sabato 2 giugno 2018

2 giugno Santi Italici ed Italo greci-secondo post


 

Santo Niceta  chiamato nei territori della Grande Grecia  Nicola il pellegrino ,Greco di Attica, eremita e folle per Cristo  in diversi luoghi della Grecia e poi in Puglia. Patrono della città di Trani (verso il 1094)

 

Dalle ricerche del nostro Padre Antonio Scordino di venerata memoria

Ritrovato in

https://www.facebook.com/padreDaniele/posts/1736245386622828

SAN NICOLA KYRIE ELEISON [2 GIUGNO]
testo del nostro mirabile Archimandrita Antonio Scordino.
‘Giramondo’ tutto particolare fu il beato martire e pazzo per Cristo Nicola Kirieleison. Egli nacque [1075 circa] a Stiri, un villaggio che si trova nelle vicinanze del Monastero Osios Lukàs, tra Itea e Livadia.
I genitori erano poveri agricoltori; la madre lo mandava a pascolare le pecore. Tale lavoro non durò a lungo poiché un giorno, all’improvviso, cominciò a esclamare a gran voce: Kyrie, eleison! Prendendo l’iniziativa di pregare incessantemente nel cuore e ad alta voce - come gli aveva insegnato Cristo, apparsogli visibilmente - meritò di raggiungere grandi altezze. Della cosa però la madre fu molto turbata e cominciò a ricorrere a minacce e sferzate, nell’intento di costringere il figlio ad abbandonare quella che lei considerava una grande stoltezza. Quando però si rese conto di non riuscire a distoglierlo dalla via intrapresa, lo cacciò di casa.
Nicola aveva dodici anni quando lasciò il villaggio e salì su un monte altissimo, non lontano dall’abitato. Trovò una grotta, nella quale abitava un’orsa; al vederla il santo si munì di una croce, e disse: “In nome di Cristo, non entrare più qui!” L’orsa, obbediente, lasciò la grotta e sparì da tutta la regione. Egli poi si stabilì in quel luogo, nutrendosi soltanto di erbe crude, e giorno e notte - sollevati gli occhi e le mani al cielo - gridava Kyrie eleison.
Mentre viveva così, un monaco dall’aspetto venerabile e dalla barba lunga, nudo e coi capelli bianchi, un giorno si presentò a lui, salutandolo e chiamandolo per nome. Lo spinse all’amore della virtù, esortandolo a molte cose. Avendolo così istruito su tutto, si congedò da lui e scomparve rapidamente nel deserto.
La madre, sospettando che Nicola fosse posseduto dal demonio, lo portò ai monaci del Monastero di San Luca; ivi per molto tempo, a scopo di cura, fu sottoposto ad angherie. Lo cacciarono dal tempio: egli stava dinanzi alle porte, gridando il Kyrie eleison. Lo chiusero in una torre: verso mezzanotte, mentre continuava a gridare Kyrie eleison, la porta della torre si aprì prodigiosamente. I monaci lo legarono: la catena cadde a terra come una ragnatela. Lo buttarono fuori: la divina Potenza lo sollevò e lo posò sulla cupola della chiesa, e furono costretti a farlo scendere a bastonate. Lo gettarono a mare: un delfino lo portò incolume a terra.
Prendendo da casa un’ascia e un coltello, Nicola salì allora sulla montagna: tagliava legna da alberi di cedro e, facendone croci, andava a piantarle agli incroci delle strade e in luoghi inaccessibili e scoscesi.
Una volta l’angelo del Signore lo trasportò in Langobardia [in Puglia], a Trani, e gli disse: “Grazie a te, Nicola, questo luogo sarà glorificato sino alla fine del mondo”.
Il primo di luglio, nel Metochio di Faro, chiamato Stirisca, presso il mare, si stava preparando la festa dei santi anargiri Cosma e Damiano. L’igumeno di Stiri con i suoi monaci era solito parteciparvi tutti gli anni, e fra i tanti che accorsero, c’era anche il nostro santo. Al momento della comunione, si avvicinò per ricevere il sacrosanto corpo e sangue di Cristo. Ma l’igumeno gli rivolse parole ingiuriose, ordinando di cacciarlo fuori dalla chiesa. Rattristato e in lacrime, egli decise di partire. Si recò a Naupatto e s’imbarcò.
Sulla nave Nicola gridava continuamente Kyrie eleison: i marinai allora lo gettarono a mare ma, protetto dalla potenza divina, giunse al porto di Otranto.
A Otranto tutti ben presto cominciarono a riconoscere la virtù divina che ricolmava quel ragazzo. E supplici gli dicevano: “Abbi pietà di noi e intercedi per noi presso il Signore, affinché per le tue preghiere siamo liberati dalla schiavitù dei barbari e i nostri parenti che si trovano in prigionia ottengano la libertà”.
Era usanza dei cittadini d’Otranto di portare l’icona della gloriosa Madre di Dio da una chiesa all’altra. Un giorno dunque, mentre si celebrava la sacra Litì, il santo che seguiva e cantava Kyrie eleison, incontrò un anziano e riverendolo gli disse: “Salve, mio fratello e signore. Tu e io siamo stati plasmati dall'unico creatore”. E lo abbracciò. Ma i cristiani mormorarono: “Toh! Riverisce e saluta un ebreo!” E mettendogli dinanzi l’icona, dicevano: “Adora la Madre di Dio!” Rispose: “Non la voglio adorare!” ma all’improvviso si alzò da terra, e cominciò a elevare in onore di Lei inni, azioni di grazie e lodi. Partì quindi da Otranto e giunse a Sogliano, dove per molti giorni compì numerosi miracoli.
Poi si recò a Nardò, Racale e Lecce. Nel Monastero di San Lorenzo, a Vèrnole, c’era un uomo agitato dal demonio. Il santo gli disse: “Apri la bocca!” Quello aprì subito la bocca e, dopo che il santo lo toccò tre volte con una croce, fu liberato dal demonio. Giunto il santo alla città di Lecce, prima di farvi ingresso si fermò nel tempio di san Zaccaria. Poi, al mattino presto, gridando Kyrie eleison, entrò in città. Si diresse alla cattedrale, sempre gridando Kyrie eleison. Il vescovo [uniate] Teodoro lo fece prendere e fustigare. Sopportando senza movimento alcuno le frustate, fu poi allontanato dalla chiesa. Andato da un’altra parte, come al solito gridava Kyrie eleison. Due Franchi, Jean e Rumtibert, presero il santo e lo incarcerarono, legato mani e piedi. Ma rifulse una grande luce, le funi che lo legavano furono sciolte, le porte si aprirono, ed egli, gridando Kyrie eleison, prodigiosamente uscì. Un giorno, nella stessa città, nei pressi della porta incontrò il conte Gotfried, che avanzava a cavallo accompagnato dai suoi. Alzate le mani al cielo, il santo gridò Kyrie eleison. A quel grido improvviso e al gesto delle mani, i cavalli si spaventarono, e disarcionarono i cavalieri facendoli finire per terra. Uno di questi si avvicinò al santo e lo prese a schiaffi. Ma, mentre gli altri cavalieri si rimettevano in movimento, colui che aveva schiaffeggiato il santo cadde improvvisamente da cavallo, rompendosi le gambe; la mano che aveva colpito il santo restò paralizzata.
Alcuni lo presero e lo condussero alla chiesa di san Demetrio e ve lo lasciarono, mani e piedi legati. Egli non smetteva mai di pregare e magnificare il Signore. Ed ecco che verso mezzanotte apparve l’angelo del Signore, e una luce intensa riempì la chiesa. Sciolti i legami, mentre egli gridava Kyrie eleison, venne tirato fuori dalla chiesa. Entrando nel campanile, cominciò a suonare le campane; appendendo poi il suo mantello dinanzi all’icona di san Demetrio, disse: “Non cessi il Signore di compiere prodigi e miracoli a beneficio degli infermi sino alla fine del mondo”. Il che si verifica fino a oggi: tutti coloro che toccano con fede il mantello, vengono liberati da qualunque malattia siano stati colpiti.
Partendosi di lì, Nicola - sempre gridando Kyrie eleison - giunse a Veglie. Ivi, rimanendo nella casa di una povera vedova, le procurava il necessario: si caricava la legna sulle spalle, e la portava in quella casa. In questa città, come del resto ovunque, gridava Kyrie eleison incessantemente. E nell’invocare sempre Kyrie eleison, questo santo gridava: Convertitevi!, allo stesso modo in cui lo aveva gridato ai giudei il Precursore di Cristo. A seguito di queste cose, alcuni che lo disprezzavano, presero il santo del Signore e gli tagliarono i capelli a forma di croce, per derisione.
Venne poi a Taranto, sempre gridando Kyrie eleison, e Convertitevi! Al clamore provocato, il vescovo Albert diede ordine di dargli molte frustate. E infatti, lo frustarono tanto disumanamente e selvaggiamente, che la terra circostante si tinse del suo sangue. Partito da quel luogo, venne nella città di Trani; a causa però delle molte e insopportabili piaghe che gli avevano lacerato il corpo, giunto alle porte della chiesa della Madre di Dio, si accasciò per terra. Una luce indescrivibile lo circondò, mentre una voce gli preannunciava l’ultimo pellegrinaggio, quello che l’avrebbe portato al Signore.
La Vita che ho sunteggiato è stata redatta – in ambiente latino - sulla base dei ricordi di un monaco che aveva seguito Nicola sin da Naupatto; una successiva Vita nasconde alquanto le responsabilità del vescovo latino di Taranto nella morte del martire. L’intero corpo di san Nicola è conservato a Trani.

