domenica 14 gennaio 2018

14 gennaio Santi Italici ed Italo greci

 

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Santo Ponziano martire a Spoleto sotto Marco Aurelio(verso il 161)






Secondo la tradizione agiografica, Ponziano, diciottenne, di nobile famiglia locale, visse a Spoleto al tempo dell'imperatore Marco Aurelio (161-180). Dopo aver resistito, con una fede indomita, alla persecuzione contro i cristiani portata avanti dal giudice Fabiano, fu da questi condannato a diverse prove che non conseguirono l'effetto voluto dai persecutori. Alla fine venne condannato alla decapitazione, che fu eseguita il 14gennaio del 175.

Il giovane martire venne sepolto in un luogo vicino alla città, alle pendici del colle Ciciano o Luciano, nell'area cimiteriale detta "di Sincleta", dove ebbe dapprima una memoria poi una basilica. Analogamente a quanto avvenne a Roma anche a Spoleto le basiliche costruite sulle tombe dei martiri furono affidate alla custodia dei monaci, che ne curavano il decoro della liturgia e l'assistenza dei fedeli che vi si recavano





Tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Ponziano_da_Spoleto


Il giovane Ponziano di Spoleto, di nobile famiglia locale del tempo dell'imperatore Marco Aurelio , durante una notte avrebbe avuto un sogno, in cui il Signore gli diceva di diventare un suo servitore. Così Ponziano si mise a predicare il nome del Signore, combattendo le persecuzioni dei cristiani promosse dal giudice Fabiano

La tradizione vuole che quando fu arrestato un giudice gli chiese come si chiamasse e lui rispose ”Io sono Ponziano ma mi puoi chiamare Cristiano”. Durante l'arresto venne sottomesso a tre prove:

  • fu buttato nella gabbia dei leoni, ma i leoni non si avvicinarono, anzi si fecero accarezzare;
  • fu fatto camminare sui carboni ardenti, ma ci passò senza problemi;
  • fu messo senza acqua e cibo, ma gli angeli del Signore gli portarono cibo e acqua.

Alla fine venne condotto su un ponte dove gli fu tagliata la testa. Da quel giorno il ponte è conosciuto come Ponte Sanguinario  Il martirio sarebbe avvenuto il 14 gennaio 175  La tradizione vuole che la sua testa, appena decapitata, fece un rimbalzo e finì sul Colle Ciciano, e lì dove cadde zampillò una fontana miracolosa.

Fu in quel luogo che venne in seguito eretta la chiesa di san Ponziano  affiancata nel medioevo  da un monastero

Viene ritenuto protettore contro i terremoti: un terremoto si ebbe al momento della sua decapitazione, e al santo viene attribuita la seguente profezia Spoleto tremerà ma non crollerà; ancora il 14 gennaio 1703  si ebbe la prima scossa  di una serie che avrebbe funestato la zona per venti anni circa, senza fare vittime.

Il culto di san Ponziano crebbe progressivamente, fino a che, nel 966 , il vescovo di Utrecht  ne trasportò le reliquie in quella città, che lo elesse compatrono.





Santo Felice  di origine  siriana presbitero e martire a Nola sotto Valeriano(verso il 255)

Martirologio Romano: A Nola in Campania, san Felice, sacerdote, che, come riferisce san Paolino, durante l’imperversare delle persecuzioni, patì in carcere atroci torture e, una volta ristabilita la pace, fece ritorno tra i suoi, ritirandosi in povertà fino ad avanzata vecchiaia, invitto confessore della fede



Tratto dal Quotidiano Avvenire

La vita del prete Felice ci è narrata da san Paolino di Nola, a cui si deve anche l'importante complesso di basiliche paleocristiane a Cimitile, a sei chilometri dalla località campana. Qui erano state deposte le spoglie di Felice, morto probabilmente dopo il 313. Nato a Nola nel III secolo da un ricco padre di origini orientali, aveva sofferto le persecuzioni ed era stato imprigionato, torturato e poi liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse in un luogo deserto (per questo, pur non essendo stato ucciso è stato venerato come martire). Grazie alla pace costantiniana Felice era rientrato in diocesi. Qui, pur essendo stato indicato come successore dal vescovo Massimo, alla morte di questi rifiutò l'elezione e visse in povertà fino alla fine dei suoi giorni. In suo onore si tengono due feste con processioni dal 5 al 14 gennaio, data della sua memoria liturgica.

