mercoledì 10 gennaio 2018

10 gennaio Santi Italici ed Italo Greci


Santa Tecla e Santa Giustina vergini e missionarie a Lentini in Sicilia(nel III secolo )
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 http://siciliasantiprimomillenni.blogspot.it/2017/01/santi-per-il-10-gennaio.html


 
 
Santo Milziade(in alcuni codici Melchiade)  Papa e Patriarca di Roma (nel 314)-Martirologio Romano :” A Roma nel cimitero di Callisto sulla via Appia, san Milziade, papa: originario dell’Africa, sperimentò la pace resa alla Chiesa dall’imperatore Costantino e, sebbene fortemente osteggiato dai Donatisti, si adoperò saggiamente per la riconciliazione.


Della sua vita non si sa quasi nulla, prima del pontificato. Era di origine africana, e dovette trovarsi a Roma sul finire della sanguinosa persecuzione di Diocleziano. Fu poi testimone dell'ambigua condotta nei confronti dei cristiani, dell'Imperatore Massenzio, il quale, per sedare le discordie della Chiesa romana, esiliò tanto il Papa Eusebio, quanto un antipapa, Eraclio, esponente di un gruppo di apostati mal pentiti.
Eusebio morii poco dopo, nel 310. Il nuovo Papa, che fu Milziade, venne eletto però solo un anno più tardi. In quell'anno era accaduto infatti un avvenimento importante. Galerio aveva emesso un Editto di tolleranza religiosa, che venne poi sottoscritto dagli " Augusti " Licinio e Costantino. Massenzio non aveva firmato quell'Editto, ma seguì lo stesso, nei confronti dei cristiani, la politica di benevolenza dei suoi avversari. Non volle pregiudicarsi il favore dei sudditi, riell'imminenza della contesa politica.
Il neo-eletto Milziade, si valse di questa mutata politica per riorganizzare energicamente la Chiesa. Per prima cosa riottenne i beni dei cristiani di Roma confiscati durante le persecuzioni. Poi inviò i suoi Diaconi a riprendere possesso dei luoghi di culto, cioè degli antichi tituli.
Dopo la battaglia di Ponte Milvio, sconfitto Massenzio, Costantino entrò in Roma innalzando il segno della Croce. Il Papa, allora, sfruttò ancora meglio in favore dei fedeli, le ottime disposizioni dell'Imperatore vittorioso. Costantino infatti non si limitò a restituire i beni della Chiesa: stabilì che l'erario contribuisse ai bisogni del culto. Non si contentò di reintegrare i cristiani nelle modeste dimore dove avvenivano le riunioni sacre: volle che fossero costruite nuove e grandiose basiliche. La prima ad essere iniziata fu quella detta Lateranense, che è restata la Cattedrale di Roma; e nel Laterano, in un palazzo di proprietà del fisco imperiale, Costantino ospitò il Santo Vescovo di Roma.
Il pontificato di San Milziade o Melchiade fu breve. Col 314, le opere da lui fervidamente iniziate vennero proseguite da San Silvestro. Ma tre anni di governo della Chiesa bastarono a fargli meritare l'elogio di Sant'Agostino: " Vero figlio della pace e vero padre per i cristiani ".
E  questo " figlio della pace ", primo Papa dell'età costantiniana del " trionfo del Cristianesimo ", ricevette il titolo onorifico di Martire, forse per essere stato sepolto nelle Catacombe.


Sotto il suo pontificato viene eletto vescovo di Ascoli e Ordona Teofilo nell'anno 313 secondo la "Serie dei vescovi che fu dato di scoprire da alcuni antichi manoscritti, soprattutto da quelli che si conserva in Ascoli nell'Archivio dei Padri eremiti di Sant'Agostino" e trascritti dal vescovo Mons. Todisco Grande. Di questo vescovo non si fa menzione nella cronotassi ufficiale anche se nella Serie dei vescovo...si legge che questo vescovo intervenne al Sinodo Romano celebrato nello stesso anno sotto il papa Melchiade.

