venerdì 24 novembre 2017

24 novembre Santi italici ed italo greci





Santo Clemente papa e patriarca di Roma martire in Chersoneso,in Crimea,dove era stato deportato (verso il 97)

Clemente, romano, era un discepolo di San Paolo e suo collaboratore a Filippi (identificato sia da Origene, che da Eusebio e Girolamo, con il "collaboratore" di San Paolo, nominato nell'epistola ai Filippesi [4, 3]. ) Fu nominato vescovo da San Pietro. La tradizione lo presenta figlio del senatore Faustino della gens Flavia, parente quindi dell'imperatore Domiziano. Quest' imperatore nel 95 scatenò una violenta persecuzione contro i cristiani. Clemente fu Papa dall'88 al 97. Nel 96 scoppiò un conflitto nella chiesa di Corinto: un gruppo di giovani membri di Chiesa contestò a diversi presbiteri la direzione della comunità di quella città. Clemente con una lettera li richiamò alla necessità di obbedire alle autorità tradizionali della chiesa, esortandoli a fuggire i falsi dottori  Nel 97 l'imperatore Nerva esiliò il Papa nel Chersoneso. Nel Ponto Eusino egli svolse opera di apostolato, a Roma lo sostituì il pontefice Evaristo. Nella terra d'esilio Clemente I s'incontrò con circa 2000 cristiani condannati ai lavori forzati nelle cave di marmo e li incoraggiò ad aver fede; compì nuove conversioni e la notizia irritò il nuovo imperatore Traiano. Gli venne ordinato di sacrificare agli dei e Clemente ovviamente rifiutò. Venne eseguita la condanna; fu gettato nel mar Nero con un'ancora al collo. Questo avvenne nell'anno 100.. Nel 869 il corpo di San Clemente fu portato a Roma da San Cirillo e San Metodio e definitivamente tumulato nella sua basilica. A Collelungo (frazione di Casaprota) c'è una chiesa dedicata a San Clemente (patrono del paese), eretta secondo la tradizione sui resti della villa di Faustino, suo genitore. La chiesa oggi si trova all'interno del cimitero di Collelungo, a pochi km dal centro abitato, sopra una collina limitrofa


Santo Ermogene vescovo di Agrigento ultimo vescovo della città  prima della conquista araba

Nell’antico calendario della Chiesa Agrigentina è menzionato come santo al 24 novembre. Il Lancia di Brolo così ne parla: "Metto tra i martiri di incerta data anche S. Ermogene, vescovo di Girgenti, che la Chiesa greca onora al 24 novembre: veramente i Menei (monologi greci) dicono espressamente che “egli finì in pace i suoi giorni...”.
S. Ermogene fu uno di quei santi martiri dell'ultima persecuzione che, sopravvissuti ai patimenti, finirono la vita in pace ai tempi di Costantino. il Lancia di Brolo, in greco, riportano il distico che nei Menei greci è dedicato a S. Ermogene la cui versione latina a cura del P Gaetani così recita
Caedens, Hermogenes, ex genere mortalium
pudore fastum generis imples daemonum.
Il Russo lo ritiene "oscurissimo distico" e dice che Ermogene fu l’undicesimo vescovo di Agrigento e divenne tale per le sue virtù cristiane nell’800; dopo averla governata ed illustrata con zelo e dottrina, morì il 24 novembre dell’824. il suddetto distico si potrebbe tradurre: ''Allontanandoti, Ermogene, dal genere umano, colmi di vergogna l'arroganza del genere dei demoni".
O qui ci si riferisce al coraggio  del santo che, morendo martire, vince il persecutore , o alla saggezza del confessore della fede  che  sconfigge la superbia dei demoni.

Santo Felicissimo martire a Perugia probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano(verso il 303)

Non conosciamo nulla della sua vita: si dice di lui che annunciava con efficacia il Vangelo alle popolazioni rurali, semplici e povere. La sua memoria è legata al 24 novembre sia nel Martirologio Geronimiano (sec. V), che in quello di Usuardo (sec. IX: Apud Perusiam, Tusciae civitatem, sancti Felicissimi). La tradizione perugina ne colloca,invero, il martirio al tempo dell’assedio di Totila, durante il quale fu ucciso nel 547 lo stesso vescovo della città Ercolano.
Nel luogo del martirio sulla riva del Tevere già antiquitus fu eretta una chiesa, presumibilmente continuata nell’abitato di Ponte Felcino (corrosione fonetica per Felicissimo?) che lo onora come patrono. Altra antica chiesa a lui intitolata si trova a Castiglion Fosco.

