.

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3967:30-10-memoria-del-santo-ieromartire-marciano-primo-vescovo-di-siracusa&catid=192:ottobre&lang=it
 
La sua più antica raffigurazione è del secolo VIII-IX quindi del periodo bizantino e si trova nelle catacombe di S. Lucia.
E' da aggiungere, che chissà  per quale via sono giunte a Gaeta, certamente per mare, alcune reliquie di s. Marciano di Siracusa, che sono nella cripta o Soccorpo della cattedrale, insieme a quelle di altri sei santi; esso è venerato come compatrono di Gaeta insieme a s. Erasmo


San Saturnino martire a Cagliari durante la persecuzione di Diocleziano (303)

Nel VI secolo San Fulgenzio di Ruspe , originario dell'Oriente, dove era diventato Vescovo, venne esiliato in Sardegna, e vi si trattenne  una quindicina di anni. In quel tempo volle costruire un monastero e scelse appunto il luogo "lontano dal rumore della città", ad oriente di Cagliari laddove già  allora esisteva lì una chiesa, anzi una basilica. Era intitolata a San Saturnino, e soltanto più tardi ha preso il nome dei due fratelli medici, Cosma e Damiano.
Secondo una tradizione, Saturnino al quale già nel VI secolo era dedicata la basilica oggi intitolata ai Santi Cosma e Damiano, è un Martire locale Più probabile è l'ipotesi che vedrebbe in San Saturnino un Martire africano venerato in Sardegna, dati i frequenti contatti tra l'isola e le regioni mediterranee del continente africano.


Saint THEONESTE, évêque de Philippes en Macédoine, puis missionnaire en Germanie, martyr par la main des Ariens à Altino en Italie (vers 425).


San Germano vescovo di Capua (verso il 540)

Nato nel V secolo da famiglia agiata, Germano si privò dei suoi beni per darli ai poveri. Condusse poi vita ascetica fino al 516 quando venne eletto vescovo di Capua. Amico di San Benedetto ,probabilmente anche del vescovo Santo Sabino di Catania svolse una missione diplomatica particolarmente delicata. Su mandato di papa Ormisda si recò a Costantinopoli per cercare di mettere termine allo scisma iniziato dal patriarca Acacio. Nel tentativo di giungere all’unità con quanti si rifiutavano di accettare il concilio di Calcedonia, il patriarca aveva composto una formula di unione respinta da papa Felice II e dalle chiese d’occidente. La trattativa cui partecipò Germano andò a buon fine. L’imperatore Giustino e il patriarca Giovanni sottoscrissero il documento proposto da papa Ormisda e venne superata una divisione che durava ormai da due generazioni. Ritornato nella sua diocesi, il vescovo condusse vita ascetica fino alla morte avvenuta nel 541. Per gratitudine i fedeli lo seppellirono nella Chiesa di santo Stefano e lo venerarono come santo
Dopo la morte, è sepolto in Capua Vetere, nella chiesa di S. Stefano, dove lui stesso aveva  fatto collocare le reliquie del Santo Protomartire.
Poi, costruita la nuova città, il suo corpo è trasportato lì. Nell’866 l’imperatore Ludovico II giunge in Italia stabilendosi per circa un anno a Capua: quando riparte, porta con sé il corpo di san Germano. Attraversando la città fondata dall’abate Bertario ai piedi di Montecassino, con il nome di Eulogimenopoli, l'Imperatore vi lascia parte delle reliquie di san Germano: ecco che per la presenza di queste reliquie e per la relativa venerazione che nasce, la città si chiamerà S. Germano, fino al 1863, quando poi il nome tornerà a essere quello antico di Cassino.
Tornando in Germania, Ludovico II “semina” altre reliquie del Santo vescovo a Piacenza, dove vengono poste nella cripta della chiesa di S. Sisto. E nel 1846, l’abate di Montecassino Frisari, ottiene da Piacenza per Cassino alcune reliquie di san Germano, perché il dito, l’unica reliquia rimasta nel tempo, è andata perduta durante i saccheggi dei francesi alla fine del XVIII secolo.

 

31 ottobre santi martiri dal XVI al XXI secolo





Saint NICOLAS de Chios, maçon de profession, martyr par la main des Musulmans à Chios (1754).

Saints VSEVOLOD, ALEXANDRE, SERGE, ALEXIS et BASILE, prêtres, ANATOLE, moine, et JACQUES, laïque, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937).

Priestmartyr John Kochurov Hieromartyr Missionary in America First Clergy Martyr of the Russian Revolution
Troparion (Tone 1)
Aflame with love for God, You gave your life as a martyr for Christ and neighbor. For this you received a crown of righteousness from Him. O Hieromartyr John, Entreat the Most Merciful God to preserve the Holy Church in peace and save our souls


Troparion — Tone 1

You were revealed to all as a true shepherd / O Hieromartyr John of Chicago, / for you nurtured your people in the Orthodox Faith, / guiding them by word and deed on the path of salvation, / and defended the Faith even unto the shedding of your blood. / Therefore, we, your spiritual children, cry out in thanksgiving: / Glory to Him who gave you strength! / Glory to Him who granted you the Martyr’s crown! / Glory to Him who through you grants mercy to all!

Kontakion — Tone 8

As you zealously fulfilled your pastoral service, / you brought your soul to God as a well-pleasing sacrifice, O Father John. / Entreat Christ God to grant peace to the world and great mercy to our souls.