 

 

 

 

 

 

 

Consultare

« La vita di san Nicola di Trani, o la sintesi della santità nell’XI secolo », dans Bizantini, Longobardi e Arabi in Puglia nell’alto medioevo. Atti del XX Congresso internazionale di studio sull’alto medioevo (Savelletri di Fasano, 3-6 novembre 2011), Spolète, 2012 (CISAM), p. 433-453



http://www.academia.edu/4921101/_La_vita_di_san_Nicola_di_Trani_o_la_sintesi_della_santit%C3%A0_nell_XI_secolo_dans_Bizantini_Longobardi_e_Arabi_in_Puglia_nell_alto_medioevo._Atti_del_XX_Congresso_internazionale_di_studio_sull_alto_medioevo_Savelletri_di_Fasano_3-6_novembre_2011_Spol%C3%A8te_2012_CISAM_p._433-453

 

 

Vita di san Nicola il Pellegrino, pazzo per Cristo

Sta in

http://digilander.libero.it/esicasmo/ESICASM/nicola%20pellegrino.htm

La Vita di san Nicola (detto anche il Pellegrino) è di straordinario interesse: raccoglie i ricordi relativi a un giovanissimo pazzo per Cristo nato in Grecia nel 1075 circa e morto nel 1094 circa in Puglia, dove è venerato a Trani e in diverse altre località.
La sintesi qui proposta è tratta da G. CIOFFARI, San Nicola pellegrino patrono di Trani, Bari 1994.

