Santi
fratelli martiri Pergentino e Laurentino sotto Decio nel territorio di Arezzo.
Martiri per decapitazione per ordine di Decio verso
il 250 e il loro martirio è declarato al
3 giugno nel Martirologio Gerominiano
Sono oggi protettori della città di
Arezzo e del Quartiere di Porta del Foro, partecipante alla Giostra del
Saracino , nel cui territorio sorge la chiesa
ad essi dedicata. La Porta di ingresso al centro storico
della città, nei cui locali ha sede il Quartiere, è intitolata proprio a San
Lorentino.Sono considerati i protomartiri della città
Santa
Oliva monaca di vita eremitica ad Anagni
(tra il sesto e il settimo secolo )-
Santa Oliva si dedicò ad una vita di contemplazione e di
penitenza, in luoghi aspri e solitari, quali la località “Peschio” di Santa
Oliva presso la centrale elettrica di Ferentino. Morta ancora giovinetta, le
sue spoglie vennero traslate nella cattedrale di Anagni e rinchiuse in un’urna dorata
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/93386
Di questa santa venerata ad Anagni,
Cori, Castro dei Volsci, Trivigliano, Pontecorvo, non si hanno notizie certe;
nell’Ufficio proprio della Diocesi di Anagni (Frosinone) si dice che ella visse
nel secolo VI-VII.
La tradizione locale narra che Oliva per rinunziare a delle nozze terrene, si rifugiò in un monastero di sacre vergini, si pensa nella zona anagnina, dove venne gratificata con frequenza da celesti visioni.
Per il resto il culto protrattosi nei secoli, si collega alla presenza delle reliquie, la cui più antica testimonianza che ci è pervenuta è l’epigrafe commemorativa della consacrazione dell’altare a lei dedicato in Anagni il 7 settembre 1133, dall’antipapa Anacleto II (Pietro de’ Pierleoni, 1130-1138).
Dall’iscrizione sappiamo che l’antipapa, insieme al vescovo Raone, consacrò l’altare di S. Oliva nella omonima chiesa fatta costruire da certo Giovanni da Patrica; nel 1564 a seguito della guerra di Campagna, si dovette fortificare il bastione della città, che si doveva innalzare in contrada Castello proprio sul luogo ove sorgeva la chiesa di S. Oliva, pertanto questa venne abbattuta.
Prima della demolizione però il vescovo di Anagni Michele Torella aveva provveduto allo spostamento del corpo della santa, nella cripta della cattedrale in un nuovo altare.
All’inizio del secolo XVIII l’abate Michele Hacki del monastero cistercense di Oliva, città nella diocesi di Wladislavia (Polonia), costruì una chiesa dedicata a s. Oliva e volendo arricchirla con una reliquia della santa, ne chiese una al vescovo ed al capitolo di Anagni.
Il vescovo Pier Paolo Gerardi accondiscese e aperto il sepolcro, prese dall’urna di marmo fatta erigere da Anacleto II, un braccio della santa e lo inviò in una teca all’abate di Oliva il 27 marzo 1703.
Le reliquie di Anagni, raccolte in un’urna di cristallo, furono esposte in un nuovo altare nella cripta; la chiesa di Oliva è ora la cattedrale della nuova diocesi di Danzica eretta nel 1925.
Dopo il 1880, nella cattedrale di Anagni furono eseguiti lavori di restauro e l’altare nella cripta fu disfatto e a cura del Seminario, ne fu costruito uno nuovo di marmo ornato di mosaici. Infine il 1° agosto 1899 il vescovo Antonio Sardi ricompose le reliquie in una grande urna di bronzo dorato, che attualmente si conserva tra i reliquiari della sagrestia; inoltre tra questi vi è una statuetta barocca argentea con reliquie di s. Oliva, che si espone sull’altare maggiore della cattedrale, il giorno della sua festa, il 3 giugno.
La tradizione locale narra che Oliva per rinunziare a delle nozze terrene, si rifugiò in un monastero di sacre vergini, si pensa nella zona anagnina, dove venne gratificata con frequenza da celesti visioni.
Per il resto il culto protrattosi nei secoli, si collega alla presenza delle reliquie, la cui più antica testimonianza che ci è pervenuta è l’epigrafe commemorativa della consacrazione dell’altare a lei dedicato in Anagni il 7 settembre 1133, dall’antipapa Anacleto II (Pietro de’ Pierleoni, 1130-1138).
Dall’iscrizione sappiamo che l’antipapa, insieme al vescovo Raone, consacrò l’altare di S. Oliva nella omonima chiesa fatta costruire da certo Giovanni da Patrica; nel 1564 a seguito della guerra di Campagna, si dovette fortificare il bastione della città, che si doveva innalzare in contrada Castello proprio sul luogo ove sorgeva la chiesa di S. Oliva, pertanto questa venne abbattuta.
Prima della demolizione però il vescovo di Anagni Michele Torella aveva provveduto allo spostamento del corpo della santa, nella cripta della cattedrale in un nuovo altare.
All’inizio del secolo XVIII l’abate Michele Hacki del monastero cistercense di Oliva, città nella diocesi di Wladislavia (Polonia), costruì una chiesa dedicata a s. Oliva e volendo arricchirla con una reliquia della santa, ne chiese una al vescovo ed al capitolo di Anagni.
Il vescovo Pier Paolo Gerardi accondiscese e aperto il sepolcro, prese dall’urna di marmo fatta erigere da Anacleto II, un braccio della santa e lo inviò in una teca all’abate di Oliva il 27 marzo 1703.
Le reliquie di Anagni, raccolte in un’urna di cristallo, furono esposte in un nuovo altare nella cripta; la chiesa di Oliva è ora la cattedrale della nuova diocesi di Danzica eretta nel 1925.