Santa Fermina vergine martire ad Amelia sotto Diocleziano
"La tradizione afferma che dopo l'editto di Nicodemia gli imperatori Diocleziano e Massimiano intrapresero una nuova persecuzione contro i cristiani; fu la decima secondo la storia ma la più feroce. Durante tale periodo la giovanetta Fermina, nata a Roma nel 272 d.c., allora quindicenne, figlia di Calpurnio della nobile ricca famiglia dei Pisoni, prefetto di Roma, abbandonò la casa paterna per sfuggire la persecuzione e prese la via di mare, partendo dal Tevere, onde recarsi al Porto di Centocelle attualmente Civitavecchia, allo scopo di confortare gli esiliati in questo luogo e predicare il Vangelo fra il popolo e i marinai.
Nella breve navigazione costiera si scatenò una violenta tempesta e nel momento in cui la fragile imbarcazione con altri viaggiatori stava in procinto di naufragare Fermina si inginocchiò in mezzo alla nave, pregò Dio, comandando alle onde e al vento di placarsi. La tempesta cessò all'istante e così l'imbarcazione poté arrivare in porto senza danni per tutti
Nei pressi dove ora sorge la fortezza Giulia (Forte Michelangelo) esiste una grotta, la Grotta di S. Fermina, così chiamata perché la giovanetta vi abitò nei due anni di soggiorno a Ceuntumcellae
Venuto il giorno della partenza, accomiatatasi dal popolo prediletto e fra le lacrime dei presenti che la ebbero cara e preziosa, Fermina fa solenne promessa che mai si sarebbe dimenticata di loro e della loro Città. Salutati tutti nel nome di Gesù si allontanò sulla via dirigendosi verso l'Umbria nella città di Amelia. Come riportato nella storia, Fermina giunta ad Amelia, visse vita eremitica, rivolgendo ai fedeli parole di conforto esortandoli coraggiosamente alla fede e all'amore.
Sorpresa dalla persecuzione contro il cristianesimo, denunciata come cristiana, S. Fermina fu arrestata e condotta davanti al giudice Megezio il quale, nemico acerrimo dei cristiani, la sottopose a minacce e tormenti più spietati che non spezzarono però il suo coraggioso rifiuto di rinnegare la fede cristiana.
Durante il suo martirio, prodigiosi fatti avvennero. Orsicino, la belva umana incaricata da Megezio di flagellarla, nel momento di darle il primo colpo, cadde a terra con il braccio paralizzato e subito guarì per le preghiere della Santa. In seguito a tale miracolo anche Orsicino si fece cristiano. Il giudice Megezio, non soddisfatto delle atroci sofferenze della giovinetta (il suo corpo era ormai ridotto ad una piaga),non si commosse e ordinò ai suoi carnefici che la giovane Santa venisse legata con i capelli ad un alto trave e così sospesa fosse lo scherno e il ludibrio dei pagani presenti, comandando loro di accendere sotto i suoi piedi un gran fuoco perché la facessero spasimare fino all'ultimo respiro.
Fermina, sentendosi prossima alla fine, durante la sua atroce agonia eleva a Dio una preghiera per i suoi carnefici e poi raccomandando l'anima sua spirava dolcemente. Il 24 novembre 304 quando aveva appena 25 anni. I resti del prezioso corpo vennero segretamente sepolti fuori Amelia dai Cristiani con grande venerazione e vi restarono occulti per circa sei secoli. Furono ritrovati nell'anno 870 e da allora sono solennemente custoditi nella Cattedrale di Amelia.






Santo Crisogono patrizio romano  si addormentò in Dio ad Aquileia ,città di cui probabilmente fu vescovo verso il 304
Il vescovo di Aquileia, Crisogono venne martirizzato sotto Diocleziano Il suo nome si trova nel "Martyrologium Hieronymianum in due diversi giorni, il 31 maggio e il 24 novembre  Il suo culto si diffuse rapidamente, con un titulus istituito a Roma probabilmente sotto Papa Silvestro I (314-335).
Secondo una tradizione del V secolo  Crisogono era un romano, vicarius Urbis, e maestro di Sant'Anastasia di Sirmio. Imprigionato durante una persecuzione, fu poi portato ad Aquileia alla presenza di Diocleziano, che ne ordinò la morte per decapitazione. Il corpo di Crisogono, gettato in mare, fu riportato a riva e trovato dal sacerdote Zoilo, che gli diede sepoltura.

