Santo
Antero papa e patriarca di Roma (verso il 236)
Di nazionalità Greca, papa
dal 21 novembre 235 al 31 gennaio 236, fu sepolto nella Cripta dei Papi nel
Cimitero di Callisto. Alcune sue reliquie, in seguito, furono portate in
S.Sisto Vecchio e a S.Silvestro in Capite.
Ordinò che si ricercassero gli atti dei martiri perché non andassero perduti o travisati. Morì santamente all’inizio del consolato di Massimino.
Ordinò che si ricercassero gli atti dei martiri perché non andassero perduti o travisati. Morì santamente all’inizio del consolato di Massimino.
Il Liber Pontificalis riporta che fu
martirizzato sotto l'imperatore Massimino Trace per aver fatto raccogliere gli
Atti dei martiri da alcuni notai e poi averli fatti depositare negli archivi
della Chiesa di Roma.
Questa tradizione sembra molto antica e
piuttosto veritiera; ciononostante alcuni illustri studiosi, tra i quali
Tillemont, sostengono che non è sufficientemente provata dal solo fatto di
essere riportata sul Liber Pontificalis, considerando, fra l'altro, la
sua tarda data di compilazione.
Il luogo del suo sepolcro fu scoperto da
Giovanni Battista de Rossi nel 1854 grazie ad alcuni frammenti deteriorati dell'epitaffio
in greco inciso sulla stretta lastra oblunga che
chiudeva la sua tomba, indice sia della sua probabile origine che dell'uso
generalizzato del greco nella Chiesa di Roma di quel periodo.
Si tramanda che sia nato a Petelia città magnogreca, da identificarsi con
l'odierna Strongoli
Santo Silvestro papa e patriarca di
Roma(nel 335)-nel martirologio Romano celebrato il 31 Dicembre. Martirologio
Romano : “San
Silvestro I, papa, che per molti anni resse con saggezza la Chiesa, nel tempo
in cui l’imperatore Costantino costruì le venerande basiliche e il Concilio di
Nicea acclamò Cristo Figlio di Dio. In questo giorno il suo corpo fu deposto a
Roma nel cimitero di Priscilla.
(Papa
dal 31/01/314 al 31/12/335)
Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora affermata. Nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede».
Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora affermata. Nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede».
Santo Martiniano vescovo di Milano che
assiste al Concilio di Efeso e confessa la
retta fede di fronte ai nestoriani (verso il 435)
Il vescovo milanese Martiniano (o Martino) è
documentato storicamente tra gli anni 430 e 431 nella controversia che vide
opporsi in Oriente i sostenitori della teologia di Cirillo di Alessandria e il partito
antiocheno, che appoggiava il patriarca Nestorio di Costantinopoli
Nel corso di questa controversia teologica,
dopo ottobre/novembre 430, un anonimo vescovo di Milano, probabilmente lo
stesso Martiniano , fu destinatario, assieme agli anonimi vescovi di Aquileia e
di Ravenna , di una lettera
scritta dagli antiocheni che denunciavano gli scritti di Cirillo che, a loro
dire, erano impregnati di apollinarismo .
Prima di settembre/ottobre 431 , e
verosimilmente in risposta alla lettera del partito antiocheno, Martiniano scrisse
una lettera, oggi perduta, a Giovanni di Antiochia e ai vescovi anticirilliani e contestualmente
fece pervenire all'imperatore Teodosio
IIuna copia del trattato di sant'Ambrogio dal titolo De incarnatione
dominicae sacramento.
Martiniano è documentato nelle fonti greche in una terza
occasione. Infatti nei negoziati che si svolsero dopo il concilio di Efeso a Calcedonia tra l'11 settembre e il 25 ottobre 431,
Martino è menzionato da Giovanni di Antiochia e i rappresentanti del suo
partito, desiderosi di conquistare alla loro causa il vescovo Rufo di Tessalonica
proprio per l'invio di questi due
scritti che, secondo gli antiocheni, lasciano intravedere l'opposizione degli
Italiani alla cristologia di Cirillo.
