ICONA DEI SANTI PROTOMARTIRI DI ROMA
Santi Mario, Marta coniugi e i loro figli , Abaco e Audiface Martiri a Roma –Martirologio Romano : Sulla via Cornelia a tredici miglia da Roma nel cimitero ad Nymphas, santi Mario, Marta, Audíface e Abaco, martiri.
In
ambito cristiano si venera s. Mario il 19 gennaio, anche se in altri antichi
Martirologi, la sua celebrazione era al 20 gennaio, insieme alla moglie Marta
ed ai figli Audiface ed Abaco, tutti martiri a Roma. Secondo una ‘passio’ del VI secolo, i quattro martiri
componenti della stessa famiglia, persiani di origine, lasciarono la loro
patria, per recarsi a Roma a venerare le reliquie dei martiri, come facevano in
quei tempi molti cristiani.
Alcuni antichi ‘Martirologi’ collocano questa venuta a Roma e le successive fasi, negli anni 268-270, al tempo del regno di Claudio II, quando notoriamente si sa che non vi furono persecuzioni contro i cristiani; la recente edizione del ‘Martyrologium Romanum’ indica l’inizio del secolo IV come data del loro martirio, da queste date possiamo desumere, che la famiglia persiana cristiana, sia stata ospite o stabilizzata a Roma, per un certo numero di anni; del resto il secolo III fu un periodo di grande espansione del cristianesimo e di tolleranza nei loro confronti, almeno fino alla vecchiaia di Diocleziano, quando nel 293, spinto dal console Galerio, emanò tre editti di persecuzione.
A Roma essi si associarono al prete Giovanni, nel dare una degna sepoltura a 260 martiri sulla Via Salaria, evidentemente vittime della suddetta persecuzione di Diocleziano, che giacevano decapitati e senza sepoltura, in aperta campagna.
Purtroppo questa pietosa opera non poteva passare inosservata, dato anche il gran numero di corpi, per cui Mario ed i suoi familiari furono scoperti, arrestati e condotti in tribunale. Prima il prefetto Flaviano e poi il governatore Marciano, seguendo le norme degli editti imperiali li interrogarono, invitandoli a sacrificare agli dei; avendo essi rifiutato, furono condannati alla decapitazione, per i tre uomini, il martirio avvenne lungo la Via Cornelia, mentre per Marta avvenne presso uno stagno poco distante, ‘in Nimpha’.
I loro corpi raccolti dalla pia matrona romana Felicita, furono sepolti in un suo possedimento agricolo chiamato ‘Buxus’, oggi Boccea, sulla stessa Via Cornelia. Fin qui il racconto della ‘passio’ del VI secolo, poi s successivi studi danno diverse formulazioni alla vicenda, ritenendo leggendaria l’origine persiana e il fatto di essere di un’unica famiglia (volendo tenere conto che nelle ‘passio’ leggendarie dei primi secoli, c’era la tendenza a trasformare gruppi di martiri abitanti magari nella stessa località, come appartenenti ad un nucleo familiare).
Secondo questi studiosi è probabile che il gruppo, siano dei cristiani non legati da vincoli familiari, abitanti a Lorium, in una villa imperiale distante dodici miglia da Roma. Sul luogo del martirio, nella tenuta di Boccea, sorse poi una chiesa, di cui sono ancora visibili i ruderi e che durante tutto il Medioevo fu meta di pellegrinaggi.
Per quanto riguarda le loro reliquie, esse ebbero vicende molto complicate, alcune furono traslate a Roma nelle chiese di S. Adriano e di Santa Prassede, e parte di esse nell’828, furono inviate ad Eginardo, il biografo di Carlo Magno, che le donò, come era uso allora, al monastero di Seligenstadt.
Alcuni antichi ‘Martirologi’ collocano questa venuta a Roma e le successive fasi, negli anni 268-270, al tempo del regno di Claudio II, quando notoriamente si sa che non vi furono persecuzioni contro i cristiani; la recente edizione del ‘Martyrologium Romanum’ indica l’inizio del secolo IV come data del loro martirio, da queste date possiamo desumere, che la famiglia persiana cristiana, sia stata ospite o stabilizzata a Roma, per un certo numero di anni; del resto il secolo III fu un periodo di grande espansione del cristianesimo e di tolleranza nei loro confronti, almeno fino alla vecchiaia di Diocleziano, quando nel 293, spinto dal console Galerio, emanò tre editti di persecuzione.
