Santo Valerio vescovo di Lucca nel
primo secolo
Discepolo
di San Pietro e venerato come secondo vescovo della città, successore di San
Paolino, secondo la tradizione locale subì il martirio sulla fine del I secolo.
Santo Costanzo vescovo di Perugia
martire (verso il 178)
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/39050
fu tradotto davanti al console Lucio
durante la persecuzione di Antonino e barbaramente flagellato, indi rinchiuso
con altri compagni in una stufa ardente dalla quale uscì illeso. Ricondotto in
carcere, convertì i suoi custodi che lo aiutarono a fuggire. Rifugiatosi in
casa di un certo Anastasio cristiano, fu, insieme con questi, di nuovo
arrestato. Dopo varie peripezie nelle carceri di Assisi e Spello, fu decapitato
presso Foligno.
Le
diverse redazioni della passio sono concordi nello assegnare il suo martirio al
tempo di Antonino in una località presso Foligno denominata "il
Trivio". Il santo perugino aveva infatti in questa città, vicino a Porta
Romana, una chiesa che, secondo lo Iacobilli, fu demolita nel 1527. Questi
afferma inoltre che, al suo tempo, tale località era chiamata ancora
"campagna di S. Costanzo".
Parimenti tutte le redazioni della passio affermano che il santo, dopo il martirio, fu portato a Perugia e sepolto non lontano dalla città in, un luogo detto "Areola fuori Porta S. Pietro", ove sorse la prima cattedrale di Perugia, dedicata al principe degli Apostoli. In questo medesimo luogo fu eretta l'attuale chiesa di S. Costanzo consacrata, secondo un'iscrizione esistente nell'antico altare, nel 1205 dal vescovo di Perugia Viviano.
L'episcopato di Costanzo, secondo il Lanzoni ed il Delehaye, riposa su una tradizione antica e seria per cui si può ritenere assai probabile che egli sia stato il primo vescovo di Perugia. Il suo martirio risale alle persecuzioni dei primi secoli.
Parimenti tutte le redazioni della passio affermano che il santo, dopo il martirio, fu portato a Perugia e sepolto non lontano dalla città in, un luogo detto "Areola fuori Porta S. Pietro", ove sorse la prima cattedrale di Perugia, dedicata al principe degli Apostoli. In questo medesimo luogo fu eretta l'attuale chiesa di S. Costanzo consacrata, secondo un'iscrizione esistente nell'antico altare, nel 1205 dal vescovo di Perugia Viviano.
L'episcopato di Costanzo, secondo il Lanzoni ed il Delehaye, riposa su una tradizione antica e seria per cui si può ritenere assai probabile che egli sia stato il primo vescovo di Perugia. Il suo martirio risale alle persecuzioni dei primi secoli.
Tratto da http://diocesi.perugia.it/29-gennaio-san-costanzo/
La
tradizione che fa di Costanzo l’eroe della cristianità perugina, l’effettivo
fondatore di questa Chiesa, è, a giudizio concorde degli studiosi, antica e
seria, confermata da molti solidi argomenti, tra cui la diffusione del culto,
come dimostrano le chiese erette ab
antiquo in suo onore. Il martirio è collocato concordemente dalle passiones al tempo di Antonino Pio, e
cioè al 150 circa. Il martirio è denso di torture e di eventi straordinari ad
indicare la singolarità della sua vita e della sua testimonianza. Suo
torturatore fu il preside Carisio, che lo fece gettare nelle terme facendone
aumentare “sette volte” il calore; se ne sprigionò una intensa luce, che colpì
i custodi e i loro familiari, i quali, fattisi cristiani, convinsero Costanzo a
ritirarsi a Monticelli, località dell’agro perugino, in casa di un certo
Anastasio. Insieme ad altri cristiani Costanzo fu nuovamente gettato in
prigione, non senza aver prima guarito degli infermi. Di nuovo i cristiani lo
costrinsero a fuggire, ma fu ripreso dalle guardie dell’imperatore, che lo
malmenarono e lo rinchiusero in carcere ad Assisi, per essere poi condotto a
Spoleto. Ad Assisi erano stati precedentemente rinchiusi dei cristiani
spoletini, e cioè il giovane Ponziano e il prete Concordio. Giunto a Spello,
Costanzo fu decapitato dalle guardie che ne temevano la fuga all’altezza del
“trivio” di Foligno (Trevi?), in una località che al tempo dello storico
Jacobilli (sec. XVII) era ancora chiamata “campagna di San Costanzo”: lì sorse
in seguito una pieve intitolata al vescovo perugino. Il suo corpo, per
indicazione d’un “angelo”, fu identificato e riportato a Perugia da un certo
Leviano, forse un funzionario imperiale, che lo seppellì fuori del pomerium, in una parte dell’area
cemeteriale del colle “Capraro” o “Calvario”, detta anche, dal nome greco di
“capra”, “areola”. Anche nel luogo della sepoltura sorse prima del 1027 una
pieve, che, dopo un rifacimento, fu consacrata nel 1205. I resti del martire
furono collocati in un sarcofago romano sotto l’altare maggiore. La civica
autorità rese ufficiale nel 1310 il culto a san Costanzo come patrono della
città e fondatore della diocesi, stabilendo, alla sera della vigilia, una
grandiosa “luminaria”, ripristinata da pochi anni, con l’offerta del cero
votivo a nome della città.
