Santo Clemente papa e patriarca di Roma martire in Chersoneso,in Crimea,dove era stato deportato (verso il 97)
Clemente,
romano, era un discepolo di San Paolo e suo collaboratore a Filippi
(identificato sia da Origene, che da Eusebio e Girolamo, con il
"collaboratore" di San Paolo, nominato nell'epistola ai Filippesi [4,
3]. ) Fu nominato vescovo da San Pietro. La tradizione lo presenta figlio del
senatore Faustino della gens Flavia, parente quindi dell'imperatore Domiziano.
Quest' imperatore nel 95 scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani.
Clemente fu Papa dall'88 al 97. Nel 96 scoppiò un conflitto nella chiesa di
Corinto: un gruppo di giovani membri di Chiesa contestò a diversi presbiteri la
direzione della comunità di quella città. Clemente con una lettera li richiamò
alla necessità di obbedire alle autorità tradizionali della chiesa, esortandoli
a fuggire i falsi dottori Nel 97
l'imperatore Nerva esiliò il Papa nel Chersoneso. Nel Ponto Eusino egli svolse
opera di apostolato, a Roma lo sostituì il pontefice Evaristo. Nella terra
d'esilio Clemente I s'incontrò con circa 2000 cristiani condannati ai lavori
forzati nelle cave di marmo e li incoraggiò ad aver fede; compì nuove
conversioni e la notizia irritò il nuovo imperatore Traiano. Gli venne ordinato
di sacrificare agli dei e Clemente ovviamente rifiutò. Venne eseguita la
condanna; fu gettato nel mar Nero con un'ancora al collo. Questo avvenne
nell'anno 100.. Nel 869 il corpo di San Clemente fu portato a Roma da San
Cirillo e San Metodio e definitivamente tumulato nella sua basilica. A
Collelungo (frazione di Casaprota) c'è una chiesa dedicata a San Clemente
(patrono del paese), eretta secondo la tradizione sui resti della villa di
Faustino, suo genitore. La chiesa oggi si trova all'interno del cimitero di
Collelungo, a pochi km dal centro abitato, sopra una collina limitrofa
Santo Ermogene vescovo di Agrigento ultimo
vescovo della città prima della
conquista araba
Nell’antico
calendario della Chiesa Agrigentina è menzionato come santo al 24 novembre. Il
Lancia di Brolo così ne parla: "Metto tra i martiri di incerta data anche
S. Ermogene, vescovo di Girgenti, che la Chiesa greca onora al 24 novembre:
veramente i Menei (monologi greci) dicono espressamente che “egli finì in pace
i suoi giorni...”.
S.
Ermogene fu uno di quei santi martiri dell'ultima persecuzione che,
sopravvissuti ai patimenti, finirono la vita in pace ai tempi di Costantino. il
Lancia di Brolo, in greco, riportano il distico che nei Menei greci è dedicato
a S. Ermogene la cui versione latina a cura del P Gaetani così recita
Caedens, Hermogenes, ex genere mortalium
pudore fastum generis imples daemonum.
Il Russo lo ritiene "oscurissimo distico" e dice che Ermogene fu l’undicesimo vescovo di Agrigento e divenne tale per le sue virtù cristiane nell’800; dopo averla governata ed illustrata con zelo e dottrina, morì il 24 novembre dell’824. il suddetto distico si potrebbe tradurre: ''Allontanandoti, Ermogene, dal genere umano, colmi di vergogna l'arroganza del genere dei demoni".
O qui ci si riferisce al coraggio del santo che, morendo martire, vince il persecutore , o alla saggezza del confessore della fede che sconfigge la superbia dei demoni.
Caedens, Hermogenes, ex genere mortalium
pudore fastum generis imples daemonum.
Il Russo lo ritiene "oscurissimo distico" e dice che Ermogene fu l’undicesimo vescovo di Agrigento e divenne tale per le sue virtù cristiane nell’800; dopo averla governata ed illustrata con zelo e dottrina, morì il 24 novembre dell’824. il suddetto distico si potrebbe tradurre: ''Allontanandoti, Ermogene, dal genere umano, colmi di vergogna l'arroganza del genere dei demoni".
O qui ci si riferisce al coraggio del santo che, morendo martire, vince il persecutore , o alla saggezza del confessore della fede che sconfigge la superbia dei demoni.
Santo Felicissimo martire a Perugia
probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano(verso il 303)
Non conosciamo nulla della sua vita: si dice
di lui che annunciava con efficacia il Vangelo alle popolazioni rurali,
semplici e povere. La sua memoria è legata al 24 novembre sia nel Martirologio
Geronimiano (sec. V), che in quello di Usuardo (sec. IX: Apud Perusiam,
Tusciae civitatem, sancti Felicissimi). La tradizione perugina ne
colloca,invero, il martirio al tempo dell’assedio di Totila, durante il quale
fu ucciso nel 547 lo stesso vescovo della città Ercolano.
