lunedì 2 luglio 2018

2 luglio Santi Italici ed Italo greci





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Santi Processo e Martiniano martiri a Roma



Tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/91719

Il Martirologio Geronimiano li commemora tre volte: al 31 magg., al 1° e al 2 lugl. indicando il loro sepolcro al II miglio della via Aurelia. L'ultima data è il vero dies natalis, che è anche attestato dai Sacramentari Gregoriano e Gelasiano di S. Gallo e dal Calendario marmoreo di Napoli. In loro onore fu edificata una chiesa, non lungi dall'attuale basilica di S. Pancrazio, efficiente e visitata dai pellegrini nel sec. VII come attestano gli Itinerari. Questa chiesa, secondo una notizia del Praedestinatus (PL, LIII, col. 616), alla fine del sec. IV fu occupata da un prete montanista con lo specioso pretesto che i due santi sarebbero stati di origine frigia e quindi appartenenti a quel­la setta; l'intruso però fu cacciato da un decreto imperiale e la chiesa ritornò ai cattolici, ed in essa il papa Gregorio Magno recitò un'omelia nel­l'anniversario della festa dei martiri (PL, LXXVI, coll. 1232-38). Il discorso del pontefice non dà notizie sui due santi, ma, dopo aver accennato che presso i loro sepolcri accorrevano molti malati, riferisce un episodio accaduto al tempo dei Goti e secondo il quale una donna avrebbe visto i due santi apparirle sub peregrino habitu, vestiti come monaci. Questo particolare è in forte contrasto con le fonti letterarie, che presentano i martiri come militari e custodi degli apostoli Pietro e Paolo nel carcere Mamertino e da loro convertiti. Natu­ralmente neanche le fonti letterarie sono di inec­cepibile valore storico, ma le accennate diver­genze suscitano dei problemi sulla consistenza del­la tradizione romana a proposito della esistenza e della cronologia dei martiri, come sulla mutua dipendenza delle stesse fonti letterarie.
Questi problemi sono stati studiati da Pio Franchi de' Cavalieri, ma tutte le sue conclusioni non sembrano inoppugnabili. Secondo il dotto agiografo, già nel sec. V fu composta una passio molto generica senza precise notizie crono­logiche (più o meno simile al cap. II dell'attuale redazione) in cui si narrava il loro martirio e la loro sepoltura sulla via Aurelia; poco dopo, al­l'inizio del sec. VI, fu composta una nuova passio (BHL, II, p. 1011, n. 6947) nella quale i due santi erano presentati come carcerieri degli apo­stoli e da loro convertiti e battezzati (attuale cap. I). Queste notizie deriverebbero dalla falsa interpretazione delle scene scolpite sul sarcofago che custodiva le spoglie dei martiri, o di un altro lì vicino, nelle quali erano rappresentati episodi del ciclo di s. Pietro e precisamente: 1) Mosè-Pietro che fa scaturire le acque dalla rupe da cui bevono due soldati ebrei; 2) Pietro col bastone tra due guardie; 3) Pietro in colloquio con Gesù Cristo. Infine l'episodio dei due carcerieri fu preso e di­vulgato anche dall'apocrifo Martirio di Pietro dello pseudo-Lino.
La genesi della leggenda, delineata da Franchi de' Cavalieri, ha molte probabilità di verosimi­glianza almeno in linea di massima; invece è da rivedere, forse, la questione dell'interdipendenza tra la Passio e il Martirio, dal momento che que­st'ultimo è attribuito al sec. IV. Comunque, quale che sia il giusto giudizio sulla dipendenza delle fonti, si può con certezza affermare che dei santi P. e M. niente si conosce di sicuro, né sulla loro identità, né sul tempo del loro martirio; ma ciò non pregiudica affatto la loro esistenza storica e il culto loro tributato fin dall'antichità e attestato da documenti degni di fede



