mercoledì 13 dicembre 2017

13 Dicembre santi italici ed italo greci


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 Chi Rho in St. Thecla Ortodossia Greca Monastero in Maaloula


Santo Antioco martire a Sulci in Sardegna sotto Adriano (tra il 117 e il 138)


La sua figura è associata alle miniere sarde dalle quali i romani  estraevano minerali e metalli pregiati: i romani condannavano spesso sia i prigionieri di guerra che i cristiani a lavorare in queste miniere.
La tradizione su  Antioco vuole che egli sia stato condannato a lavorare in queste miniere nell'isola, allora inospitale, che veniva chiamata Plumbaria, in quanto fonte di rifornimento del piombo . Egli doveva essere un medico durante l'impero di Adriano e operava in Cappadocia e in Galazia convertendo molte persone al Cristianesimo  Incarcerato per questo e sottoposto a tortura, fu quindi esiliato in Sardegna. Qui egli convertì il suo custode, il soldato Ciriaco, e quando la notizia di quel cristiano irriducibile giunse alle orecchie delle autorità imperiali di Cagliari, venne decisa una punizione esemplare. L'esule Antioco fu così colpito a morte, ma prima di morire egli pronunziò una accorata preghiera al Signore, invocandone la protezione sulla Sardegna e sul suo fiero popolo.





Tratto da



Per parlare di Sant’Antioco senza scambiarla per l’omonima isola sarda che ha il nome grazie a lui, bisogna capire qualcosa dell’attivismo decennale di un sardo innamoratissimo del santo paleocristiano venuto dall’Africa: Roberto Lai.
Roberto Lai fa un mestiere particolarissimo: è un carabiniere che salva le opere d’arte. Alcuni dei più importanti recuperi di arte italiana sono stati fatti da lui in prima persona, come ad esempio il recupero della “Triade Capitolina”. Questa passione viene da quando Roberto, ora in congedo dall’Arma, da piccolo preferiva i musei al gioco del calcio con gli amichetti dell’infanzia.
Ma chi è esattamente Antioco? E’ il “Santo che viene dal mare”, arrivato dalla Mauritania Cesarea (zona del Nord Africa che comprende Algeria e Marocco) durante il periodo dell’impero romano sotto Adriano (117-138 d.C). Antioco era stato esiliato ed era giunto in Sardegna per professare la fede in Cristo. Qui aveva stabilito dimora nell’isola sulcitana, collegata alla Sardegna per mezzo di alcuni ponti in modo da essere raggiunta agevolmente dai fedeli. Antioco abbandonò da giovane i suoi promettenti studi di medicina, a causa delle vessazioni che i cristiani subivano dall’Impero romano, fuggì dalla Mauritania e riparò in Sardegna dopo che Adriano tentò invano, più volte di farlo abiurare con la tortura. Antioco in Grazia di Dio, resistette illeso alle torture e nemmeno le fiere lo vollero sbranare. Nell’isola mediterranea, conquistò a Cristo tutto il territorio, guarendo i malati e predicando il Vangelo.

La sua fama è iniziata sin dall’arrivo in Sardegna, quando si era sparsa la voce delle sue guarigioni e dei suoi miracoli e non dopo la scoperta delle sue reliquie avvenuta nel 1615. Ne abbiamo diretta testimonianza nel libro ” il processo dei miracoli” della seconda metà del 500.
Sul Santo, in questi anni (grazie all’associazione “Arciere Onlus” che ha fondato) è stata fatta una grande opera di divulgazione che è culminata nel 2011 con un volume collettivo curato da Lai e da Marco Massa e con un imprimatur di tutto rispetto. Il volume infatti oltre ad essere un insieme di ricerche di diversi studiosi di grande spessore è corredato e introdotto al lettore anche da un messaggio di Papa Benedetto XVI e da una introduzione a firma del Cardinal Camillo Ruini. Entrambi spendono parole di sostegno per uno studio sulle fonti della cristianità e dei santi dei primissimi secoli, persone così lontane eppure così centrali per la vita e la storia di intere città e per generazioni e generazioni di fedeli.
“Siamo riusciti a dimostrare – sostiene Lai – una verità leggendaria. E cioè che le spoglie di Antioco ritrovate nelle fondamenta della basilica paleocristiana costruita sulle catacombe fenicie e che porta il suo nome vi giacevano da quasi duemila anni. 

 https://www.comune.santantioco.ca.it/cms/653d-sagra-santioco/1731-s-antioco-patrono-della-sardegna-tra-oriente-e-occidente.html?showall=1