Kontakion — Tone 3

Now the holy Hieromartyr is glorified, / for he took up his cross and followed Christ. / In so doing, he gave us a model of true discipleship. / Therefore, let us cry aloud to him: / Rejoice, O Father John, the glory of priests!

domenica 29 ottobre 2017

29 ottobre santi italici ed italo greci


 

Santa Anastasia la Romana vergine e martire a Roma sotto Valeriano

Anastasia, di stirpe romana, visse sotto gli imperatori Decio e Valeriano, essendo Governatore Probo.. Mentre era Ancora giovane, trascorse un certo tempo in monastero. Avendo confessato Cristo con ardire, fu percossa in volto e stesa su carboni ardenti, venne bastonata con verghe e appesa ad un legno, stretta con mangani e perforata con uncini a cuti; appesa, viene lacerata in tutto il corpo e fregiata nel seno, le furono sradicate le unghia dalle mani e mutilata dei piedi. Venne privata della lingua e divelta dei denti ed infine le venne tagliata la testa.

Santa Anastasia la romana non deve essere confusa con la più nota santa Anastasia di Sirmio commemorata nei Sinassari  il 22 dicembre e nei martirologi latini il 25 dello stesso mese e che nella tradizione greca prende il titolo di farmacolitria cioè colei che appresta medicine (ai cristiani che si trovavano in carcere).
La nostra santa appartiene alla categoria delle osiomartiri cioè delle monache (Ή όσια=santa monaca) e martiri. Sebbene non esistessero monasteri maschili e femminili cosi come oggi noi li troviamo con tipicon, (la regola nella tradizione orientale), e monastero completo in tutte le sue parti; è pur vero che sin dal II secolo esistevano piccole comunità di vergini consacrate a Dio. Costoro si occupavano del servizio della chiesa locale, ce lo attesta sant’Atanasio nella vita di sant’Antonio il grande e lo stesso sant’ Ignazio di Antiochia (o pseudo) nell’epistola ai Filippesi dove dice: saluto le comunità delle sacre vergini. Le vergini consacrate a Dio avvolte vivevano nelle loro case e si riunivano insieme per momenti di preghiera o per decidere come assolvere alle necessità della Chiesa locale soprattutto l’assistenza ai poveri alle vedove e agli orfani.
La passio ci è arrivata nella revisione del Metafraste ma abbiamo anche una edizione in Italiano del 1500 nel volume STORIA DELLE SANTE VERGINI ROMANE di Antonio Gallonio Romano, prete della congregazione dell’Oratorio. Il che dimostra come santa Anastasia la romana era venerata e conosciuta anche dalla Chiesa latina.
Il racconto che ne fa Antonio Galloro è di una grande eleganza e raffinatezza spirituale, ecco come ne descrive l’entrata in monastero: “Avendo compiuto i 20 anni abbandonò i suoi genitori e gli altri parenti e le ricchezze terrene ed stimolata dai pungenti stimoli dell’amor divino, volontariamente si rinchiuse in un monastero nel quale fu istruita da una santa monaca di nome Sofia sulle cose spirituali dando in pochissimo tempo un chiaro segno della sua santità futura.  .”
Secondo la Passio fu lei Sofia ad infondere coraggio alla ventenne Anastasia nell’affrontare il martirio. Durante il processo il giudice Probo dopo averla mostrata nuda dinanzi all’intera città di Roma, per umiliarla, promette ricchezze alla martire se abiura la fede in Cristo. Ecco le parole di risposta di Anastasia: “O Probo il mio bene, le mie ricchezze e la mia vita sono Cristo ed il soffrire la morte per suo amore e per me qualcosa di più prezioso della stessa vita, a tal motivo ti faccio sapere che né  oro né  argento ne qualunque altra cosa del mondo è per me cosa lieta. Infatti solo Cristo mi rende felice e solamente Lui e la sua dolce compagnia è la mia vera allegrezza della quale rivestita di gloria spero eternamente godere. Ecco perché non reputo tormenti il fuoco, le spade, il ferro, lo slogamento delle membra, le ferite, le battiture, e tutti gli strumenti inventati da voi per tormentare i servi del Signore ma li considero, invece, fissando i miei occhi solamente in lui e desiderando, per mostrargli qualche segno dell’amore che gli porto, non una ma mille morti se fosse possibile patire per lui. Dunque non mostrare d’aver compassione della mia bellezza che subito come un fiore del campo sfiorisce, ma inizia a far contro di me tutto ciò che puoi poiché non sacrificherò giammai a quei tuoi dei di pietra e di legno”.
Santa Anastasia subirà diversi tormenti compreso lo strappo della lingua in fine morirà decapitata. Il suo corpo rimase insepolto per alcuni giorni finché la stessa Sofia lo ricompose e lo seppellì a Roma. Sul suo sepolcro vi furono un susseguirsi di miracoli per cui ne crebbe la venerazione.
Il corpo di santa Anastasia è oggi custodito in una piccola chiesa nel monastero di Grigoriu al monte Athos vicino al Katolikon (la chiesa principale del monastero) è veneratissima da tutti i monaci Athoniti e meta di continui pellegrinaggi da parte dei fedeli ortodossi a causa dei continui miracoli e grazie che concede soprattutto agli ammalati. Nuovi monasteri sono a lei dedicati in Grecia il più famoso è quello vicino il paesino di Rethimnòs dove si venera un’icona taumaturgica ed una sua santa reliquia ma le sue icone si trovano in quasi tutte le chiese della Grecia per il profondo amore della gente per lei.