Felice Ennodio dedica al vescovo milanese,
noto con il nome di Martiniano, uno dei suoi Carmina ,
scritti prima del 521, nel quale il vescovo è qualificato come servitore di Dio
e lodato per la sua prudenza e la sua semplicità. Dal carmen di Ennodio
sembrerebbe che Martiniano sia stato eletto all'unanimità sulla sede milanese,
malgrado la sua opposizione e la compresenza di un altro aspirante
all'episcopato; la stessa composizione accenna al fatto che durante il suo
episcopato, che fu di breve durata,[7] fece costruire due chiese.
Secondo un antico Catalogus
archiepiscoporum Mediolanensium risalente all'epoca medievale, l'episcopato di
Martiniano si colloca tra quelli di Marolo e di Glicerio . Il medesimo catalogus
gli assegna 30 anni di governo e lo dice sepolto il 29 settembre nella basilica
di Santo Stefano ; la tradizione tuttavia gli assegna 12 anni di episcopato,
dal 423 al 435
Nel 1988 le sue reliquie sono state traslate nel Duomo
di Milano e inumate sotto l'altare di Sant'Agata.
Santo
Macario Vicario del Prefetto di Roma e divenuto poi monaco eremita (verso il
450)
Tratto
da http://www.parrocchie.it/redu/nativitamariass/Macario1.htm
Possiamo fare riferimento ad una
interessante chiesa non lontana da Redù, nel Persicetano, sulla strada che
collega S. Giovanni in Persicelo con Bologna, nel borgo. In questa chiesa, si trova
un altare dedicata a S. Macario, molto probabilmente lo stesso venerato a Redù.
Sul paliotto dell’altare un scultura marmorea raffigurante un monaco con una
lunga barba, regge un cartiglio con la scritta “ S.T. MACARIO. ABBAS.”.Ai sui
piedi un’altra scritta recita “MACARIUS VOCOR INROMANA CIVITATE NATUS” (Sono
chiamato Macario, nato nella città romana). Il S. Macario di cui ci occupiamo
non è quindi un santo orientale, bensì di origine romana. Un’ altra tessera del
mosaico che ci permette di ricostruire la figura di San Macario, c’è data dal
sepolcro del santo che si trova nella chiesa abbaziale di S. Sisto a Piacenza.
In questa chiesa, annessa ad un antico monastero di suore benedettine, (ora non
più esistente) fondato dalla regina longobarda Angilberta nell’877, e
precisamente nella navata sinistra della cripta, riposa il corpo di San
Macario, che fu trasportato da Sacerno prima del Mille. Le ricerche condotte
sul Santo di Piacenza ci portano ad un S. Macario,che dopo aver trascorso parte
dei suoi anni come vice prefetto di Roma, si ritirò a vita monastica, fondando
un monastero nel 394 a Le Mose, località oggi difficilmente identificabile,
nella provincia di Piacenza. A queste notizie. Possiamo aggiungere altre che
parole del Santo e narrano che egli fosse giunto a Sacerno per predicare e fare
penitenza e che lì fosse morto. Pur nell’incertezza dei dati, si può supporre
che il S. Macario sepolto a Piacenza e quello venuto a Sacerno siano la stessa
persona; resta comunque da spiegare la presenza del culto per questo Santo a
Redù. E’ molto,probabile che il corpo del Santo, che nel 966 si trovava sepolto
ancora a Sacerno, sia stato reclamato dal monastero di S. Sisto di Piacenza.
Durante il viaggio le preziose e prestigiose reliquie, destinate forse ad essere
ospitate a Nonantola, giunsero invece a Redù, dove trovatasi una piccola cella
del monastero. Qui sarebbe rimasto un ricordo del passaggio del Santo Corpo,
tanto che a S. Macario venne attribuita la protezione della chiesa e dedicato
un culto tramandandosi attraverso i secoli e giunto fino a noi.
