Sinassario
Santi italici ed italo greci per 21 giugno
Santo
Ursicino vescovo di Pavia (verso il 216)
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/58700
Nome poco usato, si riferisce ad un vescovo della diocesi di
Pavia, che nell’elenco cronologico è al sesto posto, con una durata
dell’episcopato di trentatré anni, altri storici lo pongono nel 410 fino al 433
con la data della morte al 22 giugno, mentre il ‘Martirologio Romano’ e altre fonti
storiche la fissano al 21 giugno.
Non vi sono dubbi sulla sua esistenza, ma della sua vita si sa solo una narrazione leggendaria che come dice G. Henskens negli “Acta Sanctorum” può adattarsi a qualsiasi vescovo antico.
Perfino il suo nome è controverso, nelle autorevoli fonti agiografiche è chiamato con vari nomi oltre Ursicino: Urcisceno, Urceseno, Urseceno, Ursecino.
Si sa che nel secolo XIV chierici e popolo pavesi, si recavano in processione nella chiesa di s. Giovanni in Borgo, oggi distrutta, dov’era il suo sepolcro per festeggiarlo nella sua ricorrenza liturgica.
Nella diocesi di Pavia la sua memoria si celebra il 20 giugno.
Non vi sono dubbi sulla sua esistenza, ma della sua vita si sa solo una narrazione leggendaria che come dice G. Henskens negli “Acta Sanctorum” può adattarsi a qualsiasi vescovo antico.
Perfino il suo nome è controverso, nelle autorevoli fonti agiografiche è chiamato con vari nomi oltre Ursicino: Urcisceno, Urceseno, Urseceno, Ursecino.
Si sa che nel secolo XIV chierici e popolo pavesi, si recavano in processione nella chiesa di s. Giovanni in Borgo, oggi distrutta, dov’era il suo sepolcro per festeggiarlo nella sua ricorrenza liturgica.
Nella diocesi di Pavia la sua memoria si celebra il 20 giugno.
Santa Demetria asceta
e martire a Roma sotto Giuliano Apostata verso il 262
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/58900
La tradizione la vuole figlia dei santi Flaviano (22
dicembre) e Dafrosa (4 gennaio) e sorella di Santa Bibiana (2 dicembre). Oggi
dell’intera famiglia solamente quest’ultima è ancora menzionata dal
Martyrologium Romanum.
Demetria visse dunque a Roma nel IV secolo, al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata e proprio da questi la sua famiglia sarebbe stata condannati a morte. Nella “Passio Sanctae Bibianae” risalente al VII secolo si legge che il governatore Aproniano, dopo aver condannato a morte i coniugi Flaviano e Dafrosa, essendo ormai certo di potersi impossessare del loro patrimonio, tentò di costringere all’apostasia anche le due giovani figlie. Demetria morì rinchiusa in carcere o, secondo altre fonti, spaventata dalla visione dell’imperatore, prima comunque di subire esplicitamente il martirio, sorte che invece subì la sorella Bibiana. Questa versione dei fatto funge da giustificazione della venerazione delle due sante in date separate. Va comunque specificato che in vari repertori agiografici il “dies natalis” di Demetria è riferito in giorni diversi dal 21 giugno.Il corpo di Santa Demetria ricevette sepoltura accanto alla tomba dei genitori e della sorella, preso la loro abitazione sull’Esquilino, dove in seguito per volere di Papa Simplicio fu innalzata una cappella e più tardi l’attuale basilica. Le reliquie di San Flaviano presero poi strade diverse e sono oggi venerate presso la cittadina laziale di Montefiascone. I corpi di Dafrosa e delle figlie Demetria e Bibiana invece furono rinvenuti nel 1624 e ricollocati due anni dopo dal pontefice Urbano VIII in tre reliquiari. Sono ancora oggi conservate nel sarcofago costantiniano, in alabastro orientale, sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Bibiana. Parte delle reliquie di Santa Dafrosa sono invece custodite nella patriarcale basilica di Santa Maria Maggiore, dove il 4 gennaio veniva abitualmente celebrata la sua festa.Merita infine rammentare come questa santa famiglia non sia che uno tra numerosi casi in duemila anni di cristianità di riuscite imitazioni della Santa Famiglia di Nazareth. Validi esempi in proposito sono costituiti dai Santi Mario e Marta con i figli Abaco ed Audiface, Gregorio e Nonna con i figli Gregorio, Cesario e Gorgonia, ven. Luigi Martin e Zelia Guerin con la figlia Teresa di Gesù Bambino, e nel XX secolo l’ultimo zar russo Nicola II Romanov, martire dei bolscevichi con la moglie e la prole. Possono dunque essere considerati modelli più vicini alle famiglie tutti quei coniugi che hanno fatto del loro matrimonio la strada per meritare la santità per sé e per i propri figli.