Milziade, o Melchiade (... – Roma, 10 gennaio 314), fu il trentaduesimo papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Fu papa dal 2 luglio 311 alla sua morte. L'anno della sua nascita è sconosciuto, come la sua storia personale fino all'elevazione al soglio di Pietro. Dopo il bando di papa Eusebio e la confisca di parte dei beni della Chiesa da parte di Massenzio, la sede romana rimase vacante per qualche tempo, probabilmente per le complicazioni che erano sorte a seguito dei tumulti causati dal problema degli apostati (i lapsi), che avevano indotto l'imperatore ad esiliare Eusebio. Il 2 luglio 311, Miltiades (il nome è scritto anche Melchiades), originario dell'Africa, fu consacrato vescovo di Roma. Esiste un'incertezza sull'anno esatto della sua elezione, derivata dal Catalogo Liberiano dei Papi che riportava 2 luglio 311 quale data di consacrazione del nuovo papa (ex die VI non. iul. a cons. Maximiliano VIII solo, quod fuit mense septembri Volusiano et Rufino); in contraddizione con questa informazione riportava però anche che la morte del papa avvenne il 2 gennaio 314 (non il 10), dopo un pontificato di tre anni, sei mesi ed otto giorni. Quindi, Milziade sarebbe stato eletto nel 310, anziché nel 311, ma nel 310 Eusebio era ancora in vita. Probabilmente, per l'errore di un copista, dovremmo leggere ann. II invece di ann. III e pertanto l'anno della sua elevazione al papato fu, con più probabilità, il 311.Negli anni 310-311 si verificarono importanti mutamenti nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa. Galerio, uno dei due Augusti d'Oriente, era stato il promotore dell'ultima grande persecuzione contro i cristiani, ma la resistenza ad oltranza di questi, e la loro condotta morale, convinsero l'imperatore a cessare la campagna. Oltre a ciò, lo stesso Galerio fu colpito nel 310 da una gravissima malattia che lo consumò anche nello spirito, tant'è che il 30 aprile del 311 emanò un editto di tolleranza e libertà di culto per i cristiani (Editto di Serdica). La tradizione tramanda che Galerio concludesse l'editto chiedendo ai cristiani di pregare il loro Dio per la propria salute, in riconoscenza della benevolenza da lui accordata alla nuova religione.I cristiani continuarono ad essere perseguitati solamente in quei paesi orientali che erano sotto la giurisdizione di Massimino Daia, mentre in Occidente Massenzio rispettò l'editto di Galerio, consentendo, dopo circa due anni, l'elezione del nuovo vescovo di Roma. A lui  accordò il diritto di riavere, tramite il prefetto della città, tutti gli edifici ecclesiastici ed i possedimenti che erano stati confiscati durante le persecuzioni. Due diaconi romani, Stratone e Cassiano, furono incaricati da Milziade di discutere della questione col prefetto e di riprendere possesso delle proprietà ecclesiastiche. Divenne così possibile riorganizzare completamente l'amministrazione della Chiesa e la vita religiosa dei Cristiani a Roma. Milziade fece traslare i resti del suo predecessore, Eusebio, dalla Sicilia a Roma e li fece seppellire in una cripta nelle catacombe di San Callisto. L'anno seguente il papa fu testimone della sconfitta di Massenzio nella Battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) e dell'ingresso a Roma dell'imperatore Costantino, quantomeno favorevole, se non convertito, al Cristianesimo. L'anno successivo Costantino promulgò l'Editto di Milano , che pose fine all'epoca delle grandi persecuzioni dei cristiani e permise loro di vivere come tali e di ricostruire i loro luoghi di culto. Agli occhi dei cristiani l'imperatore venne visto come un protettore della Chiesa. A riprova dell'importanza e della popolarità assunte dall'imperatore anche nei fatti della Chiesa, si pongono