Sinassario dei Santi italici ed italo greci
per 12 Ottobre
Saints EVAGRE et PRISCIEN, martyrs à Rome.
Santo
Mona vescovo di Milano
San Mona, quindicesimo vescovo del
capoluogo lombardo, ed il suo episcopato si collocherebbe tra quelli di San
Calimero e San Mirocle. Quest’ultimo risulta che partecipò ai sinodi di Roma nel 313 e di Arles nel 314..
Quanto al giorno della morte, gli antichi cataloghi dei vescovi milanesi indicano il 25 marzo, anniversario ancora oggi riportato dal Martyrologium Romanum, mentre il calendario liturgico ambrosiano per evitare la concomitanza con il tempo quaresimale ha traslato la festa del santo al 12 ottobre, anniversario della ricognizione delle reliquie, avvenuta a quanto pare nell’XI secolo ad opera dell’arcivescovo Arnolfo.
San Mona fu inizialmente sepolto nella Basilica Fausta, poi conosciuta come chiesa di San Vitale, ma San Carlo il 6 febbraio 1576 ne trasferì le reliquie in duomo.
Quanto al giorno della morte, gli antichi cataloghi dei vescovi milanesi indicano il 25 marzo, anniversario ancora oggi riportato dal Martyrologium Romanum, mentre il calendario liturgico ambrosiano per evitare la concomitanza con il tempo quaresimale ha traslato la festa del santo al 12 ottobre, anniversario della ricognizione delle reliquie, avvenuta a quanto pare nell’XI secolo ad opera dell’arcivescovo Arnolfo.
San Mona fu inizialmente sepolto nella Basilica Fausta, poi conosciuta come chiesa di San Vitale, ma San Carlo il 6 febbraio 1576 ne trasferì le reliquie in duomo.
Santo Edisto martire a Ravenna ma più probabilmente
a Roma (verso il 303)
È commemorato nel Martirologio Romano
il 12 ott. sotto l'indicazione topografica : « Ravennae Via Lauretina ».
L'elogio proviene da Floro, il quale lo trascrisse da alcuni codd. del
Geronimiano, che, però, trasmettono la seconda redazione di questo
Martirologio; in quelli invece più antichi e testimoni della prima redazione si
legge Romae. In realtà, né a Ravenna era conosciuto un martire di nome E., né
la via Lauretina, evidente corruzione di Laurentina, aveva a che fare con
Ravenna; essa infatti conduce a Laurento, antica città del Lazio inferiore,
sita tra Ostia e Lavinio (oggi Paterno-Torre di Paterno).. Secondo la passio di
venerata tradizione egli era stato
battezzato dall'apostolo Pietro ed era scudiero di Nerone. Mentre con
l'imperatore si trovava a Laurento, conobbe il presbitero Prisco, la moglie di
questi, Termanzia, 'la figlia Criste (Cristina) e la serva Vittoria. Con essi
Edisto partecipava alla liturgia che veniva celebrata di notte in un arenario,
ma, scoperto per il tradimento di un suo servo, fu, insieme con gli amici,
sepolto vivo nello stesso arenario, mentre la sola Vittoria, che era riuscita a
fuggire, fu trucidata in un bosco vicino.
Il sepolcro di Edisto era al XVI miglio della via Ardeatina nei pressi di Laurento; ivi esisteva una chiesa in onore del martire, fatta restaurare dal papa Adriano I (772-95), ed una domusculta appartenente al patrimonio di S. Pietro, chiamata appunto domusculta S. Edisti (Lib. Pont., I, p. 505). Il culto di Edisto si diffuse anche a Roma e dalle lettere di s. Gregorio Magno è documentata la esistenza di un monastero intitolato al santo, nei pressi della basilica di S. Paolo (Reg. Ep., XIV, 14, in MGH. Epistolae, ed. I. Hartmann, II, 1, Berlino 1893, p. 434). A questo monastero era annessa una chiesa, dove probabilmente si veneravano delle reliquie del santo, e che, secondo l'itinerario di Salisburgo (Notitia ecclesiarum), era dedicata ai ss. Aristo, Cristina e Vittoria. La corruzione del nome Edisto in Aristo, donde sarebbe derivato Oreste, è ammessa dagli studiosi e sotto quest'ultimo nome Edisto è venerato nella cittadina omonima ai piedi del Soratte.