Dopo il 1880, nella cattedrale di Anagni furono eseguiti lavori di restauro e l’altare nella cripta fu disfatto e a cura del Seminario, ne fu costruito uno nuovo di marmo ornato di mosaici. Infine il 1° agosto 1899 il vescovo Antonio Sardi ricompose le reliquie in una grande urna di bronzo dorato, che attualmente si conserva tra i reliquiari della sagrestia; inoltre tra questi vi è una statuetta barocca argentea con reliquie di s. Oliva, che si espone sull’altare maggiore della cattedrale, il giorno della sua festa, il 3 giugno.
Leggere anche
Santa Oliva di Anagni e la sua storia in terra polacca: 1700-1831; 2013 e poi (G. Rafiński, Wykład w Anagni 4.06.2017)
Sta in
http://legowo.mutuus.eu/index.php/pl/parafia/aktualnosciparafialne/38-wyklad-na-sympozjum-w-anagni-4-czerwca-2017
Santo Davino
pellegrino cristiano di nazionalità armena e confessore della fede..Morto a
Lucca(verso il 1051)
Martirologio Romano: A Lucca, san
Davíno, che, di origine armena, venduti tutti i beni, si tramanda si sia fatto
pellegrino per Cristo e sia morto di malattia, di ritorno dalla visita ai
luoghi santi e alle basiliche degli Apostoli.
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/55680
Nato, come sembra potersi dedurre dalle
scarne fonti, in Armenia, avendo per tempo conosciuta la vanità delle cose
terrene, distribuì i suoi beni ai poveri, poi abbandonò la terra natale per
compiere il grande pellegrinaggio al sepolcro di Cristo a Gerusalemme, alle tombe
degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma e di San Giacomo in Compostella. Si vestì
succintamente e poveramente, si pose la conchiglia sul petto, prese il bordone
con la zucca per l'acqua e si mise in cammino.
Raggiunse Gerusalemme, poi Roma. A Lucca, l'anno 1050, fu alloggiato nel piccolo ospedale che sorgeva presso la chiesa di San Michele in Foro. Dopo qualche tempo venne accolto in casa da una pietosa vedova, chiamata Atha.Ma vi stette per poco perché, consunto dalla fatica e dalle penitenze, il 3 giugno 1050, cessò di vivere. Venne sepolto nel cimitero di S. Michele in Foro, donde in seguito a miracoli fu portato in chiesa, in un'urna presso l'altare di San Luca. Nel 1567 le sue reliquie furono riposte in un'urna più decorosa. Il 3 settembre 1592 vennero sistemate sopra l'altare maggiore e finalmente nel 1656 furono esposte ai fedeli, i quali il 3 giugno di ogni anno, accorrono numerosissimi a venerarle.
Raggiunse Gerusalemme, poi Roma. A Lucca, l'anno 1050, fu alloggiato nel piccolo ospedale che sorgeva presso la chiesa di San Michele in Foro. Dopo qualche tempo venne accolto in casa da una pietosa vedova, chiamata Atha.Ma vi stette per poco perché, consunto dalla fatica e dalle penitenze, il 3 giugno 1050, cessò di vivere. Venne sepolto nel cimitero di S. Michele in Foro, donde in seguito a miracoli fu portato in chiesa, in un'urna presso l'altare di San Luca. Nel 1567 le sue reliquie furono riposte in un'urna più decorosa. Il 3 settembre 1592 vennero sistemate sopra l'altare maggiore e finalmente nel 1656 furono esposte ai fedeli, i quali il 3 giugno di ogni anno, accorrono numerosissimi a venerarle.
Tratto
da
https://lucca.online/1577-san-davino-pellegrino-armeno-a-lucca/
San Davino era un pellegrino Armeno
arrivò già in precarie condizioni a Lucca nel 1050 e fu soccorso all’Ospedale
vicino alla Chiesa di San Michele in foro
e morì poco dopo (il 3 Giugno dello stesso anno) nella casa di Atha, una pia
vedova che lo aveva accolto nella dimora per gli ultimi giorni della sua vita.
Prima di arrivare a Lucca Davino era
partito dall’Armenia spogliandosi di tutti i suoi beni e arrivando in
pellegrinaggio prima a Gerusalemme e poi a Roma e morì
prima di raggiungere Compostela.
San Davino era un pellegrino e nel 1050
i pellegrini dovevano affrontare molti pericoli. I segni sono ancora visibili
sul corpo di San Davino che fu colpito
alla testa con una lancia e con un fendente seghettato.
Il secondo segno è stato probabilmente inferto o con un coltello o con una spada seghettata e sul cranio si nota una primitiva “sutura”.
Non morì comunque per queste gravi ferite, ma tenne il dolore a lungo e proprio per questo è diventato il Santo Patrono del mal di testa.
Il secondo segno è stato probabilmente inferto o con un coltello o con una spada seghettata e sul cranio si nota una primitiva “sutura”.
Non morì comunque per queste gravi ferite, ma tenne il dolore a lungo e proprio per questo è diventato il Santo Patrono del mal di testa.
Dopo la morte San Davino fu sepolto nel
cimitero della Chiesa di San Michele in Foro a Lucca e attualmente il corpo si
trova nella Chiesa ed è stato recentemente restaurato.
Nel 2018 è stata fatta un’importante ricognizione del corpo di San Davino ripresa anche
dalle telecamere della Rai che vedrà il
culmine con l’esposizione del corpo del Santo a partire dal 1° Giugno.
Leggere
in italiano del 1613
SAN DAVINUS
http://www.genealogiadavini.it/italia/davinus.html
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