Sant’Antonio di Roma monaco a Novgorod (verso il 1147) [Memoria principale il 3 agosto]
Tratto da http://fosilaron.tumblr.com/search/antonio+di+roma
In molti probabilmente rimarranno stupiti ne sapere che nella regione di Novgorod il padre del monachesimo è un romano. Meno stupiti saranno i conoscitori della storia di Novgorod e dei suoi storici legami commerciali con l'Italia, tuttavia la storia di sant'Antonio il romano è affascinante ed è importante ricordarla oggi perché ci fu un tempo in cui la terra russa si nutrì della santità dell'Italia ortodossa.
Sant’Antonio nacque a Roma nel 1067. I suoi genitori, nonostante lo scisma del 1054, rimasero fedeli all'ortodossia che trasmisero al loro figlio insieme ad un'ottima educazione: Antonio era capace di leggere le Sacre Scritture sia in greco sia in latino.
Appena diciassettenne Antonio perse entrambi i genitori, fu allora che decise di dedicare la sua vita a Dio. Distribuì gran parte dei suoi beni ai poveri mentre un'altra la chiuse in un barile di legno che gettò in mare, poi lasciò la città troppo rumorosa e si ritirò in ricerca di solitudine.
Antonio incontrò dei monaci che preservavano la loro fede ortodossa e si unì a loro e trascorse vent’anni conducendo una vita ascetica.
La vita ascetica di Antonio venne turbata da una terribile persecuzione dei latini che colpì anche il monastero di Antonio. Il monaco trovò rifugio in un luogo vicino al mare, su una roccia. Rimase su quella roccia per un anno, pregando e nutrendosi con erbe e radici. Il 5 settembre del 1105 ci fu una terribile tempesta. Antonio si ritrovò miracolosamente trasportato in Russia nella città di Novgorod. Questo miracoloso evento è testimoniato nelle Cronache di Novgorod.
Antonio seppe da un mercante greco di essere tra popolazioni ortodosse e la sua felicità fu grande. Imparò la lingua parlata dalla gente e fu ben accolto dal Vescovo San Nikita, detto l’Eremita. Il Vescovo, venuto a conoscenza del prodigioso viaggio di Antonio, lo considerò un Angelo mandato dal Signore. Il luogo, dove c’era la roccia, che aveva portato Antonio in Russia, fu benedetto dal Vescovo e venne dato l’ordine di costruire lì una Chiesa e un monastero dedicato alla Natività della Madre di Dio.
Il Vescovo che succedette a Nikita, Niphon, convinse Antonio a diventare sacerdote e gli assegnò l’incarico di igumeno nel 1131. Antonio fu una guida sicura e saggia per i monaci, era laborioso ed ascetico, sia la sua cella che la sua cappella erano piccolissime.
Un giorno alcuni pescatori, scoprirono in mare un piccolo barile, malgrado l’igumeno Antonio l’avesse riconosciuto, i pescatori non volevano restituirlo. Solo dopo un onesto processo, avendo l’igumeno descritto il contenuto del barile, gli venne consegnato. Antonio utilizzò il denaro trovato all’interno del barile per comperare terre per il Monastero. All’ascetismo e alla preghiera la vita monastica univa un’ intensa laboriosità.
Sin da quando Antonio aveva incontrato il Vescovo Nikita, aveva chiesto che la storia del suo viaggio miracoloso non fosse mai rivelata. Solo verso la fine della sua vita, l’igumeno rivelò l’eccezionale viaggio ad uno dei suoi monaci: Andrea.
Antonio si addormentò piamente il 3 agosto 1147.
Il miracolo venne a conoscenza della gente per la Gloria di Dio.
Con grande cura i monaci custodirono i pochi oggetti che erano appartenuti all’igumeno: una canna da pesca, i poveri abiti e la santa roccia.
Attualmente le reliquie di Sant’Antonio giacciono incorrotte in un reliquiario aperto.
Nel 1597 la glorificazione di Antonio fu voluta dall’Archimandrita Kiril.
La prima biografia relativa alla vita del Santo fu scritta, subito dopo la sua morte, dal suo discepolo e successore Andrea.
Nel 1598 fu pubblicata un’altra biografia scritta da un novizio del Monastero Antoniev: il monaco Niphon.
Saints DIODORE, prêtre, et MARIEN, diacre, martyrs à Rome (vers 257).
Saint SABIN ou SAVIN, évêque de Plaisance, thaumaturge qui apaisa les eaux du Pô (fin IVème siècle).. Pare che fosse milanese, uno dei Diaconi di quella Chiesa. Il Papa San Damaso, , lo inviò nel 372 al Concilio di Oriente, nel quale vennero discusse le dottrine ariane.
Egli ritornò in Italia con lettere per i Vescovi di Occidente, e poco dopo venne insignito egli stesso con la mitria vescovile e col pastorale. Fu Vescovo di Piacenza per ben 45 anni, e visse lunghissimamente - secondo la tradizione ben 110 anni. Anch'egli fu amico di Sant'Ambrogio, scambiando con lui varie lettere, e naturalmente fu zelante nel difendere la dottrina della Chiesa Una ed Indivisa contro gli errori degli ariani.
Morto l’11 dicembre del 420, la sua festa si celebra a Piacenza con maggiore solennità il 17 gennaio, perché in quella data le sue reliquie vennero trasferite nella chiesa degli Apostoli, che da allora prese il nome di San Savino.
Saints ANTOINE, MERULE et JEAN, moines au monastère de Saint-André à Rome (VIème siècle).
Saint ANTOINE le Romain, moine à Novgorod (1147). (Mémoire principale le 3 août.)
St. Anthony was born in Rome, in 1086, of devout parents. At that time, the Roman Church was departing from the universal Church in Schism, and those who remained faithful to the Orthodox Church were persecuted by the Roman clergy. St. Anthony was among those persecuted. He gave away his goods and became a monk. Standing upon a rock in the sea, he lived an ascetic life for 14 months. Then the rock, by a strange providence, parted from its base, and it floated through the waters to Novgorod in Rus'. There Archbishop Nikita welcomed St. Anthony and helped him build a church to the Mother of God, which later became a monastery, St. Anthony becoming its abbot. He was glorified by God with great miracles, and died in deep peace in 1147 or 1148.
Il 17 di questo mese, memoria del nostro santo padre Basilio Scamardì di Torre di Spadola in Calabria.
Probabilmente e' uno degli ultimi santi monaci italogreci di Calabria. San Basilio Scamardì nato a Montepaone, si fece monaco a Torre di Spadola (presso l'odierna Serra San Bruno) dove ragiunse alto grado di santita'. Il primordiale nucleo abitativo di Torre di Spadola compare per la prima volta in un documento datato 13 aprile 1071 e classificato come "Dotatio et Privilegium" in cui sia attesta la donazione del bosco di Torre di Spadola da parte Ruggero I a san Basilio Scamardi, egumeno del monastero greco dedicato a San Basilio Magno. E sembra proprio che, per tutto il periodo normanno, Torre di Spadola sia stato sotto la diretta amministrazione dei monaci italogreci.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.