Sinassario dei Santi italici ed italo greci
per il 15 Ottobre
Santo
Fortunato martire a Roma
Di San
Fortunato, le cui ossa riposano dal 22 settembre 1950 nella Chiesa Parrocchiale
di Lonate Pozzolo (VA), località di cui è patrono insieme a Sant'Ambrogio, non
si hanno notizie certe. L'unica notizia sicura è che apparteneva alla Legione
Tebea. Questa legione era formata da 6666 soldati, di origine egiziana, al
comando di san Maurizio. La legione prestava servizio di solito ai confini
orientali dell'impero, ma l'imperatore Diocleziano richiamò a Roma la legione
perchè si erano sollevati i Bagaudi della Gallia, ed egli la mandò in aiuto di
Massimiano, suo socio nell'impero, affinché li debellasse tali nemici.
Massimiano accordò qualche giorno di riposo alla Legione per riposarsi dalle
fatiche di un cammino così penoso, ed essa si accampò ad Ottoduro, oggi
Martinac nel Vallese. Qui però la legione ricevette un ordine imperiale al
quale non volle obbedire.
Due sono le versioni. Secondo alcunil 'imperatore ordinò ai legionari di giurare fedeltà all'impero sull‚altare di Giove; altri invece raccontano che alla legione fu chiesto di scovare i cristiani che si nascondevano nella zona. I soldati, che erano quasi tutti cristiani, si rifiutarono di obbedire e l‚Imperatore diede ordine che la legione fosse decimata, cioè che fosse ucciso un soldato ogni dieci. Né la prima né la seconda decimazione fecero cambiare idea ai soldati. Allora Massimiano ordinò lo sterminio completo della Legione, al quale sopravvissero pochissimi uomini: tra questi Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia, e forse tra questi c'era anche san Fortunato. Secondo alcune fonti Fortunato venne successivamente arrestato e quindi martirizzato sotto Diocleziano; secondo la tradizione fu gettato nudo in un fiume ghiacciato assieme ad altri compagni.
Due sono le versioni. Secondo alcunil 'imperatore ordinò ai legionari di giurare fedeltà all'impero sull‚altare di Giove; altri invece raccontano che alla legione fu chiesto di scovare i cristiani che si nascondevano nella zona. I soldati, che erano quasi tutti cristiani, si rifiutarono di obbedire e l‚Imperatore diede ordine che la legione fosse decimata, cioè che fosse ucciso un soldato ogni dieci. Né la prima né la seconda decimazione fecero cambiare idea ai soldati. Allora Massimiano ordinò lo sterminio completo della Legione, al quale sopravvissero pochissimi uomini: tra questi Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia, e forse tra questi c'era anche san Fortunato. Secondo alcune fonti Fortunato venne successivamente arrestato e quindi martirizzato sotto Diocleziano; secondo la tradizione fu gettato nudo in un fiume ghiacciato assieme ad altri compagni.
Santi
Lupulo e Modesto martiri a Capua
Santo
Tamaro presbitero o vescovo esiliato
dall’Africa dai Vandali ariani divenne vescovo di Benevento(dopo il 480)
Tradizionalmente si ritiene che Tammaro sia
stato un vescovo di una località del Nordafrica, che in seguito alle
persecuzioni dei Vandali sarebbe giunto in Campania e qui sarebbe poi vescovo di Benevento
Nella Vita sancti Castrensis, redatta
tra Sessa e Capua, si narra che Tammaro sarebbe incorso, insieme ad altri dodici
vescovi africani, nella perseuzione dei
Vandali fra il 439 e il 440 I
persecutori concepirono un piano per annullare per sempre la memoria dei
vescovi. Dopo averli incatenati li fecero salire a bordo di una vecchia nave
sfondata e senza timone, con il desiderio di vederli affogare. La Vita S.
Castrensis fornisce i dettagli sull'imbarco e i nomi dei dodici vescovi: a
bordo della nave furono fatti salire nell'ordine Rosio, il più anziano, poi il
nobile Secondino quindi Eraclio, Benigno, Prisco Elpidio Marco, Augusto, Canione e Vindonio; Castrese fu sistemato a poppa come comandante;
a Tammaro fu affidata la prua . L'imbarcazione però, con la guida di un angelo, lasciate le
coste dell'Africa settentrionale, dopo
un viaggio tranquillo approdò a Volturnum da dove i vescovi partirono alla
volta di città e luoghi diversi della Campania, con lo scopo di diffondervi la
fede di Gesù Cristo
Gli storici locali, attingendo a fonti di
tradizione orale ritennero Tammaro vescovo di Cartagine, probabile discepolo del grande
Padre della Chiesa, Agostino d’Ippona ed avente un'età di 30 o 40 anni al tempo
della presa di Cartagine (439 - 440).
Dapprima catturato, imprigionato e torturato, e poi esiliato per via mare dai
Vandali di Genserico , avrebbe raggiunto il porto di Castel Volturno il 10
maggio del 440 Secondo altri sarebbe
approdato a Cuma o a Liternum
Tammaro si sarebbe ritirato a vita eremitica
tra Morcone e Campolattaro, vicino a Benevento presso il fiume che da lui
avrebbe preso il nome, il fiume Tammaro . Da qui il Santo, per gli alti e
riconosciuti meriti, sarebbe stato chiamato a reggere la sede episcopale
beneventana e di Benevento dal 465 al 490 dopo Doro II e prima di S. Sofia.
Tammaro, infine, sarebbe morto il 15
ottobre 490 all'età di circa 80 anni.
Santo Sabino vescovo di Catania (verso il 760)
Fu il predecessore di San Leone, dalla cui Vita si ricavano alcune
notizie. Ordinato vescovo per le sue note virtù, fu l'XI vescovo di Catania;
insigne per fama di santità attirò molti nuovi seguaci della fede.
Il suo nome ricorre nei Sinassari, nei Menologi greci e nel Breviario
Gallicano.
Dopo alcuni anni abbandonò l'episcopato per una vita di preghiera e
penitenza in un monastero ( forse nel territorio di Zafferana Etnea ).
Morì il 15 ottobre del 760.
Fu il predecessore di San Leone, dalla cui Vita si ricavano alcune
notizie. Ordinato vescovo per le sue note virtù, fu l'XI vescovo di Catania;
insigne per fama di santità attirò molti nuovi seguaci della fede.
Il suo nome ricorre nei Sinassari, nei Menologi greci e nel Breviario
Gallicano.
Dopo alcuni anni abbandonò l'episcopato per una vita di preghiera e
penitenza in un monastero ( forse nel territorio di Zafferana Etnea ).
Morì il 15 ottobre del 760.
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