Santo
Apollinare siriano di nazionalità e
primo vescovo di Ravenna e martire (verso il 200)
Tratto dal
quotidiano Avvenire
Sant'Apollinare,
originario di Antiochia, per primo rivestì la carica episcopale nella città
imperiale di Ravenna, forse incaricato dallo stesso apostolo San Pietro, di cui
si dice fosse stato discepolo. Si dedicò all'opera di evangelizzazione
dell'Emilia-Romagna, per morire infine martire, come vuole la tradizione. Le
basiliche di Sant'Apollinare in Classe e Sant'Apollinare Nuovo sono luoghi
privilegiati nel tramandarne la memoria. Il suo culto tuttavia si diffuse
rapidamente anche oltre i confini cittadini. I pontefici Simmaco (498-514) ed
Onorio I (625-638) ne favorirono la diffusione anche a Roma, mentre il re
franco Clodoveo gli dedicò una chiesa presso Digione. In Germania probabilmente
si diffuse ad opera dei monasteri benedettini, camaldolesi e avellani. Una
chiesa era a lui dedicata anche a Bologna nell'area del Palazzo del Podestà, ma
siccome fu demolita nel 1250 il cardinale Lambertini gli dedicò un altare
nell'attuale Cattedrale cittadina. Sant'Apollinare è considerato patrono della
città di cui per primo fu pastore, nonché dell'intera regione Emilia-Romagna.
Martirologio
Romano: Sant’Apollinare, vescovo, che, facendo conoscere tra le genti le
insondabili ricchezze di Cristo, precedette come un buon pastore il suo gregge,
onorando la Chiesa di Classe presso Ravenna in Romagna con il suo glorioso
martirio. Il 23 luglio migrò al banchetto eterno.
(23 luglio: A Classe presso Ravenna in Romagna, commemorazione di sant’Apollinare, vescovo
(23 luglio: A Classe presso Ravenna in Romagna, commemorazione di sant’Apollinare, vescovo
Tratto
da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/33650
Sant’Apollinare, protovescovo di Ravenna e primo evangelizzatore
dell’Emilia-Romagna, visse al tempo dell’Impero Bizantino d’Occidente, in
periodo collocabile all’incirca tra la fine del II e gli inizi del III secolo.
Secondo la tradizione Apollinare proveniva da Antiochia e sarebbe stato
addirittura discepolo dell’apostolo San Pietro. Questi lo avrebbe destinato a
ricoprire per primo la carica episcopale nella città imperiale di Ravenna.
Questa tradizione nacque nel VII secolo e non è documentata storicamente, tanto
da contrastare con le probabili datazioni prima esposte. A quanto pare
risalirebbe al tempo dell’arcivescovo Mauro (642-671), che quasi certamente ne
fu l’autore, forse per conferire un maggior prestigio alla Chiesa locale di
questa città che stata cominciando ad assumere sempre maggiore importanza.Sin dai primi tempi Apollinare fu sicuramente venerato quale martire, come asserì il vescovo ravennate San Pier Crisologo in un suo sermone, ed il suo culto si diffuse assai, nonostante non si tramandino molti dettagli attendibili sulla sua vita o sulla sua morte.
Menzionato per la prima volta dal Martirologio Gerominiano del V secolo in data 23 luglio quale “confessore” e “sacerdote”, ancora oggi il Martyrologium Romanum lo commemora in tale anniversario.
La splendida basilica di Sant’Apollinare in Classe, presso Ravenna, fu consacrata nel 549: custodiva la tomba del santo ed un prezioso mosaico lo raffigurava nella volta dell’abside. Nell’VIII secolo l’antica basilica di San Martino in Ciel d’Oro fu restaurata e ridenominata Sant’Apollinare Nuovo al fine di divenire nuovo centro del culto tributato al santo protovescovo.
I pontefici Simmaco (498-514) ed Onorio I (625-638) favorirono la diffusione anche a Roma della venerazione verso Sant’Apollinare, mentre il re franco Clodoveo gli dedicò una chiesa presso Digione. In Germania probabilmente si diffuse ad opera dei monasteri benedettini, camaldolesi e avellani. Una chiesa era a lui dedicata anche a Bologna nell’area del Palazzo del Podestà, ma siccome fu demolita nel 1250 il cardinale Lambertini gli dedicò un altare nell’attuale Cattedrale cittadina. Sant’Apollinare è considerato patrono della città di cui per primo fu pastore, nonché dell’intera regione Emilia-Romagna.
