giovedì 28 giugno 2018

28 Giugno Santi Italici ed Italo Greci





Santo Papia (in alcuni codici Papino) martire in Sicilia sotto Diocleziano

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http://regio18.blogspot.com/2012/06/san-papino-o-pappiano-o-papia-martire.html
 http://siciliasantiprimomillenni.blogspot.com/2017/06/sikelia-saints-pour-le-28-juin-du.html
 
Santo Papa Leone II Papa e Patriarca di Roma (verso il  683)

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http://www.enrosadira.it/santi/l/leone2.htm
Secondo alcune fonti, i Santi Papi Agatone e Leone II erano siciliani. Secondo altri erano invece del Cicolano. Questo territorio, e cioè la valle del Salto, è la parte più orientale della Provincia di Rieti. Il Cicolano che fino al 1927 faceva parte dell'Abruzzo, nell'antichità era abitato dal popolo degli Equicoli, parenti degli Equi. San Leone II, figlio di un medico di nome Paolo, sarebbe originario della piccola città di Cedella (oggi Civitella di Pescorocchiano) "in un cantone dell'Abruzzo Ulteriore, chiamata la Valle di Sicilia; ed è perciò che dalla maggior parte degli scrittori è creduto siciliano di nascita" (RICHARD-GIRAUD; Biblioteca Sacra ovvero Dizionario universale delle scienze ecclesiastiche, riportato nel II vol. Dell'Abruzzo-Aquilano Santo, 378-9). Nel Leggendario Francescano, poi, al 30 giugno è detto: "Questo (della Beata Florisenda da Sulmona) fu il secondo monastero di monache francescane, che leggiamo fondato nella provincia d'Abruzzo, essendo stato il primo quello fatto nella valle di Cicoli detta anticamente Vallissicula o Siciliana, e al presente Cicoli, mutato e corrotto l'antico vocabolo, e vi nacquero San Leone Secondo e Sant'Agatone Papi". Un lungo periodo di sede vacante seguì la morte di quest'ultimo: l'approvazione imperiale del neo eletto Leone II si fece attendere ben 18 mesi. Nel concilio ecumenico di Costantinopoli si era, tra l'altro, verificata la condanna ufficiale di Onorio I e si trattava di una nota un po' delicata, sulla quale l'imperatore esigeva peraltro un'adesione totale dell'Occidente; quindi l'approvazione imperiale fu ritardata ad arte. La delegazione romana tornò a Roma solo nel luglio del 682; Leone II fu consacrato il 17 agosto ed il mese dopo inviò una lettera all'imperatore nella quale dichiarava di approvare tutte le decisioni del concilio compresa quella su Onorio I. Sotto il suo pur breve pontificato riuscì a restaurare due chiese: S. Bibiana e S. Giorgio al Velabro. Situata dietro l'arco di Giano, quest'ultima chiesa, per quanto restaurata di nuovo fino agli inizi del nostro secolo, ha mantenuto sempre quella semplice struttura datale da Leone II. Il pontefice in questione morì il 3 luglio del 683 e fu sepolto in San Pietro, ma Paolo V ne trasportò poi la salma sotto l'altare della cappella della Madonna della Colonna nella nuova basilica. Fu una persona colta, mite, affabile e generosa.