Nicola nasce nel 1075 circa in un villaggio nei pressi del Monastero di San Luca di Stirion [nella Focide, non
lontano da Livada, diocesi di Tebe - Thivòn ke Livadìas] da poveri agricoltori; non riceve alcuna istruzione e,
all'età d’otto anni circa, è mandato a pascolare le pecore. Illuminato tuttavia dalle increate Energie, un giorno, all’improvviso, comincia a gridare: Kyrie eleison! Invocando incessantemente la divina misericordia, meritò di raggiungere grandi altezze.
La madre ricorre a minacce e botte, nell'intento di far
rinsavire il figlio; quando si rende conto di non riuscire a distoglierlo da quella pratica, lo caccia di casa. Il ragazzo, dodicenne, si avvia verso la montagna e si rifugia in una grotta, nella quale abitava un'orsa. Vedendola, Nicola afferra una croce e dice: - In nome di Gesù Cristo, non entrare più in questo luogo. Obbediente, l’orsa lasciò quel luogo e disparve. Nicola si stabilisce nella grotta, nutrendosi d’erbe crude, gridando giorno e notte: Kyrie eleison! Un giorno gli si presenta un monaco dall'aspetto venerabile e dalla barba lunga, nudo e con i capelli bianchi: lo chiama per nome; lo spinge all'amore della virtù; lo esorta e istruisce, poi scompare.1
La madre porta poi Nicola nel Monastero di San Luca di Stirio. All'inizio, sospettandolo posseduto dal demonio, i monaci lo bastonano: egli allora sta dinanzi alla porta del tempio, rivolgendosi a Dio senza mai stancarsi e gridando in preghiera: Kyrie eleison!
I monaci chiudono Nicola in una torre, e fermano la porta con un macigno: verso la mezzanotte, ecco un tuono, il macigno rotola e il ragazzo può uscire liberamente e si reca in chiesa, esclamando come al solito Kyrie eleison. I monaci acciuffano Nicola e lo incatenano in una cella. La catena si disfa: Nicola va al refettorio, dove i monaci mangiano e, pregando sempre il suo Kyrie eleison, mette la catena dinanzi ai loro occhi. Lo cacciano dal monastero, ma la Potenza divina solleva Nicola e lo depone sulla cupola della chiesa. I monaci, che dopo il pranzo stanno riposando nelle celle, lo sentono gridare il solito Kyrie eleison e accorrono: uno si arrampica sulla cupola e, a bastonate, costringe Nicola a scendere. Nel tentativo di farlo rinsavire, i monaci buttano il ragazzo in mare; un delfino, sollevandolo dal profondo, salva Nicola che, salito su uno scoglio, continua a gridare Kyrie eleison! Intanto si solleva improvvisamente il vento, le onde si agitano e si scatena la tempesta; i monaci che lo avevano buttato a mare sono in pericolo. Nicola li chiama da terra, dicendo: - Gridate anche voi il Kyrie eleison! Una volta salvi, i monaci lasciano in pace il ragazzo; egli, però, abbandona il monastero e torna a casa dalla madre.
Nicola, prendendo una mannaia o un'ascia o un coltello, ogni giorno andava in montagna; tagliava legna da alberi di cedro, faceva delle croci e andava a piantarle ovunque.
Un giorno Nicola prende con sé il fratello Giorgio, più piccolo di lui, e lo conduce in montagna. Gli dice: - Ti supplico, resta con me per tre giorni, costanti nella preghiera. Il Signore ci farà conoscere ciò che ha previsto per noi. Prega, dunque, affinché anche tu sia illuminato. Ecco, appare un angelo del Signore, come una colonna di fuoco la cui sommità raggiungeva il cielo; prende entrambi e li porta in un luogo altissimo, dicendo: - Questo luogo, o Nicola, grazie a te sarà glorificato sino alla fine del mondo. Giorgio dormiva profondamente; quando l’angelo se ne fu andato, chiese: - Dove siamo? Nicola rispose: - A Oraco. Replica Giorgio: - Non potevi fare l’eremita da solo, senza costringere anche me? Come possiamo lasciare sola nostra madre? Gli dice il santo: - Il Padre delle misericordie che ha cura di tutti la custodirà, proteggerà e difenderà da ogni male, consolandola e salvandola in questo e nel mondo a venire.
Giorgio lascia il fratello e torna a casa; il santo invece rimane dove l'ha portato l’angelo: si costruisce una capanna e intaglia croci di legno di cedro, innalzandole dappertutto.