Esiste anche un preciso articolo
Sta in
http://www.ortodoxia.it/Santa%20Anastasia%20la%20Romana.htm


Santo Cirillo martire a Roma sotto Valeriano nel 253 o nel 262

“S. Cirillo romano martire il quale per aver portato da bere acqua a S. Anastasia monaca, richiesta nel maggior fervore dei suoi tormenti fu preso, torturato, e con essere decapitato, ricevette la corona del martirio a S. Maria”.
Il card. Baronio nel suo trattato sulle vite dei Santi, sotto l’anno di Cristo 262, par. 357, scrive: “sotto gli imperatori Valeriano e Galieno, moltissimi cristiani furono martirizzati a Roma ed in altre città dell’impero.
Fra l’altro furono martirizzati il 28 ottobre Cirillo e 40 cristiani subirono il martirio a Roma in Via Lauticana"
.
Nel martirologio romano ed in quello milanese sotto il giorno 28 ottobre dell’anno 262 così si legge: martirio di S: Cirillo avvenuto a Roma.
Il corpo di questo martire fu trasportato a Sacconago un quartiere di Busto Arsizio  dove si celebra le festa il 28 ottobre. Da quanto si è detto risulta che S. Cirillo fu martirizzato l’anno 262, il giorno 28 ottobre sotto gli imperatori Valeriano e Galieno, nel papato di Dionisio e che è stato decapitato a Roma. L’autenticità del suo martirio è dimostrata dall’ampollino che ne raccoglie il sangue sparso, posto accanto al Corpo Glorioso.
Nel 1880 venne fatta la revisione delle reliquie del Santo da una Commissione Arcivescovile che dichiarò autentico il corpo del Santo.
Intorno alla storia del martire esiste una venerabile tradizione. Raccontano che san Cirillo era destinato alla borgata di Busto Arsizio.
L’urna del Santo veniva trasportata dal viaggio da Roma, su un carro trainato da buoi. Il carro, giunto davanti alla Chiesa di Sacconago, si fermò: i buoi non volevano andare avanti e aggiogarono altri buoi, ma anche questi non vollero proseguire.
Il popolo sacconaghese gridò allora al miracolo e volle per sé il corpo di S. Cirillo.
I bustesi ne presero la tunica e gli conservarono una gran devozione.


HYACINTHE Santi, Quinto, FELICIEN e Lucio, martiri in Lucania.

S. Eusebia, vergine e martire a Bergamo in Lombardia (307)

San Domno, San Domneone e Santa Eusebia sono santi imparentati, dato che trattasi di zio e nipoti, perseguitati durante i primi secoli del Cristianesimo e decapitati e pugnalati sul monte della Fara (la Rocca per noi oggi), sepolti uno sull’altro sotto l’altare maggiore della chiesa di S. Andrea in Via Porta Dipinta e lì rinvenuti una prima volta nel 1401 e una seconda, incorrotti  e profumati, dal vescovo Cornaro nel 1568.
il loro culto è dovuto alla riscoperta, avvenuta la domenica del 24 luglio  1401 di tre corpi sotto l'altare maggiore accompagnati da un'iscrizione, che recitava: "Hic Requiescunt in pa b m Domnio cum nepotibus suis Eusebia et Domnon. Dep Domno avus XVI K augus Eusebia III K novemb Domnio non ian". L'iscrizione può essere così completata: "Hic Requiescunt in pa[ce] b[onae] m[emoriae] Domnio cum nepotibus suis Eusebia et Domnon[e]. Dep[ositus] Domno avus XVI K[alendas] augus[tas] Eusebia III K[alendas] novemb[res] Domnio non[is] ian[uariis]”





Santo  Appia , vescovo in Africa, venerato a Pavia in Lombardia.

Santo Basilio vescovo di Luni (inizio V secolo)

Il primo vescovo storicamente documentato della diocesi di Luni è San Felice, nella seconda metà del V secolo. Prima di lui vengono però segnalati San Basilio, che sarebbe il primo vescovo in assoluto e poi San Solario o Sant’Euterio.
Nulla si sa della sua vita ma non è in dubbio la sua esistenza perché nel VII secolo  come si deduce da iscrizioni sulle monete, la chiesa locale aveva nome di Ecclesia Basiliana; inoltre la cattedrale di Sarzana era originariamente una pieve  dedicata anche a san Basilio. Nel calendario della Chiesa locale, come testimonia un codice del XIII secolo  nell'Archivio capitolare di Sarzana, era festeggiato il 28 ottobre

















30 Ottobre i Santi Martiri dal XVI al XXI secolo




icona della  COMMEMORAZIONE DEI
NEOMARTIRI DELLA TERRA SERBA

Saint JEAN KOTCHOUROV, prêtre, missionnaire en Amérique, puis premier martyr du joug communiste (Russie 1917).

Saint CYRILLE (Smirnov), métropolite de Kazan, martyr par la main des Communistes (Russie 1929).

Saint EUGENE (Smirnov), métropolite de Nijni-Novgorod, martyr par la main des Communistes (Russie 1935).

Saint LEONIDE, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1941).

Saint MATTHIEU, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1942).

Mémoire du martyre de l'évêque serbe Barnabé (Nistic) (1964).




