domenica 11 febbraio 2018

11 febbraio santi italici ed italo greci


 
 Saint CALOCER (CALOCERUS), évêque de Ravenne, confesseur (170).


Santo Lazzaro vescovo di Milano che  inserisce negli offici liturgici  la preghiera delle Rogationes  (verso il 449)

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/45320

E' il diciassettesimo vescovo di Milano. Il suo episcopato è da collocarsi ca. alla metà del sec. V.
Ennodio di Pavia, che era stato anche chierico di Milano, in un'epigrafe in suo onore, lo loda per la severità con la quale reprimeva, anche col solo sguardo, l'audacia dei malvagi, pur sapendo a tempo opportuno far coraggio a coloro che cercavano di ravvedersi.
L'Oltrocchi, dicendo di seguire un'antichissima ed unanime tradizione milanese, afferma che istituì le litanie triduane per tener lontano da Milano le incursioni dei barbari; lo stesso autore afferma che Lazzaro morì prima dell'invasione degli Unni di Attila (452), notizia questa accettata dal Delehaye il quale nel suo Commento al Martirologio Romano, dice che il santo morì verso l'a. 449. Altri attribuiscono a Lazzaro una particolare energia nella lotta contro gli eretici, soprattutto i Manichei, oltre alla fondazione in Milano di un monastero di Agostiniani e la dignità di primicerio prima dell'elezione all'episcopato.
I cataloghi dei vescovi milanesi dicono Lazzaro morto il 14 marzo: poiché detto giorno cade sempre in Quaresima, quando secondo il rito ambrosiano non si celebrano feste di santi, la festa di Lazzaro viene anticipata all'11 febbraio. Gli stessi cataloghi gli attribuiscono, ma non si sa con quale fondamento, undici anni di episcopato e lo dicono sepolto nella basilica degli Apostoli (attualmente San Nazaro).


Santo Castrense vescovo africano che  durante la persecuzione dei Vandali arrivò in Campania.E’ onorato come patrono dei naviganti in pericolo(verso il 450)

Tratto dal quotidiano Avvenire

È molto venerato a Castel Volturno (Caserta), dove in agosto in suo onore si tiene una processione lungo il fiume. È ricordato nel «calendario marmoreo» di Napoli, ma poco si sa di lui. È incerto se sia stato vescovo di Castel Volturno o di Sessa Aurunca. Una «passio» lo annovera in un gruppo di dodici o tredici vescovi africani, che nel V secolo approdarono in Campania per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali. Castrense fu, poi, ritenuto martire poiché il suo nome è stato trovato con quello del martire Prisco in alcune pitture. Le reliquie passarono da Sessa a Capua (che lo festeggia il 29 dicembre e la seconda domenica di maggio, data della traslazione). Guglielmo II il Buono, ultimo re normanno di Sicilia, le portò a Monreale.

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/90646
Santo molto venerato a Castel Volturno in provincia di Caserta, ancora oggi la sua statua viene portata in processione in agosto, sul fiume Volturno, per proseguire poi a piedi per la città fino alla chiesa principale.
È ricordato l’11 febbraio nel celebre antichissimo ‘Calendario marmoreo’ di Napoli; ma le notizie che lo riguardano sono incerte.
Secondo una tradizione Castrense o Castrese è detto vescovo di Castel Volturno, secondo un’altra egli fu vescovo di Sessa Aurunca (CE) e qui morì “in mezzo al suo popolo, dopo aver celebrato i misteri ed essere disceso da sé nella sepoltura”.
Nel territorio della città ancora oggi esiste una frazione chiamata S. Castrense, infine una leggendaria ‘passio’ lo annovera in un gruppo di dodici o tredici vescovi africani, che nel secolo V approdarono in Campania per sfuggire alle persecuzioni dei Vandali, comandati da Genserico (390-477) che sbarcati e stabilitasi in Africa, pirateggiavano lungo le coste del Mediterraneo.
Il nome di s. Castrense è unito a quello di s. Prisco, nelle pitture scoperte verso il 1881, in una grotta presso Calvi (Caserta) risalenti al VII secolo, essi erano raffigurati insieme; poiché s. Prisco fu sicuramente un martire di Capua o di Nocera, anche s. Castrense o Castrese fu ritenuto martire.
Quale sia la versione esatta è ancora motivo di discussione e ricerca da parte degli studiosi. Le reliquie del santo, furono trasferite, prima del secolo XII, da Sessa Aurunca a Capua e successivamente ad opera di Guglielmo II il Buono (1166-89) ultimo re normanno di Sicilia, furono portate a Monreale, città in cui la devozione al santo è molto sentita.
In Campania sono rimaste numerose chiese a lui dedicate, sia come Castrense che come Castrese; a Capua viene anche celebrato il 29 dicembre e la seconda domenica di maggio, data delle traslazioni delle reliquie.