Santo Blidulfo (Bladulfo) monaco a Bobbio (verso
il 630)
In
alcuni martirologi Blidulfo (Bladulfo) si trova ricordato il 2 gennaio; a
Bobbio, invece, dove riposano le sue reliquie, è festeggiato, insieme con altri
santi monaci, il 16 marzo. Fu discepolo di san Colombano e visse a Bobbio sotto
l'abate Attala. Nella Vita Golumbani, appunto, si narra che Ariovaldo, re dei
Longobardi, incontrato per strada Blidulfo a Pavia, disse schernendolo: «Ecco
uno dei monaci di Colombano che ci ricusano il saluto». Allora Blidulfo rispose
che lo avrebbe salutato volentieri se avesse professato la vera fede e subito, li
stesso, gli espose il dogma trinitario. L'ariano, umiliato e furioso, appostò
nella notte due sgherri ordinando loro di finire il monaco a bastonate.
Blidulfo, aggredito, fu lasciato a terra insanguinato dai sicari convinti di
averlo ucciso; ma, soccorso e rialzato, disse di non aver mai dormito un sonno
cosí dolce. Il prodigio conciliò il favore popolare verso i monaci di Bobbio e
ravvivò in tutti la fede ortodossa. Lo stesso Ariovaldo, confuso, mandò a
chiedere perdono a Blidulfo e dopo la sua ascesa al trono, pur restando ariano,
non solo non molestò più i monaci, ma li appoggiò nella contesa col vescovo di
Tortona Blidulfo mori nel 630 e fu
onorato come santo; nel 1482 fu fatta la traslazione delle sue reliquie.
Santo Silvestro monaco ed abate a Troina in Sicilia nel
territorio di Enna Martirologio Romano: A Troina in Sicilia, san Silvestro,
abate, che seguì la disciplina dei santi Padri d’Oriente.(verso il 1164)
Tratto da
Il
monachesimo orientale, arrivò soprattutto nell’Italia Meridionale, l’antica
Magna Grecia, al seguito delle occupazioni bizantine, attestandosi specie in
Calabria e Sicilia.
E fra i numerosi monasteri sorti in Sicilia, vi fu quello di Troina (Enna) dedicato a S. Michele e in questo cenobio, grande centro di spiritualità dell’epoca, visse il monaco Silvestro.
Nato verso la fine del XI sec. e l’inizio del XII proprio a Troina, di lui non si sa molto, ma sono giunti fino a noi i racconti di vari episodi prodigiosi che lo videro protagonista; entrato in giovane età nel monastero di San Michele, si distinse per la sua spiccata carità.
Sulla base d’argento del prezioso ferculo che lo raffigura, è incisa una costante tradizione che narra dell’aiuto dato ad un vecchio mendicante, rivelatosi poi per il Signore Gesù.
Gli storici locali raccontano che in un’ora si recò a Catania, a venerare s. Agata martire nel giorno della sua festa; il prodigio consiste nel fatto che il monastero era distante dalla città etnea quaranta miglia e lui era a piedi sia all’andata che al ritorno.
Verso il 1155 si recò a Roma in visita al nuovo papa Adriano VI, il quale lo ordinò sacerdote. Al ritorno, fermatosi a Palermo, guarì il giovane Guglielmo, figlio del re di Sicilia, Guglielmo I (1154-1156), ciò gli procurò una vasta fama di santità e rientrato a Troina venne eletto abate.
Dopo qualche anno si ritirò, desideroso di una maggiore ascesi, costruendosi una cella accanto ad un oratorio dedicato a S. Bartolomeo, a breve distanza dal monastero.
Morì il 2 gennaio 1164 a Troina. Il suo culto “ab immemorabili”, fu confermato da papa Giulio III (1487-1555), la sua festa liturgica è il 2 gennaio
E fra i numerosi monasteri sorti in Sicilia, vi fu quello di Troina (Enna) dedicato a S. Michele e in questo cenobio, grande centro di spiritualità dell’epoca, visse il monaco Silvestro.