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/37550




A sei km da Nola, a Cimitile vi è uno dei più importanti complessi paleocristiani del Mezzogiorno d’Italia; fino al II secolo d.C. esisteva una necropoli pagana, vicino alla quale i primi cristiani della zona, seppellirono i loro morti in un ‘cæmeterium’, termine da cui deriva il toponimo di Cimitile. 
In seguito i nolani vi deposero le spoglie del prete s. Felice, la fama dei miracoli che si verificarono sulla tomba del santo, fece della località, una meta di pellegrinaggio. Già nel IV secolo, nel recinto erano presenti diverse basiliche, divenute sei nei tempi successivi, esse sono adiacenti fra loro, alcune sovrapposte e sono: San Felice in Pincis, Santo Stefano, San Giovanni, San Paolino, Santissimi Martiri e San Gaulonio, ad esse si aggiunge la parrocchiale del 1789, posta in alto sul sito archeologico e dedicata anch’essa a San Felice in Pincis. 
L’origine di questi importanti luoghi di culto e di preghiera, si collega ad un ‘monasterium’ fatto costruire dal vescovo di Nola s. Paolino, originario di Bordeaux, il quale stabilendosi nel 394 a Cimitile ne determinò la crescita, infatti presso il ‘monasterium’ si riunirono molti amici del santo vescovo, divenuto poi il santo patrono di Nola e a cui è dedicata, nel giorno della sua festa il 22 giugno, la grande e celebre Festa dei Gigli di Nola; questi uomini, conducendo una vita di lavoro e di preghiera, anticiparono di un secolo la Regola di s. Benedetto. 
S. Paolino divenuto vescovo di Nola nel 409, lasciò il ‘monasterium’, ingrandì il cimitero e fece costruire la Basilica Nuova (400-403) inglobata poi nel XVI secolo nella Basilica di S. Giovanni; questa comunicava mediante un passaggio a triplice arcata, con quella di San Felice in Pincis. 
Quest’ultima è senz’altro la più importante delle sette basiliche, edificata nel IV secolo, sui resti della necropoli dei “gentili” di Nola, custodisce il sepolcro del prete martire s. Felice, custodito in un’arca formata da una celletta, in cui furono deposti anche i resti di altri due vescovi. 
La piccola costruzione divenne un “martyrium” con una apertura che serviva di passaggio ai fedeli che introducevano nella tomba degli unguenti, ritenuti miracolosi e protettivi contro le malattie, dopo il contatto con il corpo del santo. 
Il sepolcro è inserito in un’edicola monumentale, sorretta da colonne e decorata da un mosaico del V secolo, il tutto incastonato nella più ampia Basilica; il sepolcro-altare, inizialmente piccolo e povero, divenne come la sorgente di edifici spaziosi e rimane adesso come una gemma incastonata in cinque basiliche, i cui tetti, visti da lontano danno l’immagine di una grande città; così come lo descriveva s. Paolino nel carme 18. 
Tutto quello che si conosce di s. Felice, ci è trasmesso dal santo vescovo Paolino, il quale già devoto del santo, quando arrivò a Nola ed a Cimitile, gli dedicò ben 14 dei suoi carmi, che sono detti ‘natalizi’ (carmina natalizia) perché scritti dal 395 al 409 nella ricorrenza del ‘dies natalis’ della festa del santo, il 14 gennaio. 
Il racconto poetico di Paolino è il primo documento storico della vita di s. Felice, cioè la prima elaborazione scritta della tradizione orale, da lui appresa in zona. 
Felice nacque a Nola nel III secolo da padre siro, trasferitosi dall’Oriente in Italia, molto ricco; aveva un fratello Ermia che scelse la carriera militare, mentre lui si consacrò a Cristo come presbitero. 
Divenne fedele collaboratore del vescovo di Nola, Massimo, che durante l’ultima persecuzione contro i cristiani, lasciò Nola per rifugiarsi in luogo deserto, lasciando in città il prete Felice che voleva come suo successore. 
Ma Felice fu imprigionato e torturato, poi liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse nel luogo deserto, dove il vecchio vescovo Massimo era moribondo, consumato dagli stenti e dalle sofferenze. Lo rifocillò con il succo di uva miracolosa e poi caricatolo sulle spalle, lo riportò a Nola, affidandolo alle cure di una anziana cristiana. 
Durante la sospensione della persecuzione, poté riprendere il suo ministero sacerdotale, ma quando la persecuzione riprese, Felice fu di nuovo ricercato, ma egli sfuggì alla cattura rifugiandosi in una cisterna disseccata, dove per sei mesi fu alimentato, senza essere conosciuto, da una pia donna. 
Cessata definitivamente la persecuzione con la pace di Costantino (313), Felice ritorna a Nola, dove morto il vecchio vescovo Massimo viene candidato a succedergli, ma egli rifiuta a favore del prete Quinto, rinuncia anche ai beni che gli erano stati confiscati e trascorre il resto dei suoi giorni nella povertà e nel lavoro. 
Non si consce l’anno della sua morte, alcuni dati dicono sotto Valeriano (258), ma come spiegare che sia lui, che il vescovo Massimo non furono uccisi, è probabile quindi che siano morti dopo la pace di Costantino, quindi dopo il 313. 
S. Felice fu comunque sempre venerato come martire, anche se non era stato ucciso, ma certamente aveva tanto sofferto e solo miracolosamente aveva avuto salva la vita. La sua tomba fu detta “Ara Veritatis”, perché gli si attribuiva particolare efficacia per il trionfo della verità, contro gli spergiuri. 
Al santo patrono di Cimitile, sono dedicate dai fedeli ben due feste con processioni, che iniziate il 5 gennaio, vengono completate il 14 gennaio, giorno della sua festa liturgica; la prima parte dall’antichissimo sepolcro nell’area delle basiliche paleocristiane e finisce nell’ultima in ordine di tempo, cioè nella chiesa parrocchiale di S. Felice in Pincis; l’altra percorre il paese di Cimitile.