Tratto da
https://giovannigardini.com/2016/08/04/santapollinare-primo-vescovo-di-ravenna/
Sant’Apollinare, martire della fine
del II secolo, è stato il primo vescovo di Ravenna. La sua festa liturgica, fin
dall’epoca antica, è celebrata il 23 luglio.
Il più antico documento che parla di
Sant’Apollinare risale a Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna nella prima metà
del V secolo; nel Sermone 128 Apollinare è ricordato come il primo vescovo
della chiesa ravennate e martire: egli fu «l’unico che adornò questa Chiesa
locale con l’eccelso nome del martirio». Pietro Crisologo definisce
Sant’Apollinare buon pastore:
«Ecco, è vivo, ecco, come il buon pastore fa sorveglianza in mezzo al suo
gregge».
La Passio Sancti Apollinaris, un testo che la critica data tra il
VI ed il VII secolo, è un documento agiografico importantissimo che permette di
ricostruire la vita, il culto e l’iconografia del protovescovo ravennate.
Secondo la tradizione Sant’Apollinare sarebbe originario di Antiochia, città
che avrebbe lasciato, insieme all’apostolo Pietro, per recarsi a Roma. Da lì,
l’Apostolo, lo avrebbe poi inviato a Ravenna ad annunciare il Vangelo tra i
pagani: «Il beato Pietro disse al suo discepolo Apollinare: “Tu che siedi con
noi, ecco che sei istruito su tutto quello che ha fatto Gesù. Alzati e ricevi lo
Spirito Santo e nello stesso tempo il pontificato, e recati nella città che si
chiama Ravenna. C’è là un popolo numeroso. Predica a essi il nome di Gesù e non
aver paura. Infatti tu sai bene chi sia veramente il Figlio di Dio che restituì
la vita ai morti e porse la medicina agli ammalati”. E dopo molte parole il
beato apostolo Pietro, pronunciando una preghiera e ponendo la mano sul suo
capo, disse: “Il Signore nostro Gesù Cristo mandi il suo angelo che prepari la
tua strada e ti conceda quanto avrai chiesto”. E baciandolo lo congedò».
A Ravenna Apollinare guarisce i
ciechi, gli infermi, i muti, sana i lebbrosi, scaccia i demoni, ridona la vita
ad una fanciulla morta, la figlia di Rufo che aveva il comando di Ravenna, la
sua parola distrugge le statue degli idoli. La Passio registra l’attività missionaria del Santo oltre la sua
città di elezione, nell’Emilia, lungo le coste di Corinto, dove farà naufragio,
lungo le rive del Danubio ed infine in Tracia, presentando così la figura di
Sant’Apollinare come quella di un evangelizzatore itinerante. Il ritorno a
Ravenna segna, nel racconto agiografico della Passio, l’ultima parte di vita del Santo: il testo riporta gli
ultimi miracoli compiuti ed il suo costante annuncio della Parola del Signore
prima di subire il martirio per mano dei pagani, non lontano dalla città di
Classe, luogo dove verrà sepolto «in un’arca di sasso».
Un’antica tradizione attestava il
martirio di Sant’Apollinare al 74 d.c. pochi anni dopo il martirio
dell’apostolo Pietro, una leggenda agiografica che rimarcava il legame tra il
protovescovo ravennate ed il vescovo di Roma. Ancora alla fine del XIX secolo
era sostenuta questa memoria: nel 1874 la chiesa ravennate celebrò solennemente
l’anniversario del XVIII° centenario del martirio di Apollinare. Fu in
quell’occasione che l’arcivescovo di allora, Mons. Vincenzo Moretti
(1871-1879), decise di trasferire parte delle reliquie del Santo vescovo, il
capo e la mano destra, nel Duomo di Ravenna, dove ancor oggi si trovano, in una
teca collocata entro l’altare maggiore.
Nei secoli passati la questione
relativa al luogo della sepoltura del Santo è stata oggetto di un’importante
controversia tra i monaci classensi ed i monaci della Basilica di
Sant’Apollinare Nuovo, disputa nella quale intervenne direttamente Papa
Alessandro III (1159-1181) che, nel 1173, decise di inviare un suo
rappresentante per verificare quale dei due monasteri custodisse realmente le
spoglie del Protovescovo. Le reliquie di Apollinare furono rinvenute nella
cripta della Basilica classense: sul corpo del Santo furono rinvenute tre
piccole lamine d’argento che riportavano passi inerenti alla sua vita e al suo
martirio.
