Scuola toscana - XII secolo - Salterio di s. Michele a Marturi - "Crocifisso
Santa Prisca martire a Roma (nel III secolo) Martirologio Romano 18 gennaio - A Roma la passione di santa Prisca, Vergine e Martire, la quale, sotto l'Imperatore Claudio, dopo molti tormenti, fu coronata col martirio.
Tratto da http://www.enrosadira.it/santi/p/prisca.htm
Prisca, santa, martire di Roma, i resti sono all’altare della confessione della chiesa a lei intitolata. È ricordata dagli Itinerari del VII secolo nel cimitero di Priscilla. L’antico titolo di Prisca, citato da una lapide della seconda metà del V secolo, sotto il pontificato di S. Leone III (795-816) era noto come di Aquila e Prisca. Confusione nata dall’omonimia tra Prisca, fondatrice del primitivo titolo, Prisca (o Priscilla), moglie di Aquila, ambedue collaboratori di S. Paolo, e tra la vergine e martire Prisca, qui venerata. Tra il 1104 e il 1105 il vescovo di Parigi Walo ottiene in dono un suo resto. Nel giorno della festa si espongono all’altare maggiore, in una cassettina lignea, alcune reliquie. TRATTO Da https://it.wikipedia.org/wiki/Prisca_romana
Con questo nome compaiono almeno due sante vissute a Roma nel I e nel III secolo d.C.
Una tradizione che non ha conferma storica riferisce che la santa vissuta nel I secolo, già all'età di tredici anni, venne battezzata dallo stesso Pietro apostolo , al tempo dell'attività missionaria dell'apostolo a Roma . La tradizione più tarda, risalente all'VIII secolo ha iniziato ad identificare in questa giovane proprio sua madre Priscilla, menzionata da Paolo di Tarso nella Lettera ai Romani (Rm 16,3 Secondo queste tradizioni, Prisca fu la prima santa dell'Occidente a testimoniare col martirio la sua fede in Cristo, come suggerisce il suo nome, di origine latina col significato di "primitiva". Il Martirologio Romano secondo gli Acta S. Priscae racconta che durante le persecuzioni ordinate da Claudio il Gotico fu sottoposta a numerosi tormenti, venendo infine decapitata presso il X miglio della via Ostiense dove venne eretta una chiesa e successivamente sepolta nella chiesa dei Santi Aquila e Priscilla all'Aventino Diversamente il corpo della santa protomartire dopo essere stato martirizzato verso la metà del I secolo venne sepolto nella Catacombe di Priscilla le più antiche di Roma. I presunti resti della santa sono stati rinvenuti nel III secolo dal papa Eutichiano e trasferiti poi nella chiesa che da lei prese il nome.
Tratto da https://www.romafelix.it/santa-prisca-e-i-suoi-enigmi-il-rebus-delle-martiri-e-il-mitreo-piu-affascinante-di-roma/
Ma chi era Prisca, a cui è intitolata la basilica al Rione Ripa? La vergine e martire la cui festa si celebra il 18 gennaio, o la moglie di Aquila, amico di san Paolo e san Pietro? E come sbuca fuori un Mitreo proprio accanto alla cripta della chiesa? Cercare risposte a queste domande significa immergersi in un vero e proprio intreccio di enigmi.
