giovedì 21 giugno 2018

21 Giugno Santi italici ed italo greci


Sinassario Santi italici ed italo greci per 21 giugno  



Santo Ursicino  vescovo di Pavia (verso il 216)





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http://www.santiebeati.it/dettaglio/58700



Nome poco usato, si riferisce ad un vescovo della diocesi di Pavia, che nell’elenco cronologico è al sesto posto, con una durata dell’episcopato di trentatré anni, altri storici lo pongono nel 410 fino al 433 con la data della morte al 22 giugno, mentre il ‘Martirologio Romano’ e altre fonti storiche la fissano al 21 giugno.
Non vi sono dubbi sulla sua esistenza, ma della sua vita si sa solo una narrazione leggendaria che come dice G. Henskens negli “Acta Sanctorum” può adattarsi a qualsiasi vescovo antico.
Perfino il suo nome è controverso, nelle autorevoli fonti agiografiche è chiamato con vari nomi oltre Ursicino: Urcisceno, Urceseno, Urseceno, Ursecino.
Si sa che nel secolo XIV chierici e popolo pavesi, si recavano in processione nella chiesa di s. Giovanni in Borgo, oggi distrutta, dov’era il suo sepolcro per festeggiarlo nella sua ricorrenza liturgica.
Nella diocesi di Pavia la sua memoria si celebra il 20 giugno.





Santa Demetria asceta e martire a Roma sotto Giuliano Apostata verso il 262



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 http://www.santiebeati.it/dettaglio/58900

La tradizione la vuole figlia dei santi Flaviano (22 dicembre) e Dafrosa (4 gennaio) e sorella di Santa Bibiana (2 dicembre). Oggi dell’intera famiglia solamente quest’ultima è ancora menzionata dal Martyrologium Romanum.
Demetria visse dunque a Roma nel IV secolo, al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata e proprio da questi la sua famiglia sarebbe stata condannati a morte. Nella “Passio Sanctae Bibianae” risalente al VII secolo si legge che il governatore Aproniano, dopo aver condannato a morte i coniugi Flaviano e Dafrosa, essendo ormai certo di potersi impossessare del loro patrimonio, tentò di costringere all’apostasia anche le due giovani figlie. Demetria morì rinchiusa in carcere o, secondo altre fonti, spaventata dalla visione dell’imperatore, prima comunque di subire esplicitamente il martirio, sorte che invece subì la sorella Bibiana. Questa versione dei fatto funge da giustificazione della venerazione delle due sante in date separate. Va comunque specificato che in vari repertori agiografici il “dies natalis” di Demetria è riferito in giorni diversi dal 21 giugno.Il corpo di Santa Demetria ricevette sepoltura accanto alla tomba dei genitori e della sorella, preso la loro abitazione sull’Esquilino, dove in seguito per volere di Papa Simplicio fu innalzata una cappella e più tardi l’attuale basilica. Le reliquie di San Flaviano presero poi strade diverse e sono oggi venerate presso la cittadina laziale di Montefiascone. I corpi di Dafrosa e delle figlie Demetria e Bibiana invece furono rinvenuti nel 1624 e ricollocati due anni dopo dal pontefice Urbano VIII in tre reliquiari. Sono ancora oggi conservate nel sarcofago costantiniano, in alabastro orientale, sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Bibiana. Parte delle reliquie di Santa Dafrosa sono invece custodite nella patriarcale basilica di Santa Maria Maggiore, dove il 4 gennaio veniva abitualmente celebrata la sua festa.Merita infine rammentare come questa santa famiglia non sia che uno tra numerosi casi in duemila anni di cristianità di riuscite imitazioni della Santa Famiglia di Nazareth. Validi esempi in proposito sono costituiti dai Santi Mario e Marta con i figli Abaco ed Audiface, Gregorio e Nonna con i figli Gregorio, Cesario e Gorgonia, ven. Luigi Martin e Zelia Guerin con la figlia Teresa di Gesù Bambino, e nel XX secolo l’ultimo zar russo Nicola II Romanov, martire dei bolscevichi con la moglie e la prole. Possono dunque essere considerati modelli più vicini alle famiglie tutti quei coniugi che hanno fatto del loro matrimonio la strada per meritare la santità per sé e per i propri figli.



 Julian of Tarsus.jpg

Santo Giuliano di Cilicia martire le cui sante reliquie riposano a Rimini



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Non facendo mistero di essere cristiano, a diciotto anni venne denunciato a Marciano, proconsole della città di Flaviade, che gli impose di sacrificare agli dei. Di fronte al suo deciso rifiuto, venne torturato e condotto ad Anazarbo (Cilicia). Condannato a morte, fu rinchiuso in un sacco insieme a serpenti velenosi e scorpioni, e gettato in mare. Secondo una tradizione, le sue spoglie spiaggiarono presso l'isola del Proconneso (oggi isola di Marmara). Sei secoli più tardi, in una notte estiva del 957, cedette lo scoglio presso cui era posto il sarcofago, il quale però prodigiosamente non affondò e nel 962 si arenò poco a nord di Rimini, a Viserba in un punto della costa dove sgorgava una sorgente (ora nota come Sacramora, da sacra dimora). Il suo culto è particolarmente sentito a Rimini. Le sue reliquie furono traslate nell'antica abbazia benedettina dei Santi Pietro e Paolo, oggi chiesa di San Giuliano Martire nell'omonimo borgo riminese.




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http://www.santiebeati.it/dettaglio/91595



Sin dal secolo IX è testimoniato a Rimini il culto di San Giuliano, giovane istriano del III secolo. Secondo la tradizione, risalente al X-XI secolo, fu martirizzato in Flaviade (Cilicia) dal proconsole Marciano. Nel 962 circa il sarcofago contenente le reliquie del Santo giunse sul litorale di Rimini, nella località successivamente denominata "Sacramora" e da qui venne traslato nell'antica abbazia benedettina dei Ss. Pietro e Paolo (oggi Parrocchia di San Giuliano Martire). Fu eletto Patrono del Comune e della Città di Rimini nel 1225. Il suo corpo, insieme al sarcofago del III secolo, è conservato nella suddetta chiesa parrocchiale.

LA RICOGNIZIONE DELLA TOMBA DI S. GIULIANO IN RIMINI

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5049:21-06-la-ricognizione-della-tomba-di-s-giuliano-in-rimini&catid=182:giugno&lang=it

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