 
Tropario – Tono pl. IV (Tono VIII)
Per la vostra fede in Dio e nella sua giustizia * avete sofferto la passione nella carne; * eppure avete salvato le vostre anime, * come i vostri avi cantano nel cielo che esulta, * accogliendovi alle porte del Paradiso con canti: * “entrate nel Paradiso, figli dell’immortalità!” * Perciò noi sulla terra, vostra posterità, esclamiamo all’unisono: * santi neomartiri, intercedete per noi.
 
Kontakion – Tono pl. IV (Tono VIII)
Sia lodato Iddio nei prati e nei campi, * sulle verdi vette dei monti e nelle valli sottostanti, * nei fiumi impetuosi e nelle caverne oscure, * poiché ogni luogo è stato asperso del sangue santo e innocente di molti martiri serbi: * degni ministri, soldati coraggiosi, ragazzi e bambini e caste vergini; * Dio sia lodato e tutti mantengano il silenzio, * poiché il Signore di tutti regna sul mondo.
Il Tropario e il Kontakion sono stati composti da San Nicola (Velimirovic)



sabato 28 ottobre 2017

28 ottobre santi italici ed italo greci

 



Sinassario dei Santi italici ed italo greci del 28 Ottobre

Santa Cirilla figlia di Santa Trifonia e martire a Roma sotto Claudio II il Gotico(verso il 268)

Cirilla, martire di Roma, santa, i resti sono nella cripta di Adriano a S. Maria in Cosmedin. Qui furono ritrovati, in occasione della riapertura del luogo sacro, nel 1717. Erano poste in un cippo romano, scavato a pozzetto, che serviva da base alla mensa dell’altare. La martire fu sepolta da Giustino nel cimitero di S. Ciriaca presso quello di S. Lorenzo o, come è segnalato dagli Itinerari del VII secolo, nel cimitero attiguo di S. Ippolito sulla via Tiburtina. Il suo corpo si vuole portato da Paolo I alla chiesa di S. Silvestro in Capite, dove viene indicato dall’antica lapide posta nel portico. Nelle guide del XVIII secolo è segnalato per metà in S. Pietro e per metà in S. Silvestro in Capite. Non si conosce la data della sua traslazione a S. Maria in Cosmedin, dove è già indicata dal Bruzio nel Codice Vaticano Latino 1185, f.192.














Santo Fedele martire a Como sotto Massimiano(verso il 304)

Il nome di Fedele è spesso ripetuto a Como, dove un'antica, bellissima chiesa romanica, con absidi e cupola, è intitolata al Santo di oggi. Un Santo quindi tipico della regione e della città lariana, quasi quanto Sant'Abbondio, Patrono di Como.
Fedele fu Martire nei primi secoli, e le notizie sul suo conto sono assai più scarse di quanto lascerebbe credere la sua chiara fama. Probabilmente fu un missionario cristiano, inviato dal Vescovo di Milano sulle rive dei lago, ancora abitato da pagani . Infatti, una “Passio”successiva  fa il nome di Materno, Vescovo di Milano, il quale, nel III secolo, avrebbe mandato Fedele a convertire gl'idolatri delle Prealpi retiche.
Predicando e insegnando, San Fedele sarebbe giunto fino all'estremità settentrionale del bacino lacustre, verso Chiavenna. Qui avrebbe sofferto la rapida morte, forse nella persecuzione di Diocleziano e Massimiano
Un'altra tradizione lo dice invece soldato delle Legioni imperiali, disertore, con due compagni, quando Diocleziano e Massimiano pubblicarono i primi editti di persecuzione contro i cristiani, miranti a epurare l'esercito e a porre sotto inchiesta i pubblici funzionari.
Arrestato a Como, Fedele vi sarebbe stato processato, condannato e infine decapitato.
Dopo la morte, gli accenni a San Fedele sono, se non più numerosi, almeno più precisi. Ennodio, narrando la vita di Sant'Antonio di Lérins, ricorda che il suo primo rifugio fu presso la sepoltura di San Felice Altre fonti testimoniano in favore della sepoltura di San Fedele a Samolaco, cioè all'altra estremità del lago, nel luogo stesso della decapitazione. Certo è che già prima del Mille, le reliquie di San Fedele furono trasferite a Como, in quella chiesa - fino allora intitolata a Santa Eufemia, - che doveva assumere il nome del Martire, e onorarlo nei secoli.
Ma sembrava che la gloria della città in riva al lago non fosse sufficiente per l'antico Martire. Nel 1572, San Carlo Borromeo ne trasportò solennemente i resti a Milano, in una chiesa allora costruita nel centro della città. E nel nome della Chiesa di San Fedele, il ricordo del Martire di Como sopravvive anche nella metropoli lombarda, da dove egli era partito missionario fiducioso e fedele.