A Roma essi si associarono al prete Giovanni, nel dare una degna sepoltura a 260 martiri sulla Via Salaria, evidentemente vittime della suddetta persecuzione di Diocleziano, che giacevano decapitati e senza sepoltura, in aperta campagna.
Purtroppo questa pietosa opera non poteva passare inosservata, dato anche il gran numero di corpi, per cui Mario ed i suoi familiari furono scoperti, arrestati e condotti in tribunale. Prima il prefetto Flaviano e poi il governatore Marciano, seguendo le norme degli editti imperiali li interrogarono, invitandoli a sacrificare agli dei; avendo essi rifiutato, furono condannati alla decapitazione, per i tre uomini, il martirio avvenne lungo la Via Cornelia, mentre per Marta avvenne presso uno stagno poco distante, ‘in Nimpha’.
I loro corpi raccolti dalla pia matrona romana Felicita, furono sepolti in un suo possedimento agricolo chiamato ‘Buxus’, oggi Boccea, sulla stessa Via Cornelia. Fin qui il racconto della ‘passio’ del VI secolo, poi s successivi studi danno diverse formulazioni alla vicenda, ritenendo leggendaria l’origine persiana e il fatto di essere di un’unica famiglia (volendo tenere conto che nelle ‘passio’ leggendarie dei primi secoli, c’era la tendenza a trasformare gruppi di martiri abitanti magari nella stessa località, come appartenenti ad un nucleo familiare).
Secondo questi studiosi è probabile che il gruppo, siano dei cristiani non legati da vincoli familiari, abitanti a Lorium, in una villa imperiale distante dodici miglia da Roma. Sul luogo del martirio, nella tenuta di Boccea, sorse poi una chiesa, di cui sono ancora visibili i ruderi e che durante tutto il Medioevo fu meta di pellegrinaggi.
Per quanto riguarda le loro reliquie, esse ebbero vicende molto complicate, alcune furono traslate a Roma nelle chiese di S. Adriano e di Santa Prassede, e parte di esse nell’828, furono inviate ad Eginardo, il biografo di Carlo Magno, che le donò, come era uso allora, al monastero di Seligenstadt.
Santo Bassiano Vescovo di Lodi (verso
il 413) Martirologio Romano: A Lodi, commemorazione di san Bassiano,
vescovo, che, per difendere il suo gregge dall’eresia ariana in quel luogo
ancora viva, lottò strenuamente insieme a sant’Ambrogio di Milano.
Tratto
da quotidiano Avvenire
Nato a Siracusa verso il 320 da Sergio,
prefetto della città, fu mandato a Roma per completarvi gli studi. Qui,
convertito alla religione cristiana da un sacerdote di nome Giordano, ricevette
il battesimo. Richiamato in patria dal padre che lo voleva far apostatare, si
rifugiò a Ravenna, dove fu ordinato sacerdote. Verso il 373, essendo morto il
vescovo di Lodi, fu scelto a succedergli. Bassiano fece edificare una chiesa
dedicata ai Santi Apostoli, consacrandola nel 380 alla presenza di
sant'Ambrogio di Milano e di san Felice di Como, e che piu tardi prese il suo
nome. Partecipò nel 381 al concilio di Aquileia e, probabilmente, nel 390 a
quello di Milano, nel quale fu condannato Gioviniano. La sua firma si trova
insieme con quella di sant'Ambrogio nella lettera sinodica inviata al papa
Siricio. Nel 397 assisté alla morte e ai funerali dello stesso sant'Ambrogio,
del quale era amico. Morì nel 409, forse il 19 febbraio, e fu sepolto nella sua
cattedrale. Nel 1158, quando i milanesi distrussero Lodi, le sue reliquie
furono portate a Milano, dove rimasero fino al 1163, anno in cui tornarono a
Lodi ricostruita dal Barbarossa.