Un giorno gli appare l'angelo del Signore e gli dice: - Tu scaverai in quel punto e troverai una sorgente, ma gli uomini della zona non ti lasceranno abitare qui. Un giorno, Nicola decide di salire a Euzerichia. Mentre si avvicina, gridando come al solito Kyrie eleison, lo vede da lontano l'igumeno Teodoro, il quale dice ai monaci: - Facciamogli montare un cavallo feroce, e così vedremo se davvero è un santo. I monaci lo mettono a forza in sella e spronano il cavallo: l’animale, però, si fa mansueto.
Venuta notte, Nicola sogna un angelo del Signore che gli mostra una grotta piena di luce. Entra in essa; vede tre icone, una di Gesù Cristo, un'altra della Madre di Dio, e la terza del Precursore; dinanzi alle tre icone pendevano tre lampade. Nicola venera le icone e, sempre in sogno, vede che l'angelo del Signore lo porta in Langobardia2, in una città sul mare chiamata Trani, e gli dice: - Gli uomini di questa regione ti cacceranno e non ti tratterrai a lungo con loro.
Svegliatosi, Nicola cerca invano la grotta vista in estasi; non riuscendo a trovarla, ritorna a Oraco e continua a intagliare croci di legno di cedro. E’ così occupato quando gli viene incontro, a cavallo, il monaco Massimo, economo del monastero di Stirio, uomo violento e severo. Il santo lo saluta con umiltà e gli dice: - Perché maltratti i lavoratori a te soggetti e li opprimi e affliggi ingiustamente?
Il monaco Massimo, sceso da cavallo, cominciò crudelmente a colpire il santo col bastone che portava. Il santo giaceva pieno di piaghe e dolori, rendendo grazie a Dio, quando fu rapito e in sogno vide san Luca, il fondatore del monastero di Stirio, 3 che lo assisteva dicendo: - Coraggio, Nicola; si consoli il tuo cuore; il Signore è con te! E porgendogli una croce, immediatamente lo risanò. Alzatosi, Nicola si recò a Euzerichia, dove il monaco Massimo stava dormendo. Invocando ad alta voce Kyrie eleison, lo svegliò. Il monaco fece inseguire Nicola dai cani: il ragazzo si salvò arrampicandosi su un albero.
Un giorno Nicola andò a trovare sua zia Irene. Lungo la strada, alcuni passanti gli avevano regalato una certa quantità di olive. Egli le diede a Irene, dicendo: - Parte mangiale tu, parte dalle a mia madre. Quella se le mangiò tutte ma subito perse la voce. Il santo tornò da lei e, segnatala con una croce, le restituì la parola.
Nicola vestiva da monaco: non era stato ordinato, ma i monaci di Stiri gli avevano fatto indossare l’abito, come per gioco. Una fanciulla di bell'aspetto si presenta a Nicola, chiedendogli di poterlo seguire nei suoi pellegrinaggi: il ragazzo accetta, e la traveste da monaco. Questa ragazza seguiva il santo e con lui diceva Kyrie eleison eppure, improvvisamente, accusa Nicola come seduttore e ingannatore, aggiungendo calunnie e infamie. I paesani ricoprono Nicola d’ingiurie; arrivano anche i parenti: sentendo il rimorso della coscienza, la ragazza confessa la verità, che lei aveva liberamente scelto di seguire il santo.
Il primo luglio, nel Metochio di Faro presso il mare, chiamato Stirisca, si stava preparando la festa dei santi anargiri Cosma e Damiano. L'igumeno di Stirio tutti gli anni andava alla festa. C'era anche Nicola e, durante la Liturgia, si avvicinò per ricevere il Corpo e Sangue di Cristo. L'igumeno, ingiuriandolo, ordinò di cacciarlo fuori come uno scomunicato. Piangendo, Nicola entrò nuovamente nella chiesa ma tre giorni dopo, finita la festa, decise di partire per Roma.
Nicola si reca a Naupatto e s’imbarca, aggregandosi a un monaco kaviota, a nome Bartolomeo4. Sulla nave, Nicola continuamente gridava Kyrie eleison, infastidendo quelli che navigavano con lui: fatto sta che - o scivola o lo buttano - Nicola finisce in mare; protetto dalla Potenza di Dio, raggiunge la spiaggia di Otranto. Al monaco Bartolomeo disse che era stato portato in salvo da una Signora scesa dal cielo. C'era a Otranto una nave di grandi dimensioni, che da diversi giorni non riusciva a entrare nel porto, a causa dei venti contrari. Nicola dice ai timonieri: - Salgo io sulla nave, e quando vi farò un segnale, allora cominciate a tirare la nave. E sollevati gli occhi al cielo, facendo la solita preghiera del Kyrie eleison, gridò: - Tirate! La nave cominciò subito a muoversi e gli abitanti di Otranto si resero conto di quale potere fosse dotato Nicola. Prendevano in mano, infatti, la sua croce o il bastone, e guarivano da ogni malattia. Oppressi in quegli anni dai Franchi, lo supplicavano: - Sappiamo che ottieni tutto ciò che chiedi al Signore: intercedi per noi presso il Signore, affinché siamo liberati dai barbari.5 Nicola, giorno e notte, senza smettere mai, gridava con i fanciulli il Kyrie eleison. Una volta che Nicola dormiva sulla spiaggia, verso mezzanotte, gli sembrò di vedere sbucare una nave di Agareni: in realtà, erano demoni che sterminò gridando Kyrie eleison.