Santo Onorato vescovo di Vercelli(verso il 415)

Un particolare legame unisce, nella figura del vescovo Onorato, la chiesa vercellese a quella milanese, fu, infatti, lui a somministrare i sacramenti a Sant’Ambrogio in punto di morte, così come il grande vescovo milanese aveva appoggiato la proposta di Onorato, sulla cattedra episcopale di Vercelli, come successore del vescovo Limenio
Alla morte di quest’ultimo, infatti, la chiesa eusebiana era scossa da contrasti non indifferenti in merito alla scelta del vescovo e queste divisioni erano ancor più acuite dalla predicazione di due sacerdoti milanesi, che contestavano la riforma voluta dal defunto vescovo in merito alla disciplina ascetica e al celibato dei sacerdoti, idee già presenti nella regola di vita del clero voluta dal grande Sant’Eusebio. La questione venne risolta anche grazie all’intervento di Ambrogio, prima con una lettera, che fu il suo ultimo scritto, poi personalmente, consacrando Onorato, già stimato membro del cenobio eusebiano, quale vescovo, nel 396.
Dell’azione pastorale del santo è testimonianza un carme, inciso sulla lastra sepolcrale della sua tomba, posta nella cattedrale cittadina accanto a quelle di Eusebio e Limenio. Nel testo Onorato è descritto come degno discepolo del maestro Eusebio, del quale aveva condiviso le pene dell’esilio e del carcere e come predicatore della ortodossa dottrina di sempre  contro gli influssi ariani ancora presenti. Il suo episcopato durò circa un ventennio.
Le sue reliquie riposano sotto la mensa di un altare laterale della cattedrale di Vercelli. L’iconografia del santo, nelle tipiche sembianze di un anziano santo vescovo, ha un tratto specifico nel presentarlo mentre comunica Ambrogio morente.








Santo Gaudioso vescovo africano in esilio a Napoli a motivo della persecuzione ariana(verso il 440)
Nacque ad Abitine  una cittadina del circondario di Cartagine Non si ha alcuna notizia della sua giovinezza, si sa solo che era vescovo di Abitine al tempo dell'invasione dei Vandali, nel  439  Genserico lo prese prigioniero e gli propose di restare vescovo ad Abitine, se avesse aderito  all’eresia ariana Gaudioso rifiutò, fu allora imbarcato assieme a tutto il clero locale, fra cui il vescovo di Cartagine San Quodvultusdeus, su vecchie navi in disarmo, prive di remi e di vele. Fortunosamente attraversarono il mar Tirreno ed approdarono a Napoli (tra il 39 e il 440)
Egli si stabilì sull'acropoli dell'antica Neapolis (Sant'Aniello a Caponapoli), dove nell'VIII sec. il vescovo Stefano II instituì un monastero di vergini, intitolandolo al santo vescovo.
Le sue spoglie mortali furono accolte nel 452 (morì all'età di settantanni) nella catocomba del VI sec. della valle della Sanità, che prese nome da lui.Probabilmente importò a Napoli la regola agostiniana, gli usi liturgici africani (rimane qualche traccia nella liturgia battesimale) e alcune reliquie. La più importante quella di S. Restituta.

29 ottobre Santi Martiri dal XVI al XXI secolo


San Atanasio  di Sparta, nei pressi di Attalie di Panfilia, martire per mano dei musulmani Moudania (1653).




San Timoteo monaco del monastero del Monte Athos Esphigmenou, martire per mano dei musulmani in Adrianopoli (1820).
Santi NICOLAS, sacerdote, e COMO, VICTOR, Nahoum, PHILIPPE JEAN PAUL ANDRE PAUL, BASILE, ALEXIS JEAN e AGATHE, martiri laici  per mano di comunisti ( Russia 1918).

Saint Jean, sacerdote, martire per mano dei comunisti (Russia 1930).

Sant'Eugenio, sacerdote, martire per mano dei comunisti (Russia 1937).

venerdì 27 ottobre 2017

28 ottobre santi martiri dal XVI al XXI secolo

Saints ANGELIS, MANUEL son frère, et GEORGES et NICOLAS leurs cousins, paysans de profession, martyrs en Crète par la main des Musulmans (1824).

 Saint JEAN, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1918).

Saint MICHEL LEKTORSKY, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1921)

27 ottobre santi italici ed italo greci


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Saints MARCIEN (MARIEN), LUCIUS et VICTUS, martyrs à Rome (IIIème siècle).

Saints MAXIME, VENANCE, LUCIEN, COMITIUS et DONAT, martyrs en Italie (IVème siècle).

 
San Mauro vescovo a Verona (verso il 622)
Il Vescovo Mauro rimane negli annali della chiesa veronese grazie alla sua fama per santità e miracoli. Il suo nome è stato inserito in vari elenchi. Lo troviamo nel Velo di Classe, nel Ritmo Pipiniano e nella Lapide Stefaniana del secolo X, nel Carpsunm, nell’antico Lezionario della Cattedrale, nel Martirologio Veronese e in quello Romano.
Nella cronotassi ufficiale dei vescovi di Verona è al trentaduesimo posto, dopo San Pietro e prima di San Giovanni.
E’ stato Vescovo di Verona dal 612 al 622, anno della sua morte. Le cronache ci narrano che dopo esser stato nominato Vescovo, si è ritirato a vita solitaria sulle montagne veronesi dette delle Saline. A questo proposito non sappiamo se si sia ritirato abdicando all’episcopato o se abbia lasciato un coadiutore a governare la diocesi. Più probabile l’ipotesi che abbia rinunciato al governo della diocesi lasciando sul posto un vescovo Concessus II. Mauro condusse vita isolata per circa sette anni, nel silenzio e in penitenza. Come pastore della diocesi scaligera, in piena epoca Longobarda, rimase legato alla sua comunità con la preghiera e la penitenza..
Di sicuro, sappiamo che andò a Saline, visse in solitudine, dedito solo ad opere di pietà e di penitenza. Sempre dalle cronache antiche sappiamo che ormai vecchio, avrebbe lasciato le montagne per tornare a Verona. Durante questo viaggio morì sulle colline, intorno alla città, nei pressi del colle San Felice, luogo dove è sorta una chiesa in suo onore.
Mons. Franco Segala nel suo Catalogus sanctorum Ecclesia veronesnsis, trascrive l’elogium di San Mauro dal martirologio della Chiesa veronese:
Veronae sancti Mauri eiusdem urbis episcopi, admiranda in pauperes liberalitate, animi demissione, orationis assiduitate et corporis maceratione celebris, qui se indignum arbitrans, episcopatui cessit; ad montes in eadem dioecesi ut solitariam vitam degeret, se recepit, ubi per septemnium ieiuniis, vigiliis et orationibus vacabit; Veronam rediens, in itinere Deo spitirum reddidit”.

