ALEXANDRE, charbonnier de profession, évêque de Comane dans le Pont, martyr sous Aurélien (entre 270 et 275).
Saints PAMPHILE et CAPITON, morts par le glaive.
Saint JULIEN et ses compagnons, martyrs en Istrie.
Saints PAMPHILE et CAPITON, morts par le glaive.
Saint JULIEN et ses compagnons, martyrs en Istrie.
Troparion — Tone 4
Your holy martyrs Anicetus and Photius, O Lord, / through their sufferings have received incorruptible crowns from You, our God. / For having Your strength, they laid low their adversaries, / and shattered the powerless boldness of demons. / Through their intercessions, save our souls!
Saints GRACILIEN et FELICISSIME, vierge, martyrs à Falerio en Toscane (vers 304).
Sainte HILARIE, mère de sainte Affre d'Augsbourg, martyre avec ses esclaves saintes DIGNE (DIGNA), EUPREPIE (EUTROPIE) et EUNOMIE (EUMENIE) à la suite d'une visite au tombeau de sainte Affre à Augsbourg (304).
Saints QUIRIAQUE, LARGION, CRESCENTIEN, NINGE, JULIENNE et VINGT autres, martyrs à Rome ou à Augsbourg (304).
DOUZE SOLDATS de Crète, martyrs par le glaive. (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome VIII du Supplément aux Ménées.)
http://www.johnsanidopoulos.com/2015/08/the-holy-twelve-soldier-martyrs-of-crete.html#more
Saints FELIX et FELICISSIME, martyrs en à Vernot en Bretagne, probablement sous Dioclétien.
Saint PALAMON, ascète en Egypte, père spirituel de saint Pachôme le Grand (vers 323).
Saint CASSIEN, évêque de Bénévent en Campanie (vers 340).
Saint CASTOR, mort en paix.
Saints SERGE et ETIENNE, morts en paix.
Saint EUSEBE, Grec de nation, évêque de Milan en Lombardie, qui confessa la foi orthodoxe face au monophysitisme (465 ou 475).
Sainte CLERVIE (KIERWI), fille de saint Frakan, soeur des saints Guénolé, Jacut et Vennec (Bretagne, VIème siècle).
Saint MUREDACH (MURTAGH), premier évêque de Killala et fondateur du monastère d'Innismurray (Irlande, VIème siècle).
Saint MEREWENNA, éponyme de Marhamchurch en Cornouailles.
Saint UST (JUST), éponyme de St Just en Cornouailles.
Saint HERCULAN, évêque de Brescia en Lombardie (vers 552).
Sainte CECILE (CLAIRE), abbesse de Remiremont en Lorraine (VIIème siècle).
Saint SEIGINE, higoumène d'Iona en Ecosse (652).
Translation des reliques de saint Judicaël, roi de Bretagne.
Saint PORCHAIRE II (PORCARIUS, PORCHER), abbé de Lérins en Provence, martyr avec CINQ CENT moines par la main des Musulmans (731 ou 732).
Il martirio
dell’abate Porcario e dei suoi ca. 500 monaci di Lérins, celebre
abbazia benedettina posta sulle isole di Lérins in Provenza e fondata
nel 410 da s. Onorato, è situato nell’VIII secolo, quando le lotte fra
Musulmani e Franchi sconvolsero la Provenza.
Nel 736 e nel 739 il patrizio Mauronto, si ribellò contro Carlo Martello (689-741) figlio di Pipino di Héristal cui successe nel 716 come maggiordomo d’Austrasia, chiedendo l’aiuto dei Musulmani, i quali si sparsero per tutta la Provenza saccheggiando dappertutto.
A loro volta i Franchi di Carlo Martello, anche loro aiutati dai Longobardi, venuti in loro soccorso, misero a ferro e fuoco il Paese in rivolta, superando in distruzioni quelle dei Musulmani.
E in questo orribile contesto di violenze e di rappresaglie, che si colloca il martirio di Porcario abate e dei suoi numerosi monaci. Racconta una ‘Vita’ compilata nel secolo X, poi ricomposta nell’XI, che i Saraceni avevano già invasa la Provenza (la romana Provincia) regione meridionale della Francia, quando un angelo apparve all’abate di Lérins, Porcario, preannunciandogli che dieci giorni dopo, gli arabi si sarebbero impadroniti dell’abbazia e avrebbero ucciso i monaci.