Santo
Seustio con altri ottanta martiri a
Todi sotto Diocleziano
Tratto
da http://www.santiebeati.it/dettaglio/91268
Seustio
fa parte di un gruppo di ottanta martiri cristiani, battezzati dal vescovo
Cassiano, che furono martirizzati a Todi durante la persecuzione indetta da
Diocleziano nel 303.
Il proconsole di Todi Ablavio diede esecuzione nella sua zona, alla persecuzione, arrestando e poi condannando a morte i suddetti ottanta cristiani, fra loro era Seustio, nipote dello stesso Ablavio, il quale tentò in tutti i modi di liberarlo, con aiuto della madre e della sorella di Seustio.
Ma dopo aver scoperto che anche la sorella era cristiana e dopo aver tentato inutilmente di farli apostatare, li condannò a morte.
Secondo la tradizione, il corpo di Seustio fu portato in una zona chiamata Confino, presso il lago Trasimeno e lì sepolto.
Il proconsole di Todi Ablavio diede esecuzione nella sua zona, alla persecuzione, arrestando e poi condannando a morte i suddetti ottanta cristiani, fra loro era Seustio, nipote dello stesso Ablavio, il quale tentò in tutti i modi di liberarlo, con aiuto della madre e della sorella di Seustio.
Ma dopo aver scoperto che anche la sorella era cristiana e dopo aver tentato inutilmente di farli apostatare, li condannò a morte.
Secondo la tradizione, il corpo di Seustio fu portato in una zona chiamata Confino, presso il lago Trasimeno e lì sepolto.
Santo
Potamione Vescovo di Agrigento (verso il VI secolo )
TRATTO da http://www.santiebeati.it/dettaglio/91431
Sarebbe successo a Felice-Macario
(?).
E’ ricordato da Leonzio e dal Metafraste perché nel 571 ammise S. Gregorio II tra i chierici, dopo averlo fatto istruire dal 567.
Viene raffigurato, nella serie dei ritratti dei vescovi che si vedono nel salone dell'episcopio agrigentino, mentre accoglie il piccolo Gregorio e, nella cattedrale, al lato destro dell'organo mentre lo battezza e poi quando lo ammette tra i chierici.
E' pure rappresentato in una trave del soffitto ligneo della cattedrale (1688?) e tra i sette santi vescovi agrigentini in una sala del palazzo vescovile.
Le notizie sulla sua vita provengono dalla biografia di S. Gregorio II, scritta dall'egumeno Leonzio, secondo il quale, battezzò S. Gregorio, lo fece istruire da Damiano e, accoltolo fra i chierici. lo affidò per l'ulteriore istruzione ed educazione all'arcidiacono Donato.
Poiché S. Gregorio fu eletto vescovo attorno al 590, come successore di Teodoro o Teodosio, si pensa che questi sarà stato successore di Potamione e possibilmente si potrebbe stabilire il suo episcopato attorno al 560.
Secondo il Pirro sarebbe vissuto nell'epoca tra Teodorico (518-526) e l'imperatore Giustiniano (527-565).
E’ ricordato da Leonzio e dal Metafraste perché nel 571 ammise S. Gregorio II tra i chierici, dopo averlo fatto istruire dal 567.
Viene raffigurato, nella serie dei ritratti dei vescovi che si vedono nel salone dell'episcopio agrigentino, mentre accoglie il piccolo Gregorio e, nella cattedrale, al lato destro dell'organo mentre lo battezza e poi quando lo ammette tra i chierici.
E' pure rappresentato in una trave del soffitto ligneo della cattedrale (1688?) e tra i sette santi vescovi agrigentini in una sala del palazzo vescovile.
Le notizie sulla sua vita provengono dalla biografia di S. Gregorio II, scritta dall'egumeno Leonzio, secondo il quale, battezzò S. Gregorio, lo fece istruire da Damiano e, accoltolo fra i chierici. lo affidò per l'ulteriore istruzione ed educazione all'arcidiacono Donato.
Poiché S. Gregorio fu eletto vescovo attorno al 590, come successore di Teodoro o Teodosio, si pensa che questi sarà stato successore di Potamione e possibilmente si potrebbe stabilire il suo episcopato attorno al 560.
