Santo Castriziano Vescovo di Milano nel III
secolo
Fu il
terzo vescovo di Milano nei primi decenni del sec. III. Secondo la Datiana
historia del sec. XI, la sua elezione sarebbe avvenuta, invece, assai prima,
all'inizio dell'impero di Nerva, dopo ben undici anni di vacanza della sede
vescovile milanese, dovuta alla persecuzione di Domiziano
Secondo alcune fonti, infatti, sarebbe
stato scelto in pectore ancora in vita dal vescovo di Milano precedente,
San Caio quale suo successore.
Castriziano
avrebbe governato la Chiesa milanese per quarantuno anni . Al santo vescovo è
attribuita la costruzione della prima chiesa di Milano nell'hortus Philippi,
situato nella zona dell'attuale basilica di S. Ambrogio e, inoltre, la
costruzione della basilica Porziana (così chiamata da Porzio, figlio di
Filippo), nella zona dell'attuale basilica di S. Vittore al Corpo, e della
basilica Fausta (così chiamata da Fausta, anch'ella figlia di Filippo), che
sarebbe l'attuale cappella di S. Vittore in Ciel d'Oro, presso la basilica di
S. Ambrogio.
Dalla medesima fonte della Datiana historia, si attinge la notizia che, morto il 1° dic, Castriziano sarebbe stato sepolto nel cimitero cristiano, posto lungo la via Romana (che corrisponde all'attuale corso Roma), nei pressi della basilica di S. Calimero. Contrastano con queste notizie gli antichi cataloghi milanesi che, pur concordando sulla data di morte, fissata il 1° dic, dicono che fu sepolto nella basilica di S. Giovanni in Conca, entro le mura della città (piazza Missori). Delle reliquie di Castriziano si è persa ogni traccia.
Dalla medesima fonte della Datiana historia, si attinge la notizia che, morto il 1° dic, Castriziano sarebbe stato sepolto nel cimitero cristiano, posto lungo la via Romana (che corrisponde all'attuale corso Roma), nei pressi della basilica di S. Calimero. Contrastano con queste notizie gli antichi cataloghi milanesi che, pur concordando sulla data di morte, fissata il 1° dic, dicono che fu sepolto nella basilica di S. Giovanni in Conca, entro le mura della città (piazza Missori). Delle reliquie di Castriziano si è persa ogni traccia.
Santo Ansano di Siena martire patrono della città(verso il
304)
il Santo nasce a Roma figlio di un nobile patrizio, chiamato Tranquillino della famiglia Anicia Ansano era cristiano, e venne condotto al battesimo da una virtuosa madrina, di nome Massima, Scoppiata la persecuzione di Diocleziano, tanto Massima quanto Ansano vennero imprigionati. La madrina morì sotto i colpi di verga dei littori, mentre Ansano riuscì a fuggire, dirigendosi a settentrione lungo la via Cassia e giungendo a Siena.
Qui prese a predicare il Vangelo e a battezzare i primi cristiani, con tanto successo da meritarsi, il titolo di " battezzatore dei Senesi ".
Ma neanche a Siena Ansano riuscì a sfuggire alla caccia scatenata contro di lui dal proconsole Lisia, e la sua carriera di apostolo ebbe termine quando finalmente il persecutore riuscì a raggiungerlo e a catturarlo.
Ansano fu torturato a lungo affinché rinnegasse la propria fede, condannato ad essere arso sul rogo, salvato miracolosamente dalle fiamme, che si spensero non appena il Santo venne gettato sul fuoco, e finalmente decapitato con la spada fuori di città, sulle rive dell'Arbia.
Il corpo rimase sepolto per secoli a Dofana nella diocesi di Arezzo fino a quando nel 1107 il vescovo di Siena, Gualfredo, e quello di Arezzo, Gualtiero, si accordarono e i senesi poterono andare a recuperare i resti di sant'Ansano (si narra del 6 febbraio e li traslarono nel Duomo La testa del santo fu invece portata ad Arezzo, dove è ancora custodita in un reliquiario d'argento conservato nel Duomo. Nel 1359 il corpo di Ansano fu bruciato da un fulmine. Rimangono il braccio sinistro a Dofana e quello destro a Siena. Un dito si conserva nella Pieve di San Giovanni Battista a Sant'Ansano nel comune di Vinci
Santo Olimpiade di Amelia martire(nel 303)
Una
breve sintesi della sua figura si ricava dalla passio di Santa Firmina, scritta
forse nel VI secolo, ma rielaborata nei secoli successivi nell’ambiente del
monastero di Farfa, che ne aveva curato il culto fin quando i monaci rimasero
in possesso del luogo di sepoltura della santa.
Secondo questo racconto, Olimpiade era il magistrato (consularis) residente in Amelia, che condusse il primo processo contro Firmina. Olimpiade non riuscì a farla tornare alla religione dei padri; si invaghì addirittura di lei ma, al momento di tentare un approccio fisico, rimase paralizzato. Solo le preghiere di Firmina riuscirono a risanarlo. A quel punto anche Olimpiade si professò cristiano e subì addirittura il martirio ad opera del nuovo magistrato inviato in città: Megezio.
Il corpo del martire fu sepolto dalla stessa Firmina nella sua tenuta di Agoliano il 1° dicembre di un anno imprecisato (303-304?). La stessa Firmina, condannata pure da Megezio, subì il martirio il 24 novembre dell’anno successivo ed il suo corpo venne sepolto vicino a quello di Olimpiade.
