Santa
Albina Martire a Cesarea e venerata in
Campania (verso il 258)
Il Baronio ha introdotto la sua passio,
tratta da «antichi documenti della Chiesa di Gaeta», nel Martirologio Romano.
Secondo tale testo, Albina, originaria di Cesarea in Palestina, sarebbe stata
fatta decapitare da Decio, offeso dal suo rifiuto di abiura Infatti Decio aveva stabilito l'obbligo per tutti i cittadini romani di
sacrificare agli dei dello Stato; in cambio avrebbero ricevuto un libellus,
una sorta di certificato attestante l'espletamento del sacrificio.
Albina
si rifiutò di sacrificare agli dei dichiarando: «Io mai cesserò di confessare
la mia fede in Cristo, mio Signore, nel quale confida l'anima mia ed in onore
del quale io elevo la mia lode».
Il suo corpo, abbandonato su un'imbarcazione e
approdato in Campania a Scauri (presso Formia), sarebbe stato trasportato a
Gaeta e qui seppellito accanto a quello di s. Erasmo. Questa tradizione , che
utilizza elementi i comuni a molte passiones, discende da quella di s.
Reparata, ugualmente, originaria di Cesarea. Albina è festeggiata il 16
dicembre.
Santo Macario di Collesano in Sicilia
in provincia di Palermo .monaco.
Nacque
intorno al 920. Asceta italo-greco del sec X, le sue vicende sono legate a
quelle del padre, Cristoforo, e del fratello Saba.
Cristoforo,
rifugiandosi nel monastero greco di San Filippo d'Agira ai piedi
dell'Etna, ricevette l'abito dall'egumeno Niceforo, che lo autorizzò a
condurre vita eremitica nella laura di San Michele di
Ctisma.
Qui fu
raggiunto dalla moglie Cali e dai figli Macario e Saba, che presero tutti
l'abito monastico. Una grave carestia abbattutasi sulla Sicilia nel
940-941, li costrinse a rifugiarsi in Calabria, sbarcati
a
Cessaniti, presso Nicotera, vagarono per monti e boschi, fino a che non
raggiunsero la famosa eparchia monastica del Mercurion, ai confini
nord-occidentali della Calabria con la Lucania. Qui fondarono
i due
monasteri di San Michele Arcangelo e di santo Stefano protomartire; poi
andarono in pellegrinaggio a Roma per venerarvi le tombe degli Apostoli e,
al ritorno, si fermarono nel cenobio di San
Lorenzo,
presso Latiniano, dove Cristoforo morì, seguito, poco dopo, da Cali, che
era a capo di una comunità femminile. Quindi i due fratelli, Saba e
Macario, presero la cura dei diversi monasteri del
Mercurion,
confrontando i monaci a perseverare nella loro vocazione e a non avvilirsi
per le continue incursioni dei Saraceni. Alla morte di Saba, avvenuta a
Roma, nel monastero di San Cesareo nel 995,
Macario
gli successe nella direzione dei Cenobi disseminati nelle eparchie del
Mercurion e del Latiniano. Il biografo rende testimonianza alla prudenza
con cui governò, alla sua profonda umiltà
e,
soprattutto, alla sua grande purezza, per cui "etsi in carne degeret,
veluti totus spiritualis et absque corpore esse videbatur".
A queste
virtù univa l'esercizio del rigorismo
corporale,
che caratterizzava i monaci italo-greci del tempo. Compì molti miracoli,
per cui la sua cella divenne meta di pellegrini di ogni genere. Morì il 6
dicembre 1005, è ricordato nei sinassari italo-
greci
e nei menei liturgici.
La sua
vita fu scritta da Oreste, patriarca di Gerusalemme che però gli dedicò
meno spazio rispetto ai più illustri mèmbri della famiglia
Cristoforo
e Saba,
Antichi
codici riportano la sua morte nella metà del dicembre del 1005; la
comunità di Oliveto Citra, elevatolo a Santo Patrono, conserva le sue
reliquie in un busto argenteo collocato nella Chiesa
Madre.
Collesano ( in greco: en polei ths
Kolassaewn) è un paese che si trova sulle prime propaggini
della catena montuosa delle Madonne in provincia di Palermo.
Qui nacque nel X secolo Macario. Figlio di San Cristoforo e Santa
Calì e fratello di San Saba. Tutti monaci siculo-greci.
La loro vita fu scritta dal patriarca di Gerusalemme Oreste ( vedi
Cozza-Luzzi, Historia et laudes SS. Sabae et Macarii iuniorum e Siclia autore
Oreste Patriarcha Hierosolymitano ).
Il primo periodo della loro vita monastica si svolse in
Sicilia, nel Sacro Monastero di San Filippo d’Agira , allora retto dall’egumeno
Niceforo. Cristoforo visse l’esichia nella chiesa dell’Arcangelo Michele, a
Ctisma, metochio di san Filippo.
A causa di guerre intestine tra i musulmani, che ebbero
gravi conseguenze per la popolazione cristiana siciliana, la santa famiglia
emigrò in Calabria ( Thema dell’Impero). Il loro primo rifugio fu la regione
dei “ Caroniti , e successivamente la “ Tebaide” del Mercurion ( posta tra
Calabria e Basilicata) luogo di intensissima vita
monastica italo-greca confinante con l’altra regione di intensa vita
monastica, chiamata Latinianon.
La santa Famiglia si stabilì nella chiesa di san Michele, che
diverrà sede della Laura dei monaci che seguirono San Cristoforo.
A Causa delle incursioni dei saraceni, Cristoforo con i figli
Macario e Saba si trasferì nel Latiniano, sulle rive del fiume
Sinni, nella Chiesa di san Lorenzo. Qui morì, affidando l’igumenato
al figlio Saba. Poco dopo fu seguito dalla moglie Calì.
Saba.
Saba fu una delle figure più rappresentative del monachesimo
siculo-greco nel mercurion. Fu ctitor di molti monasteri ed esicastirion. Ebbe
importanti incarichi diplomatici-politici , tra cui una missione a Roma, su
incarico del catepano Romano ( circa 982 d.c) e quella di implorare
presso l’imperatore germanico Ottone III la liberazione
del figlio del principe di Salerno e del patrizio di Amalfi .
Durante questul’ultima missione mori a Roma, nel monastero di San Cesario il 5
febbraio 995, lasciando il governo dei monasteri da lui fondati al fratello San
Macario, che lil patriarca Oreste, autore della sua biografia, definisce uomo
di profonda umiltà e di grande purezza, che non assomiglia ad un uomo di carne,
ma ad uno spirito senza corpo.
Morì il 16 dicembre del 1005 a Salerno, nominando come igumeno
Luca
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