giovedì 26 ottobre 2017

26 Ottobre santi italici ed italo greci


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Santo Evaristo papa di Roma e martire  (verso il 105)

E’ nato a Betlemme. Come capo della Chiesa di Roma, ha ordinato sette diaconi, incaricandoli tra l’altro di ascoltare e trascrivere le sue prediche al popolo: erano i suoi “stenografi”. Ma di quelle prediche non conosciamo neppure una parola.
Le scarse informazioni giunte a noi su papa Evaristo sono contenute nel Liber pontificalis, che è una raccolta cronologica di biografie di papi del VI secolo. Di Evaristo dice soltanto che ha ordinato quei diaconi e consacrato diciassette preti e quindici vescovi.
Una tradizione assai antica afferma che Evaristo sarebbe morto martire sotto l’imperatore Traiano, e che poi avrebbero seppellito il suo corpo vicino alla tomba dell’apostolo Pietro. Ma di questo non esistono conferme attendibili.
Ci si è pure domandati se Evaristo debba essere considerato vero papa (ossia non “vice”, “luogotenente”) dall’anno 97, quando papa  Clemente va in esilio; oppure solo dal 101, anno in cui Clemente muore martire in Crimea, secondo Eusebio di Cesarea (IV secolo) nella sua Storia Ecclesiastica. Per Eusebio è chiaro: Clemente, dopo nove anni di pontificato (88-97) "trasmise il sacro ministero a Evaristo". Nessuna delega, insomma. Investitura piena. E anche ai tempi nostri l’Annuario pontificio indica Evaristo come papa a pieno titolo già nel 97.




Santo QUODVULTDEUS  vescovo di Cartagine esiliato in Campania dai Vandali ariani perché confessa le fede ortodossa (verso il 468)

discepolo e amico di s. Agostino, fu eletto vescovo nel 437; governò al tempo in cui l'Africa era sotto i Vandali ariani e subì persecuzioni; trascorse gli ultimi anni in esilio, a Napoli. Scrisse il De promissionibus et de praedictionibus Dei, che fu erroneamente attribuito a Prospero d'Aquitania; restano inoltre di  lui  tredici sermoni e due lettere





Santo Quadragesimus   di mestiere pastore suddiacono e taumaturgo a Policastro (verso il 590 ) ricordato da Papa Gregorio Magno per l’umiltà e lo zelo


Santo Gaudioso vescovo di Salerno (a metà del VII secolo)

La tradizione, che lo fa figlio o nipote di Teofilatto, duca di Napoli (666-670) e ascritto al clero della basilica napoletana di S. Maria Maggiore (dal vescovo s. Pomponio), lo presenta altresí come solerte vescovo della città di Salerno, che avrebbe difesa dalle invasioni dei barbari, specialmente durante la guerra dei Longobardi di Benevento. Morto all'età di cinquant'anni, prima del 649, un maestro dei soldati di Napoli, suo consanguineo, pochi anni dopo, da un Grimoaldo duca di Benevento e signore di Salerno (I o II di questo nome) ne avrebbe ottenuto il corpo, che avrebbe deposto in una chiesa a lui dedicata in Napoli.



mercoledì 25 ottobre 2017

26 ottobre santi martiri dal XVI al XXI secolo


 


Saint JOASAPH, moine de l'Athos, martyr à Constantinople par la main des Musulmans (1536). 
http://www.johnsanidopoulos.com/2015/10/holy-new-martyr-joasaph-new-1516.html


Saint ALEXANDRE (Okropiridze), évêque de la Mingrélie en Géorgie (1907).

Invention des reliques du saint nouveau-martyre Georges de Ioannina (Epire 1971).





25 ottobre santi italici ed italo greci


 


Sinassario dei santi italici ed italo greci per il 25 Ottobre

Santo Miniato  secondo la tradizione un  Re armeno  martire a Firenze sotto Decio nel 251

