giovedì 15 marzo 2018

15 Marzo Santi Italici ed Italo greci



 
 Nell’Altare di Ratchis, in pietra d’Istria, capolavoro della scultura di epoca longobarda (734-744), conservato nel Museo Cristiano di Cividale del Friuli, sulla parte posteriore troviamo, tra due croci, la finestrella che permetteva l’accesso alle reliquie  contenute all’interno


Santo Probo vescovo di Rieti(verso il 570)


tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/37770



Conosciamo solo il racconto della sua morte fatto da san Gregorio Magno. Per accompagnarne il transito apparvero i martiri Giovenale ed Eleuterio. Trovandosi Probo in punto di morte si preoccupava píú di coloro che l'assistevano, il padre Massimo ed i medici, che di se stesso e raccomandava loro, giacché già si faceva sera, di pensare al proprio sostentamento ed al proprio riposo. Restò presso di lui solo un ragazzetto (vivo ancora ai tempi in cui scriveva s. Gregorio): ed ecco nella stanza dell'infermo apparire alcuni personaggi vestiti di vesti candide e piú splendenti della luce. Il fanciullo spaventato cominciò a gridare, ma Probo, riconosciuti quei personaggi, disse al ragazzo: "Non aver paura, sono i martiri Giovenale ed Eleuterio che sono venuti a trovarmi". Tuttavia il ragazzo corse alla sala superiore per avvertire gli altri dello strano fatto. Tutti accorsero, ma non trovarono piú vivo il santo vescovo: i due martiri erano venuti ad assisterlo nella sua morte e ad accompagnarne l'anima al cielo.
Questo episodio s. Gregorio afferma di averlo sentito spesso raccontare dallo stesso nipote del vescovo reatino, pure di nome Probo, allora monaco in Roma ed abate nel monastero di S. Andrea de Renatis (posto probabilmente sull'Esquilino); e questo particolare, insieme con l'altro che era ancor vivo il ragazzo testimone del fatto, ci porta alla conclusione che Probo morì ancor giovane poco dopo la metà del sec. VI, attorno al 570. 



Consultare anche



Vetera Christianorum 46, 2009, 261-291

Angela LAGHEZZA

Fonti e testimoni nei Dialogi di Gregorio Magno

In

https://www.academia.edu/9029064/Fonti_e_testimoni_nei_Dialogi_di_Gregorio_Magno






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~Santa Maria Antiqua, Roma. Affresco della metà del VIII secolo. Papa san Zaccaria e Santa Giulitta. San Zaccaria abbellì la chiesa di S. Maria ‘Antiqua’ ai piedi del Palatino, ove ancora si conserva il suo ritratto, eseguito quando era ancora vivente.
Santo Zaccaria, Greco di Calabria , papa e patriarca di Roma dal 741 al 752 e traduttore in greco dei Dialoghi di San Gregorio Magno



Greco, probabilmente era diacono a Roma quando venne eletto come successore di Gregorio III (731-741). Quando salì al soglio pontificio i Longobardi premevano alle porte di Roma, comandati dal re Liutprando. La questione longobarda impegnò a lungo Zaccaria che incontrò Liutprando a Terni nel 742. Il papa, però, intervenne anche a favore dell'esarcato di Ravenna, invaso nel 743, e della Pentapoli, minacciata dal duca del Friuli, Rachis. Papa Zaccaria si trovò anche a legittimare la nuova dinastia carolingia in Francia. Infine, convocò due Sinodi per Roma, nel 743 e 745. A lui si deve la traduzione dei «Dialoghi» di san Gregorio Magno, eseguita per i monasteri greci di Roma e d'Italia.





Tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/91636



Papa  dal 10 dicembre 741 al 15 marzo 752, Zaccaria era di famiglia greca, residente in Calabria, dove nacque verso il 700 ca.. Doveva essere un diacono della Chiesa di Roma, perché il suo nome si trova tra i firmatari del Sinodo Romano del 732.
Fu eletto papa nel dicembre 741, succedendo a Gregorio III (731-741), senza richiedere più la conferma dell’esarca imperiale; il periodo in cui salì al trono pontificio, era piuttosto difficile per la Chiesa, con i Longobardi che premevano alle porte di Roma e che già con il suo predecessore, avevano invaso il ducato romano, comandati dal re Liutprando.
Inoltre la situazione generale era abbastanza confusa, con gli esarchi di Ravenna, molto instabili nelle loro relazioni con i papi, l’Impero d’Oriente in piena lotta iconoclasta e la stessa Roma era in una situazione non bene determinata, perché non era più soggetta all’imperatore bizantino, ma non era neppure ancora indipendente.
Fu impegnato per vario tempo, nel trovare una soluzione pacifica con il re longobardo invasore Liutprando (712-744), che incontrò a Terni nel 742 e dal quale ottenne la restituzione delle città di Amelia, Orte, Bomarzo e Blera, precedentemente occupate; riuscì a riavere anche altri territori che i Longobardi occupavano da 30 anni e infine stipulò con il re una tregua ventennale.
Nel 743 papa Zaccaria, dovette intervenire di nuovo con Liutprando, incontrandolo a Pavia, per distoglierlo dal proseguire la guerra contro l’esarcato di Ravenna, che i Longobardi volevano togliere ai Bizantini, operazione che fu portata a termine con successo dal papa.
Stessa opera di mediazione e stesso successo l’ebbe con il duca del Friuli Rachis, re longobardo, che aveva invaso la “Pentapoli” (regione comprendente cinque città delle Marche, Ancona, Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia) originariamente una provincia bizantina.
Rachis (744-749) convinto dal papa, rinunciò all’impresa e si fece monaco nel 749, lasciando il regno al fratello Astolfo (749-756), il quale purtroppo occupò l’esarcato di Ravenna nel 751, giungendo a minacciare la stessa Roma, ma la storia prosegue con il successore di s. Zaccaria, papa Stefano II.
Altro fatto importante del suo pontificato, fu la legittimazione della nuova dinastia carolingia in Francia, che sostituiva la decadente stirpe merovingia, nella persona del suo ultimo rappresentante Childerico III, per questo consacrò re dei Franchi Pipino il Breve (714-768), futuro padre di Carlo Magno; fu la prima investitura di un sovrano da parte di un pontefice.
Riguardo l’Impero d’Oriente, ebbe rapporti burrascosi con l’imperatore Costantino V Copronimo (718-775), fautore della politica iconoclasta, riuscendo alla fine a renderlo favorevole alla Chiesa di Roma.
Convocò due Sinodi per Roma, nel 743 e 745, confermando la condanna pronunciata da s. Bonifacio contro i due eretici Adalberto e Clemente. Governò la Chiesa ed i territori che le appartenevano per dieci anni, le terre venivano coltivate mediante colonie agricole bene organizzate; fece restaurare il palazzo danneggiato del Laterano; abbellì la chiesa di S. Maria ‘Antiqua’ ai piedi del Palatino, ove ancora si conserva il suo ritratto, eseguito quando era ancora vivente.
Papa Zaccaria ultimo papa greco, fu un uomo di vasta erudizione ed a lui si deve la traduzione dei ‘Dialoghi’ di s. Gregorio Magno, eseguita per i monasteri greci di Roma e d’Italia e che ebbe vasta diffusione in Oriente. Morì il 15 marzo 752 a Roma e venne sepolto in S. Pietro.



Tratto da http://www.treccani.it/enciclopedia/santo-zaccaria-papa/



Zaccarìa papa, santo. - Greco (m. 752) dell'Italia meridionale, successe (741) a Gregorio III. Non si hanno notizie della sua vita precedente l'ascesa al soglio pontificio. Divenuto papa, la sua politica mirò soprattutto a rendere il ducato romano indipendente da Bisanzio. Non seguì la politica del suo predecessore favorevole a Trasamondo, duca di Spoleto, ma si intese con Liutprando, re dei Longobardi, ottenendo di unire al ducato romano le città di Amelia, Orte  Bomarzo e Bieda. Intervenne (743) con successo presso Liutprando in favore di Ravenna  minacciata. Esercitò grande influenza anche sul successore Rachi, il quale, seguendo i suoi consigli, abbandonò l'assedio di Perugia e poi lasciò il trono per ritirarsi a Montecassino (749). Strinse rapporti con la casa dei maggiordomi franchi, intervenendo anzi per l'elezione a re di Pipino, con il proposito di contrapporlo all'ambizione del re dei Longobardi Astolfo. Morì poco dopo l'occupazione di Ravenna da parte dei Longobardi. Festa, 15 marzo.



Consutare anche



Emilio Pistilli

Il PrIvilegio di Papa Zaccaria  del 748

Sta in



http://www.studicassinati.it/db1/jupgrade/images/stories/libri/2009/2009-04.pdf












Santo Valerio arcivescovo di Ravenna(verso 812)


tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/38950





Resse la diocesi di Ravenna tra il 788 e l'810, fu un pastore zelante non solo per il decoro delle splendide chiese della Romagna ma anche per la salvaguardia dell'ortodossia, costantemente insidiata dall'eresia ariana. Nel secolo XIII l'arcivescovo Simeone ne trasferì le reliquie in cattedrale (9 maggio 1222), concedendo una speciale indulgenza alla basilica di S. Apollinare in classe "per riverenza verso il beato Valerio".


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