DISCORSO CATECHETICO
PER L’INIZIO
DELLA SANTA E GRANDE QUARESIMA
+ B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
SIA GRAZIA E PACE
DAL SALVATORE E SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO
E DA PARTE NOSTRA PREGHIERA, BENEDIZIONE E PERDONO
***
Rendiamo un inno di grazia al Dio Trino, che ci ha degnati di
giungere di nuovo alla Santa e Grande Quaresima, per combattere la buona
lotta dell’ascetismo, per volgerci alla “sola cosa, di cui c’è bisogno”
(cfr. Lc. 10,42).
In mezzo a un modo antiascetico, davanti all’attuale
profanazione della vita e al predominio delle forme individualistiche ed
eudemonistiche, la Chiesa Ortodossa insiste sul periodo di quaranta
giorni di lotte spirituali e “di venerabile temperanza” per i propri
figli, quale preparazione alla Santa e Grande Settimana, alla Passione e
alla Croce di Cristo, per divenire contemplatori e partecipi della Sua
gloriosa Resurrezione.
Durante la Grande Quaresima siamo chiamati a vivere in
modo più profondo l’Economia creativa e salvifica del Dio Trino e a
partecipare in un modo più chiaro all’anafora escatologica, nella
direzione e sulla via retta della vita ecclesiastica e spirituale. Ci
rendiamo conto del tragico vicolo cieco della magniloquenza
autosalvifica del Fariseo, della durezza di cuore del figlio maggiore
della parabola del Figliol Prodigo, del crudele disinteresse per la
fame, la sete, la nudità, la malattia, l’abbandono del prossimo, in
accordo con la narrazione evangelica sul giudizio finale. Veniamo
esortati a imitare la conversione e l’umiltà del Pubblicano, il ritorno
del figliol prodigo alla casa del Padre e la fiducia della Sua Grazia, a
imitare coloro che fanno misericordia ai bisognosi, la vita di
preghiera di Gregorio Palamas, l’ascesi di Giovanni il Sinaita e di
Maria Egiziaca, e fortificati attraverso la venerazione della sacre
icone e la venerata Croce, a giungere all’incontro personale con Cristo
risorto dai morti e datore di vita.
Durante questo periodo benedetto, si rivela con
particolare enfasi il carattere comunitario e sociale della vita
spirituale. Non siamo soli, non stiamo soli davanti a Dio. Non siamo una
somma di individui, ma una comunione di persone, per le quali “essere”
significa “essere insieme”. L’ascesi non è individuale, ma un atto
ecclesiastico e una impresa, partecipazione del fedele al mistero e ai
misteri della Chiesa, lotta contro la filautia, esercizio della
filantropia, uso eucaristico della creazione, contributo alla
trasfigurazione del mondo. È libertà comune, virtù comune, bene comune,
comune obbedienza alla regola della Chiesa. Non digiuniamo come
desideriamo individualmente, ma come la Chiesa stabilisce. Il nostro
sforzo ascetico è operativo nell’ambito delle nostre relazioni con gli
altri membri del corpo ecclesiastico, come partecipazione ai fatti e
alle vicende, che formano la Chiesa come comunità di vita, come “vivere
la verità nella carità” (cfr. Ef. 4,15). La spiritualità ortodossa è
inscindibilmente connessa con la partecipazione all’intera liturgia
della vita della Chiesa, che ha il culmine nella Divina Eucarestia, è
devozione che viene nutrita e che acquisisce dimensione nella o mediante
la Chiesa.
Le gare della Grande Quaresima non è un periodo di
esaltazione religiosa psicologica e di emozioni superficiali. La
spiritualità, secondo il punto di vista Ortodosso, non significa
rivolgersi allo spirito e all’anima, nutrendo un deprezzamento
dualistico della materia e del corpo. Spiritualità è l’impregnarsi
dell’intera nostra esistenza, spirito, mente e volontà, dell’anima e del
nostro corpo, dell’intera nostra vita, di Spirito Santo, che è spirito
di comunione. Spiritualità significa, secondo quanto riportato,
l’ecclesiasticalizzazione della nostra vita, una vita ispirata e diretta
dal Paracleto, essere veramente portatori dello Spirito, che presuppone
la nostra personale libera collaborazione, la partecipazione alla vita
sacramentale della Chiesa e una vita divinamente ispirata.
Onorabilissimi Fratelli e Figli amati nel Signore,
Non esiste spiritualità vera e allo stesso tempo priva di
frutti. Colui che ama veramente Dio, ama anche il prossimo e il lontano
e l’intera creazione. Questo amore sacrificale che “non avrà mai fine”
(cfr. 1 Cor. 13,8) è un atto eucaristico, pienezza di vita qui,
pregustazione e verità delle cose ultime. La nostra fede Ortodossa è una
fonte di dinamismo inesauribile, di garanzia per i combattimenti
spirituali, per azioni amorevoli verso il Dio e l’essere umano, per
un’abbondante fruttificazione nel mondo per il suo bene. Fede e carità
costituiscono nella Chiesa un’esperienza di vita unica e inseparabile.
Nella comunione nello Spirito Santo della Chiesa, la vita dell’ascesi,
del digiuno e della filantropia costituisce una barriera alla
religiosizzazione e alla trasformazione della devozione nata nella
Chiesa, in una introversione priva di frutti e in una conquista
individuale.
Lo Spirito di Dio soffia continuamente sulla Chiesa, Dio è
sempre “con noi” - insieme a noi. Durante i santi giorni della Grande
Quaresima siamo chiamati a intensificare il combattimento ascetico
contro il pensiero sull’io, “perseveranti nella preghiera” (Rom. 12,12),
“persistendo nella umiltà e facendo misericordia” (Abba Pimen),
trascorrendo una vita religiosamente bella e con sentimenti di pietà,
perdonandoci gli uni gli altri ed esercitando l’amore gli uni gli altri,
glorificando Dio datore di ogni bene e rendendo grazie per i Suoi
copiosi doni. “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della
salvezza!” (2 Cor. 6, 2).
Su queste basi, invocando l’aiuto che viene dall’alto,
per accogliere tutti quanti, con affetto ardente e in modo gioioso, la
Santa e Grande Quaresima e augurando “un buon percorso durante lo stadio
del digiuno”, accordiamo ai venerabili Fratelli in Cristo e agli
amatissimi Figli della Santa e Grande Chiesa di Cristo, sparsi per il
mondo, la nostra benedizione Patriarcale.
Santa e Grande Quaresima 2018
Il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo
Fervente intercessore presso Dio per voi tutti
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