mercoledì 25 luglio 2018

21 Luglio Santi Italici ed Italo greci



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 Roma, Basilica di Santa Prassede, S. Pietro Apostolo presenta Santa Prassede a Cristo, abside, mosaico, IX sec.

Santa Prassede di Roma  asceta e martire,sorella della Santa Martire Pudenziana e figlia di Santo Pudente senatore romano (tra il 151 e il 159)

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http://www.santaprassede.it/index.php/la-processione-a-oliveto-sabino/riti-religiosi/elogium.html
Prassede, vergine romana, sorella della vergine Pudenziana, al tempo in cui l’Imperatore Marco Antonino perseguitava i Cristiani, li sosteneva con le sue sostanze, le buone azioni, la consolazione e ogni attività caritativa. Infatti, alcuni li nascondeva nella casa; altri li esortava alla costanza nella fede: di alcuni seppelliva i corpi; a coloro che erano reclusi in carcere, tormentati dall’ergastolo, non faceva mancare nulla.
Ella, non potendo sopportare più tanta strage di Cristiani, implorò Dio, affinché, se avesse dovuto morire, fosse stata agevolata, liberandola da tanti mali. Così,  nella dodicesima Kalenda di Agosto, e cioè il 21 Luglio, fu chiamata in cielo alle ricompense della fede. Il suo corpo fu deposto nel sepolcro del padre e della sorella, che era nel cimitero di Priscilla sulla via salaria, dal Presbìtero Pastore.


