Abbazia di San Filippo Fragalà-Via San Lorenzo di Frazzano 2, 98070, Messina, Sicilia, Italia
Santo Eugenio Vescovo di Milano
tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/90109
La Notitia ecclesiarum urbis Romae della seconda
metà del sec. VIII elenca anche i santi venerati a Milano, tra i quali un s. E.
confessore, ricordato unitamente a due vescovi di Milano, s. Eustorgio e s.
Magno, essi pure qualificati come confessori.
Documenti ecclesiastici milanesi dei secc. XI e XII (come il Kalendarium Ambrosianum succ. XI ed il Beroldus) ed il Liber notitiae Sanctorum Mediolani, del sec. XIV, ricordano il 30 dic. Ia deposizione e traslazione di s. E., vescovo, nella chiesa di S. Eustorgio. Nessun vescovo di nome E. si trova nella lista dei vescovi di Milano fino al 1922.
Landolfo Seniore, nella sua Historia Mediolanensis (dell'inizio del sec. XII), dicendo di riferire il testo di un sermone del vescovo Tommaso (780 ca.), lo presenta come un transmontanus episcopus senza indicarne la sede, e come padre spirituale di Carlo Magno, attribuendogli il merito di avere difeso, in un concilio tenutosi a Roma poco dopo la fine del regno longobardo, il rito ambrosiano contro Carlo Magno e papa Adriano I, che lo volevano abolire in nome dell'unità del mondo cristiano. In seguito alla difesa fattane da s. E., si sarebbe deciso di mettere sull'altare maggiore di S. Pietro in Vaticano un libro liturgico ambrosiano ed uno romano, di chiudere accuratamente la basilica, di digiunare e pregare per tre giorni e di scegliere, come libro liturgico normativo per tutta la Chiesa, quello dei due che fosse stato trovato aperto. Allorché dopo tre giorni si entrò in S. Pietro, i libri dei due riti furono trovati chiusi, ma, con meraviglia di tutti, improvvisamente ambedue si aprirono. Apparve chiaro che il Signore voleva il mantenimento di ambedue i riti.
Passando per Milano, prima di rientrare nella sua sede, E. in seguito alle preghiere del clero e dei maggiorenti della città accettò di restarvi per un po' di tempo. Nel frattempo, il vescovo morì. I milanesi, successivamente, ne avrebbero perso la memoria, che però, fu rinnovata da un miracolo operato dal santo a favore di una donna inferma cui chiese di adoperarsi affinché lo trasportassero dal sepolcro negletto alla vicina chiesa di S. Eustorgio. E così si cominciò a celebrarne ogni anno la festa. Appare evidente il carattere leggendario della narrazione di Landolfo, il cui scopo è di difendere le tradizioni milanesi (rito ambrosiano, clerogamia, ecc.) contro la riforma di Gregorio VII. Di E. si può soltanto dire che si tratta di un santo venerato con culto locale, di cui non si sa l'epoca in cui visse e nemmeno se fu vescovo.
Documenti ecclesiastici milanesi dei secc. XI e XII (come il Kalendarium Ambrosianum succ. XI ed il Beroldus) ed il Liber notitiae Sanctorum Mediolani, del sec. XIV, ricordano il 30 dic. Ia deposizione e traslazione di s. E., vescovo, nella chiesa di S. Eustorgio. Nessun vescovo di nome E. si trova nella lista dei vescovi di Milano fino al 1922.
Landolfo Seniore, nella sua Historia Mediolanensis (dell'inizio del sec. XII), dicendo di riferire il testo di un sermone del vescovo Tommaso (780 ca.), lo presenta come un transmontanus episcopus senza indicarne la sede, e come padre spirituale di Carlo Magno, attribuendogli il merito di avere difeso, in un concilio tenutosi a Roma poco dopo la fine del regno longobardo, il rito ambrosiano contro Carlo Magno e papa Adriano I, che lo volevano abolire in nome dell'unità del mondo cristiano. In seguito alla difesa fattane da s. E., si sarebbe deciso di mettere sull'altare maggiore di S. Pietro in Vaticano un libro liturgico ambrosiano ed uno romano, di chiudere accuratamente la basilica, di digiunare e pregare per tre giorni e di scegliere, come libro liturgico normativo per tutta la Chiesa, quello dei due che fosse stato trovato aperto. Allorché dopo tre giorni si entrò in S. Pietro, i libri dei due riti furono trovati chiusi, ma, con meraviglia di tutti, improvvisamente ambedue si aprirono. Apparve chiaro che il Signore voleva il mantenimento di ambedue i riti.
