sabato 13 dicembre 2014

14 dicembre il santorale


icona dei martiri- icona dei martiri di Georgia


IL 14 DI QUESTO STESSO MESE, LA LOTTA DEI SANTI MARTIRI LEUCIO E CALLINICO.
LO STESSO GIORNO, MEMORIA DEI SANTI MARTIRI FILEMONE, APOLLONIO E ARRIANO.
PER LA LORO SANTA INTERCESSIONE, O DIO, ABBI PIETA’ DI NOI E SALVACI. AMIN



APOLYTIKION. TONO 4

I TUOI MARTIRI, SIGNORE,* CON LA LORO LOTTA* HANNO RICEVUTO DA TE, NOSTRO DIO,* LE CORONE 

DELL’INCORRUTTIBILITA’:*  CON LA TUA FORZA,* INFATTI,* HANNO ABBATTUTTO I TIRANNI* ED HANNO ANCHE SPEZZATO* LE 

IMPOTENTI AUDACIE DEI DEMONI.* PER LE LORO PREGHIERE,* O CRISTO DIO,* SALVA LE NOSTRE ANIME.


KONDAKIO. TONO 4. Ti sei manifestato oggi.


OGGI RIUNITI,* CON SACRI ELOGI, TRA LE ACCLAMAZIONI, * TUTTI INSIEME CELELBRIAMO GLI ASTRI DELLA CHIESA,* QUALI 

VITTORIOSI DEL CRISTO NOSTRO DIO.


STICHIRA PROSSOMIA . TONO 4

IL MIRABILE TIRSO,* CALLINICO DI MENTE DIVINA* E IL GLORIOSO LEUCIO,* CONFESSANDO LA TRIADE INCREATA,* SI SONO 

SOTTOPOSTI A PENE PESANTISSIME* E A INTOLLERABILI TORTURE* CON FORTISSIMO ANIMO,* E, COME VINCITORI,* HANNO 

RICEVUTO IL DIADEMA DELLA VITTORIA,* DIVENUTI CONCITTADINI* DELLE SCHIERE IMMATERIALI.

IL GRANDISSIMO, FILEMONE,* IL FELICISSIMO ARRIANO,* IL SAPIENTE APOLLONIO,* CON TORRENTI DI SANGUE* HANNO ESTINT 

LA FIAMMA DL POLITEISMO,* HANNO IRRIGATO TUTTA LA TERRA* CON I DIVINI TORRENTI DELLA CONOSCENZA DI DIO* E CON LE 

PIOGGE DELLE GUARIGIONI,* E CON LA DIVINA GRAZIA* DISSECCANO I FIUMI DEI PATIMENTI,* QUESTI MARTIRI GLORIOSAMENTE 

VITTORIOSI.



I GLORIOSI SONO FIORITI* NEL PRATO DEI MARTIRI* QUALI BELLISSIMI FIORI* EMANANTI LA DIVINA FRAGRANZA  DELLO SPIRITO* 

E PROFUMANDO LE MENTI DEI FEDELI* CHE CON ANNUALI MEMORIE* ONORANO LE LORO LOTTE, LE LORO BATTAGLIE,* E LA 

LORO BEATA FINE* GRAZIE ALLA QUALE DIMORANO GIORIOSI* NELLA LUCE SENZA TRAMONTO






 

 


 


Saints THYRSE, LEUCIUS et CALLINIQUE (ou CORONATOS), martyrs en Bithynie sous Dèce (vers 250). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XII des Ménées.) Ad Apollonia in Bitinia, nell’odierna Turchia, santi Tirso, Leucio, Callinìco e compagni, martiri, che si tramanda abbiano subito la passione al tempo dell’imperatore Decio.

Saint HYPATIOS et ses TRENTE-SIX compagnons, martyrs.

Saints JUSTUS et ABONDIUS, martyrs en Espagne sous Numérien (283).


Saint POMPEE (POMPEIUS), évêque de Pavie en Lombardie (vers 290).Santo, secondo Vescovo dell'elenco dei pastori che la tradizione assegna a Pavia.  

 


 

 http://www.johnsanidopoulos.com/2015/12/synaxarion-of-holy-martyrs-philemon.html


 


Saints PHILEMON, joueur de cithare, APOLLONIOS, lecteur, et leurs compagnons le gouverneur ARIEN et ses quatre gardes du corps, martyrs à Thèbes en Egypte sous Dioclétien (305). (Office traduit en français par le père Denis Guillaume au tome XII des Ménées.)