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http://www.santiebeati.it/dettaglio/63850
Il suo nome abbinato a quello di s. Pudenziana martire romana sua sorella, figura negli itinerari del sec. VII dai quali risulta che esse erano venerate dai pellegrini nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria.
Inoltre sono menzionate nel ‘Kalendarium Vaticanum’ della basilica di s. Pietro del XII secolo, Pudenziana al 19 maggio e Prassede sua sorella il 21 luglio.
La loro vita è raccontata nei ‘Leggendari’ o ‘Passionari’ romani, essi furono composti intorno al V-VI sec. ad uso dei chierici e dei monaci per fornire loro le preghiere per gli Uffici religiosi, sia per edificanti e pie letture; i ‘Passionari’ racconti delle vite e delle sofferenze dei santi martiri, si diffusero largamente negli ambienti religiosi dell’Alto e Basso Medioevo.
Le ‘Gesta’ delle due sante martiri, raccontano, che Pastore, prete di Roma, scrive a Timoteo discepolo di s. Paolo, che Pudente ‘amico degli Apostoli’, dopo la morte dei suoi genitori e della moglie Savinella, aveva trasformato la sua casa in una chiesa con l’aiuto dello stesso Pastore.
Poi Pudente muore lasciando quattro figli, due maschi Timoteo e Novato e due femmine Pudenziana e Prassede. Le due donne con l’accordo del prete Pastore e del papa Pio I (140-155), costruiscono un battistero nella chiesa fondata dal padre, convertendo e amministrando il battesimo ai numerosi domestici e a molti pagani, il papa visita spesso la chiesa (titulus) e i fedeli, celebrando la Messa per le loro intenzioni.
Pudenziana (Potentiana) muore all’età di sedici anni, forse martire e viene sepolta presso il padre Pudente, nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria. Dopo un certo tempo, anche il fratello Novato si ammala e prima di morire dona i suoi beni a Prassede, a Pastore e al papa Pio I.
Il racconto prosegue con una lettera inviata dai tre suddetti all’altro fratello Timoteo, per chiedergli di approvare la donazione ricevuta. Timoteo, che evidentemente era lontano, risponde affermativamente, lasciandoli liberi di usare i beni di famiglia.
Allora Prassede chiede al papa Pio I, di edificare una chiesa nelle terme di Novato (evidentemente di sua proprietà) ‘in vico Patricius’, il papa acconsente intitolandola alla beata vergine Pudenziana (Potentiana), inoltre erige un’altra chiesa ‘in vico Lateranus’ intitolandola alla beata vergine Prassede, probabilmente una santa omonima.
Due anni dopo scoppia un’altra persecuzione e Prassede nasconde nella sua chiesa (titulus) molti cristiani; l’imperatore Antonino Pio (138-161) informato, ne arresta e condanna a morte molti di loro, compreso il prete Semetrius; Prassede durante la notte provvede alla loro sepoltura nel cimitero di Priscilla, ma molto addolorata per questi eventi, ottiene di morire martire anche lei qualche giorno dopo.
Il prete Pastore seppellisce anche lei vicino al padre Pudente e alla sorella Pudenziana. Il racconto delle ‘Gesta’ delle due sante è fantasioso, opera senz’altro di un monaco o pio chierico del V-VI secolo. La loro esistenza comunque è certa, perché esse sono menzionate in molti antichi codici.
Il 20 gennaio 817 il papa Pasquale I fece trasferire i corpi di 2300 martiri dalle catacombe o cimiteri, all’interno della città, per preservarli dalle devastazioni e sacrilegi già verificatesi durante le invasioni dei Longobardi; le reliquie furono distribuite nelle varie chiese di Roma.
Quelle di s. Pudenziana nella chiesa di s. Pudente suo padre e quelle di Prassede nella chiesa di s. Prassede che secondo alcuni studiosi non erano la stessa persona.
Il corpo di s. Pudenziana (Potentiana) venne traslato sia nel 1586, che nel 1710, quando fu restaurata la chiesa poi a lei intitolata, sotto l’altare maggiore; dal IV secolo fino a tutto il VI secolo la chiesa portava il nome del fondatore Pudente (Ecclesiae Pudentiana); dal VII secolo la chiesa cambiò prima il nome in “Ecclesiae S. Potentianae” e poi dal 1600 ad oggi esclusivamente in chiesa di S. Pudenziana, trasferendo così l’intitolazione dal nome del padre a quella della figlia.
Per quanto riguarda le reliquie di s. Prassede, anch’esse riposano nella chiesa che porta il suo nome, insieme ad alcune della sorella e di altri martiri, raccolte in quattro antichi sarcofagi nella cripta. La celebrazione liturgica è rimasta divisa: s. Prassede al 21 luglio e s. Pudenziana il 19 maggio.
Una delle più antiche rappresentazioni delle due sante sorelle è un affresco del IX secolo ritrovato nel 1891 nella chiesa Pudenziana, che le raffigura insieme a s. Pietro, inoltre le si vede insieme alla Madonna in una pittura murale in fondo alla cripta della chiesa di santa Prassede, come pure nel grandioso mosaico della conca absidale della stessa chiesa, donato da papa Pasquale I.
Ad ogni modo le due chiese sono un concentrato di opere d’arte a cui si sono dedicati artisti di ogni tempo, per rendere omaggio alle due sante sorelle romane, testimoni dell’eroicità dei cristiani dei primi secoli.
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http://www.enrosadira.it/santi/p/prassede.htm
Prassede, vergine, santa, martire di Roma, ricordata con Potenziana dagli Itinerari del VII secolo nel cimitero di Priscilla sulla via Salaria. Il 20 gennaio dell’817 Pasquale I fece portare i corpi di 2300 martiri dagli ipogei all’interno della città, distribuendoli in varie chiese. A S. Prassede depose nella cripta, posta sotto l’altare maggiore, moltissime reliquie provenienti dalle Catacombe di S. Alessandro sulla via Nomentana. L’altare e il restauro della cripta si debbono al cardinale Ludovico Pico della Mirandola che vi collocò nel 1730 quattro sarcofagi romani, l’ultimo a destra in basso conserva il corpo della martire. Nello stesso sarcofago, secondo una duplice iscrizione, vi dovrebbero essere anche i resti di sua sorella Potenziana (Pudenziana). Il capo di S. Prassede, menzionato nel pontificato di S. Leone IV ai Ss. Quattro Coronati, è nell’altare papale del Sancta Sanctorum. La cassetta reliquiario fu esposta al Museo Sacro e Cristiano della Biblioteca Vaticana dal 19 giugno 1905 al 13 settembre 1907.