Si svolgeva a Otranto una litì con l'icona della Madre di Dio. Nicola, che seguiva e cantava Kyrie eleison, incontrò un vecchio e, facendogli un inchino, gli disse: - Salve, mio fratello e signore! Tu ed io siamo stati plasmati dall'unico creatore! E lo abbracciò. Ma i cristiani che erano lì mormorarono: - Guardate, riverisce e saluta gli Ebrei! Mettendogli dinanzi l'icona della Madre di Dio, dicevano: - Adora la Madre di Dio. Ma egli si rifiutò, per cui lo picchiarono.6
Nicola partì da Otranto e si recò a Sogliana [a 4 km da Galatina -LE] e compì numerosi miracoli. Poi si recò [forse a Nardò e Racale,] a Olimpio [Lecce] e a Vérnole [a 14 km da LE], dove guarì un indemoniato. Giunto nelle vicinanze di Lecce, come al solito gridando Kyrie eleison, entrò nel tempio di San Zaccaria. Poi, verso l'ora prima, gridando con i fanciulli Kyrie eleison, entrò in città. Si diresse alla cattedrale, e cominciò a gridare Kyrie eleison. Il vescovo Teodoro [Bonsecolo, circa 1092-1101], lo fece frustare e allontanare dalla chiesa. Due fratelli, Giovanni e Rumtiberto, presero il santo e, legatolo mani e piedi, lo rinchiusero: appena si allontanarono, le funi si sciolsero e Nicola uscì tranquillamente. 7
Un giorno, nella stessa città, nei pressi della porta incontrò il corteo del principe [di Taranto, Boemondo d’Hauteville?]. Alzate le mani al cielo, Nicola gridò Kyrie eleison! A quel grido, a quel gesto delle mani, i cavalli si spaventarono e disarcionarono i cavalieri. Uno di questi schiaffeggiò Nicola ma subito cadde da cavallo, rompendosi le gambe e restando con la mano paralizzata.
Il conte [di Lecce e Ostuni, Goffredo?] teneva in carcere due fratelli che non volevano pagare le tasse. Il santo, udendo ciò, va alla casa del conte, gridando Kyrie eleison, per intercedere a loro favore. Il più altolocato della famiglia del conte regala a Nicola una cappa e dei sandali.
Per la strada, passa un cieco: al vederlo, Nicola gli si inginocchia davanti, piangendo. Questo cieco aveva ucciso il suo socio in affari, appropriandosi del denaro. Il santo piangendo amaramente, pregava il Signore; gli si avvicinò l'angelo del Signore e gli disse: - La tua preghiera è stata esaudita; il peccato del cieco è stato perdonato; ora illumina tu la sua anima. Toccando il posto degli occhi, Nicola fece recuperare la vista al cieco.
Alcuni lo presero e lo incatenarono nel tempio di San Demetrio. Verso mezzanotte, apparve l'angelo del Signore, e una luce intensa riempì la chiesa: mentre egli gridava Kyrie eleison, fu liberato. Entrando nel campanile, cominciò a suonare le campane; appese poi il suo mantello dinanzi all'icona di san Demetrio. Un giorno, volendo metterlo alla prova, una donna si travestì da uomo e restò con Nicola in chiesa. Dopo molte ore di preghiera notturna, desiderando riposare un po', Nicola si sdraiò tenendo accanto a sé la croce. Allora la tentatrice vide una colonna di fuoco che scendeva dal cielo e sfiorava la testa del santo.
Questo e altro il santo faceva in Langobardia. Segnò con una croce un bambino di quasi otto anni, Pulexetus [?], che d’allora cominciò a fare miracoli.
Sempre gridando Kyrie eleison, Nicola si recò a Veglie [a 18 km da Lecce], in casa di una povera vedova, e la serviva con l'aiuto d’alcuni devoti amanti di Cristo. Gridava Kyrie eleison incessantemente. E, nell'invocare sempre Kyrie eleison, ora aggiungeva: Fate penitenza! Venne poi a Taranto, sempre gridando Kyrie eleison, e Fate penitenza. Al clamore provocato, il vescovo [Alberto] ordinò di frustarlo: la terra circostante si tinse del suo sangue.
Partito da Taranto, si recò a Trani. A causa però delle piaghe, giunto alle porte della chiesa della Madre di Dio, si accasciò per terra. Una luce circonda Nicola; perdonando tutti, il martire innocente esala l'ultimo respiro.