Nel luogo del martirio sulla riva del Tevere
già antiquitus fu eretta una chiesa, presumibilmente continuata
nell’abitato di Ponte Felcino (corrosione fonetica per Felicissimo?) che lo
onora come patrono. Altra antica chiesa a lui intitolata si trova a Castiglion
Fosco.
Santa Fermina vergine martire ad Amelia
sotto Diocleziano
"La
tradizione afferma che dopo l'editto di Nicodemia gli imperatori Diocleziano e
Massimiano intrapresero una nuova persecuzione contro i cristiani; fu la decima
secondo la storia ma la più feroce. Durante tale periodo la giovanetta Fermina,
nata a Roma nel 272 d.c., allora quindicenne, figlia di Calpurnio della nobile
ricca famiglia dei Pisoni, prefetto di Roma, abbandonò la casa paterna per
sfuggire la persecuzione e prese la via di mare, partendo dal Tevere, onde recarsi
al Porto di Centocelle attualmente Civitavecchia, allo scopo di confortare gli
esiliati in questo luogo e predicare il Vangelo fra il popolo e i marinai.
Nella
breve navigazione costiera si scatenò una violenta tempesta e nel momento in
cui la fragile imbarcazione con altri viaggiatori stava in procinto di
naufragare Fermina si inginocchiò in mezzo alla nave, pregò Dio, comandando
alle onde e al vento di placarsi. La tempesta cessò all'istante e così
l'imbarcazione poté arrivare in porto senza danni per tutti
Nei
pressi dove ora sorge la fortezza Giulia (Forte Michelangelo) esiste una
grotta, la Grotta di S. Fermina, così chiamata perché la giovanetta vi abitò
nei due anni di soggiorno a Ceuntumcellae
Venuto
il giorno della partenza, accomiatatasi dal popolo prediletto e fra le lacrime
dei presenti che la ebbero cara e preziosa, Fermina fa solenne promessa che mai
si sarebbe dimenticata di loro e della loro Città. Salutati tutti nel nome di
Gesù si allontanò sulla via dirigendosi verso l'Umbria nella città di Amelia.
Come riportato nella storia, Fermina giunta ad Amelia, visse vita eremitica,
rivolgendo ai fedeli parole di conforto esortandoli coraggiosamente alla fede e
all'amore.
Sorpresa
dalla persecuzione contro il cristianesimo, denunciata come cristiana, S.
Fermina fu arrestata e condotta davanti al giudice Megezio il quale, nemico
acerrimo dei cristiani, la sottopose a minacce e tormenti più spietati che non
spezzarono però il suo coraggioso rifiuto di rinnegare la fede cristiana.
Durante
il suo martirio, prodigiosi fatti avvennero. Orsicino, la belva umana
incaricata da Megezio di flagellarla, nel momento di darle il primo colpo,
cadde a terra con il braccio paralizzato e subito guarì per le preghiere della
Santa. In seguito a tale miracolo anche Orsicino si fece cristiano. Il giudice
Megezio, non soddisfatto delle atroci sofferenze della giovinetta (il suo corpo
era ormai ridotto ad una piaga),non si commosse e ordinò ai suoi carnefici che
la giovane Santa venisse legata con i capelli ad un alto trave e così sospesa
fosse lo scherno e il ludibrio dei pagani presenti, comandando loro di
accendere sotto i suoi piedi un gran fuoco perché la facessero spasimare fino
all'ultimo respiro.
Fermina,
sentendosi prossima alla fine, durante la sua atroce agonia eleva a Dio una
preghiera per i suoi carnefici e poi raccomandando l'anima sua spirava
dolcemente. Il 24 novembre 304 quando aveva appena 25 anni. I resti del
prezioso corpo vennero segretamente sepolti fuori Amelia dai Cristiani con
grande venerazione e vi restarono occulti per circa sei secoli. Furono
ritrovati nell'anno 870 e da allora sono solennemente custoditi nella
Cattedrale di Amelia.
Santo Crisogono patrizio romano si addormentò in Dio ad Aquileia ,città di
cui probabilmente fu vescovo verso il 304
Il vescovo di Aquileia, Crisogono venne
martirizzato sotto Diocleziano Il suo nome si trova nel "Martyrologium Hieronymianum
in due diversi giorni, il 31 maggio e il 24 novembre Il suo culto si diffuse rapidamente, con un titulus
istituito a Roma probabilmente sotto Papa Silvestro I (314-335). Secondo una tradizione del V secolo Crisogono era un romano, vicarius Urbis, e maestro di Sant'Anastasia di Sirmio. Imprigionato durante una persecuzione, fu poi portato ad Aquileia alla presenza di Diocleziano, che ne ordinò la morte per decapitazione. Il corpo di Crisogono, gettato in mare, fu riportato a riva e trovato dal sacerdote Zoilo, che gli diede sepoltura.
