lunedì 1 gennaio 2018

2 Gennaio santi italici ed italo greci

 
Santo Antero papa e patriarca di Roma (verso il 236)

Di nazionalità Greca, papa dal 21 novembre 235 al 31 gennaio 236, fu sepolto nella Cripta dei Papi nel Cimitero di Callisto. Alcune sue reliquie, in seguito, furono portate in S.Sisto Vecchio e a S.Silvestro in Capite.
Ordinò che si ricercassero gli atti dei martiri perché non andassero perduti o travisati. Morì santamente all’inizio del consolato di Massimino
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Il Liber Pontificalis riporta che fu martirizzato sotto l'imperatore Massimino Trace per aver fatto raccogliere gli Atti dei martiri da alcuni notai e poi averli fatti depositare negli archivi della Chiesa di Roma.
Questa tradizione sembra molto antica e piuttosto veritiera; ciononostante alcuni illustri studiosi, tra i quali Tillemont, sostengono che non è sufficientemente provata dal solo fatto di essere riportata sul Liber Pontificalis, considerando, fra l'altro, la sua tarda data di compilazione.
Il luogo del suo sepolcro fu scoperto da Giovanni Battista de Rossi nel 1854  grazie ad alcuni frammenti deteriorati dell'epitaffio  in greco  inciso sulla stretta lastra oblunga che chiudeva la sua tomba, indice sia della sua probabile origine che dell'uso generalizzato del greco nella Chiesa di Roma di quel periodo.
Si tramanda che sia nato a Petelia  città magnogreca, da identificarsi con l'odierna Strongoli  







 


Santo Silvestro papa e patriarca di Roma(nel 335)-nel martirologio Romano celebrato il 31 Dicembre. Martirologio Romano : “San Silvestro I, papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo in cui l’imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero di Priscilla.

(Papa dal 31/01/314 al 31/12/335)
Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora affermata. Nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede».



Santo Martiniano vescovo di Milano che assiste al Concilio di Efeso e confessa la  retta fede di fronte ai nestoriani (verso il 435)


Il vescovo milanese Martiniano (o Martino)   è documentato storicamente tra gli anni 430 e 431 nella controversia che vide opporsi in Oriente i sostenitori della teologia  di Cirillo di Alessandria e il partito antiocheno, che appoggiava il patriarca Nestorio di Costantinopoli
Nel corso di questa controversia teologica, dopo ottobre/novembre 430, un anonimo vescovo di Milano, probabilmente lo stesso Martiniano , fu destinatario, assieme agli anonimi vescovi di Aquileia e di Ravenna  , di una lettera scritta dagli antiocheni che denunciavano gli scritti di Cirillo che, a loro dire, erano impregnati di apollinarismo .
Prima di settembre/ottobre 431 , e verosimilmente in risposta alla lettera del partito antiocheno, Martiniano   scrisse una lettera, oggi perduta, a Giovanni di Antiochia  e ai vescovi anticirilliani e contestualmente fece pervenire all'imperatore  Teodosio IIuna copia del trattato di sant'Ambrogio dal titolo De incarnatione dominicae sacramento.
Martiniano  è documentato nelle fonti greche in una terza occasione. Infatti nei negoziati che si svolsero dopo il concilio di Efeso  a Calcedonia  tra l'11 settembre e il 25 ottobre 431, Martino è menzionato da Giovanni di Antiochia e i rappresentanti del suo partito, desiderosi di conquistare alla loro causa il vescovo Rufo di Tessalonica  proprio per l'invio di questi due scritti che, secondo gli antiocheni, lasciano intravedere l'opposizione degli Italiani alla cristologia di Cirillo.
Felice Ennodio dedica al vescovo milanese, noto con il nome di Martiniano, uno dei suoi Carmina , scritti prima del 521, nel quale il vescovo è qualificato come servitore di Dio e lodato per la sua prudenza e la sua semplicità. Dal carmen di Ennodio sembrerebbe che Martiniano sia stato eletto all'unanimità sulla sede milanese, malgrado la sua opposizione e la compresenza di un altro aspirante all'episcopato; la stessa composizione accenna al fatto che durante il suo episcopato, che fu di breve durata,[7] fece costruire due chiese.
Secondo un antico Catalogus archiepiscoporum Mediolanensium  risalente all'epoca medievale, l'episcopato di Martiniano si colloca tra quelli di Marolo  e di Glicerio . Il medesimo catalogus gli assegna 30 anni di governo e lo dice sepolto il 29 settembre nella basilica di Santo Stefano ; la tradizione tuttavia gli assegna 12 anni di episcopato, dal 423  al 435
Nel 1988  le sue reliquie sono state traslate nel Duomo di Milano e inumate sotto l'altare di Sant'Agata.