Saint LUPICIN, métropolitain de Vienne en Dauphiné (vers 330).


Saint MATRONIEN, ermite au diocèse de Milan en Lombardie. La notizia piú antica sembra si trovi nella Notitia ecclesiarum urbis Romae (della fine del sec. VIII) ove si dice, parlando dei santi milanesi: "S. Nazarius in sua pausat ecclesia et in uno angulo S. Morimonianus confessor": il Morimonianus qui ricordato sarebbe da identificarsi con il nostro santo Secondo la tradizioneun tale Guglielmo de' Boccardi partendo per la caccia chiese la benedizione a s. Ambrogio, il quale domandò al giovane le primizie della caccia. Guglielmo si addentrò nella selva, i cani si fermarono abbaiando ostinatamente in un determinato punto. Qui, rimossa la terra con l'aiuto di contadini, si trovò il corpo di un eremita che portava accanto a sé scritte indicanti il suo nome - Matroniano - e i particolari della sua vita. Mentre Guglielmo rientrava in Milano, messaggeri preavvisarono s. Ambrogio, che con il clero ed il popolo mosse incontro al cacciatore. Il corteo, con il prezioso carico, entrò in città per la porta Romana, ma giunto nei pressi della Basilica Apostolorum (S. Nazaro) la lettiga con il corpo del santo divenne inamovibile. Interpretando il fatto come un segno del cielo, s. Ambrogio fece seppellire Matroniano nella basilica di S. Nazaro


Saint VIATEUR, évêque de Bergame en Lombardie (vers 378). S. Viatore è unanimemente ritenuto il successore del primo vescovo di Bergamo s. Narno, quindi è il secondo della serie episcopale bergamasca.
Il suo episcopato si svolse all’incirca dal 343 al 370; è quasi sicuro che partecipò al Concilio di Sardica (Sofia in Bulgaria) del 342-343 e che ne sottoscrisse i decreti, infatti s. Atanasio nella sua “Apologia contra Arianus” lo cita tra i sottoscrittori del Concilio.
Della sua vita non si sa altro, ma il culto che gli è stato tributato è antico e certissimo, come risulta da vari Calendari dei secoli XI - XII - XIII; dalle Litanie di un codice del secolo XII;



Saints NICAISE, évêque de Reims en Champagne, FLORIENT, diacre, JOCUNDUS, lecteur, et EUTROPIE, soeur de saint Nicaise, martyrs par la main des Vandales ariens (vers 407). Il vescovo si era rifiutato di fuggire e, in compagnia di sua sorella, la vergine Eutropia (v.), esortava gli abitanti di Reims a subire serenamente il martirio. Quando i barbari vennero all'assalto, Nicasio rimase solo sulla soglia della chiesa di Nostra Signora da lui fondata, e qui fu decapitato mentre la sorella subiva la stessa sorte, da lei peraltro cercata per sfuggire a peggiori oltraggi. Alcuni fedeli furono anch'essi assassinati: dopo di che i barbari, in preda ad un improvviso terrore, si ritirarono.
Nelle sue grandi linee, questa narrazione è accettabile. Si può quindi ammettere che N. sia morto durante la grande invasione barbara del 407 Un dettaglio del martirio di Nicasio merita particolare attenzione. Nel momento della sua esecuzione, il vescovo recitava il lungo salmo CXVIII; era giunto al versetto "Adhaesit pavimento anima mea", quando gli fu mozzata la testa, che però, caduta al suolo, continuò nel salmo, aggiungendo: "Vivifica me, Domine, secundum verbum tuum".

Saint FINGAR (GWINNEAR, GUIGNIER), Irlandais de nation, ermite en Bretagne, martyr à Hayle près de Penzance en Cornouailles avec sa soeur sainte FIALA, moniale, et une autre moniale irlandaise, sainte HIA (JIA, JIES), éponyme de Sainte-Jies en Bretagne (vers 455).



Troparion of Ss Fingar and Phiala tone 4

Heeding Patrick's preaching you accepted Christ as God and Saviour,/
earning the wrath of your pagan father, O blessed Fingar and Phiala./
Preferring the treasures of asceticism and rejecting a kingly heritage,
together with seven bishops and a godly host,/ you were found worthy of
the crown of martyrdom./ Therefore we pray you to intercede with Christ
our God for us/ that we may live only for Him and be found worthy of His
great mercy.


Commémoration de la redoutable menace du tremblement de terre dont le Seigneur nous a délivrés par amour des hommes, à Constantinople le 14 décembre 557.