Il sepolcro di Edisto era al XVI miglio della via Ardeatina nei pressi di Laurento; ivi esisteva una chiesa in onore del martire, fatta restaurare dal papa Adriano I (772-95), ed una domusculta appartenente al patrimonio di S. Pietro, chiamata appunto domusculta S. Edisti (Lib. Pont., I, p. 505). Il culto di Edisto si diffuse anche a Roma e dalle lettere di s. Gregorio Magno è documentata la esistenza di un monastero intitolato al santo, nei pressi della basilica di S. Paolo (Reg. Ep., XIV, 14, in MGH. Epistolae, ed. I. Hartmann, II, 1, Berlino 1893, p. 434). A questo monastero era annessa una chiesa, dove probabilmente si veneravano delle reliquie del santo, e che, secondo l'itinerario di Salisburgo (Notitia ecclesiarum), era dedicata ai ss. Aristo, Cristina e Vittoria. La corruzione del nome Edisto in Aristo, donde sarebbe derivato Oreste, è ammessa dagli studiosi e sotto quest'ultimo nome Edisto è venerato nella cittadina omonima ai piedi del Soratte.
Sainte ANASTASIE, native de Rome, martyre sous Dèce ou Valérien (entre 250 et 259).
San Giuliano vescovo di Lodi Antica (verso il 324)
L'unica
testimonianza di questo vescovo lodigiano è una epigrafe, oggi scomparsa,
riportata da uno storico del XII secolo Anselmo
da Vairano. Gli storici non sono unanimi nella collocazione temporale di san
Giuliano: Manzini e Gams lo pongono prima di san Bassiano; per Lanzoni invece
lo stile del testo epigrafico induce a porlo non prima del V o VI secolo
Santo OPILIO
(OPILUS), diacono e taumaturgo in
Piacenza (V secolo )
Sant’Opilio o Opilione è un diacono di
Piacenza. Comunemente è ricordato insieme al fratello San Gelasio e al vescovo
piacentino San Mauro.
I tre santi vengono quasi sempre ricordati in un unico capitolo dai pochi biografi, e sono definiti sempre con le stesse caratteristiche.
Sant’Opilio fu un grande esempio per la sua pietà, il suo spirito di austera penitenza e la sua viva carità verso il prossimo.
La tradizione vuole che spartisse con i poveri il cibo che la madre gli inviava attraverso San Gelasio, suo fratello.
Alcuni racconti c’informano che in quanto accolito partecipò alla traslazione del corpo di Sant’Antonino, voluta da San Savino.
Si può pensare che la data di morte di Sant’Opilio possa collocarsi nella prima metà del V Secolo.
Le sue ossa riposano nella basilica di Sant’Antonino e alcune reliquie furono portate dal vescovo Giovanni Battista Scalabrini, nella cappella del seminario urbano.
I tre santi vengono quasi sempre ricordati in un unico capitolo dai pochi biografi, e sono definiti sempre con le stesse caratteristiche.
Sant’Opilio fu un grande esempio per la sua pietà, il suo spirito di austera penitenza e la sua viva carità verso il prossimo.
La tradizione vuole che spartisse con i poveri il cibo che la madre gli inviava attraverso San Gelasio, suo fratello.
Alcuni racconti c’informano che in quanto accolito partecipò alla traslazione del corpo di Sant’Antonino, voluta da San Savino.
Si può pensare che la data di morte di Sant’Opilio possa collocarsi nella prima metà del V Secolo.
Le sue ossa riposano nella basilica di Sant’Antonino e alcune reliquie furono portate dal vescovo Giovanni Battista Scalabrini, nella cappella del seminario urbano.
Saint SALVIN, évêque de Vérone en Vénétie (vers
562).
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