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http://www.santiebeati.it/dettaglio/60550
Poche notizie certe sulla nascita e sulla vita precedente alla sua elezione a pontefice. Nativo della Sicilia, a Messina oppure ad Aidone vicino Piazza Armerina; è narrato nel Liber Pontificalis che era dotato di grande eloquenza, conosceva le lingue greca e latina e aveva un’attitudine notevole per il canto e la salmodia, tutto questo fa pensare che aveva come attività la direzione della Schola cantorum al Laterano.
Fu consacrato papa nell’agosto 682, cioè diciotto mesi dopo la sua elezione, perché un poco prima l’imperatore d’Oriente Costantino IV Pogonato, aveva ripristinato l’antica norma di trasmettere a Bisanzio gli atti relativi all’elezione del papa per averne l’approvazione e quindi il permesso imperiale alla consacrazione; inoltre a Costantinopoli in quei mesi si celebrava il VI Concilio Ecumenico, quindi i vescovi completarono l’Assise, così ritornati a Roma sottoposero a Leone II i risultati del Concilio e l’approvazione per lui da parte dell’imperatore.
Già con questi atti conciliari papa Leone II dovette affrontare il primo disagio, infatti essi nel condannare il monotelismo, coinvolsero fra gli eretici anche il papa di Roma antica, Onorio. Leone II non potendo mettere in pericolo la pace religiosa che si era instaurata fra la Chiesa e l’Impero, approvò le delibere conciliari, specificando però che papa Onorio era stato negligente e imprevidente e quindi permise che la fede immacolata fosse contaminata, ma che non poteva essere annoverato fra gli eretici.(..)  Altro grave problema che dovette affrontare, fu il rifiuto che la Chiesa di Ravenna da qualche tempo, opponeva all’obbedienza al romano pontefice e quindi era divenuta scismatica, con il sostegno dell’imperatore bizantino, che nel 666 aveva dichiarata Ravenna indipendente dal vescovo di Roma.
Con l’arcivescovo ravennate Teodoro, si addivenne ad un accordo, in cui la supremazia di Roma era riconosciuta e che ogni futuro arcivescovo avrebbe ricevuto la consacrazione dalle mani del papa a Roma, a Teodoro e ai suoi successori venivano concesse esenzioni di tasse relative alla carica ricevuta.
Restaurò la chiesa di santa Bibiana, nella quale fece trasferire i corpi dei santi martiri Simplicio, Faustino e Beatrice, che erano sepolti lungo la via di Porto. Celebrò con grande pompa esterna le funzioni religiose, affinché i fedeli fossero sempre più consapevoli della maestà di Dio; istituì l’aspersione dell’acqua benedetta nei riti cristiani e sul popolo.
Morì il 3 luglio 683 e fu sepolto in S. Pietro; intorno al 1100, le sue reliquie insieme a quelle dei suoi successori Leone III e IV, furono poste vicino a quelle di s. Leone I Magno.
Quando fu eretta la nuova basilica di S. Pietro, le reliquie dei papi Leone I, II, III e IV, furono trasportate il 27 maggio 1607 sotto l’altare di S. Maria de columna alla presenza di papa Paolo V, che ne aveva effettuato una ricognizione.

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http://www.granmirci.it/sanleone.htm
Successe a Papa Agatone che  era stato rappresentato al sesto Concilio Ecumenico  (quello di Costantinopoli  del 680), dove venne posto l'anatema suPapa Onorio I per la sua posizione nella controversia Monotelita, come favoreggiatore dell'eresia; e Leone scrisse più di una volta in approvazione della decisione del Concilio e in condanna di Onorio, che egli considerava come uno che "profana proditione immaculatem fidem subvertare conatus est". Per il peso che hanno sulla questione dell'infallibilità papale, queste parole hanno provocato considerevole attenzione e dibattito, e si da importanza al fatto che nel testo in greco della lettera all'imperatore, in cui compare la frase di cui sopra, viene usata la più lieve espressione "subverti permisit" al posto di "subvertare conatus est".
Fu durante il pontificato di Leone che la dipendenza della sede di Ravenna da quella di Roma venne stabilita definitivamente per editto imperiale.
    Egli era uomo di grande dottrina, esperto nell'eloquenza e nelle lettere latine e greche. Aveva anche una grande sensibilità musicale. Queste le sue doti umane, ma antichi testi dicono che risplendesse anche nelle doti spirituali e morali, carissimo al popolo poichè sommamente caritatevole e aperto alle esigenze degli umili.
    E' narrato nel Liber Pontificalis che appunto <<era dotato di grande eloquenza, conosceva le lingue greca e latina e aveva un’attitudine notevole per il canto e la salmodia>>, tutto questo fa pensare che aveva come attività la direzione della Schola cantorum al Laterano da egli stesso ideata.
    Leone fu consacrato papa nell’agosto 682, ben diciotto mesi dopo la sua elezione, perché un poco prima l’imperatore d’Oriente Costantino IV Pogonato, aveva ripristinato l’antica norma di trasmettere a Bisanzio gli atti relativi all’elezione del papa per averne l’approvazione e quindi il permesso imperiale alla consacrazione; inoltre a Costantinopoli in quei mesi si celebrava il VI Concilio Ecumenico, quindi i vescovi completarono l’Assise, così ritornati a Roma sottoposero a Leone II i risultati del Concilio e l’approvazione per lui da parte dell’imperatore. Questo papa cercò di affermare la supremazia papale contro i continui tentativi dei patriarchi di Costantinopoli di liberarsi dalla dipendenza da Roma.