Secondo il Pirro sarebbe vissuto nell'epoca tra Teodorico (518-526) e l'imperatore Giustiniano (527-565).
Santo Aquilino presbitero probabilmente un latino in Baviera
e poi martire a Milano per mano degli eretici ariani e catari
Tratto dal
quotidiano Avvenire
Nacque
a Würzburg, in Germania, da una famiglia nobile. Presto si avvicinò alla fede
compiendo gli studi teologici a Colonia, dove diventò prete. Rifiutò, però, la
carica di vescovo che gli fu proposta, perché desiderava dedicarsi interamente
al ministero e alla preghiera. Per questo fuggì a Parigi, dove curò gli
ammalati di colera, guarendoli miracolosamente e, anche qui, gli fu offerto
l'incarico di vescovo, che rifiutò nuovamente scappando a Pavia. La città,
però, era in mano a seguaci dell'arianesimo e del catarismo, eresie contro cui
Aquilino predicava e che gli costarono la vita nel momento in cui si recò a
Milano, dove, in una notte forse del
1015, venne accoltellato da un gruppo di eretici. Il suo cadavere fu tratto da
una fogna, nei pressi di Porta Ticinese da alcuni facchini, che lo portarono
nell'oratorio della vicina basilica di San Lorenzo. Il suo corpo fu poi sepolto
nella Cappella della Regina, che fu subito intitolata al santo. In questa
cappella, a tutt'oggi, si può vedere l'urna che ne conserva le reliquie
Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/90311
La
vita
La narrazione più antica della vita di questo Santo è contenuta nell’edizione del 1582 del Breviario Ambrosiano, a cura di Pietro Galesino.
Aquilino vide la luce a Würzburg nella Baviera tedesca, da una famiglia nobile. Sin dall’infanzia visse in maniera intensa la carità, tanto da coinvolgere i suoi coetanei e riportarli alla fede. Studiò poi alla scuola dei canonici di Colonia, città nella quale venne ordinato sacerdote.
Poco dopo l’ordinazione, dovette tornare nella sua città natale a causa della morte dei genitori e distribuì ai poveri l’eredità che aveva ricevuto. Rientrato a Colonia, venne unanimemente scelto come successore del vescovo alla morte di quest’ultimo.
Aquilino, però, rifiutò l’incarico e fuggì a Parigi. Anche in quel luogo si distinse per la sua carità, intervenendo in prima persona durante un’epidemia di peste. Ma anche lì venne proposto come vescovo e, ancora una volta, si allontanò.
Giunse quindi a Ticinum (l’odierna Pavia) e, da lì, passò a Milano, con l’intento di venerare le reliquie di sant’Ambrogio, cui era molto devoto. Difese la fede cattolica con la sua predicazione, volta a recuperare i fedeli dalle eresie più diffuse, come quelle del catarismo e dell’arianesimo.
La narrazione più antica della vita di questo Santo è contenuta nell’edizione del 1582 del Breviario Ambrosiano, a cura di Pietro Galesino.
Aquilino vide la luce a Würzburg nella Baviera tedesca, da una famiglia nobile. Sin dall’infanzia visse in maniera intensa la carità, tanto da coinvolgere i suoi coetanei e riportarli alla fede. Studiò poi alla scuola dei canonici di Colonia, città nella quale venne ordinato sacerdote.
Poco dopo l’ordinazione, dovette tornare nella sua città natale a causa della morte dei genitori e distribuì ai poveri l’eredità che aveva ricevuto. Rientrato a Colonia, venne unanimemente scelto come successore del vescovo alla morte di quest’ultimo.
Aquilino, però, rifiutò l’incarico e fuggì a Parigi. Anche in quel luogo si distinse per la sua carità, intervenendo in prima persona durante un’epidemia di peste. Ma anche lì venne proposto come vescovo e, ancora una volta, si allontanò.
Giunse quindi a Ticinum (l’odierna Pavia) e, da lì, passò a Milano, con l’intento di venerare le reliquie di sant’Ambrogio, cui era molto devoto. Difese la fede cattolica con la sua predicazione, volta a recuperare i fedeli dalle eresie più diffuse, come quelle del catarismo e dell’arianesimo.
Il martirio
Un giorno, mentre si recava pregare davanti ai resti di sant’Ambrogio, come faceva spesso, cadde in un agguato da parte di alcuni eretici, che lo trafissero alla gola con un pugnale e lo lasciarono a terra in una roggia. L’anno del suo martirio non è sicuro, ma oscilla, secondo gli studiosi, tra 1015 e 1018.