Tratto https://www.monrealenews.it/chiesanotizie-della-diocesi/parrocchiedalle-parrocchie-del-paese/3674-oggi-san-castrense-patrono-monreale-storia-del-santo.html
San Castrense è uno di quei santi patroni che non si recarono mai una volta nel luogo di cui sono diventati protettori. Non solo non solcò mai il suolo di Monreale ma nemmeno vi si avvicinò. I destini della città normanna e del vescovo campano si incontrarono grazie ad un dono di nozze. Il suo corpo acefalo, infatti, fu donato dal vescovo di Capua, Alfano, a re Guglielmo II in occasione delle sue nozze con Giovanna Plantageneta. Il prelato trattenne il teschio che continua ad essere conservato nella città campana.
Sulla sua vita non si sa molto tranne che visse in Africa, al tempo della persecuzione dei Vandali, intorno al 440. Fu imprigionato insieme ad altri cristiani e vescovi. Ormai rassegnati al martirio, furono avvertiti da un angelo che li rassicurò sulla loro salvezza: «Ecco, il Signore nostro Gesù Cristo mi manda a voi perché siano rassicurati i vostri cuori: i vostri persecutori cercheranno di affondarvi nel profondo del mare ma sappiate che l'Eterno Re a ciascuno di voi ha già preparato una regione in cui troverete pace in Gesù Cristo e gli abitanti grazie a voi saranno liberati da ogni orrore».
L'indomani, tutti i prigionieri furono caricati su una barca malconcia e lasciati in balia del Mediterraneo. Per miracolo, la barca raggiunse la Campania con tutto l'equipaggio. Castrense si stabilì a Volturno, dove svolse il suo apostolato fino al giorno della sua morte, l'11 febbraio di un anno non precisato alla fine del V secolo. Giorno in cui ancora oggi viene festeggiato a Monreale e anche a Castelvolturno, la cui diocesi nel 1065 fu unita a quella di Capua.
Anche sulla sua morte aleggia un alone di santità. Sembra che conoscesse il giorno della sua dipartita e, dopo aver celebrato la messa, si sia diretto in processione verso il sepolcro dove scese con i suoi piedi vestito con i paramenti sacri. Da quel momento, il luogo della sua sepoltura divenne meta di pellegrinaggio e molti sostennero di ricevere grazie per sua intercessione.
In seguito, le diocesi di Castelvolturno e Capua vennero unite e il vescovo Alfano, nel 1176, decise di donare il corpo del santo al sovrano normanno che stava per sposarsi. Guglielmo fu molto lieto dell'omaggio e decise di deporlo sotto l'altare maggiore del duomo di Monreale, ancora in costruzione. Da allora, la città e la diocesi lo venerano come protettore.
I mosaici gli rendono omaggio raffigurandolo, sulla parete della porta centrale, con aureola e abito sacro, in atto di compiere due miracoli: la liberazione dell'ossesso e il salvataggio di una nave con equipaggio.
La chiesa dedicata a San Castrense fu costruita nel 1499, allora alle porte di Monreale, con annesso un monastero di monache benedettine. Sull'altare maggiore si trova una pala del Novelli che lo raffigura con la Madonna, il Bambino, gli angeli ed altri santi.

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