Isidoro di Siviglia consegna la sua opera alla sorella Fiorentina – frontespizio delle Etimologiae, VII sec. – Parigi, BnF.
Santa Lea vedova ed asceta a
Roma(veso il 384)
Tratto dal quotidiano
Avvenire
La vita di questa santa ci è nota solo
attraverso gli scritti di san Girolamo, che ne parla in una lettera alla
gentildonna Marcella, animatrice di una comunità femminile di tipo quasi
monastico nella sua residenza sull'Aventino. Anche Lea è di famiglia nobile:
rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio
illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console.
Ma lei è entrata invece nella comunità di Marcella, dove si studiano le
Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta,
Lea capovolge modi e ritmi della sua vita. Marcella ha in lei una fiducia
totale: tant'è che le affida il compito di formare le giovani nella vita di
fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Quando Girolamo ne parla,
nel 384, Lea è già morta
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/46500
Nella
seconda metà del IV secolo i cristiani di Roma sono ormai molto numerosi. Ma
con qualcuno di troppo. Infatti, in mezzo ai credenti veri si infiltrano pure i
ceffi untuosi e avidi dei voltagabbana di sempre, inquinatori della Chiesa.
"Con questi qui attorno, essere santi diventa rischioso". Così
si sfoga san Girolamo (ca. 347420) che, da buon dàlmata focoso, qualche volta
esagera. Ma qui parla di cose toccate con mano durante il suo soggiorno nell
Urbe, a contatto con quei gruppi cristiani che al pericolo di contagio
spirituale oppongono la loro fede, approfondita con lo studio e predicata
con l esempio. Questo è il tempo di Roma sostituita da Milano come capitale effettiva,
e ben poco frequentata dagli imperatori, sempre in guerra ai confini: nel 375
la morte coglie Valentiniano I durante una campagna in Pannonia (Ungheria); e
il suo successore Valente muore nel 378 combattendo i Visigoti ad Adrianopoli
(oggi Edirne, Turchia europea).
In questi tempi vive Lea, che conosciamo soltanto grazie a san Girolamo. Egli ne parla in una lettera alla gentildonna Marcella, animatrice del cristianesimo integralmente vissuto, che ha dato vita a una comunità femminile di tipo quasi monastico nella sua residenza sull Aventino. Anche Lea è di famiglia nobile: rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console.
Ma lei è entrata invece nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita per diffondere, come diremmo noi, un messaggio forte. E Girolamo dice di lei: "Maestra di perfezione alle altre, più con l esempio che con la parola, fu di un umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva".
Marcella ha in lei una fiducia totale: tanto che le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Sarebbe difficile, scrive Girolamo, riconoscere in lei l aristocratica di un tempo, ora che "ha mutato le vesti delicate nel ruvido sacco", e mangia come mangiano i poveri che soccorre.
Questo è il suo stile, sotto il segno del riserbo. Agire e tacere. Insegnare con i fatti. Fa così poco rumore che di lei non si sa altro, e ignoreremmo perfino la sua esistenza se Girolamo non l avesse ricordata in quella lettera, quando lei era già morta (e sepolta a Ostia). Era il 384, anno della morte di papa Damaso I, regnando in concordia gli imperatori Teodosio I e Massimo. Più tardi il primo dei due sconfisse il secondo. E regnò poi da solo, avendolo fatto uccidere.
In questi tempi vive Lea, che conosciamo soltanto grazie a san Girolamo. Egli ne parla in una lettera alla gentildonna Marcella, animatrice del cristianesimo integralmente vissuto, che ha dato vita a una comunità femminile di tipo quasi monastico nella sua residenza sull Aventino. Anche Lea è di famiglia nobile: rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console.
Ma lei è entrata invece nella comunità di Marcella, dove si studiano le Scritture e si prega insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolge modi e ritmi della sua vita per diffondere, come diremmo noi, un messaggio forte. E Girolamo dice di lei: "Maestra di perfezione alle altre, più con l esempio che con la parola, fu di un umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva".
Marcella ha in lei una fiducia totale: tanto che le affida il compito di formare le giovani nella vita di fede e nella pratica della carità nascosta e silenziosa. Sarebbe difficile, scrive Girolamo, riconoscere in lei l aristocratica di un tempo, ora che "ha mutato le vesti delicate nel ruvido sacco", e mangia come mangiano i poveri che soccorre.
Questo è il suo stile, sotto il segno del riserbo. Agire e tacere. Insegnare con i fatti. Fa così poco rumore che di lei non si sa altro, e ignoreremmo perfino la sua esistenza se Girolamo non l avesse ricordata in quella lettera, quando lei era già morta (e sepolta a Ostia). Era il 384, anno della morte di papa Damaso I, regnando in concordia gli imperatori Teodosio I e Massimo. Più tardi il primo dei due sconfisse il secondo. E regnò poi da solo, avendolo fatto uccidere.
Tratto
da
https://www.newnotizie.it/2016/03/22/22-marzo-2016-si-venera-santa-lea-roma/
Quanto
si sa di questa santa ci proviene dagli scritti di San Girolamo (347 – 420),
che di lei scrisse: “Maestra di perfezione alle altre, più con l’esempio che
con la parola, fu di un’umiltà così sincera e profonda che, dopo essere stata
gran dama con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva“.
Di
famiglia aristocratica, Lea rimase vedova in giovane età.
Donna
riservata e assai generosa, rifiutò di sposare in seconde nozze tale Vezzio
Agorio Pretestato, un illustre rappresentante della nobiltà romana designato
console dell’Urbe.
Cosicché,
insieme alle virtuose Paola e Proba, la giovane entrò a far parte di una
comunità cristiana femminile di tipo quasi monastico, presso la residenza
sull’Aventino della gentildonna Marcella, dove si studiavano le Sacre Scritture
e si pregava vivendo in carità e povertà.
A Lea
fu affidato il compito di formare le giovani donne nella fede e nella pratica
della carità senza ostentazione, espletando il suo incarico, più che con le
parole, con la forza delle azioni.
Quando
San Girolamo, dottore della Chiesa latina, ne parla in una lettera destinata
alla matrona Marcella, nel 384, Lea è già morta.
Santa
Lea è la protettrice delle vedove. Le sue spoglie mortali si trovano a Ostia.
Le prime monache cristiane
estratto da "Il monachesimo
femminile" di Mariella Carpinello - Ed. Mondadori
sta in
http://ora-et-labora.net/monachesimofemminile.html
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