In quel tempo l’abbazia benedettina di Lérins, posta sull’isola Saint-Honorat nel Mediterraneo di fronte a Cannes, contava più di 500 monaci, il numero così elevato comprendeva anche i monaci di altri monasteri dei dintorni che lì si erano rifugiati.
Alla notizia data dall’abate Porcario, tutti si dissero disposti a morire, tranne due giovani monaci di nome Colombo ed Eleuterio, che andarono a nascondersi in una grotta della costa. Il santo abate dispose di mettere in salvo le reliquie conservate nel monastero e poi inviò in Italia trentasei novizi e sedici ‘alunni’, affinché un giorno potessero ritornare e così ricostruire l’abbazia.
In un anno imprecisato intorno al 739, i Saraceni effettivamente sbarcarono sull’isola, distrussero il monastero con tutte le cappelle, uccidendo purtroppo tutti i monaci (stragi usuali in quelle invasioni), tranne quattro giovani che decisero di portare in schiavitù con loro.
Dalla caverna in cui si era nascosto insieme ad Eleuterio, il giovane monaco Colombo, assisté terrorizzato all’eccidio dei suoi confratelli, vedendo le loro anime che salivano al cielo; preso dal rimorso e resistendo ai tentativi di trattenerlo di Eleuterio, si presentò ai saraceni che lo decapitarono subito, ultimo dei martiri.
Il racconto prosegue narrando che i quattro giovani monaci fatti prigionieri, riuscirono ad evadere mentre erano nel porto di Agav, fuggendo attraverso i boschi fino al villaggio di Ara Lucis (ora Arluc), da dove poi raggiunsero di nuovo l’isola, ritrovandovi Eleuterio, che spaventato non aveva lasciato il suo nascondiglio.
Tutti e cinque presero a seppellire a Lérins l’abate ed i ca. 500 monaci uccisi, poi al termine del pietoso e straziante compito, partirono raggiungendo i novizi che si trovavano in Italia, giungendo fino a Roma per raccontare al papa, la morte dei monaci e la distruzione della celebre abbazia. Vent’anni dopo, tutto il gruppo ritornò a Lérins e come aveva previsto l’abate Porcario, ricostruirono l’abbazia.
È fuor di dubbio che i martiri furono vittime dello scontro politico fra i Musulmani ed i Franchi, più che per motivi religiosi, ma in quello sciagurato periodo dell’VIII secolo, tutti gli uomini di chiesa, che morivano di morte violenta, venivano considerati martiri; giacché gli storici non sono in grado di stabilire l’esatto numero delle vittime, è da supporre che in realtà fra l’invasione musulmana e il conseguente contrattacco franco-longobardo, i martiri siano stati complessivamente un 500 anche se non tutti nello stesso momento.
Porcario, Colombo ed i loro compagni sono stati sempre venerati a Lérins come santi e martiri, con celebrazione al 12 agosto, data ripresa poi dal ‘Martirologio Romano’.
Nell’abbazia esiste una cappella del X secolo, che segna il luogo in cui la maggior parte dei monaci vennero uccisi. Certamente dato il gran numero, le reliquie in parte saranno state portate in altri luoghi in Europa, dove hanno ricevuto un culto locale.
Nel 736 e nel 739 il patrizio Mauronto, si ribellò contro Carlo Martello (689-741) figlio di Pipino di Héristal cui successe nel 716 come maggiordomo d’Austrasia, chiedendo l’aiuto dei Musulmani, i quali si sparsero per tutta la Provenza saccheggiando dappertutto.
A loro volta i Franchi di Carlo Martello, anche loro aiutati dai Longobardi, venuti in loro soccorso, misero a ferro e fuoco il Paese in rivolta, superando in distruzioni quelle dei Musulmani.
E in questo orribile contesto di violenze e di rappresaglie, che si colloca il martirio di Porcario abate e dei suoi numerosi monaci. Racconta una ‘Vita’ compilata nel secolo X, poi ricomposta nell’XI, che i Saraceni avevano già invasa la Provenza (la romana Provincia) regione meridionale della Francia, quando un angelo apparve all’abate di Lérins, Porcario, preannunciandogli che dieci giorni dopo, gli arabi si sarebbero impadroniti dell’abbazia e avrebbero ucciso i monaci.
In quel tempo l’abbazia benedettina di Lérins, posta sull’isola Saint-Honorat nel Mediterraneo di fronte a Cannes, contava più di 500 monaci, il numero così elevato comprendeva anche i monaci di altri monasteri dei dintorni che lì si erano rifugiati.