Nato verso la fine del XI sec. e l’inizio del XII proprio a Troina, di lui non si sa molto, ma sono giunti fino a noi i racconti di vari episodi prodigiosi che lo videro protagonista; entrato in giovane età nel monastero di San Michele, si distinse per la sua spiccata carità.
Sulla base d’argento del prezioso ferculo che lo raffigura, è incisa una costante tradizione che narra dell’aiuto dato ad un vecchio mendicante, rivelatosi poi per il Signore Gesù.
Gli storici locali raccontano che in un’ora si recò a Catania, a venerare s. Agata martire nel giorno della sua festa; il prodigio consiste nel fatto che il monastero era distante dalla città etnea quaranta miglia e lui era a piedi sia all’andata che al ritorno.
Verso il 1155 si recò a Roma in visita al nuovo papa Adriano VI, il quale lo ordinò sacerdote. Al ritorno, fermatosi a Palermo, guarì il giovane Guglielmo, figlio del re di Sicilia, Guglielmo I (1154-1156), ciò gli procurò una vasta fama di santità e rientrato a Troina venne eletto abate.
Dopo qualche anno si ritirò, desideroso di una maggiore ascesi, costruendosi una cella accanto ad un oratorio dedicato a S. Bartolomeo, a breve distanza dal monastero.
Morì il 2 gennaio 1164 a Troina. Il suo culto “ab immemorabili”, fu confermato da papa Giulio III (1487-1555), la sua festa liturgica è il 2 gennaio
Dal sinassario ortodosso in lingua francese che consulto
Saint ANTERE, Grec d'origine, pape et patriarche de Rome (236). Greco,
papa dal 21 novembre 235 al 31 gennaio 236, fu sepolto nella Cripta dei
Papi nel Cimitero di Callisto. Alcune sue reliquie, in seguito, furono
portate in S.Sisto Vecchio e a S.Silvestro in Capite.
Ordinò che si ricercassero gli atti dei martiri perché non andassero perduti o travisati. Morì santamente all’inizio del consolato di Massimino.
Ordinò che si ricercassero gli atti dei martiri perché non andassero perduti o travisati. Morì santamente all’inizio del consolato di Massimino.
Saints ALVERIUS et
SEBASTIEN, de la Légion thébaine, martyrs à Fossano en Piémont sous Dioclétien (288?).
Mémoire des SAINTS MARTYRS qui refusèrent de livrer les saintes Ecritures lors de la persécution de Dioclétien (Rome 304). Plusieurs MARTYRS jetés dans un puits à Plaisance en Emilie-Romagne sous Dioclétien.
Saint
SYLVESTRE Ier, pape et patriarche de Rome (autre mémoire le 31
décembre) (335). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume
au tome I des Ménées.)