Saint AGNEL (AGNELLUS, AGNELLO), ermite, puis higoumène de San Gaudioso près de Naples en Campanie (vers 596). Al principio del sec. X Pietro, suddiacono della Chiesa napoletana, che era stato liberato da una grave infermità per intercessione di Agnello, compose un libellus miraculorum, in cui, oltre alla sua, racconta altre ventidue guarigioni miracolose operate dal santo. Da questo testo, che è la più antica fonte che ci parli di Agnello, apprendiamo che Gaudioso Settiminio Celio, vescovo di Abitina in Africa, avendo dovuto insieme con altri presuli abbandonare la sua sede invasa dai Vandali, riparò a Napoli e vi fondò un monastero, che poi prese il suo nome. Di questo monastero, in un anno sconosciuto del sec. VI, divenne abate Agnello, che morì a sessantun'anni tra il 590 e il 604, forse nel 596, come molti affermano.
 

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Saint VENANCE FORTUNAT, Italien de nation, poète (on lui doit notamment les hymnes Vexilla Regis et Pange Lingua Glorosia), évêque de Poitiers en Poitou (vers 609 ou 610).


icona del western rite
    
Icon: from the Monastery of St. Anthony the Great, France.

Una malattia agli occhi ha cambiato la sua vita. Nato al tempo del regno gotico (governato da Amalasunta, figlia di Teodorico, per conto del figlio Atalarico, minorenne) per gli studi è andato “all’estero”, ossia a Ravenna, capitale dei domini bizantini d’Italia: uno dei grandi poli culturali d’Europa. Ha studiato grammatica e retorica, ed ecco questa infermità alla vista e poi la guarigione. Venanzio l’attribuisce all’intercessione di san Martino di Tours: perciò decide di andare a rendergli grazie presso la sua tomba in Gallia. Un pellegrinaggio dal quale non ritornerà più.
Già all’andata è stato bene accolto, nelle soste, da famiglie signorili, conquistate dalle sue poesie in latino, che tutti giudicano sublimi. In verità non è sempre così, ma tra tanti personaggi analfabeti la sua cultura stupisce e incanta. Giunto a Tours, prega sulla tomba di san Martino (al quale dedicherà un poema) e poi passa a Poitiers. Qui conosce un personaggio eccezionale, non perché è una regina, ma perché è singolarmente colta in mezzo a re e principi che non sanno leggere. E' Radegonda, dalla vita infelice: figlia del re di Turingia, sposata per forza a Clotario I re di Neustria (attuale Francia del Nord-Ovest), ha poi avuto un fratello ucciso da lui; e lo ha lasciato. A Poitiers, con la figlia adottiva Agnese, ha fondato e dirige un monastero.
L’incontro con queste donne dà un nuovo indirizzo alla vita di Venanzio, ammirato da entrambe per i suoi versi, e al tempo stesso attratto dal loro modo di vivere la fede. Diventa sacerdote, prende la direzione spirituale del monastero e continua a scrivere. I temi dominanti della sua poesia religiosa sono il culto della Croce, la pietà mariana, il senso della morte, la guida spirituale dei fedeli. Ha una buona conoscenza dei Vangeli, dei salmi, di Isaia e di alcuni Padri della Chiesa, oltre che di numerosi autori latini non cristiani. Il suo inno Vexilla regis prodeunt, in onore della Croce, viene cantato tuttora nella settimana santa, e altri sono stati inseriti nel Breviario. In latino, poi, scrive la vita di sette santi di Gallia, tra cui quella di Radegonda, morta nel 587.
Nel 595-97, consacrato vescovo di Poitiers, diviene una figura eminente nella Gallia lacerata da guerre tra i regni e stragi di famiglia. La sua opera di poeta cristiano ispirata a sincera pietà, e la tenerezza che anima certi suoi versi, sono una rara testimonianza di umanità e di fede, nella barbarie del tempo. Venanzio muore un 14 dicembre, forse del 607, e presto lo si venera come santo. “Santo e beato” lo proclama l’iscrizione sulla sua tomba nella cattedrale di Poitiers. L’ha composta verso il 785 Paolo Diacono, storico dei Longobardi, invocando la sua intercessione