    Già con questi atti conciliari papa Leone II dovette affrontare il primo problema, infatti essi nel condannare il monotelismo, coinvolsero fra gli eretici anche il papa di Roma antica, Onorio. Leone II non potendo mettere in pericolo la pace religiosa che si era instaurata fra la Chiesa e l’Impero, approvò le delibere conciliari, specificando però che papa Onorio era stato  imprevidente, ma che non poteva essere annoverato fra gli eretici. Questa eresia sorse nel secolo VII nella Chiesa Bizantina, essa pur riconoscendo le due nature di Cristo, affermava però che in Lui la volontà divina predominava su quella umana. Purtroppo gli Atti conclusivi del Concilio contenevano in chiusura un indirizzo di omaggio all’imperatore Costantino IV, il quale era presentato come collaboratore immediato di Dio, cioè esecutore diretto della volontà divina in concorrenza quindi con il Papa e anche indipendente da lui, inoltre l’imperatore nella sua lettera, scrive al papa quasi da superiore ad inferiore, rivendicando a sé il merito del ristabilimento della fede. In tutto ciò s’intravedevano già i segni di futuri scontri fra Bisanzio e Roma che Leone cercò di conciliare e mediare, ma che esplosero nel decennio seguente.
Questa la lettera che Papa Leone II scrisse a Costantino IV:
O Santa Madre Chiesa, alzati, getta via la tua veste di dolore e copriti con l’abito della gioia ! Vedi che giunge tuo figlio, il più valoroso dei principi, il signore che ti protegge e ti difende. Non aver più paura ! Egli si è armato della spada della parola divina, con cui separa i fedeli dagl’infedeli; egli ha indossato la corazza della fede e l’elmo della salvezza, la speranza. Guardalo, il tuo eroe guerriero, il nuovo Davide, non il re di un popolo giudeo, ma il principe pio del popolo cristiano, nella veste purpurea del nazareno. Egli ha sconfitto Golia. Accorrete, voi Chiese di Cristo, voi vescovi con i popoli tutti che sono sulla terra, cantate con voce potente: ha vinto il nuovo Davide, il più valoroso fra tutti i successori d’Augusto. Giubila, Santa Madre Chiesa, in libertà sicura. Cristo, il tuo re vincitore ha destato un imperatore fedele, un signore che ti protegge. Respirino le Chiese di Cristo in nuova libertà. Il favore imperiale ti colma della sua protezione principesca, ti sta attorno come un baluardo; la sua bontà sublime fa loro questa promessa con le parole del Signore e imitando Cristo stesso: - Vedi, io sono con Voi sino alla fine del mondo – “.
 
    Altro grave problema che San Leone papa dovette affrontare, fu il rifiuto che la Chiesa di Ravenna da qualche tempo, opponeva all’obbedienza al romano pontefice e quindi era divenuta scismatica, con il sostegno dell’imperatore bizantino, che nel 666 aveva dichiarata Ravenna indipendente dal vescovo di Roma. Con l’arcivescovo ravennate Teodoro, si addivenne ad un accordo, in cui la supremazia di Roma era riconosciuta e che ogni futuro arcivescovo avrebbe ricevuto la consacrazione dalle mani del Papa a Roma, a Teodoro e ai suoi successori venivano concesse esenzioni di tasse relative alla carica ricevuta.
    Sotto il suo pur breve pontificato riuscì a restaurare due chiese: S. Bibiana e S. Giorgio al Velabro. Situata dietro l'arco di Giano, quest'ultima chiesa, per quanto restaurata più volte fino agli inizi del nostro secolo, ha mantenuto sempre quella semplice struttura datale da Leone II. Nella chiesa di santa Bibiana fece trasferire i corpi dei santi martiri Simplicio, Faustino e Beatrice, che erano sepolti lungo la via di Porto. Celebrò con grande pompa esterna le funzioni religiose, affinché i fedeli fossero sempre più consapevoli della maestà di Dio.
Fatto importantissimo di questo papa è l'istituzione dell’aspersione dell’acqua benedetta sul popolo nei riti cristiani e  e il bacio di pace nella Messa.
    Morì il 3 luglio 683 e fu sepolto in S. Pietro, giorno nel quale si festeggia il grande Santo Messinese; ma stranamente data mai ricordata dalla sua città natale. Intorno al 1100, le sue reliquie insieme a quelle dei suoi successori Leone III e IV, furono poste vicino a quelle di S. Leone I Magno. Quando fu eretta la nuova basilica di S. Pietro, le reliquie dei papi Leone I, II, III e IV, furono trasportate, il 27 maggio 1607, sotto l’altare di S. Maria de Columna alla presenza di papa Paolo V, che ne aveva effettuato una ricognizione.
    E' ricordato come  persona colta, mite, affabile e generosa. Nato in Sicilia a Messina, da  molti messinesi neppure ricordato e soprattutto non festeggiato. San Leone è nello stuolo dei Santi nei quali  la forza della virtù e le doti spirituali sono note solamente a Dio e obliate dagli uomini.