Il 14 di questo mese, memoria del santo glorioso martire Potito, venerato in tutta l'Italia Meridionale.



Santo poco conosciuto, ha comunque il privilegio di aver quattro Comuni italiani che portano o hanno portato il suo nome; mentre egli è patrono principale della città e diocesi di Tricarico (Matera) e patrono di Ascoli Satriano (Foggia). 
Si parla di s. Potito in antiche recensioni della “Passio s. Potiti”, la più antica delle quali è del secolo IX. Il santo è presentato come un’adolescente tredicenne, nato a Sardica nella Dacia Inferiore (attuale Romania), che era diventata provincia romana nel 107, dopo essere stata conquistata da Traiano; era unico figlio di una famiglia ricchissima. 
Seppur in così giovane età, aveva abbracciata la fede cristiana, resistendo alle minacce ed ingiunzioni paterne a ritornare al culto degli dei. Guarì dalla lebbra una illustre matrona, resistette a tutte le tentazioni del demonio che gli appariva sotto varie sembianze, liberò dal diavolo la stessa figlia dell’imperatore Antonino Pio (138-161), dal quale purtroppo perché cristiano, venne torturato e infine decapitato verso il 160. 
La più antica memoria del suo culto, viene ricordata nel ‘Liber Pontificalis’ napoletano del IX secolo e nel famoso Calendario marmoreo, tuttora custodito nell’arcivescovado di Napoli e che fu scolpito tra l’847 e l’877, il quale lo riporta al 13 gennaio. 
Alcuni studiosi si rifanno alla confusione medioevale di scambiare Sardica con la Sardegna, per affermare che s. Potito era stato martirizzato nell’Italia Meridionale, visto la diffusione del culto nelle Puglie che ne fu il centro e poi in seguito in Sardegna. 
Contribuì a questa versione, un brano dell’antica ‘passio’ latina citata, che indicava come luogo del martirio, qualche posto tra il confine del Sannio e l’Apulia (regione storica antica dell’Italia Meridionale) presso qualche affluente del fiume Ofanto. 
Il culto ebbe inoltre larga diffusione a Napoli, a Capua e Benevento, dove sorgono anche chiese a lui dedicate; già nel 1140 in un documento napoletano, si nominava una chiesa posta in località San Potito. 
Le sue reliquie, solo più tardi, furono traslate in Sardegna, che rivendica le origini del giovane martire. 
Nel ‘Martirologio Romano’ precedenti edizioni, la sua festa era al 13 gennaio, mentre nell’ultima recente edizione del 2003, è riportata al 14 gennaio, giorno in cui è celebrato nella diocesi di Tricarico, di cui è patrono.

Autore: Antonio Borrelli

Saint POTIEN, martyr à Spolète sous Marc-Aurèle (vers 161). 
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91841 

 Saint FELIX, Syrien d'origine, prêtre et martyr à Nole en Campanie sous Valérien (vers 256). 
http://www.santiebeati.it/dettaglio/37550

 Saint FELIX, prêtre de Rome, honoré à Nole.

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