Un’antica tradizione racconta che alcuni facchini, addetti al trasporto delle merci da Pavia a Milano lungo il fiume Ticino, trovarono il cadavere di Aquilino e lo trasportarono nella vicina basilica di San Lorenzo Maggiore. Fu quindi sepolto nella cappella di San Genesio o “Cappella della Regina”, che poi venne intitolata a lui.
Il culto
Il primo documento su sant’Aquilino risale al 1465, quando fu approvata una confraternita a lui intitolata. L’approvazione del suo culto avvenne con la bolla pontificia del 1469, mentre nel Messale Ambrosiano del 1475 la sua memoria liturgica venne fissata al 29 gennaio.
San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, nel 1581 lo proclamò compatrono della città: ne incentivò il culto, specie come protettore contro la peste. All’epoca del Borromeo si è anche consolidata l’iconografia di sant’Aquilino, ritratto in abiti sacerdotali, con un pugnale infilzato nel collo e in mano la palma del martirio. Le sue spoglie furono in seguito inserite in un’urna d’argento e cristalli di rocca e poste su un apposito altare della cappella dove già erano state sepolte.
Fino al XIX secolo, il 29 gennaio di ogni anno si svolgeva un corteo nel quale i facchini milanesi, seguiti dalle autorità civili, portavano alla basilica di San Lorenzo dei ceri e un otre d’olio, per alimentare la lampada votiva accanto all’urna di sant’Aquilino.
Saint VALERE, évêque de Lucques en Toscane (Ier siècle).
http://www.santiebeati.it/dettaglio/38950
Saint CONSTANCE, évêque de Pérouse en Italie, martyr sous Marc-Aurèle (vers 178).fu tradotto davanti al console Lucio durante la persecuzione di Antonino e barbaramente flagellato, indi rinchiuso con altri compagni in una stufa ardente dalla quale uscì illeso. Ricondotto in carcere, convertì i suoi custodi che lo aiutarono a fuggire. Rifugiatosi in casa di un certo Anastasio cristiano, fu, insieme con questi, di nuovo arrestato. Dopo varie peripezie nelle carceri di Assisi e Spello, fu decapitato presso Foligno.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/39050
Saints PAPIAS et MAUR, soldats, martyrs à Rome sous Dioclétien.
Saint SEUSTE et QUATRE-VINGTS autres, martyrs à Todi en Toscane sous Dioclétien. Seustio fa parte di un gruppo di ottanta martiri cristiani, battezzati dal vescovo Cassiano, che furono martirizzati a Todi durante la persecuzione indetta da Diocleziano nel 303.
Il proconsole di Todi Ablavio diede esecuzione nella sua zona, alla persecuzione, arrestando e poi condannando a morte i suddetti ottanta cristiani, fra loro era Seustio, nipote dello stesso Ablavio, il quale tentò in tutti i modi di liberarlo, con aiuto della madre e della sorella di Seustio.
Ma dopo aver scoperto che anche la sorella era cristiana e dopo aver tentato inutilmente di farli apostatare, li condannò a morte.
Secondo la tradizione, il corpo di Seustio fu portato in una zona chiamata Confino, presso il lago Trasimeno e lì sepolto.
Saints SEVERIA, vierge, MAXIME et SECONDE, ses père et mère, MARC et CALENDIN, ses frères, martyrs avec beaucoup d'autres en Toscane (début du IVème siècle).
Saint BACULE, évêque de Sorrente.
Saint JULIEN l'Hospitalier, pénitent à une époque inconnue. (Office composé en français par le père Denis Guillaume et publié au tome XIII du Supplément aux Ménées.) . http://www.santiebeati.it/dettaglio/36750
Saint POTAMION, évêque d'Agrigente en Sicile (VIème siècle). Sarebbe successo a Felice-Macario (?).
ricordato da Leonzio e dal Metafraste perché nel 571 ammise S. Gregorio II tra i chierici, dopo averlo fatto istruire dal 567.
ricordato da Leonzio e dal Metafraste perché nel 571 ammise S. Gregorio II tra i chierici, dopo averlo fatto istruire dal 567.
http://www.santiebeati.it/dettaglio/91431
Saint AQUILIN, prêtre, probablement Latin de Bavière de nation, martyr à Milan par la main des Ariens (650). Nativo
delle diocesi di Wurzburg, Germania, divenne prete a Colonia. Fuggiasco
per varie città dell Europa a causa del suo rifiuto
dell episcopato, giunge a Milano, e qui, estremo difensore della
dottrina del depositum fidei ostacolata dall eresia manichea,
trova il martirio presso la Chiesa di S. Lorenzo (1015 ?).
Il corpo del S. Martire è custodito nella Cappella a lui dedicata nella Basilica di S. Lorenzo Maggiore in Milano.
Il corpo del S. Martire è custodito nella Cappella a lui dedicata nella Basilica di S. Lorenzo Maggiore in Milano.
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