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Secondo la tradizione il senatore Pudente, insieme alle sue figlie Pudenziana e Prassede, fu una delle prime persone convertite a Roma dalla predicazione di S.Paolo.
Pastore, prete di Roma, scrive a Timoteo discepolo di S. Paolo, che Pudente amico degli Apostoli, dopo la morte dei suoi genitori e della moglie Savinella, aveva trasformato la sua casa in una chiesa con l’aiuto dello stesso Pastore.
Alla morte di Pudente, le sue due figlie, con l’accordo del prete Pastore e del papa Pio I (140-155), costruiscono un battistero nella chiesa fondata dal padre, convertendo e amministrando il battesimo ai numerosi domestici e a molti pagani.
Pudenziana muore all’età di sedici anni, forse martire e viene sepolta presso il padre Pudente, nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria. Dopo un certo tempo, anche il fratello Novato si ammala e prima di morire dona i suoi beni a Prassede, a Pastore e al papa Pio I.
Prassede chiede allora al papa Pio I, di edificare una chiesa nelle terme di Novato ‘in vico Patricius’, il papa acconsente intitolandola alla beata vergine Pudenziana, inoltre erige un’altra chiesa ‘in vico Lateranus’ intitolandola alla beata vergine Prassede, probabilmente una santa omonima.
Due anni dopo scoppia un’altra persecuzione e Prassede nasconde nella sua chiesa molti cristiani; l’imperatore Antonino Pio (138-161) informatone, ne arresta e condanna a morte molti di loro. Prassede durante la notte provvede alla loro sepoltura nel cimitero di Priscilla, ma molto addolorata per questi eventi, ottiene di morire martire anche lei qualche giorno dopo.

http://www.neapolisroma.it/santa-prassede-santa-pudenziana-mosaici/

 

Due sorelle unite nella fede e nel martirio, questa è l’immagine che ci restituisce la storia di Santa Prassede e Santa Pudenziana, figlie del senatore Pudente, tra i primi uomini ad essere convertito a Roma da San Pietro, ospitato poi a lungo in casa sua. Le vicende delle due vergini e martiri sono tramandate dai Passionari, elaborati intorno al V-VI sec. per fornire ai chierici testi per i propri uffici religiosi e le letture edificanti: quel che possediamo, dunque, è un racconto ricostruito svariati secoli dopo l’esistenza delle due donne, dai contorni leggendari, che non può essere considerato fonte attendibile. Ci troviamo di fronte ad una storia carica del fascino del dubbio sulla sua autenticità.

Negli Atti, dunque, si racconta di come Pudente, senatore romano convertito, avesse reso la propria casa in una domus ecclesiae, una chiesa domestica. Alla sua morte le figlie, in accordo con Papa Pio I, la trasformarono in un battistero, luogo in cui si prodigavano per convertire e battezzare, animate da fede e coraggio nell’epoca cupa in cui il Cristianesimo subiva la persecuzione ad opera degli imperatori romani. Pudenziana fu la prima a perdere la vita, a soli sedici anni; nonostante questo Prassede, proseguì nella sua missione, ottenendo da Pio I il permesso ad edificare una chiesa nelle terme di Novato, intitolata proprio alla beata vergine Pudenziana e un’altra sub titulis Praxedis nel vico Lateranus. Una nuova persecuzione, ad appena due anni di distanza, la trovò impegnata nel nascondere i cristiani e nel raccogliere i resti di coloro che non riuscivano a salvarsi per dargli sepoltura nel cimitero di Santa Priscilla, sulla Salaria.

Non solo: la donna sarebbe addirittura l’iniziatrice del culto delle reliquie sacre! Infatti era solita raccogliere con una spugna il sangue dei martiri per versarlo in un pozzo; questo pozzo, o almeno ciò che venne identificato come tale, è visibile nell’attuale Basilica di Santa Prassede, frutto del rifacimento voluto da papa Pasquale I nell’817, responsabile anche della traslazione delle spoglie mortali di circa 2000 martiri dalle catacombe alla basilica, innalzata così a monumentale reliquiario.

Un reliquiario degno di attenzione non soltanto per quel che contiene, ma soprattutto per il particolare progetto iconografico che si srotola letteralmente sui suoi interni in un trionfo dell’arte musiva dedicato al libro dell’Apocalisse. L’abside vede una rappresentazione del Cristo con aureola e tunica dorata, su cui cala dall’alto la mano di Dio Padre recante la corona di figlio; ai due lati a fare ala insieme ai santi Pietro e Paolo scorgiamo santa Prassede, santa Pudenziana e lo stesso papa Pasquale, con aureola quadrata (indicante le persone in odore di santità ancora viventi) e un modellino della basilica tra le mani. Ai loro piedi dodici agnelli sono rivolti verso l’Agnus Dei posto sul monte del Paradiso.