Santo Crescentino martire romano a
Città di Castello (tra il 303 e il 309)
Crescentino
sarebbe nato a Roma nel 276 figlio di Eutimio, un nobile romano convertito al
cristianesimo. Fu indirizzato alla carriera militare ed entrò nella prestigiosa
prima coorte della prima legione di stanza a Roma per la difesa dell'Imperatore
Questa legione era comandata da San
Sebastiano , insieme al quale operò per la propagazione della fede cristiana.
L'imperatore Diocleziano, venuto a conoscenza dei fatti prodigiosi e dell'ascendenza ottenuta da Crescentino sulla popolazione, ordinò al prefetto dell'Etruria Flacco, di chiedere a Crescentino l'abbandono della fede cristiana e il ritorno nella sua legione, sotto pena della morte Crescentino invece si impegnò ancor di più nella predicazione della fede con nuove conversioni e compiendo diversi miracoli.
Flacco
fece trascinare Crescentino in un tempio dedicato a Giove, dove il Santo
rifiutò di obbedire all'ordine di adorare gli Dei pagani. Crescentino venne
allora messo al rogo, ma con meraviglia dei suoi carnefici risultò immune dalle
fiamme, nel mezzo delle quali continuava ad intonare canti di lode a Dio. I
soldati allora lo denudarono e, legatigli mani e piedi, con una corda al collo
lo trascinarono per le strade cittadine, e infine, gli tagliarono la testa. Il
martirio sarebbe avvenuto, il 1º giugno del 303
Nella notte alcuni cristiani si sarebbero
quindi recati sul luogo del supplizio per dare onorata sepoltura al giovane
martire, che venne sepolto nel mezzo di un bosco. Sul luogo della sepoltura del
santo sarebbe quindi sorta una piccola chiesa (Pieve de' Saddi. Nello stesso
luogo, il successivo 10 giugno sarebbero stati sepolti anche i compagni di
Crescentino, che a loro volta avevano subito il martirio tutti insieme. I nomi
dei compagni di Crescentino riportati dalla tradizione ecclesiale sono: Grivicciano, Giustino, Fortunato,
Benedetto, Orfito, Europio, Esusperanzio e Viviano, tutti venerati dalla Chiesa
come martiri.
Santo
Protasio vescovo di Milano confessore della fede contro l’eresia
dell’arianesimo(verso il 352)
È
l'ottavo vescovo di Milano. Gli vengono attribuiti venticinque anni di
episcopato, che però vanno ridotti a circa
dieci, poiché il settimo vescovo di Milano, Mirocle, fu presente al
concilio di Arles del 314 ed il decimo, Dionigi, fu deposto nel 355.
S. Atanasio afferma di essere stato ricevuto a Milano dall'imperatore Costante in compagnia del vescovo della città, Protasio (Apologia ad Constantium imp., 3-4, in PG, XXV, coll. 600-601): questo fatto sarebbe avvenuto nel 342-343; inoltre ancora s. Atanasio ricorda il nostro Protasio come partecipante al concilio di Sardica (343-344; Apologia contra Arianos, 50, ibid., XXV, col. 337).
Secondo gli antichi cataloghi, Protasio morì il 24 nov. e fu sepolto nella basilica milanese di S. Vittore al Corpo; non siamo in grado di sapere se fu durante il suo episcopato o durante quello del successore Eustorgio I che si tennero a Milano i due concili del 345 e del 347-348 che culminarono nella condanna di Fotino, vescovo di Sirmio, fautore dell'arianesimo.
S. Atanasio afferma di essere stato ricevuto a Milano dall'imperatore Costante in compagnia del vescovo della città, Protasio (Apologia ad Constantium imp., 3-4, in PG, XXV, coll. 600-601): questo fatto sarebbe avvenuto nel 342-343; inoltre ancora s. Atanasio ricorda il nostro Protasio come partecipante al concilio di Sardica (343-344; Apologia contra Arianos, 50, ibid., XXV, col. 337).
Secondo gli antichi cataloghi, Protasio morì il 24 nov. e fu sepolto nella basilica milanese di S. Vittore al Corpo; non siamo in grado di sapere se fu durante il suo episcopato o durante quello del successore Eustorgio I che si tennero a Milano i due concili del 345 e del 347-348 che culminarono nella condanna di Fotino, vescovo di Sirmio, fautore dell'arianesimo.
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