i suoi interventi in relazione alle discordie religiose nate in occasione della controversa consacrazione, avvenuta a Cartagine nel 313, dei due vescovi rivali Ceciliano e Maiorino (o Maggiorino): quest’ultimo, il cui partito era guidato da Donato di Casae Nigrae, che si era già distinto per alcune posizioni dichiarate “eretiche”, contestava l’elezione di Ceciliano avvenuta in assenza dei vescovi della Numidia che erano invece a lui favorevoli, e le due fazioni non si risparmiavano pesanti accuse. In seguito ai tumulti scoppiati tra le fazioni, il console Anulino chiese l'intervento di Costantino, il quale chiese a sua volta a Milziade di nominare tre vescovi gallici da inviare come visitatori episcopali e di dare udienza, a Roma, ai due rivali per decidere del caso. Il 2 ottobre 313 si riunì, in domo Faustae in Laterano (la casa dell'imperatrice Fausta), sotto la presidenza di Milziade, un sinodo di diciotto vescovi gallici, italici e africani sostenitori dei due contendenti che, dopo aver discusso approfonditamente fino al 4 ottobre la controversia, decise in favore di Ceciliano, la cui elezione e consacrazione a vescovo di Cartagine fu dichiarata legittima, e il partito favorevole a Donato (chiamato donatista) fu nuovamente condannato come eretico. Milziade chiuse il sinodo e ne comunicò le risultanze a Costantino. Successivamente l'imperatore istituì cinque diversi tribunali civili per affrontare il problema, che fu dibattuto per tre anni prima della sentenza definitiva ancora favorevole a Ceciliano. Forte del consenso religioso e civile, Costantino affidò al legittimo vescovo tutti i beni della Chiesa e punì con l’esilio i principali esponenti del partito avverso. La lunga vertenza produsse comunque uno scisma che afflisse la Chiesa d’Africa per più di tre secoli, con i donatisti che rifiutavano obbedienza al clero “ufficiale”, che consideravano usurpatore e di cui contestavano l’elezione. Nella biografia di Milziade, contenuta nel Liber Pontificalis, si afferma anche che, durante il suo regno, furono scoperte a Roma delle sétte manichee; ciò è piuttosto verosimile, dato che il Manicheismo cominciò a comparire in Occidente solo nel IV secolo. L'imperatore Costantino fece dono alla Chiesa romana del Palazzo del Laterano, che divenne la residenza del papa e, di conseguenza, anche la sede centrale dell'amministrazione della Chiesa di Roma. La basilica, confinante col palazzo, costruita probabilmente qualche tempo dopo, divenne poi la chiesa principale di Roma. Fu Milziade, di fatto, il primo papa che non solo vide la Chiesa tollerata, ma anche favorita dalla benevolenza dell'imperatore romano.Sempre il Liber Pontificalis attribuì a questo papa un decreto che impediva ai Cristiani di digiunare la domenica o il giovedì, "perché in questi giorni i pagani osservavano un digiuno sacro". Questa ragione è da tenere in considerazione perché, probabilmente, deriva dall'autore del Liber Pontificalis che, grazie a questo presunto decreto, faceva risalire un'usanza romana del suo tempo ad un'ordinanza di Milziade. Il Liber Pontificalis, probabilmente, non è meno arbitrario nell'attribuire a questo papa un altro decreto secondo il quale il pane eucaristico consacrato nella Messa Solenne del papa doveva essere portato in tutte le chiese di Roma. Tale usanza esistette davvero a Roma, ma non c'è alcuna prova che fu introdotta da Milziade, come invece asserisce il Liber Pontificalis. Dopo la sua morte, il 10 gennaio  314, Milziade fu sepolto nelle Catacombe di San Callisto. La tradizione vuole che i suoi resti siano conservati nella Chiesa di San Silvestro in Capite. La Sua festa, secondo il Martyrologium Hieronymianum e il Martirologio Romano ricorre il 10 gennaio.



