venerdì 3 novembre 2017

4 Novembre santi italici ed italo greci



 


Santi Martiri  Vitale ed Agricola a Bologna ai tempi della persecuzione di Diocleziano(verso il 304)


 https://amicidaru.files.wordpress.com/2015/02/santivitaleagricola.pdf



Ambrogio vescovo di Milano nella sua predica "exhortatio virginitatis" tenuta a Firenze nel 393 ci fa sapere che Vitale era schiavo di Agricola e fu condannato al supplizio insieme al suo padrone. Vitale subì per primo il martirio. I persecutori, per indurlo a rinnegare la sua fede cristiana, «sperimentarono in lui - afferma Ambrogio - ogni genere di tormento, così che nel suo corpo non vi era più parte alcuna senza ferite». Spirò invocando il nome di Gesù. “Al momento di spirare disse con dolcezza: "Signore Gesù Cristo, mio Salvatore, mio Dio, accogli la mia anima, perché desidero ricevere la corona che il tuo santo Angelo mi ha mostrata" Col supplizio di Vitale i carnefici cercarono di impaurire Agricola e indurlo ad abiurare il cristianesimo, ma vista l’inutilità di questo e altri tentativi, lo crocifissero.

Da nessuna fonte antica ci è stata tramandata l’epoca del loro martirio. Tuttavia alcuni studiosi ritengono probabile che Vitale e Agricola siano state vittime della persecuzione dell’imperatore Diocleziano (284-305). Gian Domenico Gordini scrive: "I loro corpi furono sepolti nel cimitero giudaico, ma è ignoto il motivo di questo fatto; erano forse di origine giudaica? Certo la crocifissione di Agricola fa supporre che non fosse cittadino romano, poiché per essi la pena capitale era normalmente la decapitazione."

Nel 393 furono trovati i corpi dei due martiri alla presenza del vescovo di Bologna Eustasio, del popolo e di Ambrogio, il quale nel raccontare il fatto dice: "cogliemmo i chiodi del martirio e tanti furono, che convenne dire che più fossero le ferite che le membra e ne raccogliemmo pure il sangue trionfale e il legno della croce".

La narrazione del martirio di Vitale e Agricola e del ritrovamento dei loro corpi, scritta da Ambrogio, contribuì alla diffusione del culto dei due santi. Reliquie di Vitale e Agricola da Bologna furono portate a Firenze e a Milano da Ambrogio; altre reliquie ottennero Paolino, vescovo di Nola, Vittorio, vescovo di Rouen e Namazio, vescovo di Clermont. Se ne conservano anche nella chiesa di San Giuseppe della città di San Salvo (in provincia di Chieti).

Nel 409 Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio I, si trasferì da Milano a Ravenna portò con sé le reliquie di San Vitale (traslate come già detto da Bologna al capoluogo lombardo da Ambrogio) e dei santi Gervasio e Protasio, martiri milanesi.

A Bologna ove Vitale aveva realmente subito il martirio, la sua morte, con quella di Agricola, è celebrata il 4 novembre come risulta dal calendario liturgico locale, risalente al IX secolo. A Fuorigrotta, zona suburbana di Napoli sin dal tempo dell’Impero Romano, è documentata nel 985 l’esistenza di una cappella o di un oratorio dedicato a san Vitale. Il suo culto, con molta probabilità, giunse a Napoli quando la città e il suo territorio, dal 553 al 661, furono un ducato bizantino dipendente da Ravenna.

I rapporti fra le due città dovettero continuare anche dopo se si considera che a Napoli nel 763 c’era una domus cioè una casa appartenente alla Chiesa ravennate e che il calendario liturgico napoletano, scolpito su due grandi lastre di marmo dopo la metà del IX secolo, assegna al 28 aprile, come a Ravenna, la commemorazione di san Vitale.
 http://www.summagallicana.it/lessico/v/Vitale%20e%20Agricola%20santi.htm



Santo Gregorio  di nazionalità greca, (in alcuni codici ritenuto forse  figlio di San  Niceforo II Foca imperatore dei romani), fu monaco a Cerchiara in Calabria e poi si recò in Germania su invito di Ottone III e in Germania fondò un monastero nella città di Burtscheid  in Renania  nel territorio di Aquisgrana (verso il 999)



Secondo la Vita sancti Gregorii abbatis prior (il testo agiografico latino scritto subito dopo la morte del santo sulle testimonianze di tre confratelli di Gregorio, Andrea, Saba e Serio), Gregorio nacque da Licasto e Anna, in una zona imprecisata tra la Calabria  e la Basilicata, territori greci L'origine nobile della famiglia spinse la madre, dopo la morte di Licasto, ad organizzare per il figlio un matrimonio con una giovane e ricca fanciulla. Gregorio però, rifiutando il progetto materno, si recò segretamente a Cassano dal vescovo greco David per il servizio nella Chiesa Dopo un anno, a seguito di un'apparizione angelica, Gregorio abbandonò la sede vescovile per l'isolato monastero costantinopolitano di Sant'Andrea, nei pressi dell'odierno santuario della Madonna delle Armi a Cerchiara in Calabria Qui entrò a far parte della comunità monastica diretta dall’ igumeno   Pacomio.

Divenuto egli stesso abate del monastero alla morte di Pacomio, trascorse le giornate leggendo e trascrivendo codici; lavorando nei campi con le proprie mani, con continue veglie e lunghi digiuni. Ricca è poi la sua attività taumaturgica: liberò infatti indemoniati, guarì malati, ridonò la vista ai ciechi.

