mercoledì 20 settembre 2017

20 settembre santi italici ed italo greci


 

Santo Martire Eustachio Placido,generale romano  con la sua sposa  Teopista e i loro figli Agapios e Teopisto martiri a Roma sotto Adriano ( verso il 117 o il 118)

La  tradizione  racconta che un giorno (100-101) andando a caccia, inseguì un cervo di rara bellezza e grandezza e quando questi si fermò sopra una rupe e volgendosi all’inseguitore, aveva tra le corna una croce luminosa e sopra la figura di Cristo che gli dice: “Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere”.
Riavutosi dallo spavento, il generale di Traiano decise di farsi battezzare prendendo il nome di Eustachio o Eustazio e con lui anche la moglie e i due figli con i nomi di Teopista, Teopisto e Agapio.

Ritornato sul monte, riascoltò la misteriosa voce che gli preannunciava che avrebbe dovuto dar prova della sua pazienza. Ed infatti la peste gli uccide i servi e le serve e poi i cavalli e il bestiame; i ladri gli rubano tutto.
Decide di emigrare in Egitto, durante il viaggio non potendo pagare il nolo, si vede togliere la moglie dal capitano della nave che se n’era invaghito. Ridisceso a terra prosegue il viaggio a piedi con i figli, che gli vengono rapiti uno da un leone e l’altro da un lupo, ma poi salvati dagli abitanti del luogo; i due ragazzi crescono nello stesso villaggio senza conoscersi.

Rimasto solo, Eustachio si stabilisce in un villaggio vicino chiamato Badisso, guadagnandosi il pane come guardiano, sta lì per 15 anni, finché avendo i barbari violati i confini dell’Impero, Traiano lo manda a cercare per riportarlo a Roma.

Di nuovo comandante delle truppe, arruola soldati da ogni luogo; così fra le reclute finiscono anche i suoi due figli, robusti e ben educati, al punto che Eustachio sempre non riconoscendoli, li nomina sottufficiali, tenendoli presso di sé.
Vinta la guerra, le truppe sostano per un breve riposo in un piccolo villaggio, proprio quello in cui vive coltivando un orto, Teopista, che era rimasta sola dopo la morte del capitano della nave e abitando in una povera casupola; i due sottufficiali le chiedono ospitalità, e nel raccontarsi le loro vicissitudini, finiscono per riconoscersi come fratelli, anche Teopista li riconosce ma non lo dice, finché il giorno dopo presentatasi al generale, per essere aiutata a rientrare in patria, riconosce il marito, segue un riconoscimento fra tutti loro e così la famiglia si ricompone.

Intanto morto Traiano, gli era succeduto Adriano (117), il quale accoglie il vincitore dei barbari con feste e trionfi. Però il giorno dopo si doveva partecipare al rito di ringraziamento nel tempio di Apollo ed Eustachio si rifiuta essendo cristiano; l’imperatore per questo lo condanna al circo insieme ai suoi familiari (140); ma il leone per quanto inferocito  non li tocca nemmeno e allora vengono introdotti vivi in un bue di bronzo arroventato, morendo subito, ma il calore non brucia loro nemmeno un capello.

I cristiani recuperano i corpi e gli danno sepoltura, in questo luogo dopo la pace di Costantino (325) fu eretto un oratorio, dove venivano celebrati il 1° novembre.
Questa  tradizione  ebbe una diffusione straordinaria nel Medioevo e ci è pervenuta in molte redazioni e versioni greche, latine, orientali e lingue volgari, quasi tutte le europee, diverse nei particolari ma concordanti nella sostanza
È protettore dei cacciatori e guardiacaccia e della città di Matera. Il nome deriva dal greco ‘Eystachios’ e significa “producente molte e buone spighe”. 

vedi anche 

 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3447:20-09-memoria-del-santo-megalomartire-eustazio-della-sua-sposa-teopista-e-i-loro-figli-agapio-e-teopisto&catid=191:settembre&lang=it

https://doxologia.ro/sfantul-mare-mucenic-eustatie-cu-cei-doi-fii-agapie-teopist


Santo Glicerio Vescovo di Milano (tra il 432 e il 438)
 San Glicerio Vescovo di Milano (tra il 432 e il 438) Glicerio (... – Milano, 15 settembre 440), detto anche Glicero, da una parola greca che significa "dolce", fu arcivescovo di Milano dal 436 fino alla sua morte.
Discepolo di Martiniano Osio, suo predecessore alla cattedra milanese, divenne dapprima diacono a Milano e poi, malgrado la sua nomina ad arcivescovo, svolse anche incarichi diplomatici, conferitigli dall'Imperatore, ad Antiochia di Siria, nell'odierna Turchia in quanto la sua epigrafe parla di missioni da lui svolte nell'Africa proconsolar

sta in
 http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3763:20-09-memoria-di-san-glicerio-vescovo-di-milano-tra-il-432-e-il-438&catid=191:settembre&lang=it

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