    Da lui trasse cognome l'antica e nobile gens dei "Papaleone", le cui abitazioni si trovavano presso l'antica via Monasteri e vicino l'attuale Teatro Vittorio Emanuele.
    Il pontificato di questo papa durò appena un anno e venne poi dalla Chiesa santificato. Messina per ricordarlo gli dedicò nel 1623 una delle 18 porte dell'antica Palazzata e precisamente quella che dalla marina conduceva al Pozzoleone, la quale per questo motivo fu detta Porta Leonina. Ancora oggi la città ricorda questo Papa dedicandogli un quartiere, il più vasto e popoloso, e precisamente il IX detto appunto S. Leone.


Leggere anche

LEONE II, papa, santo

http://www.treccani.it/enciclopedia/leone-ii-papa-santo_%28Dizionario-Biografico%29/

Santo Paolo I Papa e Patriarca di Roma (verso il  767) che confessa la retta fede contra et versus l’iconoclastia dell’imperatore Costantino  V Copronimo


Martirologio Romano: A Roma, san Paolo I, papa, che, uomo mite e misericordioso, si aggirava di notte in silenzio per le celle dei poveri infermi, servendo loro degli alimenti; difensore della retta fede, scrisse agli imperatori Costantino e Leone, perché le sacre immagini fossero restituite alla primitiva venerazione; devoto cultore dei santi, trasferì tra inni e cantici i corpi dei martiri dai cimiteri in rovina in basiliche e monasteri all’interno della Città e ne curò il culto.


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http://www.santiebeati.it/dettaglio/89093
Due fratelli papi, uno dopo l’altro: mai accaduto prima, e mai più dopo. Morto al Laterano Stefano II, e prima ancora di seppellirlo in San Pietro, la maggioranza di clero, nobili e popolo di Roma chiama a succedergli il diacono Paolo: ha assistito fino all’ultimo il fratello, e ora prende il suo posto, per guidare la Chiesa in una situazione del tutto nuova.
Al tempo di Stefano II è finito il dominio dell’Impero d’Oriente su Roma e gran parte dell’Italia centrale, e rapidamente è entrato in quei territori il re longobardo Astolfo, che ha assediato Roma e saccheggiato le catacombe fuori città.
Dal regno dei Franchi è intervenuto allora in soccorso del Pontefice Pipino (detto “il Breve” per la sua bassa statura), che con due campagne militari ha ripreso quei territori, ponendoli sotto la sovranità di Stefano II. Il quale, in contraccambio, lo ha riconosciuto e consacrato re dei Franchi, al posto dei discendenti di Clodoveo. Così Paolo I si ritrova Pontefice, capo spirituale della Chiesa e sovrano temporale in territori italiani. Un evento di portata enorme: dopo secoli, l’Italia non dipende più da re stranieri, e si ritrova ad avere, per l’epoca, «il migliore dei governi nazionali sperimentati», secondo lo storico Corrado Barbagallo. Ma al tempo stesso la missione spirituale della Chiesa si ritrova mescolata alle politiche terrene. Con pericoli enormi. E proprio a Paolo I tocca sperimentarne le prime novità. Il re longobardo Desiderio (successore di Astolfo) cerca di provocare uno sbarco bizantino in Italia. L’imperatore d’Oriente prova a mettere Pipino contro Roma, intrecciando le questioni politiche e territoriali con i dibattiti dei teologi. E lo stesso re Pipino, per amico e buon cristiano che sia, è assai lento nel restituire al Pontefice varie città che ha strappato ai Longobardi. Allora il capo della Chiesa deve agire anche da capo di Stato per farsele consegnare.
Paolo I è considerato il salvatore di molte reliquie dei martiri cristiani: le ha fatte togliere dalle catacombe (sempre esposte ai saccheggi) per esporle alla venerazione dei fedeli nelle chiese. E nel suo tempo è l’amico migliore dei carcerati: li va a trovare regolarmente di persona, girando di notte da un carcere all’altro, soccorrendo le famiglie, riscattando i detenuti per debiti. Questo deve fare il capo della Chiesa. Ma adesso tocca a lui per primo fronteggiare il sovrano bizantino e quello longobardo, tenersi buono Pipino oggi con ammonimenti, domani con regali e lodi. E poi c’è la politica interna, ormai; c’è da governare il territorio e Roma affidandosi ai funzionari, non tutti di prima scelta. Certuni sono chiamati “iniqui satelliti” dal Liber pontificalis; e con titoli peggiori dalla gente.
Verso il decimo anno del suo pontificatosi attenua la conflittualità politica. Ma finisce anche la vita di Paolo I. Ai primi colori dell’estate viene colpito da una “febbre maligna”, probabilmente malaria, e muore in un monastero presso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Non è possibile celebrare subito i funerali, perché nel giorno della sua morte scoppia in Roma una sommossa, frutto del rancore seminato dagli “iniqui satelliti”. Il corpo viene dapprima inumato nella basilica di San Paolo, e tre mesi dopo avrà sepoltura in San Pietro.

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