CODICE DI MAKALLE (codice della prima metà del XIX secolo)
Crocifissione
La miniatura presenta tale freschezza e vivacità di immagini ed è così ben conservata da indurci quasi a credere che sia appena uscita dalle mani del miniaturista.
Sono presenti solo i personaggi principali della vicenda: Cristo in croce, Maria alla sua destra, Giovanni alla sinistra, in una composizione piramidale, regolare nella distribuzione delle figure, un po' meno in quella delle masse (per suggerire la profondità dello spazio? per indicare il diverso rapporto delle persone con il Cristo?).
Le braccia del Cristo sono tirate in alto, non osserviamo però né la contrazione degli arti per la violenza della posizione, né la rilassatezza della morte.
Sono aperti gli occhi del Cristo appeso alla croce, simbolo della Redenzione, non patibolo; pur nella accorata dolcezza l'espressione è quella del vincitore della morte e del male, non quella sofferente dell'agnello sacrificale.
Un gioco di luci ed ombre conferisce plasticità al volto di Gesù; le palpebre sono semicalate sugli occhi aperti ma non spalancati, che hanno visto e sofferto tutto il dolore del mondo e sembrano abbracciare in uno sguardo pietoso tutta l'umanità.
Il naso è ben disegnato, marcato dalla forte linea scura che continua quella delle sopracciglia. La bocca è atteggiata a un dolore composto; è il dolore di chi ha compreso l'umana miseria e l' ha perdonata.
L'anca destra è spinta in fuori ad accompagnare il movimento di tutto il corpo e delle gambe, movimento accentuato da un indovinato gioco di luci ed ombre.
La tragicità della scena è bene espressa dagli occhi sbarrati di Maria e Giovanni, dai volti rigati dalle lacrime.
Gli occhi, larghi, splendenti, vivi e pur così remoti, sembrano persi nella contemplazione di qualcosa che trascende il particolare.
Maria non è né in piedi, né in ginocchio, è accosciata, come è abitudine delle donne di questa terra quando sono vinte dal dolore, ci sembra così che la parte superiore del suo corpo sia spinta in avanti. Un lembo del suo mantello azzurro è alzato a coprire la bocca, secondo una consuetudine che la vuole coperta come parte non decente del corpo, ma qui sembra quasi che ci sia qualcosa di nuovo, sembra che Maria voglia soffocare nel mantello il suo grido di dolore.
Le mani di Giovanni, contratte nel dolore, si tendono verso la croce e la testa sembra accompagnarle assieme a tutto il corpo.
Così spostato all'indietro, sembra quasi volersi mettere in disparte, isolarsi dalle due figure che sono il cuore del dramma, la Madre e il Figlio.
Crocifissione
La miniatura presenta tale freschezza e vivacità di immagini ed è così ben conservata da indurci quasi a credere che sia appena uscita dalle mani del miniaturista.
Sono presenti solo i personaggi principali della vicenda: Cristo in croce, Maria alla sua destra, Giovanni alla sinistra, in una composizione piramidale, regolare nella distribuzione delle figure, un po' meno in quella delle masse (per suggerire la profondità dello spazio? per indicare il diverso rapporto delle persone con il Cristo?).
Le braccia del Cristo sono tirate in alto, non osserviamo però né la contrazione degli arti per la violenza della posizione, né la rilassatezza della morte.
Sono aperti gli occhi del Cristo appeso alla croce, simbolo della Redenzione, non patibolo; pur nella accorata dolcezza l'espressione è quella del vincitore della morte e del male, non quella sofferente dell'agnello sacrificale.
Un gioco di luci ed ombre conferisce plasticità al volto di Gesù; le palpebre sono semicalate sugli occhi aperti ma non spalancati, che hanno visto e sofferto tutto il dolore del mondo e sembrano abbracciare in uno sguardo pietoso tutta l'umanità.
Il naso è ben disegnato, marcato dalla forte linea scura che continua quella delle sopracciglia. La bocca è atteggiata a un dolore composto; è il dolore di chi ha compreso l'umana miseria e l' ha perdonata.
L'anca destra è spinta in fuori ad accompagnare il movimento di tutto il corpo e delle gambe, movimento accentuato da un indovinato gioco di luci ed ombre.
La tragicità della scena è bene espressa dagli occhi sbarrati di Maria e Giovanni, dai volti rigati dalle lacrime.
Gli occhi, larghi, splendenti, vivi e pur così remoti, sembrano persi nella contemplazione di qualcosa che trascende il particolare.
Maria non è né in piedi, né in ginocchio, è accosciata, come è abitudine delle donne di questa terra quando sono vinte dal dolore, ci sembra così che la parte superiore del suo corpo sia spinta in avanti. Un lembo del suo mantello azzurro è alzato a coprire la bocca, secondo una consuetudine che la vuole coperta come parte non decente del corpo, ma qui sembra quasi che ci sia qualcosa di nuovo, sembra che Maria voglia soffocare nel mantello il suo grido di dolore.
Le mani di Giovanni, contratte nel dolore, si tendono verso la croce e la testa sembra accompagnarle assieme a tutto il corpo.
Così spostato all'indietro, sembra quasi volersi mettere in disparte, isolarsi dalle due figure che sono il cuore del dramma, la Madre e il Figlio.
Una struttura architettonica chiude la scena; il cielo di un freddo azzurro è solcato da stelle cadenti, mentre la luna ed il sole si oscurano. La natura, assieme alla creature viventi, piange lo strazio del suo Signore
Duccio di Buoninsegna - Maestà - Retro - Seppellimento di Cristo e Deposizione della croce - 1308-11 - Tempera e oro su tavola - Museo dell'Opera del Duomo, Siena
CROCIFISSIONE
( Monastero di Visoki Decani, Kosovo
( Monastero di Visoki Decani, Kosovo
Deposizione dalla Croce di Benedetto Antelami, che si trova nel Duomo di Parma
La crocifissione della chiesa di Karanlik, in Cappadocia:
1330-50 Entombent of Christ Visoki Decani Monastery Kosovo Serbia
Crucifixion in the St. Gall Gospel Book
of the Crucifixion Date of Creation: Location: Santa Maria Antiqua, Rome,
Bible du Val-de-Loire, fin 9ème-début 10ème s.
Angers, ms 24, folios 7v-8r
Angers, ms 24, folios 7v-8r
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