Leggere anche

Santa Prassede, madre dei martiri


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/09/santa-prassede-madre-dei-martiri.html

leggere anche
PRASSEDE, santa. –
http://www.treccani.it/enciclopedia/santa-prassede_%28Enciclopedia-Italiana%29/












Santo Costantino discepolo di San Benedetto e primo suo successore come igumeno del Monastero di Montecassino(verso il 560)


Nei primi anni del 6° secolo San Benedetto aveva fondato 13 monasteri nell'area di Subiaco decidendo di stabilirsi come abate in uno di questi: San Clemente. San Benedetto fu tradito dal geloso sacerdote Fiorenzo che in un primo momento tentò di avvelenarlo e, in seguito, provò a condurre sulla cattiva strada alcuni fedeli monaci. Fu a questo punto che san Benedetto, insieme con i primi oblati benedettini Mauro e Placido ed altri devoti monaci si mise in viaggio per trovare un altro luogo da utilizzare come loro casa sacra. Il loro divino cammino li condusse intorno all'anno 529 giù nella Valle del Liri fino alla città di Cassino, una volta nobile e fiorente. San Benedetto distrusse gli idoli sulla vetta della montagna di Montecassino, convertì l'antico tempio pagano alla Cristianità trasformandolo in una chiesa dedicata a San Martino di Tours e edificò anche un oratorio dedicato a San Giovanni Battista. Questo fu l'inizio della costruzione dell'abbazia che sarebbe diventata poi uno dei più grandi ed autorevoli monasteri nel mondo.
La prima abbazia di Montecassino fu costruita dai monaci stessi: abbatterono gli alberi sulla cima della montagna e si procurarono i materiali per costruire insieme il nuovo monastero. Inglobarono la torre ed altre mura dell'antica acropoli nella loro struttura e così, molto presto, la popolazione di Cassino cominciò ad aiutarli nello sforzo della costruzione e in ogni modo in cui poteva. San Benedetto supervisionò questo processo di costruzione proteggendoli dalle presenze maligne che notò sull'area originaria del tempio pagano, compiendo anche alcuni miracoli come quello di salvare la vita a Severo, un monaco schiacciato dalla caduta di un muro.
La giovane abbazia crebbe sia nel numero di abitanti sia nella reputazione. Vennero accolti molti visitatori: ospiti come Tertullo, il padre di Placido, i poveri ed affamati dai vicini paesi, e novizi. La devota sorella di San Benedetto, Santa Scolastica, fece spesso visita al fratello in una chiesa vicina a Montecassino e nel monastero a Piumarola del quale lei era badessa. San Benedetto morì nella metà del 6° secolo a Montecassino ma le idee espresse nella sua Regola e i suoi devoti seguaci in tutto il mondo gli sopravvissero. I suoi resti mortali, insieme a quelli di sua sorella Santa Scolastica riposano in un santo sepolcro all'interno della Cattedrale di Montecassino
San Gregorio Magno fu  l'autore del primo resoconto biografico della vita di San Benedetto scritto tra il 593 e il 594. I Dialoghi di San Gregorio sono una serie di libri inerenti la vita di Santi italiani, abati, diaconi, suore, vescovi e sugli aspetti della vita dopo la morte (paradiso, inferno e purgatorio). Il secondo dei quattro libri è interamente dedicato a San Benedetto da Norcia. Questa biografia si è dimostrata di grande importanza per la comprensione non solo della vita di San Benedetto ma anche degli inizi di Montecassino. Il libro è diviso in 38 capitoli e descrive i numerosi eventi e miracoli che accaddero durante la vita di San Benedetto e di sua sorella Santa Scolastica che, come spiega San Gregorio, gli furono raccontati dalle persone che erano più vicine al Santo:
"Non potrei conoscere tutti i fatti rilevanti e le azioni della sua vita: ma quei pochi, che ho intenzione di riportare ora, li ho saputi grazie a quattro dei suoi discepoli; Costantino, un uomo piuttosto prezioso e rispettoso che fu abate dopo di lui”

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