San Marciano era discepolo dell’Apostolo Pietro e ricevette da lui l’ordinazione venendo inviato come vescovo nella regione di Siracusa in Sicilia. Egli stupì tutti i pagani che li si trovavano con i suoi miracoli e gettò giù gli altari degli idoli con la sola sua preghiera. Fu così che gli abitanti del luogo divennero rapidamente figli della luce grazie alla predicazione del santo e la nuova nascita nel Santo Battesimo. Ma i giudei che abitavano la città furono presi da una furiosa gelosia allo spettacolo dei successi di Marciano e gli diedero la morte, offrendogli così la ricompensa dei suoi lavori attraverso la corona del martirio.
Il Braccio reliquiario di San Marciano, primo vescovo e martire di Siracusa è in argento, parzialmente dorato, lavorato a sbalzo ed inciso, in modo da formare rombi e gigli, simbolo della purezza e della verginità dei Santi. Dalla manica, di forma conica, attraverso un delicato merletto, fuoriesce la mano benedicente alla maniera greca. Le tre dita simboleggiano la Trinità mentre le altre due unite rappresentano l’unione della natura umana e divina del Cristo. Un’iscrizione in lettere onciali, riferisce che il reliquiario, contenente un frammento dell’osso del braccio di San Marciano, fu commissionato da Richard Palmer, Vescovo di Siracusa. Il reliquiario fu trasferito a Messina dallo stesso prelato, divenuto Arcivescovo della città nel 1182.
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3967:30-10-memoria-del-santo-ieromartire-marciano-primo-vescovo-di-siracusa&catid=192:ottobre&lang=it
La
sua più antica raffigurazione è del secolo VIII-IX quindi del periodo bizantino
e si trova nelle catacombe di S. Lucia.
E' da aggiungere, che chissà per quale via sono giunte a Gaeta, certamente per mare, alcune reliquie di s. Marciano di Siracusa, che sono nella cripta o Soccorpo della cattedrale, insieme a quelle di altri sei santi; esso è venerato come compatrono di Gaeta insieme a s. Erasmo
E' da aggiungere, che chissà per quale via sono giunte a Gaeta, certamente per mare, alcune reliquie di s. Marciano di Siracusa, che sono nella cripta o Soccorpo della cattedrale, insieme a quelle di altri sei santi; esso è venerato come compatrono di Gaeta insieme a s. Erasmo
San Saturnino martire a Cagliari durante la persecuzione di Diocleziano (303)
Nel VI secolo San Fulgenzio di Ruspe , originario dell'Oriente, dove era diventato Vescovo, venne esiliato in Sardegna, e vi si trattenne una quindicina di anni. In quel tempo volle costruire un monastero e scelse appunto il luogo "lontano dal rumore della città", ad oriente di Cagliari laddove già allora esisteva lì una chiesa, anzi una basilica. Era intitolata a San Saturnino, e soltanto più tardi ha preso il nome dei due fratelli medici, Cosma e Damiano.
Secondo una tradizione, Saturnino al quale già nel VI secolo era dedicata la basilica oggi intitolata ai Santi Cosma e Damiano, è un Martire locale Più probabile è l'ipotesi che vedrebbe in San Saturnino un Martire africano venerato in Sardegna, dati i frequenti contatti tra l'isola e le regioni mediterranee del continente africano.
Saint THEONESTE, évêque de Philippes en Macédoine, puis missionnaire en Germanie, martyr par la main des Ariens à Altino en Italie (vers 425).
San Germano vescovo di Capua (verso il 540)
Nato nel V secolo da famiglia agiata, Germano si privò dei suoi beni per darli ai poveri. Condusse poi vita ascetica fino al 516 quando venne eletto vescovo di Capua. Amico di San Benedetto ,probabilmente anche del vescovo Santo Sabino di Catania svolse una missione diplomatica particolarmente delicata. Su mandato di papa Ormisda si recò a Costantinopoli per cercare di mettere termine allo scisma iniziato dal patriarca Acacio. Nel tentativo di giungere all’unità con quanti si rifiutavano di accettare il concilio di Calcedonia, il patriarca aveva composto una formula di unione respinta da papa Felice II e dalle chiese d’occidente. La trattativa cui partecipò Germano andò a buon fine. L’imperatore Giustino e il patriarca Giovanni sottoscrissero il documento proposto da papa Ormisda e venne superata una divisione che durava ormai da due generazioni. Ritornato nella sua diocesi, il vescovo condusse vita ascetica fino alla morte avvenuta nel 541. Per gratitudine i fedeli lo seppellirono nella Chiesa di santo Stefano e lo venerarono come santo
Dopo la morte, è sepolto in Capua Vetere, nella chiesa di S. Stefano, dove lui stesso aveva fatto collocare le reliquie del Santo Protomartire.
Poi, costruita la nuova città, il suo corpo è trasportato lì. Nell’866 l’imperatore Ludovico II giunge in Italia stabilendosi per circa un anno a Capua: quando riparte, porta con sé il corpo di san Germano. Attraversando la città fondata dall’abate Bertario ai piedi di Montecassino, con il nome di Eulogimenopoli, l'Imperatore vi lascia parte delle reliquie di san Germano: ecco che per la presenza di queste reliquie e per la relativa venerazione che nasce, la città si chiamerà S. Germano, fino al 1863, quando poi il nome tornerà a essere quello antico di Cassino.
Tornando in Germania, Ludovico II “semina” altre reliquie del Santo vescovo a Piacenza, dove vengono poste nella cripta della chiesa di S. Sisto. E nel 1846, l’abate di Montecassino Frisari, ottiene da Piacenza per Cassino alcune reliquie di san Germano, perché il dito, l’unica reliquia rimasta nel tempo, è andata perduta durante i saccheggi dei francesi alla fine del XVIII secolo.
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