San
Veremondo vescovo di Ivrea (verso il
1011)
Veremondo
nasce intorno al 930 dalla nobile famiglia vercellese degli Arborio e studio a
Pavia dove, sembra, divenne avvocato. Su indicazione dell'imperatore Ottone I,
venne scelto come guida della diocesi di Ivrea, tra il 983 e il 984, città
piemontese che allora era sede di un importante marchesato. Nel 969 presenziò
al Sinodo di Milano dove vennero riorganizzate le diocesi del Piemonte
meridionale devastate dalle incursioni dei Saraceni . Morì tra il 1010 e il
1014 ed è sepolto nella Cattedrale di Ivrea. Intervenne nella crisi ecclesiale
e politica
relativa
al marchese Arduino che, appoggiato dai feudatari laici, infatti, mirava a
realizzare il suo progetto politico di un regno d’Italia, libero dalla Chiesa e dell’Impero. Contro di lui il santo
vescovo lanciò una scomunica, poi confermata anche dal papa , per ribadire la libertas
ecclesiae A lui si deve anche la
riedificazione dell’antica cattedrale di Santa Maria, in cui fece collocare le
reliquie del martire tebeo San Tegolo, rinvenute nei pressi della città. San
Veremondo concesse inoltre importanti aiuti alla fondazione monastica di Fruttuaria, retta
dal primo abate Guglielmo da Volpino, comprendendo l’importanza che una tale
istituzione poteva avere nel contesto del suo territorio diocesano. La sua
intensa attività venne interrotta dalla morte avvenuta in un anno imprecisato
tra il 1010 ed il 1014; ed è sepolto nella Cattedrale di Ivrea e sulla sua
tomba venne posto un cenotafio da lui stesso preparato, mentre il popolo iniziò
a venerarne la santa memoria, anche se la conferma ufficiare del suo culto
venne però solamente nel 1857, sotto Pio IX.
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