Intanto la basilica di Santa Prisca, dedicata alla martire omonima, fu edificata ai tempi di Onorio I tra la fine del IV secolo e gli inizi del V Le origini del titulus sono incerte. A questo lasso di tempo risale il Titulus Priscae, descritto proprio dove oggi sorge la basilica. Accanto a questo primo Titulus, riferito alla stessa chiesa di Santa Prisca, troviamo, qualche secolo dopo, un’altra denominazione: Titulus Aquilae et Priscae. Due tituli, dunque, riferiti a due diverse tradizioni, insistono sulla stessa area: la prima relata a una martire Prisca vergine e martire, e l’altra relata ai due coniugi Aquila e Prisca (o Priscilla) molto cari all’apostolo Paolo e martirizzati, a causa delle fede cristiana. Comunque, nel V secolo, la basilica occupava gran parte dell’area del titulus, insistendo con l’abside sul vestibolo di un mitreo venuto alla luce solo nel 1934 insieme con resti di antiche costruzioni del tempo di Traiano. Occupando questa posizione la basilica venne ad avere la facciata sull’antico Clivus Publicus, odierna via di Santa Prisca. La chiesa è stata, però, più volte restaurata: da Adriano I (772-795) e da Pasquale II (1099-1118), per primi. Quindi nel XV secolo un incendio ne distrusse la parte anteriore e Callisto III (1455-1458) si occupò del nuovo restauro. Durante le modifiche apportate alla chiesa nel corso del XVII secolo, vennero alla luce quattro arcate con intradossi decorati di epoca antica, impostati sulle relative colonne e un capitello corinzio. Con l’aggiunta delle quattro arcate, la basilica acquistava una grandiosa navata centrale. Seguì il restauro voluto da Clemente XII, nel corso del quale, nel 1827, si sostituirono anche le capriate con una maestosa volta a cassettoni, per motivi di stabilità. Trasformazioni che nel loro complesso ne hanno offuscato, purtroppo, l’originaria bellezza. L’identificazione della titolare della chiesa è, come si accennava sopra, legata a due titoli: il Titulus Priscae e il Titulus Aquilae e Priscae. Sin dai primi secoli la chiesa dell’Aventino ebbe sempre la denominazione di Titulus Priscae, senza meglio precisare di quale Prisca si trattasse. Attualmente, negli atti ufficiali, la chiesa parrocchiale di Santa Prisca risulta intitolata a Santa Prisca vergine e martire. È titolo cardinalizio, vi si celebra la festa della titolare il 18 gennaio e vi si tiene la Stazione Quaresimale il martedì della Settimana Santa. Quanto all’identità della santa, gli Acta Sanctorum narrano di una fanciulla tredicenne martirizzata durante l’impero di Claudio il cui corpo venne sepolto nelle catacombe di Priscilla sulla via Salaria e, nel 776, le sue spoglie mortali furono trasferite sotto la piazzetta antistante la chiesa di Santa Prisca all’Aventino. Ma ecco che gli itineraria dei secoli VII e VIII parlano di una Prisca martire sepolta nelle catacombe di Priscilla, mentre il Codice Epternacense del Martirologio Geronimiano ha un’aggiunta dell’VIII secolo, in cui si registra, al 18 gennaio, Priscilla, da non confondersi con Prisca, sepolta sempre sulla via Salaria. Nel Sacramentario Gregoriano è dedicata una messa il 18 gennaio ad una martire Prisca. E sempre il 18 gennaio, il Martirologio di Reichenau e quello di Beda il Venerabile pongono il natalis di Santa Prisca. Accanto al Titulus Priscae troviamo, nel secolo VIII, anche la denominazione Domus o Titulus Priscae et Aquilae. A tal proposito gli Acta Sanctorum dicono che anche i coniugi Aquila e Prisca subirono il martirio e vennero sepolti nelle catacombe di Priscilla sulla Salaria, insieme con Prisca vergine e martire la quale, secondo l’archeologo Giovan Battista de Rossi, sarebbe stata la loro giovane figlia, martirizzata verso la metà del I secolo. In seguito (metà del secolo IX) le reliquie dei coniugi furono trasportate nella chiesa dei Santi Quattro Coronati al Celio. Il Titulus Aquilae e Priscae è collegato alla tradizione secondo cui la chiesa di Santa Prisca è stata costruita nei pressi dell’antica Domus dei due santi coniugi, di cui si fa più volte menzione negli Atti degli Apostoli e in tre Lettere di san Paolo. I due provenivano dal Ponto ed erano fabbricanti e commercianti di tende. Si erano convertiti al cristianesimo ed erano diventati amici di san Paolo, a Corinto, e di San Pietro, a Roma. La loro casa era diventata una chiesa domestica, dove i sacerdoti erano accolti per sfuggire alla persecuzione e celebrare l’eucarestia. Quando Pietro venne a Roma per la prima volta, tra il 42-43, dovette conoscere e battezzare Aquila e Prisca, che abitavano all’Aventino. In conclusione, quale che sia l’identità della Prisca cui si è sempre riferito il Titulus della chiesa, non vi è dubbio che le due Prisca, sia la moglie di Aquila che la Prisca vergine e martire, attuale titolare della parrocchia, siano state venerate insieme. Del resto, tutto il ciclo pittorico all’interno della chiesa si riferisce alle due Prisca: la pala d’altare rappresenta la moglie di Aquila che riceve il battesimo da san Pietro, mentre negli affreschi del presbiterio si narrano le vicende di Prisca vergine e martire.