A causa dell'incursione araba-sicula del 987-988  che interessò direttamente anche il circondario di Cerchiara  Gregorio, dopo essersi miracolosamente liberato da una truppa saracena che aveva cercato di immolarlo su una pira, fuggì per recarsi in un monastero a Buccino nella Valle del Diano Tuttavia la grande notorietà acquisita dal monaco calabrese giunge anche al  Catapano di Bari il quale tentò di condurlo a Costantinopoli  alla corte imperiale. Gregorio però fuggì di nuovo e raggiunse Roma  dove fondò un oratorio intitolato al San Salvatore. Qui frequentò il celebre monastero romano dei Santi Alessio e Bonifacio, tra i più importanti centri di incontro tra Oriente e Occidente, venendo a contatto, tra gli altri, Teofano Adalberto da Praga Nilo da Rossano ed Ottone III.

Fu proprio il giovane imperatore sassone a condurlo a Burtscheid nei pressi di Aachen), per fondare nel 997-998  un nuovo monastero intitolato ai Santi Nicola e Apollinare di cui fu il primo abate . A Burtscheid Gregorio morì il 4 novembre del 999.


Memoria di Sant' Agrippino vescovo di Napoli


tratto da 
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5561:04-11-memoria-di-sant-agrippino-vescovo-di-napoli&catid=193:novembre&lang=it


A Napoli sant'Agrippino era popolare quasi quanto san Gennaro. Secondo la tradizione, Agrippino fu il sesto vescovo della diocesi partenopea, e uno scrittore del IX secolo lo elogia così: «Innamorato della patria, difensore della città, egli non cessa di pregare ogni giorno per noi, suoi servitori». Di lui non ci sono molte notizie. Visse alla fine del III secolo, e la traslazione delle reliquie avvenne nella cosiddetta Stefania, cioè nella chiesa costruita nel V secolo per far posto alla nuova cattedrale. In precedenza le reliquie di sant'Agrippino avevano riposato nelle catacombe di san Gennaro. Furono ritrovate dal cardinale Spinelli nel 1774. (Avvenire)






il  4 di questo mese, memoria del nostro Santo padre Gregorio da Cerchiara (o di Cassano).

tratto da 

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2041688269261339&set=a.1001927373237439&type=3&theater


San Gregorio da Cerchiara noto anche come san Gregorio di Burtscheid o san Gregorio di Cassano (Cerchiara di Calabria, 940 – Burtscheid, 4 novembre 999) è stato un monaco calabro-greco, abate e fondatore di monasteri; fu tra le più importanti e colte personalità del monachesimo italo-greco, in contatto con i massimi esponenti della vita culturale e religiosa europea del X secolo.Secondo la Vita sancti Gregorii abbatis prior (il testo agiografico latino scritto subito dopo la morte del santo sulle testimonianze di tre confratelli di Gregorio, Andrea, Saba e Serio), Gregorio nacque da Licasto e Anna, a Cassano, tra la Calabria e la Basilicata. L'origine nobile della famiglia spinse la madre, dopo la morte di Licasto, ad organizzare per il figlio un matrimonio con una giovane e ricca fanciulla. Gregorio però, rifiutando il progetto materno, si recò segretamente a Cassano dal vescovo greco David per intraprendere la carriera ecclesiastica. Dopo un anno, a seguito di un'apparizione angelica, Gregorio abbandonò la sede vescovile per l'isolato monastero bizantino di Sant'Andrea, nei pressi dell'odierno santuario della Madonna delle Armi a Cerchiara di Calabria. Qui entrò a far parte della comunità monastica diretta dal pio egumeno Pacomio.
Divenuto egli stesso abate del monastero alla morte di Pacomio, trascorse le giornate leggendo e trascrivendo codici; lavorando nei campi con le proprie mani, con continue veglie e lunghi digiuni. Ricca è poi la sua attività taumaturgica: liberò infatti indemoniati, guarì malati, ridonò la vista ai ciechi.
A causa dell'incursione araba-sicula del 987-988 che interessò direttamente anche il circondario di Cerchiara, Gregorio, dopo essersi miracolosamente liberato da una truppa saracena che aveva cercato di immolarlo su una pira, fuggì dal clamore popolare per recarsi in un monastero a Buccino, nel Vallo di Diano. Tuttavia la grande notorietà acquisita dal monaco calabrese giunge anche al Catapano di Bari, il quale tentò di condurlo a Costantinopoli alla corte imperiale. Gregorio però fuggì di nuovo e raggiunse Roma dove fondò un oratorio intitolato al San Salvatore. Qui frequentò il celebre monastero romano dei Santi Alessio e Bonifacio, tra i più importanti centri di incontro tra Oriente e Occidente, venendo a contatto, tra gli altri, con Teofano, Adalberto da Praga, Nilo da Rossano e Ottone III.
Fu proprio il giovane imperatore sassone a condurlo a Burtscheid nei pressi di Aquisgrana (Aachen), per fondare nel 997-998 un nuovo monastero intitolato ai Santi Nicola e Apollinare. A Burtscheid Gregorio morì il 4 novembre del 999.
Nel 1018 l'abbazia cambiò il titolo in Santi Giovanni Battista e Nicola, e dal 1220-1222, sotto l'imperatore Federico II, l'abbazia passò alle monache cistercensi.

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