Tratto
da
http://www.campariedemaistre.com/2013/01/san-bassan-la-vita-di-un-vescovo-tra.html
San Bassiano vescovo (altrove
chiamato San Bassano, ma per noi lodigiani San Bassàn), patrono
della diocesi di Lodi. Si tratta di un Santo poco conosciuto, ma sbaglierebbe
chi lo volesse trattare da Santo “minore”: è in realtà un grande
Santo
Recita la sua iscrizione sepolcrale: “Governò la sua Chiesa per
35 anni e 20 giorni. A 90 anni di età, lasciando alla terra il suo corpo nella
gioia salì al cielo quando erano consoli gli augusti Onorio per l'ottava volta
e Teodosio per la terza.”. Dunque, nato nel 319, consacrato il 9
gennaio 374, tornato alla casa del Padre l’8 febbraio del 409. Le principali
fonti su di lui sono la Vita Sancti Bassiani, opera agiografica del
suo successore Andrea (ca. 971-1002) e La vita di San Bassiano,
testo anonimo del XIII secolo in volgare antico che narra alcune affascinanti
Tradizioni
Nacque Bassiano in quel di Siracusa, figlio del prefetto della
città, Lucio, il quale, ambendo a farsi succedere dal figlio, lo mandò a
studiare a Roma. Avvenne però, che il fanciullo si convertisse
quattordicenne al cristianesimo e si facesse battezzare da un
sacerdote di nome Gordiano. Quando lo seppe il padre, pagano, inviò dei
suoi emissari a Roma per rapirlo e farlo abiurare con la forza.Mentre
pregava nella chiesa di San Giovanni Battista il giovane fu però avvertito da
un prodigio del cielo e fuggì verso Ravenna.
Durante il viaggio, narra la tradziione , si imbattè in una cerva
coi suoi due cerbiatti, inseguiti da un gruppo di cacciatori e cani da caccia.
I tre animali si accucciarono mansuetamente ai suoi piedi, quasi a mettersi
sotto la sua protezione. I cacciatori spronarono comunque i cavalli
all’indirizzo dei tre cervi, ma Bassiano pregò Iddio che non fosse fatto loro
del male, e subito i cavalieri, colpiti da una misteriosa forza caddero a terra
tramortiti. Riuscirono ad alzarsi soltanto quando ebbero ottenuto il
perdono di Bassiano. Per questo l’iconografia rappresenta spesso il Santo in
compagnia di questi animali. A Ravenna fu ordinato sacerdote e iniziò una vita
di umiltà e carità a favore dei poveri nella più assoluta discrezione. Malgrado
la quale la sua fama dovette comunque espandersi, tanto che un bel giorno gli
arrivò la notizia che i fedeli di una cittadina chiamata Laus Pompeia lo
reclamavano come proprio vescovo.
Laus Pompeia, antico villaggio gallico, divenuto città romana
nell’89 a.C. per decreto del console Gneo Pompeo Strabone, in onore al quale
aveva preso il nome, aveva già legato la propria fama alla storia della
Chiesa: qui aveva avuto luogo il terribile martirio dei santi Nabore,
Felice e Vittore, soldati africani che, proclamandosi fedeli all’Imperatore
nella sfera civile e militare, ma a Cristo in quella spirituale, erano stati
condannati a morte e decapitati nel 303: come luogo dell’esecuzione era
stata scelta l’antica Laus in un tentativo intimidatorio nei confronti della
fiorente comunità cristiana della città. A loro Sant’Ambrogio avrebbe dedicato
l’inno Felix, Nabor, Victor pii.
Il tentativo non doveva avere avuto troppo successo, dato che 71
anni dopo i cristiani lodigiani erano più agguerriti che mai: la diocesi di
Milano, la loro diocesi, era finita in mano ad un vescovo eretico, l’ariano
Aussenzio. I lodigiani insorsero per rivendicare la propria fedeltà a Roma che
era fedele alla sana dottrina e decisero di “mettersi in proprio”,
reclamando un proprio vescovo. Secondo la leggenda, prodigi del cielo avrebbero
indicato ai fedeli questo oscuro chierico ravennate, che fu a furor di popolo
mandato a chiamare.
Il giorno della sua consacrazione, narra sempre la leggenda,
Bassiano era in cammino verso la città, e si imbatté in un uomo affetto da una
grave paralisi che gli aveva preso la lingua, rendendolo muto. Egli baciò
l’anello al vescovo e, prodigiosamente, riprese a parlare. Quel giorno
infuriava in città un’epidemia di lebbra. Bassiano si recò al lazzaretto e,
piangendo, si inginocchiò e pregò il Signore per quegli ammalati, baciandoli ad
uno ad uno. Insediatosi, passò tutta la notte in preghiera e al mattino una
voce lo avvertì che l’epidemia era finita. In compenso, egli sarebbe stato
sempre lebbroso, ma ad una gamba sola. Nel Medio Evo si diceva che tutti i
vescovi di Lodi fossero lebbrosi ad una gamba ma proprio in virtù di questa
loro sofferenza l’intera città fosse perennemente preservata da epidemie.