Tratto da
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2016/7/20/SANT-APOLLINARE-Santo-del-giorno-il-20-luglio-si-celebra-sant-Apollinare/715596/
L'agiografia di sant'Apollinare ci è stata tramandata
dall'arcivescovo Mauro, che nel VII secolo scrisse la Passio sancti Apollinaris
in cui riporta i dati salienti della vita di questo santo, di cui altrimenti
sapremmo ben poco, nonostante la sua venerazione sia fortemente sentita in
Emilia Romagna e in particolar modo a Ravenna, dove si trovano ben due
imponenti basiliche a lui dedicate, e in una delle quali riposano i suoi resti.
Sant'Apollinare è stato uno dei primi vescovi della Chiesa e il suo dies
natalis, ovvero il giorno in cui morì, è il 23 luglio luglio. Sant’Apollinare era un giovinetto che
viveva ad Antiochia nei tempi in cui l'apostolo Pietro andava per il mondo
predicando il Vangelo. San Pietro dovette notare questo ragazzino ammodo,
educato, che sembrava pendere dalle sue labbra, e lo prese sotto la sua ala
protettiva. Lo istruì con particolare cura fino a convincersi che fosse
indicato per diventare a sua volta uno dei ministri di Cristo. Sant’Apollinare ne era ben lieto e
comunicò la sua volontà di battezzarsi, diventare un cristiano, e di più, di
diventare un sacerdote, ai suoi genitori, che erano pagani. Ciononostante essi
non si opposero, anzi, si avvicinarono a loro volta alla fede del figlio e si
convertirono anche loro. Sant’Apollinare
decise così di partire per Roma insieme a Pietro. In questo luogo che sarebbe
diventato la culla della cristianità egli approfondì la sua formazione e iniziò
il suo percorso sulla via del sacerdozio, fino ad essere insignito di una delle
più alte onorificenze della gerarchia cattolica.
Sant'Apollinare divenne infatti Vescovo, e non solo, divenne il primo
Vescovo della città di Ravenna. A quei tempi (siamo a cavallo tra il II e il
III secolo) essere un Vescovo non comportava alcun privilegio, ma significava
doversi scontrare con coloro che ancora osteggiavano la religione cristiana,
nel tentativo di convertirne i cuori. In quest'opera Sant'Apollinare fu
infaticabile: di lui si raccontano molti gesti di carità, e anche molti
miracoli. Ad esempio, si dice che guarì la moglie di un tribuno, convertendo
lei, il marito, e tutta la famiglia e impartendo loro il battesimo. La voce
della sua fama si sparse e giunse fino alle autorità civili di Ravenna, che
convocarono il vescovo e gli imposero di abiurare la sua fede, sacrificando
davanti all'altare di Giove. Sant'Apollinare
si rifiutò, obiettando che l'oro e l'argento che veniva dato agli dei meglio
sarebbe stato usato meglio se destinato ai poveri. Per questo suo rifiuto venne
letteralmente massacrato di botte in strada, e fu salvato solo dalla bontà di
alcuni cristiani che lo raccolsero e lo curarono.
La brutta esperienza non scalfì
neppure un poco la sua salda fede: sant'Apollinare
continuò a condurre il suo gregge di fedeli con fermezza e determinazione,
operando altri miracoli che andavano a glorificare Dio. La sua dimora divenne
Classe, un piccolo centro vicino Ravenna, dove oggi sorge una grandiosa Chiesa.
Lo zelo del vescovo gli costò nuove sofferenze, e stavolta non riuscì a
sopravvivere: brutalmente picchiato, dopo sette giorni di agonia, il giorno 23
luglio, sant'Apollinare tornò
tra le braccia del padre. Questa è la versione più completa che abbiamo
della vita del santo, altre storie dicono sia vissuto nel IV secolo. Quale che
sia la verità, certo è che l'opera di sant'Apollinare
contribuì a diffondere il Verbo di Cristo negli anni in cui la Chiesa nasceva e
si rafforzava. Il suo contributo fu fondamentale.
Sant'Apollinare è il patrono di Ravenna e di tutta l'Emilia Romagna,
ed è protettore di coloro che soffrono di gotta e di epilessia. In uno dei
mosaici della chiesa di Sant'Apollinare in Classe questi è raffigurato come un
pastore che conduce un gregge di pecore, a lui legato da un filo rosso (il
martirio di Cristo).
Leggere
con annessa bibliografia
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