Alla notizia data dall’abate Porcario, tutti si dissero disposti a morire, tranne due giovani monaci di nome Colombo ed Eleuterio, che andarono a nascondersi in una grotta della costa. Il santo abate dispose di mettere in salvo le reliquie conservate nel monastero e poi inviò in Italia trentasei novizi e sedici ‘alunni’, affinché un giorno potessero ritornare e così ricostruire l’abbazia.
In un anno imprecisato intorno al 739, i Saraceni effettivamente sbarcarono sull’isola, distrussero il monastero con tutte le cappelle, uccidendo purtroppo tutti i monaci (stragi usuali in quelle invasioni), tranne quattro giovani che decisero di portare in schiavitù con loro.
Dalla caverna in cui si era nascosto insieme ad Eleuterio, il giovane monaco Colombo, assisté terrorizzato all’eccidio dei suoi confratelli, vedendo le loro anime che salivano al cielo; preso dal rimorso e resistendo ai tentativi di trattenerlo di Eleuterio, si presentò ai saraceni che lo decapitarono subito, ultimo dei martiri.
Il racconto prosegue narrando che i quattro giovani monaci fatti prigionieri, riuscirono ad evadere mentre erano nel porto di Agav, fuggendo attraverso i boschi fino al villaggio di Ara Lucis (ora Arluc), da dove poi raggiunsero di nuovo l’isola, ritrovandovi Eleuterio, che spaventato non aveva lasciato il suo nascondiglio.
Tutti e cinque presero a seppellire a Lérins l’abate ed i ca. 500 monaci uccisi, poi al termine del pietoso e straziante compito, partirono raggiungendo i novizi che si trovavano in Italia, giungendo fino a Roma per raccontare al papa, la morte dei monaci e la distruzione della celebre abbazia. Vent’anni dopo, tutto il gruppo ritornò a Lérins e come aveva previsto l’abate Porcario, ricostruirono l’abbazia.
È fuor di dubbio che i martiri furono vittime dello scontro politico fra i Musulmani ed i Franchi, più che per motivi religiosi, ma in quello sciagurato periodo dell’VIII secolo, tutti gli uomini di chiesa, che morivano di morte violenta, venivano considerati martiri; giacché gli storici non sono in grado di stabilire l’esatto numero delle vittime, è da supporre che in realtà fra l’invasione musulmana e il conseguente contrattacco franco-longobardo, i martiri siano stati complessivamente un 500 anche se non tutti nello stesso momento.
Porcario, Colombo ed i loro compagni sono stati sempre venerati a Lérins come santi e martiri, con celebrazione al 12 agosto, data ripresa poi dal ‘Martirologio Romano’.
Nell’abbazia esiste una cappella del X secolo, che segna il luogo in cui la maggior parte dei monaci vennero uccisi. Certamente dato il gran numero, le reliquie in parte saranno state portate in altri luoghi in Europa, dove hanno ricevuto un culto locale.
Saints
GERONTIUS, SERAPION, GERMAIN, BESSARION, MICHEL et SIMEON, moines de
Garédja, martyrs par la main des Lesghiens (Géorgie 1851).
Les moines de Biélogorsk saints BARLAAM, SERGE, ELIE, VIATCHESLAV, JOSAPHAT, JEAN, ANTOINE, MICHEE, BESSARION, MATHIEU, EUTHYME, BARNABE, DEMETRE, SABBAS, HERMOGENE, ARKADI, EUTHYME, MARCEL, JEAN, JACQUES, PIERRE, JACQUES, ALEXANDRE, THEODORE, PIERRE, SERGE et ALEXIS, martyrs par la main des Communistes (Russie 1918).
Saints LEONIDE, JEAN et NICOLAS, prêtres, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937).
Sainte EUDOCIE, martyre par la main des Communistes (Russie 1938)
Les moines de Biélogorsk saints BARLAAM, SERGE, ELIE, VIATCHESLAV, JOSAPHAT, JEAN, ANTOINE, MICHEE, BESSARION, MATHIEU, EUTHYME, BARNABE, DEMETRE, SABBAS, HERMOGENE, ARKADI, EUTHYME, MARCEL, JEAN, JACQUES, PIERRE, JACQUES, ALEXANDRE, THEODORE, PIERRE, SERGE et ALEXIS, martyrs par la main des Communistes (Russie 1918).
Saints LEONIDE, JEAN et NICOLAS, prêtres, martyrs par la main des Communistes (Russie 1937).
Sainte EUDOCIE, martyre par la main des Communistes (Russie 1938)
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