Santo
Felice primo vescovo di Nola martire sotto Valeriano (verso il 259)
Una veneranda tradizione narra che durante l’impero
di Valeriano fu condannato dal preside Marciano con trenta cristiani alla decapitazione.
Il
prete Elpidio nascose il corpo in un pozzo su cui fu in seguito costruita una
chiesa.
La
passio citata ,tuttavia, indica come vescovo ,come primo vescovo di Nola
,questo santo martire Felice che,invece,attraverso documenti storici
oggettivi era presbitero
Il
primo vescovo nolano di questo nome è
invece certamente vissuto verso la fine del sec. V (da molti autori è chiamato
Felice II o junior) con inizio del pontificato nel 473, e morto il 9 febbraio 484, come si può rilevare da una
iscrizione sepolcrale.
e cito da
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=4041:15-11-memoria-di-san-felice-primo-vescovo-di-nola-martire-sotto-valeriano-verso-il-259&catid=193:novembre&lang=it
Il 15 novembre d’ogni anno dopo la processione, un prodigio si registra nella cripta: un liquido rugiadoso, detto “manna”, fuoriesce da una fessura del muro oltre il quale è seppellito San Felice. La manna è raccolta in un calice per il suo potere taumaturgico e concesso ai fedeli gravemente ammalati. Il miracolo si ripete anche l’8 dicembre: i fedeli affollano la cripta per vedere la manna sgorgare dal sepolcro di San Felice ed il miracolo è accolto come segno di benevolenza divina.
La cripta è il luogo di sepoltura del protovescovo Felice che subì il martirio nel 95 d.C. ed oggi appare nelle forme della ricostruzione successiva all’incendio del 1861. L’antica struttura è però ben descritta da Ambrogio Leone nel 1514 come “una cappella sotterranea dedicata a San Felice, la quale è coperta da una volta, che poggia sopra file di colonne… Nel lato occidentale di questa cappella vi è un altare e sopra l’altare è collocata una lastra marmorea diritta, bucata e attraversata da un piccolo calice d’argento, dal quale cade scorrendo a gocce un certo liquido quando massimamente incalza il gelo invernale. Questo liquido è chiamato manna e si pensa che sia un umore stillato dal santo, il cui corpo giace nel pozzo. Questo infatti si apre a tergo della lastra marmorea e scende in profondità. La produzione di tale liquido è un fenomeno abbastanza diffuso tra le tipologie di miracoli. Sebbene chiamato “manna”, esso non ha nulla a che fare con la manna biblica. Si tratta di acqua pura il cui aspetto sorprendente è la produzione che si ripete ad intervalli originandosi da sepolcri o da ossa di santi
e cito da
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=4041:15-11-memoria-di-san-felice-primo-vescovo-di-nola-martire-sotto-valeriano-verso-il-259&catid=193:novembre&lang=it
Il 15 novembre d’ogni anno dopo la processione, un prodigio si registra nella cripta: un liquido rugiadoso, detto “manna”, fuoriesce da una fessura del muro oltre il quale è seppellito San Felice. La manna è raccolta in un calice per il suo potere taumaturgico e concesso ai fedeli gravemente ammalati. Il miracolo si ripete anche l’8 dicembre: i fedeli affollano la cripta per vedere la manna sgorgare dal sepolcro di San Felice ed il miracolo è accolto come segno di benevolenza divina.
La cripta è il luogo di sepoltura del protovescovo Felice che subì il martirio nel 95 d.C. ed oggi appare nelle forme della ricostruzione successiva all’incendio del 1861. L’antica struttura è però ben descritta da Ambrogio Leone nel 1514 come “una cappella sotterranea dedicata a San Felice, la quale è coperta da una volta, che poggia sopra file di colonne… Nel lato occidentale di questa cappella vi è un altare e sopra l’altare è collocata una lastra marmorea diritta, bucata e attraversata da un piccolo calice d’argento, dal quale cade scorrendo a gocce un certo liquido quando massimamente incalza il gelo invernale. Questo liquido è chiamato manna e si pensa che sia un umore stillato dal santo, il cui corpo giace nel pozzo. Questo infatti si apre a tergo della lastra marmorea e scende in profondità. La produzione di tale liquido è un fenomeno abbastanza diffuso tra le tipologie di miracoli. Sebbene chiamato “manna”, esso non ha nulla a che fare con la manna biblica. Si tratta di acqua pura il cui aspetto sorprendente è la produzione che si ripete ad intervalli originandosi da sepolcri o da ossa di santi
Santo
Luperio vescovo di Verona (verso il 408)
Quattordicesimo vescovo nella cronotassi diocesana
per il secolo V
Le origini
della Chiesa a Verona sono conosciute
grazie al Carmen Pipinianum del IX secolo che comprende un elenco dei primi otto
vescovi, da sant'Euprepio di Verona a san Zeno morto tra il 372 e il 380 il quale, secondo la
tradizione, «reduxit Veronam ad baptismum».[ Degna di nota è
anche la famosa Pianeta di Ravenna(chiamato Velo di Classe), in
cui sono segnalati non solo i vescovi di Verona, ma anche santi e vescovi di
altre diocesi, venerati a Verona nel IX secolo. Secondo lo storico e canonista Lanzoni, questi due documenti trasmettono un
catalogo di vescovi «da ritenersi, attesa l'alta antichità del medesimo,
derivante dai dittici, integro e genuino».
Santo
Fintano nativo di Leinster in Irlanda
reso schiavo dai Vichinghi,riesce a rifugiarsi in Scozia,diventa monaco
probabilmente all’abbazia di Farfa in
Italia e poi eremita in località Rheinau
nel territorio del lago di Costanza(verso 879)
Findano perdette genitori e fratelli nelle
guerre interne irlandesi e nelle incursioni vichinghe . Egli stesso venne
catturato da questi come schiavo e deportato nelle isole Orcadi ma riuscì a
fuggire in Scozia. Qui rimase due anni presso un vescovo.
Nell'845 compì un pellegrinaggio a Roma (e
probabilmente fu tonsurato monaco presso
l’abbazia di Farfa nel territorio di Rieti)
da dove si recò in Svevia e qui si mise al servizio di una nobile
famiglia. Questi lo convinsero, qualche anno dopo, a vivere il monachesimo
eremitico a Rheinau, cosa che egli fece nell'851 Nell'856 egli si fece recluso continuando
così la sua esistenza fino alla morte.
Le sue ossa vennero poste in un reliquiario
nella chiesa conventuale di Rheinau presso il cosiddetto Fintansaltar. Poco
dopo la sua morte un suo confratello scrisse la Vita Findani, documento
considerato storicamente affidabile.
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