Venantius Honorius Clementianus Fortunatus nacque verso il 530 a Valdobbiadene (Treviso)(1). Studiò grammatica e retorica nei pressi di Aquileia e diritto a Ravenna. Quando era studente fu colpito da un'infermità alla vista, cui seguì una inspiegabile guarigione, che Venanzio attribuì all’intercessione di san Martino di Tours. Decise pertanto di andare a rendergli grazie presso la sua tomba in Gallia a Tours. Durante il lungo pellegrinaggio viene ospitato da famiglie signorili che conquistò dilettandole con i suoi versi composti in latino, in particolare a Mertz fu ricevuto alla corte di Re Sigisberto, dove fu apprezzato per la sua cultura e le sue liriche. A Tours prega sulla tomba di san Martino, cui dedica un suo poema. Da lì raggiunse Poitiers dove conobbe Agnese e Radegonda. Radegonda, figlia del re di Turingia, fu sposata per forza a Clotario I re di Neustria. Ella si ritirò alla vita monastica dopo l'assassinio di suo fratello ad opera di Clotario stesso. In seguito alla protezione di Radegonda, persona molto colta, Venanzio si stabilì a Poitiers, dove rimane colpito dal suo modo di vivere la fede.. Radegonda fonda un convento a Saix, non lontano da Poitiers, e Radegonda ne diviene badessa. Il convento prese il nome della Santa Croce, in seguito ad una reliquia della Santa Croce donata dall'imperatore Giustino II all'abadessa Radegonda. Fu in occasione dell'installazione della reliquia all'interno del monastero che Fortunato scrisse il Vexilla Regis e il Pange Lingua, opere che saranno riconosciute dalla Chiesa come testi liturgici. Dopo la morte di Radegonda (587) decise di prendere gli ordini sacri e assunse la direzione spirituale del monastero. Nel frattempo continua a scrivere e i nuovi temi della sua poesia sono tutti religiosi: il culto della Croce, la pietà mariana, il senso della morte e la guida spirituale dei fedeli. Approfondisce la conoscenza dei Vangeli e dei salmi, dei profeti (Isaia in particolare) e della patristica. Compose tra gli altri l'inno "Vexilla regis prodeunt", in onore della Croce, che è tuttoggi cantato durante la settimana santa, mentre altri suoi inni sono stati inclusi nel Breviario. Nel 595-97 venne consacrato vescovo di Poitiers, in un periodo di lotte intestine tra le famiglie locali. Negli anni dei suo vescovato, Fortunato fu considerato esempio di temperanza e stabilità. In tutta la sua vita scrisse inni, saggi, elegie funebri, omelie e poesie dedicate alla vita dei santi, in particolare scrisse la storia della vita dei sette santi della Gallia tra cui San Martino e Santa Radegonda. Fu considerato uno degli ultimi poeti gaelici latini e uno dei primi poeti cristiani a scrivere opere in devozione a Maria. La morte lo colse il 14 dicembre probabilmente nel 607 (2) e la devozione popolare lo venera presto come un santo. Sulla sua tomba nella cattedrale di Poitiers è incisa l'iscrizione “Santo e beato” voluta nel 785 da Paolo Diacono, storico dei longobardi, che invocò più volte la sua intercessione. Negli anni dei suo vescovato, Fortunato fu considerato esempio di temperanza e stabilità. In tutta la sua vita scrisse inni, saggi, elegie funebri, omelie e poesie dedicate alla vita dei santi tra cui San Martino e Santa Radegonda, ma anche ai più umili e ai più poveri.


(1) San Venanzio potrebbe essere nato nel 535 a Ceneda (oggi parte di Vittorio Veneto), come da sempre rivendciato dai cenedesi. (2) Secondo alcuni testi la data della morte sarebbe il 14 dicembre del 603.

Saint HIBALD (HYGBALD), abbé dans le comté de Lincoln, éponyme de Hibaldstow (vers 690).


Troparion of St Hybald of Bardney. Tone 4.

Thou didst love Christ all thy life, O blessed one, / and longing to work
for Him as a hermit / thou didst struggle by the pools and carrs of Lindsey
with good works, prayer and labour. / With penitent heart and great love for
Christ / thou worked with missionary zeal for the Lord. / Wherefore we cry
to thee: / beseech the Lord that our labours may be blessed and that our
souls may be saved.

Saint JUSTOC, évêque de Vannes en Bretagne (vers 756).

Saint FOLQUIN (FOLCUIN), évêque de Thérouanne en Artois (855). On l'invoque en faveur des femmes enceintes.

Saint NICOLAS, prêtre, martyr par la main des Communistes (Russie 1937).

Saint BASSIEN, archevêque de Tambov, confess
eur

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