Poco dopo Aussenzio morì e anche la limitrofa
diocesi di Milano tornò nella fede dei Padri ed ebbe il dono di avere come
proprio vescovo il grande Sant’Ambrogio. Bassiano ed Ambrogio furono
legati da un profondo vincolo di amicizia. Il primo gennaio 378 San
Bassiano, Sant’Ambrogio e San Felice, ve-scovo di Como, consacrano, fuori le
mura di Laus Pompeia, la prima basilica di Lodi, la Basilica Apostolorum o
Basilica dei Dodici Apostoli. La lotta alle eresie li vide uniti e compatti dalla
parte di Roma. Nel 381 il vescovo di Lodi partecipa al Concilio di Aquileia ed
è fra coloro che condannano il vescovo ariano Palladio di Ratiara. Nel 390
partecipa al Sinodo milanese indetto da Ambrogio per contrastare la
predicazione dell’eretico Gioviano ed è cofirmatario della lettera sinodale
inviata a papa Siricio. Nel 397 alla morte di Ambrogio, Bassiano assiste al
funerale dell’amico e sodale. L’8 febbraio 409 il primo vescovo di Lodi
muore e nel 413 le sue reliquie sono sepolte nella Basilica dei Dodici
Apostoli, da quel momento nota anche come Basilica di San Bassiano.
La Basilica
sopravvisse anche ai due tremendi saccheggi ad opera delle soldataglie milanesi
con cui, nel 1111 e nel 1158, i lodigiani dovettero pagare la loro fedeltà alla
causa ghibellina. Nel sacco del 1158, nel quale la Basilica di San Bassiano e
la più tarda Cattedrale di Santa Maria furono in pratica gli unici due edifici
a non essere rasi al suolo, le reliquie del Santo furono trafugate e traslate a
Milano. Il 3 agosto 1158 Federico Barbarossa in persona, per ricompensare i
lodigiani della loro fedeltà, fonda sul Colle Eghezzone la nuova città di Lodi
e il giorno stesso pone la prima pietra della Basilica Cattedrale della Vergine
Assunta, o Duomo di Lodi, che sarà la nuova sede vescovile. Il 10 marzo 1162
l’Imperatore costringe Milano alla resa e riprende possesso anche delle
venerate reliquie, che il 4 novembre 1163 vengono traslate nella cripta del
Duomo con una solenne processione guidata dallo stesso Imperatore, dall’antipapa
Vittore IV, dal patriarca di Aquileia e dall’abate di Cluny. Tutt’ora il Santo riposa in un sarcofago
nella cripta.
L’antica Basilica dei Dodici Apostoli svetta
ancora in mezzo alla campagna lodigiana, appena fuori dal paese di Lodi
Vecchio, sorto sulle rovine della antica Laus Pompeia.
Saints MARIS, MARTHE son épouse et AUDIFAX et ABAQUE, leurs fils, Persans de nation, martyrs à Rome sur la Via Corneliana (270).
Saint AMMONIUS, évêque de Tortone en Lombardie.
Saint BASSIEN (BASSIANUS), évêque de Lodi, suffragant de la métropole de Milan (413). Nato a Siracusa
verso il 320 da Sergio, prefetto della città, fu mandato a Roma per
completarvi gli studi. Qui, convertito alla religione cristiana da un
sacerdote di nome Giordano, ricevette il battesimo. Richiamato in patria
dal padre che lo voleva far apostatare, si rifugiò a Ravenna, dove fu
ordinato sacerdote. Verso il 373, essendo morto il vescovo di Lodi, fu
scelto a succedergli anche, come sembra, per un intervento
soprannaturale. Bassiano fece edificare una chiesa dedicata ai SS.
Apostoli, consacrandola nel 380 alla presenza di s. Ambrogio di Milano e
di s. Felice di Como, e che piu tardi prese il suo nome. Partecipò nel
381 al concilio di Aquileia e, probabilmente, nel 390 a
quello di Milano, nel quale fu condannato Gioviniano. La sua firma si
trova insieme con quella di s. Ambrogio nella lettera sinodica inviata
al papa Siricio. Nel 397 assisté alla morte e ai funerali dello stesso
s. Ambrogio, del quale era amico. Morì nel 409,
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