Saint MAGNUS AURELIUS CASSIODORE, fondateur de monastère à Viviers en Vivarais (565 ou 575).
http://www.santiebeati.it/dettaglio/94162
Sante
Aurelia e Neomisia nate in Asia Minore e addormentatesi in Dio ad Anagni in
Lazio
Secondo la tradizione riportata nell'Ufficio proprio della Chiesa anagnina il 25 settembre, le sorelle Aurelia e Neomisia, nate nell'Asia Minore e dedite fin dalla fanciullezza alla pietà, cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitarono i luoghi sacri della Palestina e si recarono in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell'Occidente. Partite da Roma e, mentre percorrevano la via Latina, sorprese dagli Agareni, che, dopo aver devastato Calabria e Lucania, avevano posto assedio a Capua, furono battute con verghe e ridotte in fin di vita. Ma un furioso temporale disperse i persecutori, e le due sorelle, libere, poterono proseguire il loro viaggio. Giunte nei pressi di Anagni, si stabilirono in una borgata, detta Macerata, ai piedi del colle e qui morirono in pace un 25 settembre. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, sepolti prima in un oratorio della borgata, furono poi trasportati nel cenobio di S. Reparata, presso le mura della città. In seguito il vescovo Rumaldo, mentre si trovava ad Anagni papa Leone IX, li collocò nella cattedrale, e quando questa fu ricostruita dal vescovo Pietro, essi furono onorevolmente riposti nella cripta di S. Magno, presso le spoglie di s. Secondina sotto l'altare ad esse dedicato.
L'unico testo a noi noto degli Atti delle due sante è contenuto nel cod. Chigiano C. VIII. 235, scritto all'inizio del sec. XIV..
Parte considerevole delle reliquie di Aurelia e Neomisia si conserva in due urne, fatte eseguire nel 1903 dal vescovo Antonio Sardi, che si espongono sull'altare maggiore della cattedrale il 25 settembre, giorno in cui le sante sono festeggiate.
Memoria di San Lussorio Martire
25 Settembre
tratto da
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5740:25-09-memoria-di-san-lussorio-martire&catid=191:settembre&lang=it
San Lussorio visse nella seconda metà del III secolo e ricopriva un incarico di pubblico ufficiale (apparitor) per il governatore della Sardegna, Delfio.
Entrò in contatto con le Scritture durante lo svolgimento del proprio lavoro e, colpitone, decise di approfondire la conoscenza del cristianesimo fino alla conversione. Proseguì nello studio delle Scritture e rinnegò gli idoli, venendo per questo denunciato e portato davanti al governatore Delfio. Fu accusato di blasfemia nel confronto degli dei e di disobbedire agli ordini imperiali. Delfio, probabilmente offeso dal “tradimento” di uno dei suoi più stretti collaboratori, offrì a Lussorio la scelta tra sacrificare gli dei (e, quindi, di avere salva la vita) o morire; il santo, rifiutatosi fermamente di compiere sacrifici agli idoli, fu gettato in carcere.
Ripresentato davanti al tribunale presieduto da Delfio qualche giorno dopo, fu nuovamente confrontato con le stesse accuse, ma Lussorio difese la sua posizione; vista l’impossibilità di battere Lussorio in tribunale e avendo capito che nemmeno le peggiori torture gli avrebbero fatto cambiare idea, Delfio lo condannò a morte per decapitazione. San Lussorio fu martirizzato nei pressi della città di Forum Traiani (l’odierna Fordongianus) attorno all’anno 304.
Secondo la tradizione riportata nell'Ufficio proprio della Chiesa anagnina il 25 settembre, le sorelle Aurelia e Neomisia, nate nell'Asia Minore e dedite fin dalla fanciullezza alla pietà, cresciute negli anni, per soddisfare la loro devozione, visitarono i luoghi sacri della Palestina e si recarono in pellegrinaggio ai più celebri santuari dell'Occidente. Partite da Roma e, mentre percorrevano la via Latina, sorprese dagli Agareni, che, dopo aver devastato Calabria e Lucania, avevano posto assedio a Capua, furono battute con verghe e ridotte in fin di vita. Ma un furioso temporale disperse i persecutori, e le due sorelle, libere, poterono proseguire il loro viaggio. Giunte nei pressi di Anagni, si stabilirono in una borgata, detta Macerata, ai piedi del colle e qui morirono in pace un 25 settembre. I loro corpi, venerati dagli abitanti del luogo, sepolti prima in un oratorio della borgata, furono poi trasportati nel cenobio di S. Reparata, presso le mura della città. In seguito il vescovo Rumaldo, mentre si trovava ad Anagni papa Leone IX, li collocò nella cattedrale, e quando questa fu ricostruita dal vescovo Pietro, essi furono onorevolmente riposti nella cripta di S. Magno, presso le spoglie di s. Secondina sotto l'altare ad esse dedicato.
L'unico testo a noi noto degli Atti delle due sante è contenuto nel cod. Chigiano C. VIII. 235, scritto all'inizio del sec. XIV..
Parte considerevole delle reliquie di Aurelia e Neomisia si conserva in due urne, fatte eseguire nel 1903 dal vescovo Antonio Sardi, che si espongono sull'altare maggiore della cattedrale il 25 settembre, giorno in cui le sante sono festeggiate.
Memoria di San Lussorio Martire
25 Settembre
tratto da
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=5740:25-09-memoria-di-san-lussorio-martire&catid=191:settembre&lang=it
San Lussorio visse nella seconda metà del III secolo e ricopriva un incarico di pubblico ufficiale (apparitor) per il governatore della Sardegna, Delfio.
Entrò in contatto con le Scritture durante lo svolgimento del proprio lavoro e, colpitone, decise di approfondire la conoscenza del cristianesimo fino alla conversione. Proseguì nello studio delle Scritture e rinnegò gli idoli, venendo per questo denunciato e portato davanti al governatore Delfio. Fu accusato di blasfemia nel confronto degli dei e di disobbedire agli ordini imperiali. Delfio, probabilmente offeso dal “tradimento” di uno dei suoi più stretti collaboratori, offrì a Lussorio la scelta tra sacrificare gli dei (e, quindi, di avere salva la vita) o morire; il santo, rifiutatosi fermamente di compiere sacrifici agli idoli, fu gettato in carcere.
Ripresentato davanti al tribunale presieduto da Delfio qualche giorno dopo, fu nuovamente confrontato con le stesse accuse, ma Lussorio difese la sua posizione; vista l’impossibilità di battere Lussorio in tribunale e avendo capito che nemmeno le peggiori torture gli avrebbero fatto cambiare idea, Delfio lo condannò a morte per decapitazione. San Lussorio fu martirizzato nei pressi della città di Forum Traiani (l’odierna Fordongianus) attorno all’anno 304.
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