sabato 16 dicembre 2017

16 dicembre Santi Italici ed Italo greci



Santa Albina Martire a Cesarea e venerata  in Campania (verso il 258)

Il Baronio ha introdotto la sua passio, tratta da «antichi documenti della Chiesa di Gaeta», nel Martirologio Romano. Secondo tale testo, Albina, originaria di Cesarea in Palestina, sarebbe stata fatta decapitare da Decio, offeso dal suo rifiuto di abiura  Infatti Decio aveva  stabilito  l'obbligo per tutti i cittadini romani di sacrificare agli dei dello Stato; in cambio avrebbero ricevuto un libellus, una sorta di certificato attestante l'espletamento del sacrificio.
Albina si rifiutò di sacrificare agli dei dichiarando: «Io mai cesserò di confessare la mia fede in Cristo, mio Signore, nel quale confida l'anima mia ed in onore del quale io elevo la mia lode».
 Il suo corpo, abbandonato su un'imbarcazione e approdato in Campania a Scauri (presso Formia), sarebbe stato trasportato a Gaeta e qui seppellito accanto a quello di s. Erasmo. Questa tradizione , che utilizza elementi i comuni a molte passiones, discende da quella di s. Reparata, ugualmente, originaria di Cesarea. Albina è festeggiata il 16 dicembre.




Santo Macario di Collesano in Sicilia in provincia di Palermo  .monaco.

Nacque intorno al 920. Asceta italo-greco del sec X, le sue vicende sono legate a quelle del padre, Cristoforo, e del fratello Saba. 
Cristoforo, rifugiandosi nel monastero greco di San Filippo d'Agira  ai piedi dell'Etna, ricevette l'abito dall'egumeno Niceforo, che lo  autorizzò a condurre vita eremitica nella laura di San Michele di 
Ctisma. 
Qui fu raggiunto dalla moglie Cali e dai figli Macario e Saba, che presero tutti l'abito monastico. Una grave carestia abbattutasi sulla Sicilia nel 940-941, li costrinse a rifugiarsi in Calabria, sbarcati 
a Cessaniti, presso Nicotera, vagarono per monti e boschi, fino a che non raggiunsero la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai confini nord-occidentali della Calabria con la Lucania. Qui fondarono 
i due monasteri di San Michele Arcangelo e di santo Stefano protomartire; poi andarono in pellegrinaggio a Roma per venerarvi le tombe degli Apostoli e, al ritorno, si fermarono nel cenobio di San 
Lorenzo, presso Latiniano, dove Cristoforo morì, seguito, poco dopo, da Cali, che era a capo di una comunità femminile. Quindi i due fratelli, Saba e Macario, presero la cura dei diversi monasteri del 
Mercurion, confrontando i monaci a perseverare nella loro vocazione e a non avvilirsi per le continue incursioni dei Saraceni. Alla morte di Saba, avvenuta a Roma, nel monastero di San Cesareo nel 995, 
Macario gli successe nella direzione dei Cenobi disseminati nelle eparchie del Mercurion e del Latiniano. Il biografo rende testimonianza alla prudenza con cui governò, alla sua profonda umiltà 
e, soprattutto, alla sua grande purezza, per cui "etsi in carne degeret, veluti totus spiritualis et absque corpore esse videbatur". 
A queste virtù univa l'esercizio del rigorismo 
corporale, che caratterizzava i monaci italo-greci del tempo. Compì molti miracoli, per cui la sua cella divenne meta di pellegrini di ogni genere. Morì il 6 dicembre 1005, è ricordato nei sinassari italo-
greci e nei menei liturgici. 
La sua vita fu scritta da Oreste, patriarca di Gerusalemme che però gli dedicò meno spazio rispetto ai più illustri mèmbri della famiglia 
Cristoforo e Saba,
Antichi codici riportano la sua morte nella metà del dicembre del 1005; la comunità di Oliveto Citra, elevatolo a Santo Patrono, conserva le sue reliquie in un busto argenteo collocato nella Chiesa 
Madre.

Collesano ( in greco:   en polei ths Kolassaewn)   è un paese che si trova sulle prime propaggini della catena montuosa delle Madonne in provincia di Palermo.
Qui nacque nel X secolo Macario. Figlio di San Cristoforo e Santa Calì e fratello di San Saba. Tutti monaci siculo-greci.
La loro vita fu scritta dal patriarca di Gerusalemme Oreste ( vedi Cozza-Luzzi, Historia et laudes SS. Sabae et Macarii iuniorum e Siclia autore Oreste Patriarcha Hierosolymitano ).
Il primo periodo della loro vita monastica  si svolse in Sicilia, nel Sacro Monastero di San Filippo d’Agira , allora retto dall’egumeno Niceforo. Cristoforo visse l’esichia nella chiesa dell’Arcangelo Michele, a Ctisma, metochio di san Filippo.
A causa di guerre intestine tra i musulmani, che  ebbero gravi conseguenze per la popolazione cristiana siciliana, la santa famiglia emigrò in Calabria ( Thema dell’Impero). Il loro primo rifugio fu la regione dei “ Caroniti , e successivamente la “ Tebaide” del Mercurion ( posta tra Calabria e Basilicata) luogo di intensissima vita monastica  italo-greca confinante con l’altra regione di intensa vita monastica, chiamata Latinianon.
La santa Famiglia si stabilì nella chiesa di san Michele, che diverrà sede della Laura  dei monaci che seguirono San Cristoforo.
A Causa delle incursioni dei saraceni, Cristoforo con i figli Macario e Saba   si trasferì nel Latiniano, sulle rive del fiume Sinni, nella Chiesa  di san Lorenzo. Qui morì, affidando l’igumenato al figlio Saba. Poco dopo fu seguito dalla moglie Calì.

Saba.
Saba fu una delle figure più rappresentative del monachesimo siculo-greco nel mercurion. Fu ctitor di molti monasteri ed esicastirion. Ebbe importanti incarichi diplomatici-politici , tra cui una missione a Roma, su incarico del catepano Romano ( circa 982 d.c) e quella di implorare presso  l’imperatore germanico Ottone III  la liberazione del figlio  del principe di Salerno e del patrizio di Amalfi . Durante questul’ultima missione mori a Roma, nel monastero di San Cesario il 5 febbraio 995, lasciando il governo dei monasteri da lui fondati al fratello San Macario, che lil patriarca Oreste, autore della sua biografia, definisce uomo di profonda umiltà e di grande purezza, che non assomiglia ad un uomo di carne, ma ad uno spirito senza corpo.
Morì il 16 dicembre del 1005 a Salerno, nominando come igumeno Luca

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