Passando per Milano, prima di rientrare nella sua sede, E. in seguito alle preghiere del clero e dei maggiorenti della città accettò di restarvi per un po' di tempo. Nel frattempo, il vescovo morì. I milanesi, successivamente, ne avrebbero perso la memoria, che però, fu rinnovata da un miracolo operato dal santo a favore di una donna inferma cui chiese di adoperarsi affinché lo trasportassero dal sepolcro negletto alla vicina chiesa di S. Eustorgio. E così si cominciò a celebrarne ogni anno la festa. Appare evidente il carattere leggendario della narrazione di Landolfo, il cui scopo è di difendere le tradizioni milanesi (rito ambrosiano, clerogamia, ecc.) contro la riforma di Gregorio VII. Di E. si può soltanto dire che si tratta di un santo venerato con culto locale, di cui non si sa l'epoca in cui visse e nemmeno se fu vescovo.
Santo Giocondo Vescovo di Aosta(verso
il 503)
Fra i santi
che hanno onorato con la loro presenza e attività, la bellissima città di Aosta
e la sua Valle, oltre s. Orso eremita del VI secolo (festa 1° febbraio), e s.
Grato vescovo e patrono della città, del V secolo (festa 7 settembre), c’è
anche s. Giocondo che fu il terzo vescovo di Aosta; la romana Augusta
Praetoria, fondata nel 24 a.C.; succedendo non si sa se subito, allo stesso s.
Grato già citato.
Per la lontananza nel tempo e per mancanza di documenti certi, non si può dire quasi niente di lui. Di certo si sa che partecipò ai Concili di Roma del 501 e del 502;(convocati da papa Simmaco Secondo alcuni storici, sarebbe già attestato nel 496 in una lettera di papa Gelasio I scritta ad un vescovo Giocondo ) Aosta lo celebra il 30 dicembre.
Per la lontananza nel tempo e per mancanza di documenti certi, non si può dire quasi niente di lui. Di certo si sa che partecipò ai Concili di Roma del 501 e del 502;(convocati da papa Simmaco Secondo alcuni storici, sarebbe già attestato nel 496 in una lettera di papa Gelasio I scritta ad un vescovo Giocondo ) Aosta lo celebra il 30 dicembre.
Santo Lorenzo da Frazzanò in
territorio messinese Monaco
Tratto dal quotidiano Avvenire
Nacque probabilmente intorno al 1116,
nella piccola borgata di Frazzanò. I suoi genitori morirono ne
Nacque probabilmente
intorno al 1116, nella piccola borgata di Frazzanò. I suoi genitori
morirono
nel giro di un anno,
lasciando orfano il figlio. Lorenzo venne così affidato alla giovane nutrice
Lucia, una vicina di casa. A sei anni, dopo i primi approcci con la liturgia e
le scritture, Lorenzo chiese a Lucia di potere studiare le lettere umane e
divine. Fu così indirizzato al monastero
di San Michele Arcangelo a Troina, dove il giovane stupì tutti per le
sue doti umane e religiose. Lo stesso vescovo di Troina lo invitò a vestire
l'abito monacale e a ricevere gli ordini
minori e maggiori. A soli 20 anni Lorenzo era già sacerdote e la sua fama
andava diffondendosi nella regione. Si recò presso il monastero di Agira e qui
i fedeli andavano per sentire la parola del santo. Nel 1155 circa Lorenzo entrò
nel monastero di San Filippo di Fragalà. In questo periodo, Lorenzo si adoperò
per fare edificare a Frainos (Frazzanò) una chiesetta dedicata a San
Filadelfio. Nell'autunno del 1162 si conclusero i lavori della nuova chiesa di
Tutti i Santi, da lui desiderata «ad honore della Santissima Trinità». Morì il
30 dicembre dello stesso anno.
Martirologio Romano: Presso la cittadina di Frazzanò in Sicilia, san Lorenzo, monaco secondo la disciplina dei Padri orientali, insigne per austerità di vita e instancabile nella predicazione.
San Lorenzo sul piano del calendario è successivo allo scisma ma (come ci ha
insegnato il venerato nostro confratello Antonio Scordino) in
Sicilia,Calabria e tutta la Magna Grecia lo scisma fu realizzato
compiutamente diversi anni dopo
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