Santo Giocondo Vescovo di Bologna(verso il 485)
San Giocondo di Bologna, sedicesimo vescovo della città secondo l’Elenco Renano, il catalogo dei vescovi bolognesi e quindi
collocato tra Tertulliano e Teodoro verso la fine del secolo VI. Secondo la fonte documentale Jaffé-Wattenbach, n. 714 invece fu vescovo già nel 496 e a lui scrisse in quell’anno papa Gelasio Per quanto riguarda il culto, la prima
menzione si ha nella Vita di s. Petronio della fine del sec. XII, la quale
elenca, tra altre reliquie possedute da Bologna, anche quelle del vescovo
Giocondo. Altra menzione si trova in un documento del sec. XIV.
Santo Simone greco di Calabria monaco e taumaturgo sul Monte Mercurio (verso il X secolo )
“Viveva
egli in un cenobio della Calabria quando
alcuni suoi onfratelli, forse mentre erano a pesca in mare con un giovane
servo
del monastero, furono catturati dai Saraceni e venduti
come
schiavi. L’igumeno incaricò Simone di andare in Africa
per
rintracciarli ed egli infatti riuscì a
incontrarne uno; mentre
parlava
con lui per scoprire dove fossero gli altri, ecco sopraggiungere il padrone,
che stese la mano per colpirlo: subito restò paralizzato. Anche un altro
saraceno, ch’era con lui, si trovò con la mano paralizzata. Gli astanti allora
afferrano Simone, lo portano dall’Emiro e dicono: “Questo qui è uno stregone!
Ha fatto seccare la mano di quelli che volevano colpirlo”. Di parere totalmente
diverso furono i mullâh, i saggi che facevano parte del
Consiglio
dell’Emiro: “Forse è invece un servo di Dio e, con le
sue
preghiere, può risanare”. Simone infatti fa un segno di croce
sulle
mani paralizzate, ed esse subito si sciolgono. Vedendo il
prodigio,
l’Emiro concede a Simone di riprendersi i quattro
ch’era
andato a cercare, e anche quanti altri cristiani volesse.
Non
solo: l’Emiro colma Simone di doni, e dispone una scorta
per
garantire la sua sicurezza nel viaggio di ritorno.
Salparono
dunque dall’Africa e durante la navigazione i
Saraceni
restarono ammirati nel vedere Simone immerso nella
Preghiera
continua. Costretti dai venti contrari a fermarsi presso un isolotto,
consumarono ben presto tutta l’acqua che avevano stivato. Ma il santo pregò su
alcuni barili che aveva fatto
riempire
d’acqua di mare, ed essa divenne dolce: Simone compì
questo
miracolo diverse volte, finché tutti poterono approdare
in
Calabria, dove il santo in seguito si addormentò nel Signore”
(citazione
interamente tratta da “Ombre della storia,santi dell’Italia Ortodossa di
Antonio monaco Edizione Asterios pagina 100)
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