Santa Lucia vergine e martire a Siracusa sotto Diocleziano

MARTIROLOGIO ROMANO. A Siracusa, in Sicilia, il natale di santa Lucia, Vergine e Martire, nella persecuzione di Diocleziano. Questa nobile Vergine, mentre volevano trascinarla uomini abbominevoli, ai quali, per ordine di Pascàsio Consolare, era stata consegnata perchè dal popolo si facesse oltraggio alla castità di lei, non potè essere smossa da loro in alcun modo, nè con fimi aggiunte, nè con moltissime coppie di buoi; però in seguito, essendo riuscita illesa dalla pece, dalla resina e dall'olio bollente, finalmente, percossa colla spada nella gola, compì il martirio.

http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3511:13-12-memoria-della-santa-vergine-e-martire-lucia-di-siracusa&catid=194:dicembre&lang=it


 Durante la persecuzione di Diocleziano, Lucia, una giovane vergine della città di Siracusa in Sicilia, andò con sua madre che soffriva di un flusso di sangue incurabile, alla tomba di sant'Agata di Catania*. Dopo aver ardentemente pregato la santa per la salute di sua madre, Lucia si addormentò e vide in sogno sant'Agata che le disse:<< Lucia, sorella mia, perché mi chiedi ciò che la tua fede può ottenere da sola? Tua madre è guarita. Tu sarai ben presto la gloria di Siracusa come io sono la gloria di Catania >>.
Di ritorno nella sua patria la ragazza ottenne dalla madre l'autorizzazione di consacrare a Dio la sua verginità e di rinunciare ai suoi progetti di sposarla ad un giovane uomo di alta condizione.
Prendendo la sua parte di eredità, vendette allora i suoi campi e i suoi gioielli per distribuirne il ricavato ai poveri, tra la rabbia del suo pretendente che la denunciò come cristiana a Pascasio, governatore di Siracusa.
In tribunale mostrò un'inflessibile risoluzione, come se avesse ormai fretta di raggiungere il Signore, disse:<< Ecco che non ho più niente da sacrificare, mi offro io stessa come vivente olocausto al Dio Sovrano. E' grazie a voi che ci coprite d'afflizioni per piacere al principe, che noi guadagniamo la vita eterna >>.
Il governatore crudele diede allora ordine ai suoi uomini di trascinarla in una casa di perdizione per liberarla ad ignobili oltraggi, ma, malgrado tutti i loro sforzi, la ragazza restò più inflessibile della roccia. La si trascinò con delle corde, la si attaccò a più paia di buoi senza poterla trascinare e quando il prefetto esasperato le chiese quale maleficio possedesse, ella rispose:<< Io non utilizzo alcun maleficio, ma è la potenza di Dio che è con me. Fai venire, se vuoi, diecimila dei tuoi uomini, essi non potranno niente contro di me, se Dio non dà il suo consenso >>.
Il fuoco che le era stato acceso attorno non sortì alcun effetto ma finalmente morì con la testa tagliata da un colpo di spada profetizzando col suo ultimo respiro la prossima pace della Chiesa e la fine dei tiranni Massimiano e Diocleziano.

* Martirizzata sotto Decio (250) è commemorata il 5 di febbraio.


http://siciliasantiprimomillenni.blogspot.it/2016/12/13-dicembre-santa-lucia-di-siracusa.html





+ Il 13 di questo mese, memoria del nostro santo padre Nicola, vescovo di Oppido, il Nuovo Taumaturgo.


tratto da 
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2095494820547350&set=a.1001927373237439&type=3&theater




San Nicola era attorno al 1050 vescovo della vicina Sant’Agata (Oppido) al tempo in cui i Franchi invasero le province occidentali dell’Impero Romano (l’Italia Meridionale). Proprio la Regione delle Saline fu crudelmente devastata: incalcolabile è il numero dei caduti in guerra o a causa della carestia (i Normanni facevano terra bruciata) o del colera e altre malattie. Si tentò di fare pane macinando ghiande, cortecce e radici, ma questo impasto ostruiva l’intestino e le madri preferivano vedere i bambini morire d’inedia anziché tra atroci spasmi. La sventurata popolazione trovò rifugio e sollievo solo nel vescovo Nicola di Oppido tanto che questi, dopo la morte, fu subito venerato al 13 dicembre come santo e "Nuovo Taumaturgo" per distinguerlo dall’altro e più celebre Nicola, padre e difensore dei deboli e dei poveri, festeggiato sette giorni prima.

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