San Miniato, primo Martire fiorentino.
Miniato, secondo la venerabile tradizione , sarebbe stato un Re armeno, di passaggio da Firenze, durante la persecuzione di Decio, cioè nel 250. Rifiutò il sacrificio agli dei. La tradizione  scritta subito dopo il Mille, ricorda numerosi tormenti ai quali venne inutilmente sottoposto: uscì illeso da un forno arroventato; si liberò miracolosamente dei ceppi che lo stiravano sul cavalletto; fece stramazzare un leone, con un segno di Croce, nell'anfiteatro che sorgeva fuori della città, verso levante, e di cui si riconosce ancora il ricurvo perimetro.
Finalmente venne decapitato.E la tradizione continua a narrare: dopo la decapitazione, Miniato si rialzò , e, afferrata la propria testa in mano, si mise  a correre verso quello che veniva chiamato mons fiorentinus, il Monte di Firenze, folto di ulivi e di lauri. Lassù giacque, testimoniando chiaramente la sua volontà di esservi sepolto e onorato.
Accanto alla Tradizione , oggi si ipotizza  che Miniato sia stato un autentico fiorentino, forse di bassa condizione e che il suo martirio avvenisse, non nell'anfiteatro ma dove l'Arno faceva un'ansa, detta " gorgo ". Da tempo immemorabile, i Fiorentini veneravano una Croce, chiamata la Croce al Gorgo che - molto probabilmente - segnava il luogo dove il primo Martire fiorentino testimoniò col sangue la propria fede.
Entrando nella chiesa di San Miniato e salendo sull'alto presbiterio, si può vedere, nel mosaico dell'abside, il Martire fiorentino raffigurato come un Re , insieme con la Vergine, al lato del Cristo, giudice e Sovrano.







Santi Teodosio Lucio Marco e Pietro martiri a Roma sotto Claudio II il Gotico con 46 soldati e 106 civili (nel 269)

probabilmente del gruppo di pellegrini che dalla Persia si erano recati a Roma per visitare le tombe degli apostoli
Il respiro concesso ai cristiani dall'editto di Gallieno non fu infatti di lunga durata per i fedeli di Roma e durante il breve regno di Claudio II, il sangue dei martiri scorse nuovamente nella città imperiale (P. Allard, Les dernières persecutions du troisième siècle, 3 ed.).





















Santi Proto,presbitero,Gianuario diacono e Gavino soldato  martiri sotto Diocleziano a Porto Torres presso Sassari in Sardegna nel 303

Il nome Gavino deriva dal latino ‘Gabinus’, nome etnico che vuol dire ‘abitante di Gabium’, antica località del Lazio, per questo è conosciuto anche come Gabino, usato prevalentemente nell’Impero romano, come il padre di s. Susanna, s. Gabino (19 febbraio).
Nella basilica di San Gavino a Porto Torres, un pittore del XVII secolo ha rappresentato il martirio di Gavino, Proto e Gianuario; il primo è in divisa militare romana, gli altri due in abiti ecclesiastici, anziano con barba Proto e giovane Gianuario.
L’anonimo estensore della ‘Passio’ del XII sec., pervenuta dall’abbazia di Clairvaux, poté utilizzare le poche notizie riportate dal ‘Martirologio Geronimiano’ del VI secolo, cioè i loro nomi, la città e la data del martirio. Gavino era morto decapitato il 25 ottobre 303 ca. al tempo della persecuzione di Diocleziano; Proto e Gianuario ebbero stessa sorte il 27 ottobre, due giorni dopo.
La ‘Passio’ narra che Proto sacerdote e Gianuario suo diacono, erano nati in Sardegna e allevati a Turris (in seguito Turres e poi Porto Torres), fondata nel 46 a.C., situata nel Golfo dell’Asinara, di fronte all’omonima isola; e predicavano il Vangelo sul Monte Agellus, quando fu pubblicato l’editto di Diocleziano e Massimiano, per la persecuzione contro i cristiani.
Alcuni pagani del luogo, irritati per la loro presenza, si recarono in Corsica, dove risiedeva il preside Barbaro, inviato nelle due grandi isole per fare applicare l’editto imperiale, e denunziarono la loro presenza.
Barbaro li fece arrestare e condurre alla sua presenza, alle loro convinte risposte, ordinò di portare Proto nelle isole ‘Cuniculariae’(arcipelago della Maddalena), mentre trattenne Gianuario con la speranza di convertirlo.
Trasferitosi in Sardegna a Turris, il preside Barbaro fece rientrare Proto riunendolo a Gianuario e ancora una volta, cercò di convincerli a ritornare al paganesimo.
Al loro fiero rifiuto li fece torturare, lacerando le loro carni con unghie di ferro; poi feriti furono messi in prigione, sotto la custodia di un soldato semplice di nome Gavino; il soldato di idee non ostili ai cristiani, colpito dal loro comportamento e dalle loro parole, li liberò chiedendo solo di ricordarsi di lui nelle loro preghiere
I due fuggitivi lasciarono la città e si rifugiarono in una caverna; il giorno seguente il preside Barbaro ordinò che gli fossero portati i due prigionieri, ma il soldato Gavino, professandosi cristiano, confessò di averli liberati.
Fu subito condannato a morte e mentre lo conducevano sul luogo del supplizio, lungo la strada incontrò una donna cristiana che l’aveva spesso ospitato, la quale gli diede un velo per bendarsi gli occhi; Gavino fu decapitato vicino al mare e il suo corpo gettato dalle rupi nelle onde, dove scomparve.
Dopo la morte Gavino apparve a Calpurnio marito della donna cristiana e dopo averlo aiutato a rialzare le sue bestie cadute, gli affidò il velo prestatogli, dicendo di restituirlo a sua moglie.
Quando l’uomo tornò a casa, trovò la moglie piangente per la morte di Gavino, ma Calpurnio non poteva crederci visto che l’aveva incontrato lungo la strada, tanto è vero che gli aveva dato il velo per lei; ma una volta spiegato il velo, si accorsero che era macchiato di sangue.
Poi il martire Gavino apparve ai due fuggitivi nella caverna, invitandoli a tornare a Turris per ricevere come lui il martirio; Proto e Gianuario obbedirono e furono decapitati il 27 ottobre  