Santo Macario Vicario del Prefetto di Roma e divenuto poi monaco eremita (verso il 450)
Tratto da http://www.parrocchie.it/redu/nativitamariass/Macario1.htm

Possiamo fare riferimento ad una interessante chiesa non lontana da Redù, nel Persicetano, sulla strada che collega S. Giovanni in Persicelo con Bologna, nel borgo. In questa chiesa, si trova un altare dedicata a S. Macario, molto probabilmente lo stesso venerato a Redù. Sul paliotto dell’altare un scultura marmorea raffigurante un monaco con una lunga barba, regge un cartiglio con la scritta “ S.T. MACARIO. ABBAS.”.Ai sui piedi un’altra scritta recita “MACARIUS VOCOR INROMANA CIVITATE NATUS” (Sono chiamato Macario, nato nella città romana). Il S. Macario di cui ci occupiamo non è quindi un santo orientale, bensì di origine romana. Un’ altra tessera del mosaico che ci permette di ricostruire la figura di San Macario, c’è data dal sepolcro del santo che si trova nella chiesa abbaziale di S. Sisto a Piacenza. In questa chiesa, annessa ad un antico monastero di suore benedettine, (ora non più esistente) fondato dalla regina longobarda Angilberta nell’877, e precisamente nella navata sinistra della cripta, riposa il corpo di San Macario, che fu trasportato da Sacerno prima del Mille. Le ricerche condotte sul Santo di Piacenza ci portano ad un S. Macario,che dopo aver trascorso parte dei suoi anni come vice prefetto di Roma, si ritirò a vita monastica, fondando un monastero nel 394 a Le Mose, località oggi difficilmente identificabile, nella provincia di Piacenza. A queste notizie. Possiamo aggiungere altre che parole del Santo e narrano che egli fosse giunto a Sacerno per predicare e fare penitenza e che lì fosse morto. Pur nell’incertezza dei dati, si può supporre che il S. Macario sepolto a Piacenza e quello venuto a Sacerno siano la stessa persona; resta comunque da spiegare la presenza del culto per questo Santo a Redù. E’ molto,probabile che il corpo del Santo, che nel 966 si trovava sepolto ancora a Sacerno, sia stato reclamato dal monastero di S. Sisto di Piacenza. Durante il viaggio le preziose e prestigiose reliquie, destinate forse ad essere ospitate a Nonantola, giunsero invece a Redù, dove trovatasi una piccola cella del monastero. Qui sarebbe rimasto un ricordo del passaggio del Santo Corpo, tanto che a S. Macario venne attribuita la protezione della chiesa e dedicato un culto tramandandosi attraverso i secoli e giunto fino a noi.
Santo Blidulfo (Bladulfo) monaco a Bobbio (verso il 630)
In alcuni martirologi Blidulfo (Bladulfo) si trova ricordato il 2 gennaio; a Bobbio, invece, dove riposano le sue reliquie, è festeggiato, insieme con altri santi monaci, il 16 marzo. Fu discepolo di san Colombano e visse a Bobbio sotto l'abate Attala. Nella Vita Golumbani, appunto, si narra che Ariovaldo, re dei Longobardi, incontrato per strada Blidulfo a Pavia, disse schernendolo: «Ecco uno dei monaci di Colombano che ci ricusano il saluto». Allora Blidulfo rispose che lo avrebbe salutato volentieri se avesse professato la vera fede e subito, li stesso, gli espose il dogma trinitario. L'ariano, umiliato e furioso, appostò nella notte due sgherri ordinando loro di finire il monaco a bastonate. Blidulfo, aggredito, fu lasciato a terra insanguinato dai sicari convinti di averlo ucciso; ma, soccorso e rialzato, disse di non aver mai dormito un sonno cosí dolce. Il prodigio conciliò il favore popolare verso i monaci di Bobbio e ravvivò in tutti la fede ortodossa. Lo stesso Ariovaldo, confuso, mandò a chiedere perdono a Blidulfo e dopo la sua ascesa al trono, pur restando ariano, non solo non molestò più i monaci, ma li appoggiò nella contesa col vescovo di Tortona  Blidulfo mori nel 630 e fu onorato come santo; nel 1482 fu fatta la traslazione delle sue reliquie.