 
Santo Giovanni il Buono Vescovo di Milano(nel 659)-Martirologio Romano: “A Milano, memoria di san Giovanni Bono, vescovo, che riportò nella sua città la sede episcopale, precedentemente trasferita a Genova a causa dei Longobardi; per la sua fede e i suoi buoni costumi gradito a Dio e agli uomini.”
Nel corso dei suoi diciassette secoli di storia, vi fu un periodo in cui la sede episcopale dell’antica Mediolanum dovette trasferirsi temporaneamente in Liguria, a causa dell’invasione dei longobardi ancora pagani. Proprio al termine di questo triste periodo si colloca l’episcopato di San Giovanni il Buono.
Nato a Camogli, in provincia di Genova, o secondo un’antichissima tradizione a Recco, cittadina della riviera ligure di Levante. Alcune notizie biografiche del santo ci giungono da un componimento poetico composto assai probabilmente tra l’XI ed il XIII secolo. L’anonimo autore del testo sostiene che Giovanni nacque a Camogli, da nobile famiglia della valle di Recco e questa potrebbe forse costituire una spiegazione all’antico duello tra le due città contendenti la suoi natali. Ancora bambino Giovanni sarebbe stato condotto a Milano, dove affrontò gli studi ecclesiastici e venne incardinato nella Chiesa milanese. Nel frattempo, dopo quasi ottant’anni di esilio forzato il celebre re longobardo Rotari, che aveva invaso anche la riviera ligure, si accordò con il clero ambrosiano circa il ritorno del loro vescovo alla sua sede naturale. Fu così che Giovanni, ormai apprezzato da tutti per le sue doti umane e per la sua intelligenza, all’incirca nel 641 fu acclamato trentaseiesimo vescovo di Milano, primo a sedere nuovamente nella ripristinata sede episcopale della città lombarda.
La sua umiltà e la sua generosità divennero quasi proverbiali fra il gregge affidato alle sue cure pastorali, che presto iniziò a soprannominarlo semplicemente ed affettuosamente Giovanni “il Buono”. Il carme predetto ricorda di lui: “Era solito confortare e consolare i miseri, dava da mangiare agli affamati, vestiva i nudi, dava da bere agli assetati, visitava gli ammalati e i prigionieri, offriva ospitalità ai viandanti. Pieno di grazia, di fede e di buoni costumi, gradito a Dio e agli uomini, rifulse nelle sue azioni. Giovanni si mostrò tanto umile dinanzi a tutti che, grazie alla sua umiltà, era difficile discernere se veramente egli fosse il vescovo”.L’unico episodio storicamente accertato della vita di questo santo vescovo è un viaggio a Roma che effettuò verso la fine del 649, in occasione di un sinodo convocato dal papa Martino I che si celebrò nella basilica lateranense.San Giovanni il Buono morì a Milano dopo almeno una decina d’anni di episcopato ed i suoi resti mortali trovarono sepoltura nella chiesa oggi scomparsa di San Michele in Duomo, così denominata in quanto sorgeva accanto alla “Domus sancti Ambrosii”, antico appellativo del vescovado. Quattro secoli dopo il vescovo Ariberto ne ravvivò il culto in tutta la diocesi, in seguito al ritrovamento del corpo che si temeva perduto. Fu però San Carlo Borromeo a far trasferire tali reliquie nel duomo il 24 maggio 1582, e qui fu poi eretto in suo onore un altare tra i più ricchi e sfarzosi dell’intero edificio sacro. Nel 1951 il beato cardinal Ildefonso Schuster ordinò una nuova ricognizione dei resti del santo, che risultò misurare ben 190 centimetri d’altezza, e li fece quindi ricomporre in una nuova urna metallica.Anche nella borgata di Recco nel 1288 venne effettuato un lascito per la costruzione di un altare nella chiesa parrocchiale, destinato a conservarvi un braccio ed una costola del santo. Tali reliquie furono presumibilmente un dono dello stesso Ariberto, che volle così suggellare l’amicizia ed il gemellaggio nella fede fra la Chiesa ligure e quella ambrosiana.