Demetria visse dunque a Roma nel IV secolo, al tempo dell’imperatore Giuliano l’Apostata e proprio da questi la sua famiglia sarebbe stata condannati a morte. Nella “Passio Sanctae Bibianae” risalente al VII secolo si legge che il governatore Aproniano, dopo aver condannato a morte i coniugi Flaviano e Dafrosa, essendo ormai certo di potersi impossessare del loro patrimonio, tentò di costringere all’apostasia anche le due giovani figlie. Demetria morì rinchiusa in carcere o, secondo altre fonti, spaventata dalla visione dell’imperatore, prima comunque di subire esplicitamente il martirio, sorte che invece subì la sorella Bibiana. Questa versione dei fatto funge da giustificazione della venerazione delle due sante in date separate. Va comunque specificato che in vari repertori agiografici il “dies natalis” di Demetria è riferito in giorni diversi dal 21 giugno.Il corpo di Santa Demetria ricevette sepoltura accanto alla tomba dei genitori e della sorella, preso la loro abitazione sull’Esquilino, dove in seguito per volere di Papa Simplicio fu innalzata una cappella e più tardi l’attuale basilica. Le reliquie di San Flaviano presero poi strade diverse e sono oggi venerate presso la cittadina laziale di Montefiascone. I corpi di Dafrosa e delle figlie Demetria e Bibiana invece furono rinvenuti nel 1624 e ricollocati due anni dopo dal pontefice Urbano VIII in tre reliquiari. Sono ancora oggi conservate nel sarcofago costantiniano, in alabastro orientale, sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Bibiana. Parte delle reliquie di Santa Dafrosa sono invece custodite nella patriarcale basilica di Santa Maria Maggiore, dove il 4 gennaio veniva abitualmente celebrata la sua festa.Merita infine rammentare come questa santa famiglia non sia che uno tra numerosi casi in duemila anni di cristianità di riuscite imitazioni della Santa Famiglia di Nazareth. Validi esempi in proposito sono costituiti dai Santi Mario e Marta con i figli Abaco ed Audiface, Gregorio e Nonna con i figli Gregorio, Cesario e Gorgonia, ven. Luigi Martin e Zelia Guerin con la figlia Teresa di Gesù Bambino, e nel XX secolo l’ultimo zar russo Nicola II Romanov, martire dei bolscevichi con la moglie e la prole. Possono dunque essere considerati modelli più vicini alle famiglie tutti quei coniugi che hanno fatto del loro matrimonio la strada per meritare la santità per sé e per i propri figli.
Santo Giuliano di
Cilicia martire le cui sante reliquie riposano a Rimini
Tratto da
Non facendo mistero di essere
cristiano, a diciotto anni venne denunciato a Marciano, proconsole della città
di Flaviade, che gli impose di sacrificare agli dei. Di fronte al suo deciso
rifiuto, venne torturato e condotto ad Anazarbo (Cilicia). Condannato a morte,
fu rinchiuso in un sacco insieme a serpenti velenosi e scorpioni, e gettato in
mare. Secondo una tradizione, le sue spoglie spiaggiarono presso l'isola del
Proconneso (oggi isola di Marmara). Sei secoli più tardi, in una notte estiva
del 957, cedette lo scoglio presso cui era posto il sarcofago, il quale però
prodigiosamente non affondò e nel 962 si arenò poco a nord di Rimini, a Viserba
in un punto della costa dove sgorgava una sorgente (ora nota come Sacramora, da
sacra dimora). Il suo culto è particolarmente sentito a Rimini. Le sue reliquie
furono traslate nell'antica abbazia benedettina dei Santi Pietro e Paolo, oggi
chiesa di San Giuliano Martire nell'omonimo borgo riminese.
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91595
Sin dal secolo IX è testimoniato a
Rimini il culto di San Giuliano, giovane istriano del III secolo. Secondo la
tradizione, risalente al X-XI secolo, fu martirizzato in Flaviade (Cilicia) dal
proconsole Marciano. Nel 962 circa il sarcofago contenente le reliquie del
Santo giunse sul litorale di Rimini, nella località successivamente denominata
"Sacramora" e da qui venne traslato nell'antica abbazia benedettina
dei Ss. Pietro e Paolo (oggi Parrocchia di San Giuliano Martire). Fu eletto
Patrono del Comune e della Città di Rimini nel 1225. Il suo corpo, insieme al
sarcofago del III secolo, è conservato nella suddetta chiesa parrocchiale.
LA RICOGNIZIONE DELLA TOMBA DI S. GIULIANO IN RIMINI
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5049:21-06-la-ricognizione-della-tomba-di-s-giuliano-in-rimini&catid=182:giugno&lang=it
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