Note
1 San Lorenzo, nato a Frazzanò di Messina agli inizi della Francocrazia, sull’Etna incontra un uomo orribile a vedersi, tutto nudo, che si presenta come un eremita calabrese inviato da Dio per confortarlo.
2 La Langobardia, la Regione dei Principi [Longobardi], si può identificare – grosso modo – con l’area compresa tra Pollino, Sannio, Irpinia, Gargano. Qui invece indica l’antica Calabria, l’attuale Salento.
3 San Luca il Nuovo, nato nell’isola di Eghina, fondò un monastero a Stirio, dove morì il 7 febbraio 953. Il Monastero (Osios Lukas) divenne ben presto celebre per i continui miracoli ed è oggi conosciuto per gli stupendi affreschi che decorano il katholikon, la chiesa centrale del monastero.
4 La Vita specifica che le precedenti notizie sono state raccontate da Nicola al girovago Bartolomeo, che d’ora poi diventa testimone diretto e fonte dell’agiografo.
5 Bari fu conquistata dai Normanni nel 1071.
6 L’episodio è tra i più belli esempi di Pazzia per Cristo.
7 Le disavventure – per usare un eufemismo – di san Nicola vanno unite a quelle, occorse ad altri santi ortodossi di Sicilia e Grande Grecia, negli stessi anni iniziali della Francocrazia. Il vescovo san Luca il Grammatico, dal sud della Calabria giunge a Taranto, volendosi imbarcare per rifugiarsi a Costantinopoli ma è "costretto" a tornare indietro. San Giovanni di Matera, arrestato dai Franchi, dichiara di essere pronto a morire per la verità; condannato al rogo, evade e si nasconde nei boschi tra Lucania e Calabria. Qui incontra Guglielmo di Vercelli, che progettava di partire "missionario" per l’Oriente e lo distoglie da quel proposito sgradito a Dio. Recatosi a Bari nella speranza di potersi imbarcare per Costantinopoli - nel 1098 – Giovanni è nuovamente arrestato.