Santo Agatone nato a Palermo e poi Papa e Patriarca di Roma.Avversario dell’eresia del monotelismo(nel 682)-Martirologio Romano: “A Roma presso san Pietro, deposizione di sant’Agatone, papa, che contro gli errori dei monoteliti custodì integra la fede e promosse con dei sinodi l’unità della Chiesa

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dal sinassario ROCOR in lingua francese

Saintes THECLE et JUSTINE, vierges et missionnaires à Lentini en Sicile (IIIème siècle). 


 Saint JEAN le Bon, évêque de Milan, confesseur de l'Orthodoxie face à l'arianisme et au monothélisme (659).


Saint AGATHON palermitano , pape et patriarche de Rome, qui combattit l'hérésie du monothélisme (682). 


 Saint PIERRE ORSEOLO, amiral de la flotte vénitienne, doge de Venise (976-978), puis moine au monastère Saint-Michel-de-Cuxa près de Perpignan en Roussillon (987).

San Pietro Orseolo ammiraglio della Flotta veneziana, doge di Venezia (976-978), poi monaco al monastero di San Michele ai piedi dei Pirenei, monastero secondo la regola di Benedetto da Morcia (verso il 987)-Martirologio Romano: “Nel monastero di Cuxa tra i Pirenei, san Pietro Orseolo, che, da doge di Venezia fattosi monaco, rifulse per pietà e austerità e passò la vita in un eremo vicino al monastero”.

Tratto dal quotidiano Avvenire
Nato nel 928 in Friuli da nobile famiglia veneziana, Pietro Urseolo (Orseolo) nel 976 divenne Doge e fece ricostruire San Marco e il Palazzo ducale distrutti dai cospiratori che avevano fatto cadere il predecessore, Pietro Candiano. Fu munifico nella costruzione di chiese. Sotto l'influenza dell'abate Guarino di Cuxa (Cussano), monastero benedettino ai piedi dei Pirenei, intraprese la vita monastica e per un certo periodo fu seguito da san Romualdo, fondatore dei Camaldolesi. Profondamente umile e austero, viveva in una cella così angusta da non potervi stare né ritto né steso. Morì a Cuxa il 10 gennaio del 987.


Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/91342

Pietro Orseolo nacque a Venezia nel 928, da nobile famiglia veneziana. Fu comandante della flotta veneta contro i corsari saraceni, che ormai da secoli costituivano una vera e propria piaga per il mar Mediterraneo. Non accontentandosi di attaccare le navi commerciali, spesso costoro compivano anche spaventose scorrerie sulle coste, saccheggiando e massacrando, portandosi via il bottino e soprattutto degli schiavi. Partendo dai loro covi africani, colpivano le loro vittime e fuggivano prima di aver dato loro tempo di poter organizzare la difesa. Talvolta si spingevano anche nell’entroterra continentale, attaccando castelli, monasteri e villaggi, che proprio non si aspettavano di veder spuntare i saraceni.
Inutile ribadire come il commercio marittimo fosse fortemente penalizzato da tutto ciò, a maggior danno delle Repubbliche Marinare, che furono così costrette ad organizzare flotte militari permanenti al solo scopo di contrastare i saraceni.
Nel 976 a Venezia una congiura di palazzo sfociò in una rivolta in cui rimase ucciso il doge Pietro Candiano. Stava dunque per iniziare una nuova aspra lotta tra le fazioni della Serenissima, quando saggiamente prevalse l’opzione di eleggere alla massima carica cittadina un personaggio neutrale. La scelta non poté che cadere su Pietro Orseolo, uomo di profonda fede cristiana, da tutti stimato per la sua capacità e il rigore morale.
Il novello doge non deluse le aspettative ed in breve tempo riuscì nell’intento di riappacificare la città, convogliando le risorse del suo governo in numerose opere benefiche e di pubblica utilità. Fece ricostruire la patriarcale basilica di San Marco ed il Palazzo Ducale, distrutti dai cospiratori che avevano ucciso il suo predecessore. Fu munifico anche nella costruzione di nuove chiese e finanziò perfino di tasca propria l’erezione di un’ospizio.
Furono questi due anni “serenissimi”, nei quali Venezia poté così ben meritare il suo celebre appellativo, sotto la guida del santo doge. Due soli anni, perché nel frattempo Pietro I Orseolo maturò una scelta di vita diversa: al regno terreno preferì quello dello spirito. D’accordo con moglie e figli e sotto l’influenza dell’abate Guarino intraprese la vita religiosa nel monastero benedettino di Cuxa, ai piedi dei Pirenei.

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