Santo Gaudenzio nato  a Brescia,monaco a Cesarea in Cappadocia e poi vescovo di Brescia(verso il 410 )

Quello che sappiamo di lui si ricava in parte dai suoi scritti, da lettere di contemporanei e dalle vicende che lo hanno coinvolto. È bresciano di origine, ma non si sa niente della famiglia, della nascita e della gioventù. Lo troviamo, forse già sacerdote, al fianco del settimo vescovo bresciano, Filastrio. Di sicuro ha fatto buoni studi e gode di largo prestigio tra i concittadini. Infatti, quando Filastrio muore (nel 387 o 388), clero e fedeli designano lui come successore.
Ma Gaudenzio al momento sta percorrendo come pellegrino i luoghi santi; è anzi uno dei pionieri di questi pellegrinaggi. I bresciani allora mandano in Palestina una delegazione per farlo rientrare al più presto. Lui accetta con qualche difficoltà, perché si considera scarso come scrittore di teologia, mentre questo all’epoca è compito fondamentale di ogni vescovo, con tanti punti di fede da precisare, con la varietà di dottrine e di dottrinari che ci sono in giro. (Il vescovo Filastrio ha scritto molto su eresie ed eretici).
Ma infine si convince ad accettare, anche perché la sua nomina è sostenuta da Ambrogio, vescovo di Milano. Così, intorno all’anno 390 viene consacrato vescovo, alla presenza di Ambrogio venuto da Milano, che poi lo chiama nella sua città per una serie di prediche. (Milano è capitale dell’Impero romano d’Occidente: vi risiedono la famiglia imperiale, il governo e i comandi militari). Non si ritiene degno di stendere trattati, e non crede che le sue omelie meritino di essere trascritte. E invece proprio questo accade: da un lato, le trascrivono molti preti per servirsene nella loro predicazione; dall’altro, c’è chi gli richiede più larghe spiegazioni di cose dette da lui in chiesa; e allora gli tocca scrivere. Uno dei più vivaci intellettuali del tempo, Tirannio Rufino di Aquileia, gli scrive: «Il tuo è un ingegno così vivo che bisogna proprio scrivere e pubblicare quello che dici nelle prediche e nelle conversazioni».. La sua esperienza dell’Oriente gli procura un’importante missione nel 406. A Costantinopoli, il patriarca Giovanni Crisostomo è stato mandato in esilio per la seconda volta, a opera di Eudossia, moglie dell’imperatore Arcadio. Papa Innocenzo I manda Gaudenzio e altri quattro vescovi a Costantinopoli per incontrare Arcadio, promuovere un concilio e ottenere la libertà per il patriarca. Ma l’impresa fallisce: i vescovi vengono bloccati e rimandati indietro prima di arrivare a Costantinopoli.
E Gaudenzio ritorna a Brescia, dove fa sorgere una chiesa dal nome insolito: Concilium Sanctorum. «Il nome voleva dire: qui c’è una collezione di santi; e i santi sono le reliquie degli apostoli che aveva portato san Gaudenzio nel suo ritorno dalla Terrasanta»: così ha spiegato questo nome Paolo VI, bresciano, parlando a un pellegrinaggio di suoi concittadini nel 1970. Gaudenzio è stato sepolto in quella chiesa nel 411 o 412, già venerato come santo dal popolo.







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Santo Arduino confessore della fede a Ceperano(verso il 627)

Secondo una venerabile  tradizione  Sant’Arduino sarebbe nativo dell’Inghilterra, di stirpe pagana. Sant’Agostino di Canterbury, celebre evangelizzatore dell’isola, lo convertì al cristianesimo e gli conferì l’ordinazione sacerdotale. Per un certo tempo Arduino esercitò il suo ministero dedicandosi intensamente alla preghiera ed al digiuno, finchè insieme ad altri santi pellegrini, Gerardo, Bernardo e Folco, decise di intraprendere la visita dei luoghi santi in Palestina. Al ritorno da questo lungo viaggio si sarebbe fermato a Ceprano, in provincia di Frosinone, ove fu però colpito dalla peste allora dilagante e trovò così la morte il 28 luglio 627. Gli fu data sepoltura nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Il suo culto, a Ceprano, fu sempre costante e continuo , e sin dal 1531 venne approvato dal Papa Clemente VII  Verso il ‘600 il vescovo di Veroli, Eugenio Fucci, compì una ricognizione delle reliquie ed un’altra fu effettuata il 31 luglio 1863 dal vescovo Fortunato Maurizi, in occasione del nuovo altare dedicato al santo. In realtà già il 18 luglio 1621 il comune di Ceprano, come risulta dai suoi atti consiliari, aveva effettuato uno scambio di reliquie con il comune di Santo Padre al quale ne aveva ceduta una di Arduino. Il capo inltre, precedentemente separato dal corpo e legato in argento, fu adornato con maggiore fasto nel 1766. Una reliquia del santo si trova anche presso Rocca d’Arce, in diocesi di Aquino, ove nel 1779 fu trasferita in una nuova chiesa dalla vecchia cappella in demolizione a lui dedicata.