Santo Silvestro monaco ed abate a Troina in Sicilia nel territorio di Enna Martirologio Romano: A Troina in Sicilia, san Silvestro, abate, che seguì la disciplina dei santi Padri d’Oriente.(verso il 1164)

Tratto da

Il monachesimo orientale, arrivò soprattutto nell’Italia Meridionale, l’antica Magna Grecia, al seguito delle occupazioni bizantine, attestandosi specie in Calabria e Sicilia.
E fra i numerosi monasteri sorti in Sicilia, vi fu quello di Troina (Enna) dedicato a S. Michele  e in questo cenobio, grande centro di spiritualità dell’epoca, visse il monaco Silvestro.
Nato verso la fine del XI sec. e l’inizio del XII proprio a Troina, di lui non si sa molto, ma sono giunti fino a noi i racconti di vari episodi prodigiosi che lo videro protagonista; entrato in giovane età nel monastero di San Michele, si distinse per la sua spiccata carità.
Sulla base d’argento del prezioso ferculo che lo raffigura, è incisa una costante tradizione che narra dell’aiuto dato ad un vecchio mendicante, rivelatosi poi per il Signore Gesù.
Gli storici locali raccontano che in un’ora si recò a Catania, a venerare s. Agata martire nel giorno della sua festa; il prodigio consiste nel fatto che il monastero era distante dalla città etnea quaranta miglia e lui era a piedi sia all’andata che al ritorno.
Verso il 1155 si recò a Roma in visita al nuovo papa Adriano VI, il quale lo ordinò sacerdote. Al ritorno, fermatosi a Palermo, guarì il giovane Guglielmo, figlio del re di Sicilia, Guglielmo I (1154-1156), ciò gli procurò una vasta fama di santità e rientrato a Troina venne eletto abate.
Dopo qualche anno si ritirò, desideroso di una maggiore ascesi, costruendosi una cella accanto ad un oratorio dedicato a S. Bartolomeo, a breve distanza dal monastero.
Morì il 2 gennaio 1164 a Troina. Il suo culto “ab immemorabili”, fu confermato da papa Giulio III (1487-1555), la sua festa liturgica è il 2 gennaio





Dal sinassario ortodosso in lingua francese che consulto


Saint ANTERE, Grec d'origine, pape et patriarche de Rome (236). Greco, papa dal 21 novembre 235 al 31 gennaio 236, fu sepolto nella Cripta dei Papi nel Cimitero di Callisto. Alcune sue reliquie, in seguito, furono portate in S.Sisto Vecchio e a S.Silvestro in Capite.
Ordinò che si ricercassero gli atti dei martiri perché non andassero perduti o travisati. Morì santamente all’inizio del consolato di Massimino.

 Saints ALVERIUS et SEBASTIEN, de la Légion thébaine, martyrs à Fossano en Piémont sous Dioclétien (288?). 

 Mémoire des SAINTS MARTYRS qui refusèrent de livrer les saintes Ecritures lors de la persécution de Dioclétien (Rome 304). Plusieurs MARTYRS jetés dans un puits à Plaisance en Emilie-Romagne sous Dioclétien. 

