mercoledì 15 novembre 2017

15 novembre santi italici ed italo greci


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Santo Felice primo vescovo di Nola martire sotto Valeriano  (verso il 259)



Una veneranda tradizione narra che durante l’impero di Valeriano fu condannato dal preside Marciano con trenta  cristiani alla decapitazione.

Il prete Elpidio nascose il corpo in un pozzo su cui fu in seguito costruita una chiesa.

La passio citata ,tuttavia, indica come vescovo ,come primo vescovo di Nola ,questo santo martire Felice che,invece,attraverso documenti storici oggettivi  era presbitero

Il primo vescovo nolano  di questo nome è invece certamente vissuto verso la fine del sec. V (da molti autori è chiamato Felice II o junior) con inizio del pontificato nel 473, e morto il  9 febbraio 484, come si può rilevare da una iscrizione sepolcrale.

e cito da 
 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=4041:15-11-memoria-di-san-felice-primo-vescovo-di-nola-martire-sotto-valeriano-verso-il-259&catid=193:novembre&lang=it

 
Il 15 novembre d’ogni anno dopo la processione, un prodigio si registra nella cripta: un liquido rugiadoso, detto “manna”, fuoriesce da una fessura del muro oltre il quale è seppellito San Felice. La manna è raccolta in un calice per il suo potere taumaturgico e concesso ai fedeli gravemente ammalati. Il miracolo si ripete anche l’8 dicembre: i fedeli affollano la cripta per vedere la manna sgorgare dal sepolcro di San Felice ed il miracolo è accolto come segno di benevolenza divina.
La cripta è il luogo di sepoltura del protovescovo Felice che subì il martirio nel 95 d.C. ed oggi appare nelle forme della ricostruzione successiva all’incendio del 1861. L’antica struttura è però ben descritta da Ambrogio Leone nel 1514 come “una cappella sotterranea dedicata a San Felice, la quale è coperta da una volta, che poggia sopra file di colonne… Nel lato occidentale di questa cappella vi è un altare e sopra l’altare è collocata una lastra marmorea diritta, bucata e attraversata da un piccolo calice d’argento, dal quale cade scorrendo a gocce un certo liquido quando massimamente incalza il gelo invernale. Questo liquido è chiamato manna e si pensa che sia un umore stillato dal santo, il cui corpo giace nel pozzo. Questo infatti si apre a tergo della lastra marmorea e scende in profondità. La produzione di tale liquido è un fenomeno abbastanza diffuso tra le tipologie di miracoli. Sebbene chiamato “manna”, esso non ha nulla a che fare con la manna biblica. Si tratta di acqua pura il cui aspetto sorprendente è la produzione che si ripete ad intervalli originandosi da sepolcri o da ossa di santi



Santo Luperio vescovo di Verona (verso il 408) 



Quattordicesimo vescovo nella cronotassi diocesana per il secolo V

Le origini della Chiesa a Verona  sono conosciute grazie al Carmen Pipinianum del IX secolo  che comprende un elenco dei primi otto vescovi, da sant'Euprepio di Verona a san Zeno  morto tra il 372 e il 380 il quale, secondo la tradizione, «reduxit Veronam ad baptismum».[ Degna di nota è anche la famosa Pianeta di Ravenna(chiamato Velo di Classe), in cui sono segnalati non solo i vescovi di Verona, ma anche santi e vescovi di altre diocesi, venerati a Verona nel IX secolo. Secondo lo storico e canonista  Lanzoni, questi due documenti trasmettono un catalogo di vescovi «da ritenersi, attesa l'alta antichità del medesimo, derivante dai dittici, integro e genuino».  







Santo Fintano nativo di Leinster in Irlanda  reso schiavo dai Vichinghi,riesce a rifugiarsi in Scozia,diventa monaco probabilmente  all’abbazia di Farfa in Italia e poi eremita  in località Rheinau nel territorio del lago di Costanza(verso 879)







Findano perdette genitori e fratelli nelle guerre interne irlandesi e nelle incursioni vichinghe . Egli stesso venne catturato da questi come schiavo e deportato nelle isole Orcadi ma riuscì a fuggire in Scozia. Qui rimase due anni presso un vescovo.

Nell'845 compì un pellegrinaggio a Roma (e probabilmente  fu tonsurato monaco presso l’abbazia di Farfa nel territorio di Rieti)  da dove si recò in Svevia e qui si mise al servizio di una nobile famiglia. Questi lo convinsero, qualche anno dopo, a vivere il monachesimo eremitico a Rheinau, cosa che egli fece nell'851  Nell'856 egli si fece  recluso continuando così la sua esistenza fino alla morte.

Le sue ossa vennero poste in un reliquiario nella chiesa conventuale di Rheinau presso il cosiddetto Fintansaltar. Poco dopo la sua morte un suo confratello scrisse la Vita Findani, documento considerato storicamente affidabile.

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