TRATTO DA
http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-da-trani_(Dizionario-Biografico)/
NICOLA daTrani (Nicola Pellegrino). – Nacque nel 1075 a Stiri (Steiri) sulle pendici del monte Elicone, in Grecia. I
Nel 1087 entrò nel monastero del Beato Luca (Hosios Lukas) fondato nel 953 sul monte Elicone. Dopo alcuni annisi imbarcò per Otranto, diretto in pellegrinaggio a Roma. Passato per Lecce e  a Taranto, il 20 maggio 1094 arrivò a Trani, dove si fermò.
Divenne celebre perché recitava continuamente l’invocazione Κύριε ἐλέησον («Signore abbi pietà»), una pratica che gli creò incomprensioni tra i compagni monaci e con le autorità ecclesiastiche, ma gli portò fama di santità. In realtà Nicola può essere inquadrato nella tradizione del monachesimo bizantino dell’epoca, appartenendo alla tradizione dei cosiddetti saloi (pazzi per Cristo) e dei monaci pellegrini, noti anche attraverso fonti storiche contemporanee.
Morì il 2 giugno 1094 e fu considerato subito santo.
Di lui furono composte tre vite. La prima fu scritta da Adalferio su committenza di Bisanzio, vescovo di Trani; la seconda è basata sul resoconto del suo compagno Bartolomeo; la terza fu redatta da Amando, in seguito vescovo di Trani. Bisanzio avviò anche la costruzione della cattedrale di Trani, nella quale si conservano i resti di Nicola. Durante il concilio di Bari dell’ottobre 1098 il presule incontrò il papa Urbano II, che confermò la santità di Nicola sia in quell'occasione, sia anche durante il concilio che tenne successivamente a Roma. Nel 1748 papa Benedetto XIV lo inserì nel martirologio romano.
Fonti e Bibl.: Bibliotheca hagiographica Latina antiquae et mediae aetatis, II, Bruxelles 1898-1901, pp. 6223 s., 6226; G. Cioffari, S. Nicola Pellegrino. Vita, critica storica e messaggio spirituale, Trani 1994; G. Cioffari, Nicola Pellegrino. Un santo Greco nella Puglia del XI secolo, in Nicolaus Studi storici, V (1994), 1, pp. 5-21, Id., La Chiesa di Trani nell’XI secolo e S. Nicola Pellegrino, Conferenza inedita (Trani 23 marzo 1999); Arcidiocesi di Trani, Barletta, Bisceglie e Nazareth, S. Nicola il Pellegrino: Atti, testimonianze e liturgie in occasione dei festeggiamenti del IX centenario della sua morte. 10 anni dopo, Trani 2004.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.