Nel 1934 gli Agostiniani, presenti nella basilica di Santa Prisca dal 1600, si misero alla ricerca della domus di Aquila e Prisca eseguendo degli scavi nel sottosuolo della chiesa. Dopo quattro anni di scavo intorno alla cripta, invece della venerata casa, i padri portarono alla luce l’esemplare più raro dell’archeologia mitraica. Il Mitreo è situato ad est della cripta, oltre le fondamenta dell’abside. Per le sue dimensioni non doveva accogliere che qualche decina di membri.
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Santa Faustina e la sorella Santa Liberata fondatrici di un monastero a Como
Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/91583
Secondo la più antica notizia su queste due sante, inserita nel ˜Liber Notitiae Sanctorum Mediolani del XIII secolo, Liberata e Faustina sarebbero state due sorelle di nobili origini, nate nei pressi di Piacenza, a Rocca Algisio, nei primi decenni del secolo VI. Attratte da ideale ascetico, lasciarono la loro famiglia e si ritirarono in un romitorio presso Como, dove poi fondarono un monastero in onore di S. Margherita, dove vissero con umiltà e dedite alla preghiera e nel quale morirono verso il 580 in fama di grande santità. Non ci è dato sapere con precisione la data della loro morte, ma certamente non morirono insieme, forse a distanza di uno o due anni, l ‘una dall altra; una notizia del Commento al Martirologio Romano dichiara che s. Liberata veniva ricordata il 19 gennaio, mentre s. Faustina al 16 gennaio, indicando anche alcune chiese di Milano e dintorni, in cui le due sante venivano venerate. I loro corpi vennero sepolti nella chiesa monastica, e in seguito furono oggetto di varie traslazioni, infatti la prima si ebbe al tempo del vescovo Guido Grimoldi (1096-1125), dove le reliquie delle due sorelle furono spostate dal monastero di S. Margherita di Como, alla cattedrale della città. Una seconda traslazione si ebbe il 13 maggio 1317, al tempo del vescovo Leone de’ Lambertenghi, dalla cattedrale alla chiesa di S. Carpoforo. Successive biografie poi scomparse, convinsero lo storico-agiografo Cesare Baronio, nel secolo XVI, di inserire le due sorelle al 18 gennaio nel suo ‘Martirologio Romano’, dandone una sommaria biografia. Un ciclo di affreschi, di un anonimo giottesco lombardo, dei primi decenni del secolo XIV, già presente nel monastero di S. Margherita ed ora nel Museo Civico di Como; rappesenta nelle cinque scene in progressione: la morte di un gentiluomo che convince le giovani principesse a farsi religiose; la fuga delle due sorelle dalla casa paterna e il viaggio sul fiume Po da Piacenza , insieme al sacerdote Marcello loro guida; il loro arrivo a Como; l’accoglienza nel convento da parte delle monache; la fondazione del monastero di S. Margherita. Nella diocesi di Como la loro memoria si celebra il 18 gennaio. |
Sainte PRISQUE ou PRISCA, martyre à Rome (Ier ou IIIème siècle)
Saints ASTERE, FORTUNAT, ZENON, ZOSIME, MENELAPE, DEDALE et VALENS, martyrs à Ostie (vers 269).
Saintes ARCHELAS, THECLE et SUZANNE, vierges et martyres à Salerne sous Dioclétien (vers 293).
Saintes FAUSTINE (vers 580) et sa soeur sainte LIBERATE (581), fondatrices d'un monastère à Côme en Italie du Nord
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