Santo Crescentino martire romano a Città di Castello  (tra il 303 e  il 309)

Crescentino sarebbe nato a Roma nel 276 figlio di Eutimio, un nobile romano convertito al cristianesimo. Fu indirizzato alla carriera militare ed entrò nella prestigiosa prima coorte della prima legione di stanza a Roma per la difesa dell'Imperatore  Questa legione era comandata da San Sebastiano , insieme al quale operò per la propagazione della fede cristiana.

La tradizione narra che a causa di un editto dell'imperatore Diocleziano ai soldati romani venne proibito di praticare il cristianesimo e di conseguenza molti soldati cristiani vennero uccisi o costretti all'esilio. Crescentino nel 297 abbandonò la capitale insieme ai suoi genitori e si rifugiò a Perugia  Perduti i genitori, donò parte dei suoi beni ai poveri e lasciò Perugia a cavallo recandosi con alcuni compagni nella valle Tiberina  Arrivato a Tifernum Tiberinum, oggi Città di Castello , allora interamente pagana  si propose di convertirne gli abitanti. E si narra che la campagna intorno alla città , in località Pieve de' Saddi  era oppressa da un terribile mostro  che con il proprio alito pestilenziale procurava malattie agli abitanti e devastava le campagne. Il santo, dopo aver predicato la fede cristiana, uccise il mostro in combattimento a Pieve de' Saddi  e fu accolto come un liberatore dalla popolazione.
L'imperatore Diocleziano, venuto a conoscenza dei fatti prodigiosi e dell'ascendenza ottenuta da Crescentino sulla popolazione, ordinò al prefetto dell'Etruria  Flacco, di chiedere a Crescentino l'abbandono della fede cristiana e il ritorno nella sua legione, sotto pena della morte Crescentino invece si impegnò ancor di più  nella predicazione della  fede con  nuove conversioni e compiendo diversi miracoli.
Flacco fece trascinare Crescentino in un tempio dedicato a Giove, dove il Santo rifiutò di obbedire all'ordine di adorare gli Dei pagani. Crescentino venne allora messo al rogo, ma con meraviglia dei suoi carnefici risultò immune dalle fiamme, nel mezzo delle quali continuava ad intonare canti di lode a Dio. I soldati allora lo denudarono e, legatigli mani e piedi, con una corda al collo lo trascinarono per le strade cittadine, e infine, gli tagliarono la testa. Il martirio sarebbe avvenuto, il 1º giugno del 303
Nella notte alcuni cristiani si sarebbero quindi recati sul luogo del supplizio per dare onorata sepoltura al giovane martire, che venne sepolto nel mezzo di un bosco. Sul luogo della sepoltura del santo sarebbe quindi sorta una piccola chiesa (Pieve de' Saddi. Nello stesso luogo, il successivo 10 giugno sarebbero stati sepolti anche i compagni di Crescentino, che a loro volta avevano subito il martirio tutti insieme. I nomi dei compagni di Crescentino riportati dalla tradizione ecclesiale  sono: Grivicciano, Giustino, Fortunato, Benedetto, Orfito, Europio, Esusperanzio e Viviano, tutti venerati dalla Chiesa come martiri.






Santo Protasio vescovo di Milano confessore della fede contro l’eresia dell’arianesimo(verso il 352)

È l'ottavo vescovo di Milano. Gli vengono attribuiti venticinque anni di episcopato, che però vanno ridotti a circa  dieci, poiché il settimo vescovo di Milano, Mirocle, fu presente al concilio di Arles del 314 ed il decimo, Dionigi, fu deposto nel 355.
S. Atanasio afferma di essere stato ricevuto a Milano dall'imperatore Costante in compagnia del vescovo della città, Protasio (Apologia ad Constantium imp., 3-4, in PG, XXV, coll. 600-601): questo fatto sarebbe avvenuto nel 342-343; inoltre ancora s. Atanasio ricorda il nostro Protasio come partecipante al concilio di Sardica (343-344; Apologia contra Arianos, 50, ibid., XXV, col. 337).
Secondo gli antichi cataloghi, Protasio morì il 24 nov. e fu sepolto nella basilica milanese di S. Vittore al Corpo; non siamo in grado di sapere se fu durante il suo episcopato o durante quello del successore Eustorgio I che si tennero a Milano i due concili del 345 e del 347-348 che culminarono nella condanna di Fotino, vescovo di Sirmio, fautore dell'arianesimo.

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