 Saint SYLVESTRE Ier, pape et patriarche de Rome (autre mémoire le 31 décembre) (335). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome I des Ménées.) Notre bienheureux père Silvestre, originaire d'une pieuse famille de Rome, montra depuis son enfance un zèle ardent pour la défense et la propagation de la Foi. Pendant la persécution, il pratiqua avec courage l'hospitalité pour les Confesseurs pourchassés par les autorités, en particulier pour le Saint Martyr Timothée d'Antioche, qu'il alla enterrer en secret après son exécution. Arrêté, puis miraculeusement délivré, il fut ordonné Prêtre par l'Evêque saint Miltiade et, à la mort de ce dernier (314), fut contraint d'accepter la succession par les fidèles qui appréciaient ses vertus et sa charité. Silvestre devint alors un digne imitateur de l'Apôtre Pierre par le soin pastorale de son troupeau spirituel et par le zèle pour les Saints Dogmes. Il organisa avec soin le service des pauvres, organisa les coutumes de l'Eglise de manière à les différencier des usages païens, et s'illustra par de nombreux Miracles.aaaLorsque Constantin le Grand, vainqueur de Maxence par la puissance de la précieuse Croix, entra dans Rome et fit promulguer de nombreuses mesures favorables au Christianisme, Saint Silvestre put sortir de la clandestinité et enseigner aux foules les Mystères de la Foi. Nombreux furent ceux qui reçurent alors le Saint Baptême dans l'allégresse générale. Quant à l'empereur, après avoir été catéchisé par le Saint, il préféra remettre la date de son Baptême, afin d'être initié à la vie nouvelle dans le Jourdain, sur les lieux mêmes du Baptême du Sauveur1 Avec les conseils de Silvestre, Constantin fit construire dans Rome sept grandes basiliques pour célébrer dignement, désormais sans entraves, les Fêtes du Seigneur et des Saints Martyrs.aaaSeul le diable, ennemi du genre humain, grinçait des dents et méditait une vengeance. Il suggéra à la mère de l'empereur, Sainte Hélène (voir 21 mai), alors encore adepte du Judaïsme, d'organiser une grande confrontation publique de douze scribes des plus savants, menés par un certain Zambré adonné à la magie, et de douze Evêques chrétiens, sous la direction de Silvestre. A toutes les objections des Juifs, le bienheureux montrait de manière indiscutable, au moyen des paroles mêmes des Prophètes, que tous les événements de l'Ancienne Alliance et toutes les promesses de Dieu trouvent la plénitude de leur réalisation en la Personne du Christ Sauveur. Après leur avoir exposé que la confession des trois Personnes: Père, Fils et Saint-Esprit, ne contredit pas, mais confirme plutôt l'unité du Dieu Un en Sa nature, il répondit à leur question sur l'Incarnation à l'aide d'exemples. Prenant en main le manteau de pourpre de l'empereur, il dit: «Tout comme il convenait que cette étoffe écrue subisse violence et travail, qu'elle soit teinte de pourpre, taillée et façonnée, de manière à servir d'ornement et d'emblème de la dignité impériale, sans pour cela que le souverain n'en souffre quoi que ce fût; de même il fallait que la chair du Christ, assumée par lui, fusse soumise à l'épreuve, sans que Sa divinité n'en souffrît quoi que ce fût, pour que l'homme tout entier, âme et corps, devienne un digne ornement de la Gloire de Dieu. » A une autre objection sur la mort du Christ, il répondit: «Parce que l'homme était devenu prisonnier de la mort par la transgression, Dieu n'envoya pas un Ange mais son propre Fils pour l'échanger et le livrer comme en otage à la mort. Mais découvrant que cette proie était incorruptible, car Dieu même incarné, elle le rejeta, et la nature humaine toute entière avec Lui, convaincue dès lors de son impuissance. C'est ainsi qu'avec le Christ-homme, l'homme déchu ne fut pas seulement délivré de la mort, mais gagna le Ciel et le séjour avec Dieu». Les scribes juifs restèrent muets devant de tels arguments. Mais, voulant montrer malgré tout la puissance de son Dieu, Zambré souffla une invocation magique dans l'oreille d'un taureau sauvage qui tomba mort sur le coup, et défia Silvestre d'en faire autant. «Mon Dieu ne donne pas la mort, mais la vie et la résurrection» répondit Silvestre; et, élevant les mains vers le ciel, il ressuscita la bête qu'il renvoya docile. L'empereur et la foule saluèrent le Saint par des ovations et nombreux furent ceux qui décidèrent alors de se faire baptiser. Saint Sylvestre continua d'œuvrer pour la gloire de l'Eglise et la défense des Saints Dogmes. Il remit son âme à Dieu le 31 décembre 335.

 Saint MARTINIEN, archevêque de Milan en Lombardie, qui assista au concile d'Ephèse en 431 et confessa la foi orthodoxe face au nestorianisme (vers 435). 
Saint MACAIRE, vicaire du préfet de Rome, devenu ermite (vers 450). 

 Saint BLADULPHE, moine de Bobbio, qui reprocha au roi des Lombards Ariovald son appartenance à l'hérésie arienne (vers 630). 





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