Notre
bienheureux père Silvestre, originaire d'une pieuse famille de Rome,
montra depuis son enfance un zèle ardent pour la défense et la
propagation de la Foi. Pendant la persécution, il pratiqua avec courage
l'hospitalité pour les Confesseurs pourchassés par les autorités,
en particulier pour le Saint Martyr Timothée d'Antioche, qu'il alla
enterrer en secret après son exécution. Arrêté, puis miraculeusement
délivré, il fut ordonné Prêtre par l'Evêque saint Miltiade et, à la mort
de ce dernier (314), fut contraint d'accepter la succession par les
fidèles qui appréciaient ses vertus et sa charité. Silvestre devint
alors un digne imitateur de l'Apôtre Pierre par le soin pastorale de son
troupeau spirituel et par le zèle pour les Saints Dogmes. Il organisa
avec soin le service des pauvres, organisa les coutumes de l'Eglise de
manière à les différencier des usages païens, et s'illustra par de
nombreux Miracles.aaaLorsque
Constantin le Grand, vainqueur de Maxence par la puissance de la
précieuse Croix, entra dans Rome et fit promulguer de nombreuses mesures
favorables au Christianisme, Saint Silvestre put sortir de la
clandestinité
et enseigner aux foules les Mystères de la Foi. Nombreux furent ceux qui
reçurent alors le Saint Baptême dans l'allégresse générale. Quant à
l'empereur, après avoir été catéchisé par le Saint, il préféra remettre
la date de son Baptême, afin d'être initié à la vie nouvelle dans le
Jourdain, sur les lieux mêmes du Baptême du Sauveur1 Avec les
conseils de Silvestre, Constantin fit construire dans Rome sept grandes
basiliques pour célébrer dignement, désormais sans entraves, les Fêtes
du Seigneur et des Saints Martyrs.aaaSeul
le diable, ennemi du genre humain, grinçait des dents et méditait une
vengeance. Il suggéra à la mère de l'empereur, Sainte Hélène (voir 21 mai),
alors encore adepte du
Judaïsme, d'organiser une grande confrontation publique de douze scribes
des plus savants, menés par un certain Zambré adonné à la magie, et de
douze Evêques chrétiens, sous la direction de Silvestre. A toutes les
objections des Juifs, le bienheureux montrait de manière indiscutable,
au moyen des paroles mêmes des Prophètes, que tous les événements de
l'Ancienne Alliance et toutes les promesses de Dieu trouvent la
plénitude de leur réalisation en la Personne du Christ Sauveur. Après
leur avoir exposé que la confession des trois Personnes: Père, Fils et
Saint-Esprit, ne contredit pas, mais confirme plutôt l'unité du Dieu Un
en Sa nature, il répondit à leur question sur l'Incarnation à l'aide
d'exemples. Prenant en main le manteau de pourpre de l'empereur, il dit:
«Tout comme il convenait que cette étoffe écrue subisse violence et
travail, qu'elle soit teinte de pourpre, taillée et façonnée, de manière
à servir d'ornement et d'emblème de la dignité impériale, sans pour
cela
que le souverain n'en souffre quoi que ce fût; de même il fallait que la
chair du Christ, assumée par lui, fusse soumise à l'épreuve, sans que
Sa divinité n'en souffrît quoi que ce fût, pour que l'homme tout entier,
âme et corps, devienne un digne ornement de la Gloire de Dieu. » A une
autre objection sur la mort du Christ, il répondit: «Parce que l'homme
était devenu prisonnier de la mort par la transgression, Dieu n'envoya
pas un Ange mais son propre Fils pour l'échanger et le livrer comme en
otage à la mort. Mais découvrant que cette proie était incorruptible,
car Dieu même incarné, elle le rejeta, et la nature humaine toute
entière avec Lui, convaincue dès lors de son impuissance. C'est ainsi
qu'avec le Christ-homme, l'homme déchu ne fut pas seulement délivré de
la mort, mais gagna le Ciel et le séjour avec Dieu». Les scribes juifs
restèrent muets devant de tels arguments. Mais, voulant montrer malgré
tout la puissance de son Dieu, Zambré souffla une invocation magique
dans l'oreille d'un taureau sauvage qui tomba mort sur le coup, et défia
Silvestre d'en faire autant. «Mon Dieu ne donne pas la mort, mais la
vie et la résurrection» répondit Silvestre; et, élevant les mains vers
le ciel, il ressuscita la bête qu'il renvoya docile. L'empereur et la
foule saluèrent le Saint par des ovations et nombreux furent ceux qui
décidèrent alors de se faire baptiser. Saint Sylvestre continua d'œuvrer
pour la gloire de l'Eglise et la défense des Saints Dogmes. Il remit
son âme à Dieu le 31 décembre 335.
Saint
MARTINIEN, archevêque de Milan en Lombardie, qui assista au concile
d'Ephèse en 431 et confessa la foi orthodoxe face au nestorianisme (vers
435).
Saint MACAIRE, vicaire du préfet de Rome, devenu ermite (vers 450).
Saint MACAIRE, vicaire du préfet de Rome, devenu ermite (vers 450).
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