Tratto da

https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_e_Martiniano

Il Martirologio geronimiano menziona i nomi dei due santi il 2 luglio. Il manoscritto di Berna fornisce anche la collocazione della loro tomba, presso la II pietra miliare della Via Aurelia, o presso le catacombe di Sant'Agata, anch'esse sulla Via Aurelia. Gli antichi cataloghi sui luoghi di sepoltura dei martiri Romani nominano le tombe di entrambi i santi collocate su questa strada.[1] Altre fonti affermano semplicemente che i due martiri venne seppelliti nel cimitero di Damaso.
Una tradizione di dubbio valore storico afferma che entrambi i santi erano soldati imperiali, arruolati probabilmente nell'esercito di Nerone, i quali vennero incaricati di sorvegliare gli apostoli Pietro e Paolo, rinchiusi nel Carcere Mamertino prima del loro martirio. I due custodi, affascinati dalle parole e esterrefatti dai loro miracoli, supplicarono di ricevere il battesimo.[2] Dato che nella prigione mancava l'acqua necessaria per il sacramento, l'apostolo Pietro fece un segno di croce in direzione della Rupe Tarpea, e subito da essa ne fuoriscì in abbondanza; una volta battezzati, i due carcerieri spalancarono le porte della prigione e invitarono Pietro e Paolo a fuggire.[3]
Appresa la notizia della conversione dei suoi secondini, il giudice Paulino ordinò la loro cattura e tentò di dissuaderli con atroci quanto innumerevoli supplizi: Processo e Martiniano vennero sottoposti alla contusione della bocca; legati nudi sull'eculeo, i loro nervi vennero barbaramente stirati mentre i loro corpi, bastonati ed affiancati al fuoco, furono poi esposti agli scorpioni  A questo punto, essi furono "percossi con la spada", cioè decapitati, come riferisce il Martirologio Romano, lungo la via Aurelia, probabilmente in contemporanea all'apostolo Paolo, anch'egli sottoposto a questo supplizio.[4]
Si racconta che, dopo la loro esecuzione, una donna di nome Lucina raccolse i corpi, seppellendoli nel suo cimitero privat
A Roma, i due martiri erano venerati ufficialmente sin dal quarto o dal III secolo. Sulle loro tombe, collocate nel cimitero di Damaso, nel IV secolo venne costruita una chiesa. Il giorno della loro festività, San Gregorio Magno predicò un'omelia all'interno dell'edificio. Di questa costruzione, menzionata anche da Beda, non rimane più traccia.
Papa Pasquale I(817-824) traslò le reliquie dei due martiri in un cappella dell'antica Basilica di San Pietro. I loro corpi vennero successivamente trasferiti sull'altare che porta il loro nome nel transetto destro dell'attuale Basilica. Le loro reliquie, custodite inizialmente nel cimitero lungo la Via Aurelia, dopo vari spostamenti, vennero tumulate nel 1605 in un'urna di porfido sotto l'altare di San Pietro, affiancato da due colonne.
Il loro giorno di memoria è il 2 luglio, data in cui i loro corpi vennero collocati nel Cimitero di Damaso.

Note


1.  ^ De Rossi, Roma sotterranea, I, 182-183.

2.  ^ Alfredo Cattabiani, Santi d'Italia. Volume secondo, Milano, BUR, 2004, p. 797, ISBN 88-17-00335-2.

3.  ^ (EN) The Holy Martyrs Processus and Martinian, Serbian Ortodox Church. URL consultato il 15 dicembre 2008.

4. ^ Santi Processo e Martiniano, Enrosadira.it. URL consultato il 15 dicembre 2008.



Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2018/04/holy-martyrs-processus-and-martinian-of.html
Traduzione a cura di Giovanni Fumusa
I Santi Martiri Processo e Martiniano erano due pagani che lavoravano come secondini al Carcere Mamertino, a Roma. In questo carcere venivano rinchiusi I nemici dello stato e, tra loro, alcuni cristiani. Facendo la guardia ai prigionieri cristiani ed ascoltando le loro prediche, Processo e Martiniano vennero gradualmente a conoscenza del Salvatore. Quando i Santi Apostoli Pietro e Paolo furono rinchiusi nel Carcere Mamertino, Processo e Paolo credettero in Cristo dopo che una sorgente sgorgò miracolosamente nel carcere. I due ricevettero dall’Apostolo il Santo Battesimo in queste acque miracolose e lo liberarono dalla prigionia.
Appresa la notizia, il carceriere Paulino chiese ai Santi Processo e Martiniano di rinnegare Cristo, ma essi impavidamente confessarono Cristo e sputarono sulla statua d’oro di Giove. Paulino ordinò che fossero schiaffeggiati i loro volti e, vedendo l’atteggiamento risoluto dei santi martiri, li sottopose a tortura. I martiri furono colpiti con barre di ferro, bruciati ed infine gettati in carcere.
Una donna illustre e pia di nome Lucina li visitò in carcere prestando loro aiuto e incoraggiandoli. Il torturatore Paulino fu presto punito da Dio. Divenne cieco e morì tre giorni dopo. Il figlio di Paulino si recò dal governatore della città chiedendo che i martiri fossero messi a morte. I santi Processo e Martiniano furono decapitati con la spada assieme all’Apostolo Paolo attorno all’anno 67.
Lucina seppellì inizialmente i corpi dei martiri in un cimitero di età apostolica lungo la Via Aurelia, nel cimitero di Damaso o nelle catacombe di Sant’Agata, al secondo miglio di quella strada, il 2 Luglio.
Martiniano e Processo erano venerati pubblicamente a Roma già dal quarto o forse persino dal terzo secolo. Nel IV secolo una chiesa venne edificata sulle loro tombe. In questa chiesa, San Gregorio Magno predicò un’omelia nel giorno della loro festa “in cui fece riferimento alla presenza dei loro corpi, alle guarigioni degli ammalati, al tormento degli spergiuri e alla guarigione degli indemoniati in quel luogo.” Questa chiesa non esiste più. Beda cita Martiniano e Processo, quindi sappiamo che la loro festa veniva celebrata nell’Inghilterra altomedievale.
Papa Pasquale (817-824) traslò i resti dei due martiri in una cappella della vecchia Basilica di San Pietro. Furono posti sotto l’altare ad essi dedicato nel transetto destro (meridionale) dell’attuale Basilica di San Pietro. Nel 1605 le loro reliquie furono poste in un’urna di porfido sotto l’altare in San Pietro, affiancata da due antiche colonne gialle. L’emisfero presenta tre medaglioni con scene della vita dell’Apostolo Paolo.
 


Saint HYACINTHE, martyr à Cumes en Campanie (189). 



Saints ARISTON, CRESCENTIEN, EUTYCHIEN, URBAIN, VITAL, JUSTE, FELICISSIME, FELIX,


 MARCIE et SYMPHOROSE, martyrs en Campanie sous Dioclétien (vers 285). 


 

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