È ipotizzabile che sulla tomba dei due martiri sorgesse ben presto, dopo l’editto costantiniano del 313, una memoria (martyrium) di cui rimase testimone la chiesa rurale di S. Fermina delle Valli, documentata ancora nel secolo XV. Da qui un vescovo Pasquale, nel secolo IX, come si racconta nell’inventio corporum, ma forse meglio nel secolo XI, traslò i due corpi santi e li ripose sotto l’altare maggiore della nuova cattedrale, dedicata appunto a Santa Firmina, che da allora divenne anche patrona della città.
Secondo questo racconto, Olimpiade era il magistrato (consularis) residente in Amelia, che condusse il primo processo contro Firmina. Olimpiade non riuscì a farla tornare alla religione dei padri; si invaghì addirittura di lei ma, al momento di tentare un approccio fisico, rimase paralizzato. Solo le preghiere di Firmina riuscirono a risanarlo. A quel punto anche Olimpiade si professò cristiano e subì addirittura il martirio ad opera del nuovo magistrato inviato in città: Megezio.
Il corpo del martire fu sepolto dalla stessa Firmina nella sua tenuta di Agoliano il 1° dicembre di un anno imprecisato (303-304?). La stessa Firmina, condannata pure da Megezio, subì il martirio il 24 novembre dell’anno successivo ed il suo corpo venne sepolto vicino a quello di Olimpiade.
È ipotizzabile che sulla tomba dei due martiri sorgesse ben presto, dopo l’editto costantiniano del 313, una memoria (martyrium) di cui rimase testimone la chiesa rurale di S. Fermina delle Valli, documentata ancora nel secolo XV. Da qui un vescovo Pasquale, nel secolo IX, come si racconta nell’inventio corporum, ma forse meglio nel secolo XI, traslò i due corpi santi e li ripose sotto l’altare maggiore della nuova cattedrale, dedicata appunto a Santa Firmina, che da allora divenne anche patrona della città.
Santi Diodoro, presbitero, Mariano, diacono, santi, martiri di
Roma, le loro spoglie,
unitamente a quelle dei martiri Crisanto e Daria, traslate da Stefano VI nella
basilica dei SS. XII Apostoli, sono dal 22 aprile 1879 nel "pozzo dei
martiri" della nuova confessione. La scoperta della loro cripta nel
cimitero di Trasone sulla Salaria Nuova, avvenuta nel IX secolo, è così
riportata nel
Martirologio romano al 17 gennaio - A Roma l'Invenzione dei santi Martiri Diodoro Prete, Mariano Diacono e Compagni, i quali conseguirono il martirio il 1 dicembre, al tempo in cui il Papa santo Stefano reggeva la Chiesa di Dio. Marirologio romano al 1 dicembre - A Roma i santi Martiri Diodoro Prete e Mariano Diacono, con molti altri; i quali, sotto il Principe Numeriano, mentre celebravano nella Catacombe le feste natalizie dei Martiri, avendo i persecutori chiusa la porta della cripta e sovrappostovi un gran sasso, meritarono la gloria del martirio.
Martirologio romano al 17 gennaio - A Roma l'Invenzione dei santi Martiri Diodoro Prete, Mariano Diacono e Compagni, i quali conseguirono il martirio il 1 dicembre, al tempo in cui il Papa santo Stefano reggeva la Chiesa di Dio. Marirologio romano al 1 dicembre - A Roma i santi Martiri Diodoro Prete e Mariano Diacono, con molti altri; i quali, sotto il Principe Numeriano, mentre celebravano nella Catacombe le feste natalizie dei Martiri, avendo i persecutori chiusa la porta della cripta e sovrappostovi un gran sasso, meritarono la gloria del martirio.
Santo
Ursicino Vescovo di Brescia (verso il 347)
Ursicino
fu il sesto vescovo della Diocesi di Brescia succedette dopo quasi due secoli a
Apollonio morto nel II secolo Fino
all'elezione di Ursicino, nel 320, la sede vescovile fu unita
all'arcidiocesi di Milano Nel 343 partecipò al Concilio di Sardica . Morì nel
347. Dalle
omelie del vescovo Gaudenzio (tra IV e V secolo)si evince che in questo periodo
il cristianesimo era ben radicato nella
società bresciana, anche se persistevano resti di paganesimo.
Santo Evasio vescovo di Asti e martire
a Casale sotto Giuliano l’Apostata verso il 342
Secondo
alcuni studiosi, Evasio sarebbe il primo vescovo di Asti, consacrato verso
l’anno 330. Dedicò all’unico vero Dio il principale tempio cittadino, già
intitolato alla dea Minerva, ed introdusse in città alcuni monaci affidando
loro la chiesa dei Santi Apostoli. In tal modo riuscì ad estirpare quasi
completametne il paganesimo ancora dilagante, ma gli fu fatale il non riuscire
a convertire i capi della locale eresia ariana, assai potente. Questi
costrinsero Evasio a rifugiarsi con i compagni Proietto e Maliano nei pressi di
Casale, nella Selva Cornea. Ma verso il 362 il prefetto della città, Attubalo,
sobillato dagli ariani, li fece arrestare e decapitare insieme con altri
centoquarantacinque fedeli. I martiri ricevettero sepoltura nell’antica chiesa
di San Lorenzo dal sacerdote San Natale di Casale.
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